Premio OSCAR alla 'Miglior Attrice Non Protagonista' (Viola Davis) - RECENSIONE - Dal 23 Febbraio
"'Barriere' è una storia di sogni infranti e di dove vada a finire tutta quell’energia. È un’opera su ciò che accade quando un sogno viene differito, secondo la definizione di Langston Hughes. Cosa accade quando si è bravi abbastanza ma si fallisce comunque? Dove va a finire tutta quella energia quando non puoi esprimere il tuo talento? Troy sarebbe potuto diventare un Willie Stargell, un grande slugger per i Pittsburgh Pirates ma il cambiamento, per lui, è giunto troppo tardi. Intossicato dalla propria amarezza, lui vuole solo il meglio per suo figlio ma la sua prospettiva è limitata. Rose gli dice: 'Ehi, Cory ha una chance di andare al college con una borsa di studio per il football!' e tutto ciò che Troy riesce a vedere è Cory che deve trovarsi un lavoro. Non comprende le possibilità . Non vede il futuro. Come gli dice Rose: 'Il mondo
cambia e non riesci neppure a vederlo'. Troy è semplicemente bloccato nel tempo, male equipaggiato per gestire un mondo in cambiamento e frustrato per la sua occasione mancata".
Il regista e attore Denzel Washington
(Fences; USA 2016; Drammatico; 138'; Produz.: Bron Creative/MACRO/Paramount Pictures/Scott Rudin Productions; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)
Soggetto: Tratto dall'omonima pièce teatrale di August Wilson del 1987, che gli valse il Pulitzer e vinse numerosi premi Tony con l'interpretazione, a Broadway, di James Earl Jones. Nel 2010 Denzel Washington e Viola Davis l'hanno ripresa e ne hanno ripetuto il successo, vincendo come i premi per il miglior revival, il miglior attore e la migliore attrice.
Cast: Denzel Washington (Troy) Viola Davis (Rose) Mykelti Williamson (Gabriel) Jovan Adepo (Cory) Russell Hornsby (Lyons) Stephen McKinley Henderson (Bono) Saniyya Sidney (Raynell) Theresa Cook (Partecipante alla Parade) Toussaint Raphael Abessolo (Padre di Troy)
Musica: Marcelo Zarvos
Costumi: Sharen Davis
Scenografia: David Gropman
Fotografia: Charlotte Bruus Christensen
Montaggio: Hughes Winborne
Casting: Victoria Thomas
Scheda film aggiornata al:
14 Marzo 2017
Sinossi:
In breve:
Barriere è la storia di Troy Maxson (Denzel Washington), un netturbino della metà del secolo scorso a Pittsburgh che una volta aveva sognato di fare carriera nel baseball ma quando la major League iniziò ad ammettere giocatori neri era diventato troppo vecchio per farne parte. Lui cerca di essere un buon marito ed un buon padre ma il suo perduto sogno di gloria lo divora, spingendolo a prendere una decisione che rischierà di fare a pezzi la sua famiglia.
Short Synopsis:
An African-American father struggles with race relations in the United States while trying to raise his family in the 1950s and coming to terms with the events of his life
Denzel Washington e Viola Davis oggi si percepisce come un film autoriale e di grande portata, molto si deve evidentemente tanto all'ossatura solida di base della pièce teatrale d'origine di August Wilson cui si è ispirata, quanto all'assimilazione preliminare e postuma dei due interpreti, ferrati come dei cavalli purosangue su un soggetto che esala esperienze personali incastonate come preziosi diamanti nella Storia. Una storia fatta di blues - e potrà essere una sorpresa sentire l'inconsueto significato dell'espressione "avere il blues nei piedi" - di neri quando ancora erano chiamati negri, di ambizioni frustrate, di povertà e difficoltà familiari a tutto tondo, di amore e tradimenti, di problematiche interazioni tra padre e figli, tra marito e moglie, con amante al seguito, di un'amicizia sopra le righe condivisa sulla carta dell'arrabattarsi per necessità e del carcere. Molto resta tra le righe, e difatti non lo si vede mai, ma se ne percepisce
Il teatro c'è e resta, ma questa volta affiancato ad un tocco di regia sensibile, raffinata e consapevolmente ben preparata. I segnali di una elevata qualità si levano fin dall'inizio. A schermo pulito sullo scorrere dei titoli di testa, si sente il rumore tipico di un camion della nettezza urbana nel sottofondo del traffico cittadino e già Troy/Washington imbastisce uno dei suoi primi monologhi in vena di polemica. Quando finalmente lo si scopre nel primo fotogramma, il netturbino di colore Troy sta esponendo le sue ragioni al pacioso e panciuto collega bianco Bono (Stephen Henderson) che lui paradossalmente chiama
in vena di scherzosa amicizia 'negro'. Capiremo più tardi la ragione di quel legame amicale così stretto. Nell'epoca della sua gioventù la parità di diritti era un miraggio. E lo si sa bene. Ma per Troy si tratta di una vera e propria ossessione che si rinnova ogni giorno nel presente e da cui ostinatamente e con un modo di fare arrogante e irrispettoso intende salvaguardare il figlio Cory (Jovan Adepo), bruciandogli l'opportunità di essere reclutato nella squadra del football dell'università . E non manca di umiliare l'altro figlio trentaquattrenne, ormai fuori dalla casa paterna, con la passione per la musica. Per lui niente è cambiato e i tempi non sono mai arrivati a maturazione. I suoi insistenti monologhi, i suoi racconti nel cortile, spesso molto romanzati, col divertimento complice dell'amico e della moglie Rose (Viola Davis), danno il là alle sue origini, alle motivazioni di tanto risentimento e rabbia con
se stesso e con la vita, mancando di sensibilità , rispetto e comprensione verso i figli e di lì a poco anche con la moglie stessa. Moglie in tutto e per tutto da ben diciotto anni. E la sceneggiatura piena e succosa come un succulento frutto maturo - il monologo rivolto alla Morte di Troy/Washington e quello di Rose/Davis rivolto al figlio Cory sul finale sono da Oscar! - distilla la sua linfa vitale sulle immagini alimentando il dramma in ogni sua ruga più nascosta, che pian piano di distende per mostrare un volto ringiovanito quasi fosse stato sottoposto ad un'efficace operazione di lifting. Il volto ringiovanito di una lezione di vita che deve esser disposta a lasciarsi dietro le spalle risentimenti e incomprensioni per poter andare avanti nel modo migliore. Ognuno trova la sua strada - sgombrata da tutte le barriere reali e metaforiche del titolo - carico di un
fardello di amore che da pesante sa farsi leggero, accoccolato su un poetico epilogo che, su un improbabile squarcio di cielo, spinge a ritrovare nuova pace e serenità nel segno di una spiritualità inaspettata.