Sceneggiatura:
Richard Linklater, Holly Gent Palmo, Vincent Palmo Jr., Michael H. Weber e Scott Neustadter
Soggetto: Il libro su cui si basa il film è narrato dalla figlia quindicenne Bee di Bernadette Fox. Dal best seller Where’d You Go, Bernadette di Maria Semple (in Italia Dove vai Bernadette?, 2012 edito da Rizzoli). Dalla sua uscita il libro è salito in cima alla lista dei best-seller del "New York Times", dove è rimasto
per oltre un anno.
Cast: Cate Blanchett (Bernadette Fox) Billy Crudup (Elgie Branch) Kristen Wiig (Audrey) Judy Greer (Dott.ssa Kurtz) Laurence Fishburne (Paul Jellinek) Emma Nelson (Bee Branch) Zoe Chao (Soo-Lin) James Urbaniak (Marcus Strang) Troian Bellisario (Becky) Steve Zahn (David Walker) Megan Mullally (Judy Toll) Jóhannes Haukur Jóhannesson (Capitano J. Rouverol) Kate Burton (Ellen Idelson) Claudia Doumit (Iris) Kate Easton (Tammy) Cast completo
Lana Young (Elaine)
Musica: Graham Reynolds
Costumi: Kari Perkins
Scenografia: Bruce Curtis
Fotografia: Shane F. Kelly
Montaggio: Sandra Adair
Effetti Speciali: Robert Grasmere (supervisore effetti visivi)
Makeup: Darylin Nagy (direttrice trucco); Morag Ross (per Cate Blanchett); Karen Lovell (direttrice parrucco)
Casting: Vicky Boone
Scheda film aggiornata al:
23 Dicembre 2019
Sinossi:
In breve:
Bernadette Fox (Cate Blanchett), un’architetto spumeggiante con un viso splendido nascosto dietro occhialoni da diva, sparisce all’improvviso poco prima di partire per un viaggio in Antartide con la sua famiglia. Spetterà al marito e alla figlia Bee ricostruire con acume e pazienza la scia di mail, fatture, articoli di giornale e circolari scolastiche che la madre si è lasciata alle spalle, fino a svelare il clamoroso segreto che Bernadette nasconde da vent’anni...
Ed è per l’appunto questa la storia di Bernadette, trasmessa dal punto di vista indiretto, eppure strettamente correlato, della figlia adolescente. Forse è questa la ragione per cui si ha come l’impressione che non sia stato detto tutto, o almeno non abbastanza, su questa donna e artista ‘interrotta’, straordinaria e particolare, così come sulla sua famiglia. Sembra quasi che
Tra gli incidenti di percorso in cui brilla di luce propria il privilegiato rapporto amicale ‘madre-figlia’, mentre il marito
e padre assente (l’Elgie di Billy Crudup) recita la spigolosa appendice su cui urtare per ritrovare se stessi, va annoverata una vicina invadente (la Audrey di Kristen Wiig), sconvenientemente pungente e pettegola che, imprevedibilmente farà la differenza diventando un’ancora di salvezza. L’ancora di salvezza che serve ad un’artista interrotta per troppo tempo e a cui serve urgentemente di ritrovare la voglia di creare. Il che cosa si vada a creare viene celebrato sui titoli di coda del film, interconnessi con la grafica di disegni progettuali in bianco e nero prima che il colore visualizzi la loro realizzazione fisica. Galeotto uno scenario naturalistico mozzafiato, nientemeno che in Antartide. Il vero spettacolo che ammicca tra le righe a problematiche altre, tenute fuori dalla cornice del film e che riportano alla mente le attuali preoccupazioni climatico-ambientali, cui d’altra parte si lega l’architettura bio-sostenibile praticata dalla stessa protagonista di cui nel film si tratteggia
Ma mentre la sceneggiatura si fa notare per una spumeggiante effervescenza umoristica ed un’accuratezza formale da puro cinema, non si può dire di scorgere la stessa solidità nella struttura ‘architettonica’ del film, al contrario alquanto debole e ben poco radicato, esattamente come certi personaggi assolutamente di fronda: la dottoressa Kurtz di Judy Greer o il collega e amico degli anni d’oro della creazione di Bernadette, circoscritto ad un cameo per il quale si è scomodato Laurence Fishburne. Cameo che avremmo potuto senz’altro liquidare come insignificante se non fosse per la cruciale spinta sollecitata in Bernadette: “le persone come te devono creare, altrimenti diventano una minaccia
per la società â€. Incontri dunque sufficienti a riscuotere Bernadette/Blanchett dal torpore di quell’insana interruzione cui si è ritrovata per vari motivi legati alla famiglia, ai figli mancati e alla figlia bisognosa di cure speciali.
Si direbbe una storia di riscatto personale al femminile che, come considera l’intermittente ‘voice over’ della figlia Bee (l’esordiente Emma Nelson), fa la differenza, al punto da tradursi in un corale riscatto di famiglia. Una storia vera per la cui traduzione cinematografica si è scelta una tavolozza forse un po’ troppo ‘naif’.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)