Dalla 68. Berlinale (15-25 Febbraio 2018 - Joaquin Phoenix su una sedia a rotelle nel biopic sul fumettista John Callahan per Gus Van Sant (Will Hunting-Genio ribelle...) - RECENSIONE - Dal 29 Agosto
"Il mio solo metro di giudizio per comprendere se mi sono spinto troppo oltre lo trovo in persone costrette sulla sedia a rotelle o che hanno uncini al posto delle mani. Come me non ne possono più di quelli che pretendono di parlare in nome dei disabili. Di tutta quella pietà e paternalismo. Questo è ciò che va veramente detestato". John Callahan
(Don't Worry, He Won't Get Far on Foot; USA 2018; Biopic drammatico; 113'; Produz.: Anonymous Content/Big Indie Pictures/Iconoclast; Distribuz.: Adler Entertainment)
Soggetto: Tratto da una storia vera, questo emozionante, acuto e spesso divertente dramma sul potere curativo dell’arte è tratto dall’autobiografia di Callahan. Il biopic è tratto dalle memorie di John Callahan Don't Worry, He Won't Get Far on Foot. Storia di John Callahan, Gus Van Sant, Jack Gibson e William Andrew Eatman.
Preliminaria - L'idea e il ruolo mancato di Robin Williams:
L’idea di trarre un film dalla straordinaria storia del vignettista John Callahan venne in mente a Gus
Van Sant per la prima volta, circa 20 anni fa, quando ricevette l’offerta di dirigere la pellicola dall’attore Robin Williams. Williams - che aveva lavorato con Van Sant nel film drammatico candidato agli Oscar, Will Hunting Genio Ribelle - aveva, infatti, comprato i diritti del memoir scritto da Callahan, intitolato Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot. L’attore era interessato a produrre il film e a interpretare il ruolo di questo pittoresco personaggio di Portland, e voleva che Van Sant scrivesse la sceneggiatura e dirigesse il film... Williams, che nel 1994 aveva acquistato l’opzione dei diritti del libro di Callahan, desiderava interpretare questo ruolo, in parte, anche per rendere omaggio al suo amico, l’attore Christopher Reeve, che era rimasto paralizzato in seguito a una caduta da cavallo... Van Sant ha collaborato con diversi co-sceneggiatori nel corso degli anni ‘90 e 2000, sviluppando numerose versioni della sceneggiatura, ma poi il film non è mai decollato... Nel 2014, dopo la morte di Williams, Van Sant decise di fare un altro tentativo riscrivendo la sceneggiatura, questa volta attenendosi più fedelmente al libro.
Cast: Joaquin Phoenix (John Callahan) Jonah Hill (Donnie) Rooney Mara (Annu) Jack Black (Dexter) Beth Ditto (Reba) Olivia Hamilton (Infermiera Lilly) Udo Kier (Hans) Kim Gordon (Corky) Carrie Brownstein (Suzanne) Emilio Rivera (Jesus Alvarado) Ken Tatafu (Bill sulla sedia a rotelle) Angelique Rivera (Terry Alvarado) Rebecca Rittenhouse (Bonnie) Anne Lane (Virginia) Rebecca Field (Margie Bighew)
Musica: Danny Elfman
Costumi: Danny Glicker
Scenografia: Jahmin Assa
Fotografia: Christopher Blauvelt
Montaggio: David Marks e Gus Van Sant
Makeup: Nana Fischer (direttrice)
Casting: Kathy Driscoll e Francine Maisler
Scheda film aggiornata al:
27 Settembre 2018
Sinossi:
In breve:
John Callahan (Joaquin Phoenix) ebbe una vita molto tormentata: all'età di 12 anni divenne un alcolista e poco dopo divenne anche tossicodipendente. A 21 anni, a causa di un grave incidente automobilistico, divenne paralitico e costretto a vivere su una sedia a rotelle. In questa condizione decise di sfruttare l'uso delle mani e divenne fumettista.
In altre parole:
John Callahan (Joquin Phoenix) è un uomo che ama la vita, dotato di uno humour spesso fuori luogo e con un grave problema di alcolismo. Dopo che rimane vittima di un tragico incidente stradale causato da una sbornia
notturna, l’ultima cosa che John vuole fare è smettere di bere. Eppure, sebbene controvoglia, accetta di
entrare in terapia, incoraggiato dalla sua ragazza (Rooney Mara) e da un carismatico sponsor (Jonah Hill). In
questo contesto, Callahan scopre di avere un grande talento nel disegnare vignette satiriche e irriverenti. Ben
presto i suoi lavori vengono pubblicati su un quotidiano, procurandogli un vasto numero di ammiratori in
tutto il mondo e regalandogli nuove prospettive di vita.
On the rocky path to sobriety after a life-changing accident, John Callahan discovers the healing power of art, willing his injured hands into drawing hilarious, often controversial cartoons, which bring him a new lease on life.
After Portland slacker John Callahan (Joaquin Phoenix) nearly loses his life in a car accident, the last thing he intends to do is give up drinking. But when he reluctantly enters treatment - with encouragement from his girlfriend (Rooney Mara) and a charismatic sponsor (Jonah Hill) - Callahan discovers a gift for drawing edgy, irreverent newspaper cartoons that develop a national following and grant him a new lease on life. Based on a true story, this poignant, insightful and often funny drama about the healing power of art is adapted from Callahan's autobiography and directed by two-time Oscar® nominee Gus Van Sant. Jack Black, Carrie Brownstein, Beth Ditto and Kim Gordon also star
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Ci commuovono i ringraziamenti speciali sui titoli di coda a Robin Williams, il primo che in passato aveva preso a cuore il progetto ed il primo attore cui era destinato il ruolo da protagonista del vignettista John Callahan, sulla base delle memorie della persona - Don't Worry, He Won't Get Far on Foot - da cui far nascere il personaggio. E sempre Robin Williams è stato colui che ha cercato Gus Van Sant, con cui aveva già condiviso la meravigliosa esperienza di Will Hunting-Genio ribelle, per affidargli la regia di Don't Worry. Chi non conosce - senza peraltro continuare a rimpiangere - l'immortale anima cangiante di Robin Williams? Una carriera divisa tra commedia e dramma, tra sorrisi e lacrime, prima di decidere di assegnare la palma d'oro della tragedia al tristissimo finale della sua stessa vita. Ed essendo informati di questo, andando a vedere oggi il Don't Worry di Gus
poteva scegliere migliore sostituto come interprete! Ben conosciamo il raggio d'azione e la portata attoriale di Joaquin Phoenix che a Robin Williams ha reso qui indubbiamente un omaggio di rilievo, per quanto a mio avviso ben consapevole di non avere possibilità alcuna di replicare la performance mancata del suo illustre nume e poeta della celluloide, passato a miglior vita per scelta.
Il resto ce lo ha messo Gus van Sant (Paranoid Park, Milk, L'amore che resta, Promised Land, La foresta dei sogni) che ha cercato di fare del suo meglio per unire vita e arte del personaggio e non solo. Lasciandosi forse prendere la mano più dal problema a carattere sociale dell'alcoolismo e dei suoi effetti che non da tutto il resto. Non a caso buona parte dell'ossatura del film inizia e si muove per sedute all'anonima alcoolisti, dove prendono avvio altre testimonianze prima che si arrivi a John Callahan.
Ma il montaggio completa il resto dell'impalcatura corporea del film con la celebrazione della vittoria personale al meeting tra applausi e solidale affetto, oltre che stima sul piano artistico. Sensazionale l'effetto dell'intersecarsi delle vignette in corso d'opera, con certi assaggi di vita del personaggio, mentre singolari split screen senza cornice su vari momenti del personaggio, ne frantumano la vita in piccole tessere che vanno miracolosamente a ricomporsi proprio attraverso quell'emozionante emozionante puzzle di fotogrammi esistenziali in orizzontale. Ma il punto di vista diventa in effetti la priorità cinematografica di Gus Van sant in Don't Worry: e certi arditi scorci visivi in primissimo piano, ad esempio dell'interrelazione post incidente tra Callahan in ospedale costretto su un letto ruotante e l'assistente sociale Annu (eterea e delicata Rooney Mara in versione bionda), ne rappresentano una esaustiva dimostrazione.
Se d'altra parte tra ironia, frustrazione e commozione, personaggio, storia e taglio del racconto, hanno ognuno
il loro pregio, si resta con la sensazione che per certi aspetti si sia sfrondato fin troppo, al punto da rendere ininfluente l'accenno. Lo stesso ruolo di Rooney Mara in Annu è ad esempio ristretto a poco più che ad un incidente di percorso. Van Sant ha preferito semmai intersecare il problema dell'alcoolismo di Callahan ed altri, con un altro problema personale e sociale di un compagno di viaggio in seno alla riabilitazione di Callahan e in particolare del suo 'spirito guida': vedi il Donny di Jonah Hill, incastonato nell'omosessualità , non senza tragiche conseguenze, ma che la sceneggiatura carica di riflessioni filosofiche esistenziali sulla persona e su quell'entità superiore cui è consigliabile affidarsi come imprescindibile sostegno. Quel Dio cui cambiamo nome per sentirlo più vicino e familiare - Roberto Benigni lo chiamava Guido, Gus Van Sant si serve del suo Donny per chiamarlo Chaki o qualcosa del genere - immateriale
e senza forma, invisibile e pur presente, che capita di identificare con quel qualcuno o quel qualcosa con nome e volto cui teniamo di più, ognuno nella propria vita. Ma questo Don't Worry, alla fine illustra e rivela, senza darlo neppure troppo a vedere, lasciandolo occhieggiare tra le righe, sia pure con una certa frequenza, tutto il potere curativo dell’arte: nel caso di Callahan - figlio di una madre mai conosciuta che d'altra parte non lo voleva - la vignetta umorale, ispirata al vero del suo mondo così come di tutti quegli universi paralleli che ci girano intorno ogni giorno. Un esemplare percorso di redenzione in cui perdonare gli altri non basta, se non si arriva a perdonare anche se stessi.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)