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    Home Page > Movies & DVD > Rogue One: A Star Wars Story

    ROGUE ONE: A STAR WARS STORY

    RECENSIONE ITALIANA e Preview in English by Peter Debruge (www.variety.com) - Al via una nuova serie cinematografica ambientata nell’amato universo di Star Wars e interpretata da nuovi personaggi alle prese con storie inedite - Dal 15 DICEMBRE

    "George Lucas voleva che la saga proseguisse, ma secondo lui sarebbe stato interessante raccontare anche altre storie ambientate in questo universo e realizzare dei film che fossero slegati dalla storia di Luke Skywalker... I film appartenenti alla saga ‘principale’ di Star Wars devono avere la medesima atmosfera e mantenere una continuità stilistica. I titoli iniziali che fluttuano nello spazio non possono mancare, come anche le tendine di transizione tra una scena e l’altra. Ma per i film autonomi abbiamo deciso di abbandonare queste regole per sperimentare nuovi stili e nuove atmosfere".
    La produttrice Kathleen Kennedy

    "Volevo che 'Rogue One' apparisse naturale, realistico e organico: in poche parole, più simile al mondo reale. Il film è ambientato in un periodo in cui i Jedi sono praticamente estinti e gli abitanti della galassia sono alla mercé dell’Impero: non c’è nessun potere superiore che possa aiutarli"
    Il regista Gareth Edwards

    (Rogue One: A Star Wars Story; USA 2016; Fantasy Sci-Fi; 133'; Produz.: Lucasfilm/Walt Disney Pictures; Distribuz.: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia)

    Locandina italiana Rogue One: A Star Wars Story

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Rogue One: A Star Wars Story

    Titolo in lingua originale: Rogue One: A Star Wars Story

    Anno di produzione: 2016

    Anno di uscita: 2016

    Regia: Gareth Edwards

    Sceneggiatura: Chris Weitz

    Soggetto: Scritto da Gary Whitta.

    Nato da un’idea del supervisore degli effetti visivi e veterano della ILM, John Knoll, Rogue One: A Star Wars Story racconta la storia di un improbabile gruppo di eroi, uniti per intraprendere una missione coraggiosa e apparentemente impossibile al fine di sottrarre i piani per la costruzione della più potente arma di distruzione: la Morte Nera.

    Cast: Felicity Jones (Jyn Erso)
    Diego Luna (Capitano Cassian Andor)
    Ben Mendelsohn (Direttore Orson Krennic)
    Alan Tudyk (K-2SO)
    Forest Whitaker (Saw Gerrera)
    Mads Mikkelsen (Galen Erso)
    Donnie Yen (Chirrut Îmwe)
    Wen Jiang (Baze Malbus)
    Riz Ahmed (Bodhi Rook)
    Warwick Davis (Bistan)
    Jimmy Smits (Bail Organa)
    Genevieve O'Reilly (Mon Mothma)
    Ben Daniels (Generale Merrick)
    Paul Kasey (Ammiraglio Raddus)
    Stephen Stanton (Ammiraglio Raddus) (Voce)
    Cast completo

    Musica: Alexandre Desplat

    Costumi: David Crossman e Glyn Dillon

    Scenografia: Doug Chiang e Neil Lamont

    Fotografia: Greig Fraser

    Montaggio: Jabez Olssen

    Effetti Speciali: Neil Corbould (supervisore), Luc Corbould

    Makeup: Chloe Grice, Jessica Needham e Hannah Ovenden

    Casting: Jina Jay

    Scheda film aggiornata al: 26 Dicembre 2023

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Rogue One A Star Wars Story è il primo capitolo di una nuova avventurosa serie cinematografica che esplora i personaggi e gli eventi che ruotano intorno alla saga di Guerre Stellari. Il film racconta la storia di un gruppo di combattenti della resistenza intenzionati a sottrarre i piani per la costruzione della temutissima Morte Nera. Rogue One è ambientato prima degli eventi narrati in Star Wars Episodio IV: Una Nuova Speranza e si discosterà dai film della saga, mantenendo comunque una certa familiarità con l'universo di Star Wars. Si inoltrerà in nuovi territori, esplorando il conflitto galattico da una diversa prospettiva militare mantenendo l'atmosfera dei film di Star Wars che i fan conoscono bene.

    In altre parole:

    Rogue One: A Star Wars Story racconta la storia di un improbabile gruppo di eroi che, in un periodo di conflitto, intraprendono una missione per sottrarre i piani della più potente arma di distruzione di massa mai ideata dall’Impero, la Morte Nera. Questo evento, fondamentale per la storia di Star Wars, spingerà delle persone ordinarie a unirsi per realizzare imprese straordinarie, diventando parte di qualcosa di più grande.

    SHORT SYNOPSIS:

    Rebels set out on a mission to steal the plans for the Death Star.

    Jyn Erso, a Rebellion soldier and criminal, is about to experience her biggest challenge yet when Mon Mothma sets her out on a mission to steal the plans for the Death Star. With the aid of the Rebels, a master swordsman, and non-allied forces, Jyn will be in for something bigger than she thinks.

    Commento critico (a cura di FRANCESCO ADAMI)

    Come si evince dal titolo, Rogue One (A Star Wars Story, è un film connotato alla saga degli episodi cinematografici e nello stesso tempo è un’opera che si regge su una struttura narrativa ciclica che rende la visione usufruibile ad un pubblico ignaro delle connotazioni interne alle varie vicende dell’universo Star Wars. Il racconto filmico è molto semplice: l’Impero ha imposto la sua supremazia in molti luoghi dell’universo e Galen Erso ha progettato un’enorme arma grande quanto un pianeta, la “Morte Nera” o “Death Star”. L’ambizioso e duro direttore dell’impero Orson Krennic, vuole portare a termine l’opera di Galen, che si è alienato dalla sua creazione, rifugiandosi su un remoto pianeta con la sua famiglia. Krennic decide di andarlo a prelevare per completare l’opera, così Galen risponde attivandosi per far allontanare la sua unica figlia Jyn dalle mani dell’impero, abbandonandola per salvarle la vita. Jyn, divenuta grande, addestrata all’arte della

    guerra da Saw Gerrera, vecchio amico del padre, si ritrova a sopravvivere da sola, in un modo invaso dall’Impero. L’incipit dell’azione e la conseguente mutazione di Jyn, in eroina della ribellione, avviene quando scopre la crudeltà dell’Impero e una falla, inserita dal padre, all’interno della poderosa arma in grado di distruggere interi pianeti. Incontrando nel suo percorso il capitano dell’alleanza ribelle Cassian Andor ed il suo droide K2-SO, Jyn decide pertanto di aiutare la ribellione e rubare i file contenuti nella struttura della “Morte Nera” con la descrizione della sua falla, in modo da consegnarli alla ribellione al fine di distruggere l’intero pianeta. A favore della eroica impresa di Jyn si uniscono il cieco ex guardiano del tempio dei Jedi, Chirrut Îmwe, il poderoso guerriero Baze Malbus e un gruppo di
    antieroi della ribellione. Tutti insieme formano la squadra denominata 'Rogue One'.

    Le vicende che accadono all’interno del film, sono ben

    connesse all’interno della macro storia dei vari episodi, inoltre vi sono numerose brevi presenze di personaggi che saranno presenti in Star Wars: Una nuova speranza. In questa avventura sono
    assenti gli Jedi, ormai estinti, ad eccetto di Darth Vader, indispensabile al fine di connettere la microstruttura di Jyn Erso, con la macrostruttura di Luke Skywalker. Interessante il ritorno del personaggio del Gran Moff Tarkin, intepretato dallo scomparso attore Peter Cushing, ricreato digitalmente in modo straordinario, il quale ha un ruolo di rilievo in questa storia. Dal punto di vista stilistico, il film è forse l’opera che più si avvicina al desiderio di George Lucas, ossia quello di discostarsi dai soliti personaggi ed introdurne di nuovi con nuove storie, ma allo stesso tempo, non mantiene la leggerezza dell’avventura destinata ad una spassosa atmosfera attorniata da connessioni mitiche religiose, attraverso le quali ci si sente integrati in un universo di personaggi familiari.

    Rogue

    One plana tra le correnti nere e violente dell’animo del lato oscuro e il bagliore di una nuova speranza, per poi immergersi in una realtà dai tratti crudi, dalla quale i protagonisti emergono divenendo vere e proprie icone. La sceneggiatura di Chris Weitz e Tony Gilroy ha una struttura leggermente diversa dagli altri film, evidente anche al diverso target di pubblico al quale si riferisce, infatti l’attenzione viene posta soprattutto sulla figura femminile di Jyn Erso e della sua storia personale e familiare, con tratti ritmici leggermente lenti, tipici di uno stile vicino alle fiction televisive. Se una prima parte del film serve per presentare i personaggi, approfondendone il carattere attraverso una ritmica lenta con poca azione, la seconda parte, vede un intervento di regia (Gareth Edwards) che cerca in tutti i modi di far comprendere che si tratta di un film di Star Wars. Gli sforzi mirano ad utilizzare

    un connubio di nuovi e vecchi veicoli ed armi spaziali, inseriti in una battaglia degna di essere menzionata tra gli epici conflitti spaziali, ben bilanciati tra la ribellione e l’impero.

    Per quanto riguarda la parte tecnica, in questo film appositamente e volutamente non vengono inseriti i titoli a scorrimento tipici degli altri episodi e la colonna sonora pur sempre ben curata, con una forte valenza scenica, non è piÚ composta da John Williams, ma da Michael Gioacchino. Quanto agli effetti visivi, per questo film hanno mantenuto la linea espressiva di George Lucas, il quale, collaborando con il reparto tecnico, cercava di sviluppare al meglio gli effetti, apportando sempre delle novità: in questo caso, il produttore esecutivo
    John Knoll, uno dei piÚ grandi esperti di effetti visivi al mondo, è riuscito a introdurre inedite ed elettrizzanti tecnologie nel processo produttivo. Knoll ha introdotto un sistema di visualizzazione in 'real time' degli effetti

    visivi, permettendo
    agli attori di osservare l’ambientazione digitale che si delinea attorno alla loro presenza. Ad esempio, per ricreare le battaglie viste all’interno delle navi, ha tralasciato l’utilizzo di sospensioni cardaniche per la simulazione del movimento e i blue screen per le scenografie, a vantaggio di un nuovo gigantesco schermo LED avvolgente del diametro di 15 metri e alto 6 metri, su cui vengono proiettate le immagini delle battaglie stellari. Gli scenografi Doug Chiang e Neil Lamont hanno fatto un egregio lavoro ricostruendo la base ribelle di Yavin 4, attraverso una poderosa scenografia in scala lunga 106 metri e larga 60, e la Morte Nera, attraverso una struttura larga 17 metri e alta 6, ricreando scrupolosamente vari elementi scenografici d’interni, basandosi sulle foto d’archivio del set di Star Wars Episodio
    IV – Una Nuova Speranza
    .

    Girato in digitale con Arri Alexa 65, cercando di rispettare la visione del creatore George Lucas, dal

    punto di vista tecnico e narrativo il film si avvale della notevole interpretazione di Felicity Jones nel ruolo di Jyn Erso, di un particolare nuovo droide protagonista, K2, e dell’interpretazione vocale di Darth Vader da parte di James Earl Jones, già voce del personaggio nella prima trilogia filmica. Il film, che si connette bene con l’intera saga, pur non appassionando, è un’operazione riuscita che catturerà l’interesse dei fan e di un pubblico a digiuno dell’universo filmico ed espanso di Star Wars.

    Secondo commento critico (a cura di PETER DEBRUGE, www.variety.com)

    'Godzilla' director Gareth Edwards makes the first 'Star Wars' movie targeted directly at adult fans of the original, a gritty war movie with few kid-friendly ingredients.

    A short time before “Star Wars,” in a galaxy far, far away, the Rebel heroes featured in “Rogue One: A Star Wars Story” took the first step that led to the Death Star’s destruction. No spoilers there, since earthlings first saw that glorious explosion nearly 40 years ago. Be warned, though: Every detail that follows could dilute the surprise factor of what’s coyly being billed as a Jedi-free spinoff, but might more accurately be described as “Star Wars: Episode 3.9,” so perfectly does it set up George Lucas’ 1977 original.

    Not only does “Rogue One” overlap ever so slightly with “A New Hope,” but it takes that blockbuster’s biggest weakness — that a small one-man fighter can blow up a battlestation the size of

    a class-four moon — and actually turns this egregious design flaw into an asset. Now we know why the Death Star has an Achilles’ heel and how that information fell into Princess Leia’s hands. Plus (and here’s the aspect that should send longtime “Star Wars” fans into ecstatic orbit), director Gareth Edwards has finally made the first “Star Wars” movie for grown-ups.

    There are no Ewoks or Jar Jar Binks-like characters here, thrown in just to appeal to pre-school-aged audiences. The plot is designed less like a flashy video game, and more like a down-and-dirty war movie (think documentaries about the conflict in Syria, rather than stodgy World War II films). And quite a few of the principal characters die, which would be upsetting for young viewers, but provides fans old enough to remember seeing “Star Wars” in theaters with a heroic sacrifice designed to inspire a “Remember the Alamo!”-style rallying

    cry when it comes time for the Red Squadron to do its business. With all due respect to comic-book devotees, this is the “Suicide Squad” audiences have been waiting for this year.

    If this all sounds dauntingly technical, that’s because it is. At the risk of being sacrilegious, “Star Wars” — with its notions of Jedis and the Force — has become one of the world’s favorite myths, bypassing a number of traditional belief systems in its increasingly cult-like appeal (give it another century, and fandom could well crystallize into worship). As such, any new addition to the canon demands more than just a passing familiarity with the previously established lore, while the slightest infidelity on the filmmakers’ part threatens to upset its followers.

    “Rogue One” is loaded with allusions to other films in the franchise, and though that’s fun for the faithful, it also makes this the “Battlefield Earth” of the

    series: an elaborate, complex-to-the-point-of-confusing space opera that will earn few converts, while appealing primarily to the already-converted. Except, as for-profit “religions” go, there are a whole lot more “Star Wars” followers out there than there are Scientologists. (By sheer coincidence, both movies feature Forest Whitaker in outrageous wig-and-costume combinations.)

    In all fairness, while “Rogue One” is complicated, it isn’t any more so than the elaborate trade-and-taxation backstory of “The Phantom Menace.” Beginning on a volcanic-soil planet that looks suspiciously like Iceland, where Imperial-scientist-turned-farmer Galen Erso (Mads Mikkelsen) has retired to raise crops — and his daughter, Jyn — in relative peace, the movie is the second to center on a female protagonist, after last year’s more traditionally fun “The Force Awakens.” The young Jyn is traumatized after seeing her mother murdered and her father taken into custody by white-caped Imperial baddie Orson Krennic (Ben Mendelsohn). Skip forward 20 or so years,

    and Jyn Erso (Felicity Jones) has gone from playing with dolls to wielding a blaster — allowing the Oscar nominee a kind of take-charge attitude absent from her previous dramatic roles.

    In a series of mostly-generic scenes credited to A-list studio writers Chris Weitz and Tony Gilroy (the latter was reportedly pulled in to consult on reshoots), director Edwards cycles between a number of different planets, introducing members of what will become the film’s crew: There’s shifty Rebel spy Cassian Andor (Diego Luna, “Y Tu Mamá También”), who won’t hesitate to shoot someone in the back, and his pragmatic reprogrammed Imperial security droid, K-2SO (voiced by versatile Disney regular Alan Tudyk); there’s scruffy pilot — and Imperial defector — Bodhi Rook (Riz Ahmed, “Four Lions”); there’s milky-eyed monk Chirrut Îmwe (Hong Kong martial arts star Donnie Yen), and his long-haired, Rambo-like bodyguard, Baze Malbus (Chinese auteur Wen Jiang, “Let the Bullets

    Fly”).

    While all of these eccentrically named Rebels fall within well-established character types, the ensemble is diverse enough that viewers will surely gravitate toward their own favorites. K-2SO gets the best lines, though the blind Chirrut earned the loudest applause at the film’s premiere, every time he switched from mild-mannered Buddhist monk mode to his impressive Zatoichi-esque fighting style (as a result, “Rogue One” should be huge in China). The film has a fair amount of boilerplate plot to get through before the mission itself can get underway, and apart from its elegantly stark prologue, feels eye-crossingly hard to follow for nearly its first hour, finally picking up once Jyn is ordered to locate her father.

    Jyn’s dad has become the lead engineer on the Death Star since she last saw him, and he holds the key to its destruction — and we all know how that turns out. Still, for this

    batch of characters (none of whom have been so much as referenced in the subsequent episodes), the subsequent mission to steal the blueprints and beam them to the Rebels will be a Pyrrhic victory at best. In their effort to second-guess the film’s secrets, “Star Wars” obsessives have been citing Mon Mothma’s line, “Many Bothans died to bring us this information,” from “Return of the Jedi,” though in that case, the Senator was talking about the Death Star II (there are no Bothans in “Rogue One”).

    Fans may know what comes next, but most of the Rebel history in “Rogue One” is being revealed for the first time (its clever connective plot hatched by “Star Wars” insider — and ILM visual effects supervisor — John Knoll himself). Still, the sequences that met with the most raucous approval at the world premiere screening were those featuring actions or characters audiences recognized from

    earlier films (a couple of whom are convincing computer-rendered performances, since the original actors have either died or aged too much to reprise their roles).

    So the faithful enthusiastically approve, but does that make “Rogue One” a good movie? Or is it merely exploiting its connection to a well-loved and widely known phenomenon, the way that “Ben-Hur” integrated Jesus cameos into a less compelling parallel narrative? The answer is neither one nor the other, or a little of both. But at least it’s not the crass cash-grab skeptics may have feared. If this is your first “Star Wars” movie, you will be compelled to immediately follow it with “A New Hope,” since the film doesn’t end so much as abruptly roll credits after delivering a long-delayed payoff no other 2016 release can possibly rival.

    The film’s tangential approach is precisely why Edwards was such a perfect choice to direct. While “Godzilla” proved

    that he could handle a blockbuster of this scale (and “Rogue One” feels every bit as big as “The Force Awakens”), it’s actually Edwards’ low-budget debut, “Monsters,” that suggested what’s so effective about this spinoff — that film spoke of an alien invasion from the perspective of a couple dealing with other concerns, playing a familiar genre from a fresh angle. The same could be said for “Rogue One,” which is an effective war movie in its own right, but focuses on the kind of characters who tend to get a single scene or line in the other seven films. It’s a reminder of the hilarious “Star Wars” debate in Kevin Smith’s “Clerks,” in which fans consider the fate of all the contractors hired to rebuild the Death Star — suggesting a level of interest in every character in the “Star Wars” universe, no matter how minor.

    That said, “Rogue One”

    could fairly be accused of “speciesism,” since it features disappointingly few aliens. There’s actually quite a bit of the “Star Wars” formula missing here: no Jedis, no light sabers (until Darth Vader finally shows up), no iconic villain (Mendelsohn’s sneering, John Hurt-ful performance suggests a mid-rank Nazi functionary), and no chemistry, despite a half-hearted attempt to suggest Jyn and Cassian could be a couple.

    Still, between epic battles featuring scores of familiar spaceships and the genuine thrill of hearing composer Michael Giacchino riff on John Williams’ classic score, there’s no denying that the film belongs to the creative universe Lucas established. This is the rebellion as it is experienced in the trenches. Younger audiences will be bored, confused, or both. But for the original generation of “Star Wars” fans who weren’t sure what to make of episodes one, two, and three, “Rogue One” is the prequel they’ve always wanted.

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Walt Disney Studios Motion Pictures Italia e Giulia Arbace (Ufficio Stampa)

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di ROGUE ONE: A STAR WARS STORY

    Links:

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