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    LE STELLE NON SI SPENGONO A LIVERPOOL

    In Streaming - RECENSIONE - 3 Nominations al British Academy of Film and Television Arts Awards (BAFTA) (2018): 'Miglior Sceneggiatura Non Originale' (Matt Greenhalgh); 'Miglior Attore Protagonista' (Jamie Bell); 'Miglior Attrice Protagonista' (Annette Bening) - Uscito negli USA il 29 Dicembre 2017; mai uscito al cinema in Italia.

    (Film Stars Don't Die in Liverpool; USA 2017; Biopic drammatico-romantico; 105'; Produz.: Eon Productions, Synchronistic Pictures; Distribuz.: Vision Distribution)

    Locandina italiana Le stelle non si spengono a Liverpool

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    Celluloid Portraits:



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    Titolo in italiano: Le stelle non si spengono a Liverpool

    Titolo in lingua originale: Film Stars Don't Die in Liverpool

    Anno di produzione: 2017

    Anno di uscita: 2017

    Regia: Paul McGuigan

    Sceneggiatura: Matt Greenhalgh

    Soggetto: Basato sulle memorie di Peter Turner.

    Cast: Annette Bening (Gloria Grahame)
    Jamie Bell (Peter Turner)
    Vanessa Redgrave (Jeanne McDougall)
    Julie Walters (Bella Turner)
    Kenneth Cranham (Joe Turner Sr.)
    Stephen Graham (Joe Turner Jr.)
    Frances Barber (Joy)
    Leanne Best (Eileen)
    Suzanne Bertish (Fifi Oscard)
    James Bloor (Dan)
    Isabella Laughland (Vanessa)
    Tim Ahern (Dottor Grace)
    Rick Bacon (Brian)
    Jade Clarke (Giocatore d'azzardo del casinò)

    Musica: Joshua Ralph

    Costumi: Jany Temime

    Scenografia: Eve Stewart

    Fotografia: Urszula Pontikos

    Montaggio: Nick Emerson

    Casting: Debbie McWilliams

    Scheda film aggiornata al: 19 Novembre 2024

    Sinossi:

    In breve:

    Molto diversi tra loro, Peter Turner (Jamie Bell) e l'attrice premio Oscar Gloria Grahame (Annette Bening) si attraggono e vivono un'appassionata relazione sentimentale. La loro storia è caratterizzata da scenate ed episodi eccentrici dovuti soprattutto all'esuberante carattere dell'attrice.

    Short Synopsis:

    A romance sparks between a young actor and a Hollywood leading lady. Real life proves to be just as dramatic off-screen as it does on it for aging Hollywood superstar Gloria Grahame (Annette Bening) and her much younger lover, Peter Turner (Jamie Bell). As their mismatched romance waxes and wanes over time, events conspire to keep them in each other's lives even when it proves to be difficult and demanding. Ultimately, they find that they must each come to terms with whatever fate they face in the future whether they are together or apart.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    La moviola sui titoli di testa, con la scansione numerica, tipica delle pellicole in bianco e nero, è già metafora di uno sguardo retroattivo. Uno scorcio di memoria su quello che si è stati. Soprattutto se si è trascorso una vita sotto i riflettori, laddove il già labile confine tra vita reale e palcoscenico, è stato cancellato da tempo. I primissimi piani stagliati spesso in controluce, e gli effetti personali, di make up o oggetti vari, preziosi soprattutto per valore affettivo, magari tradito da una speciale dedica, riesumati dalla borsa uno ad uno, congiunti ai curiosi vocalizzi o smorfie atte a minimizzare rughe di espressione e di età, la dicono lunga su questo ritratto di star. Una star decadente ma irriducibile, stanca e… malata, come tradisce poeticamente il titolo stesso - Le stelle non si spengono a Liverpool - del film a cura del regista scozzese Paul McGuigan (Acid House,

    Push, Victor-La storia segreta del Dr. Frankenstein). Una donna che d’altra parte non si arrende e che rivive oggi sul grande schermo, con tutto l’incanto possibile, in una Annette Bening da Oscar, incredibilmente sensibile e minimalista nelle espressioni, nel sentire, rievocare e ricreare sul grande schermo, l’essenza vivacemente sfrontata ed avanguardista, quanto ‘diroccata’, di Gloria Grahame, attrice e donna controversa, d’altri tempi (Los Angeles, 28 novembre 1925 - New York, 5 ottobre 1981). E che dire dell’intrigante occasione per Annette Bening di giocare al doppio specchio dell’attrice matura che interpreta un alter ego artistico seguendo la pista dell’introspezione nell’introspezione?! Portrait in the Portrait e l’effetto finale è eccellente!

    Basato sul memoir di Peter Travers, compresso nell’arco di un triennio, Le stelle non si spengono a Liverpool racconta l’ultima storia d’amore tra l’attrice Gloria/Bening, famosa fin quando Hollywood non l’ha depennata relegandola tra i mausolei al femminile indegni di continuare a

    recitare perché non più giovane. E’ anche questo il motivo che alimenta in Gloria/Bening quel suo malinconico narcisismo, quella voglia di perseverare su un terreno che le si mostra sempre più accidentato e magari non più percorribile, ostinata nel non accettare il tempo che passa, cercando di esorcizzarlo con una nuova storia d’amore, ancor più eccentrica delle precedenti - quattro mariti e quattro figli - con un ragazzo aspirante attore disoccupato, di appena ventotto anni: e il Peter Travers di Jamie Bell riesce a tenere testa al monumento artistico femminile con cui si trova ad interagire, riuscendo ad attribuire naturale credibilità al rapporto, malgrado le innegabili difficoltà e contrasti. L’iniziale approccio reciproco sull’onda di un’esercitazione di danza congiunta, poi, oltre alla naturale empatia, mette in luce l’incredibile talento di entrambi che, insieme, pattinano a meraviglia sulle note dell’arte per vivere meglio la vita.

    La regia dal canto suo, dipinge questo ritratto

    di star decadente, e pur sempre luminosa, arricchendolo di mille sfumature mentre ondivaga tra vita reale ed arte. E se la voglia di continuare ad amare per Gloria è ancora forte, non è da meno la bramosia di continuare a succhiare ancora linfa artistica. Sono frequenti le incursioni della coppia a teatro o al cinema, dove Gloria/Bening si distingue ancora una volta dagli altri per opposta reazione: è il caso della proiezione di Alien, in cui tutti sono terrorizzati tranne lei, che ride di gusto come se stesse vedendo un film comico, da navigata conoscitrice qual è, dei dietro le quinte di una produzione cinematografica e dunque degli effetti che ne alimentano la risoluzione finale.

    Se risulta affascinante il montaggio che sceglie lo schema degli innesti di memoria con il tempo corrente per tracciare eventi e momenti significativi nel bene e nel male dell’ultimo capitolo di questa star - sventando il

    pericolo di didascalismo, sempre dietro l’angolo in un biopic - non è sempre chiarissimo l’attimo in cui si scivola nel passato rispetto al presente, ma è ugualmente, oltremodo, efficace. Raggiunge persino il suo apice quando comprime il passaggio del tempo in un avvolgente giro in tondo di macchina da presa, prima ancora di appuntarsi su un altro momento. Apice che si fa doppio quando, come a riavvolgere il nastro degli eventi, si ripetono alcune scene e sequenze in cui in un primo momento era apparso incomprensibile il comportamento di Gloria nei confronti di Peter, improvvisamente irascibile come a nascondere qualcosa, per poi svelarne ragione e motivi profondi, in seconda istanza. Di contorno, quasi come in una piece teatrale, i risvolti delle interazioni con i membri delle rispettive famiglie: madre (Bella di Julie Walters), padre (Joe di Kenneth Turner) e fratello, di lui; madre (Jeanne nel cameo di Vanessa Redgrave) e

    sorella (Joy di Frances Barber), di lei.

    Ma Le stelle non si spengono a Liverpool raggiunge il vero climax quando Gloria, ormai giunta al termine dei suoi giorni, viene portata a teatro da Peter in un estremo atto di amore per colei che, malgrado tutto, ha amato veramente. A teatro, non per vedere uno spettacolo, ma per condividere un momento di quell’arte che è l’essenza dell’amore, così come confermano le battute di quel testo, dall’ammiccante significato: il libro del Bardo. Atto I, scena V. Ecco, questa è davvero la vetta più alta e commovente che, se riesce ad aggirare la boa del melò, è proprio grazie alla performance nella performance di Annette Bening, immensamente meravigliosa nell’autentico verismo, e di Jamie Bell, mai così intensamente vibrante. Uno scorcio unico di recitazione nella recitazione, inedito quadro dell’arte che imita la vita e viceversa. L’epilogo non poteva che arrivare sul filo della memoria indelebile

    per quell’Oscar consegnato per Il bruto e la bella nel lontano 1952, sfocato sulla moviola in bianco e nero della reale Gloria Grahame sui titoli di coda. Quel che si dice un ritratto memorabile che pone sotto i riflettori una Annette Bening in stato di grazia, ombra lunga del suo stesso personaggio, un alter ego non necessariamente condivisibile, se non per l’insaziabile fame di Vita e di Arte, inevitabilmente sempre in coppia.

    Riproduzione riservata © Copyright CELLULOID PORTRAITS

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