L'ABBIAMO FATTA GROSSA: CARLO VERDONE DIRIGE SE STESSO NEI PANNI DI UN DETECTIVE DA STRAPAZZO, IN COPPIA CON ANTONIO ALBANESE (ATTORE SMEMORATO). INCONTRO GALEOTTO PER SVARIATE MALEFATTE ANCORA UNA VOLTA NEL SEGNO DELLA COMMEDIA
RECENSIONE - Dal 28 GENNAIO
"... Una coppia maschile era al centro della vicenda: un detective privato (Arturo Merlino) e un attore teatrale precario (Yuri Pelagatti) in difficoltà per un esaurimento nervoso, dovuto al naufragio del suo matrimonio. Dall’incontro tra i due protagonisti, durante il quale Pelagatti chiede a Merlino di intercettare la moglie ed il suo nuovo compagno, parte la complessa costruzione del soggetto. Un incontro-scontro che esalta le qualità artistiche mie e di Antonio, incentrato sulla assoluta diversità caratteriale dei due protagonisti che, per un errore imprevedibile durante l’intercettazione (da cui nascerà un tragico equivoco), si ficcheranno in un guaio più grande di loro; saranno costretti a nascondersi e a fuggire per quasi tutto il film, per giungere poi, dopo tanti colpi di scena, ad un finale liberatorio per entrambi, la fine di un incubo in cui si assisterà ad un coraggioso riscatto dei due, e ad un'evidente 'denuncia sociale' sul malcostume quotidiano del nostro Paese..."
Il regista, co- sceneggiatore e co-soggettista Carlo Verdone
(L'abbiamo fatta grossa; ITALIA 2015; Commedia; 112'; Produz.: Filmauro; Distribuz.: Filmauro)
Yuri Pelagatti (Antonio Albanese) è un attore di teatro che, traumatizzato dalla separazione, non riesce più a ricordare le battute in scena. Arturo Merlino (Carlo Verdone) è un investigatore squattrinato che vive a casa della vecchia zia vedova. Yuri vuole le prove dell'infedeltà della ex moglie ed assume Arturo credendolo un super investigatore. Ma Arturo non ne fa una giusta! Per errore entrano in possesso di una misteriosa valigetta che contiene... 1 milione di euro! Una serie di guai divertentissimi e di rocambolesche avventure, fino a un finale imprevedibile...
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
GUSTOSA COMMEDIA DEGLI EQUIVOCI PER IL TANDEM COMICO-MALINCONICO VERDONE-ALBANESE, TRADOTTO IN NUOVI 'CRIMINALI DA STRAPAZZO' MADE IN ITALY, CON FINALE... SARCASTICO
Che insieme avrebbero fatto scintille già ce lo immaginavamo! E che avessero tutte le carte in regola per combinare qualche guaio colossale non avevamo dubbi! E poi, una coppia di comici così, riunita per la prima volta sullo stesso set, chi se la perderebbe? Come poteva l'ammiccante titolo, L'abbiamo fatta grossa - indizio chiaro e inequivocabile - non stuzzicare la curiosità di che cosa si sarebbe trattato? L'aspetto più interessante era vedere come si sarebbero compensati, l'uno con l'altro, entrambi fianco a fianco come interpreti, con un punto a favore per Carlo Verdone che firma anche la regia, sicuri d'altra parte del fatto che il sodalizio sia andato più a fondo, al di là di chi risulta sulla carta. L'immaginazione che scruta dietro le quinte li scorge a discutere insieme,
divertendosi da matti, sulle battute e sulla scelta dell'architettura di questa gustosa commedia degli equivoci. Un'architettura solida con due pilastri portanti di diversa fattura eppure simili tra loro, comunque indispensabili l'uno all'altro per il comune sostegno dell'intera impalcatura. E non si venga a dire perciò che Albanese è qui una sorta di spalla per Verdone. La reciproca compensazione è piena e la complice chimica tra i due è palpabile in ogni sequenza in cui snocciolano guai e rocambolesche avventure a grappolo, che strappano inevitabilmente risate ma che non lasciano per strada quella vena malinconica che non manca mai in una vera commedia di spessore.
Sottile, eppur lapalissiano, il legame tra la finzione del palcoscenico e la vita reale che, d'altra parte, non è che un altro palcoscenico su cui andare in scena ogni giorno, un pò seguendo un copione precostituito e un pò lasciandosi andare all'improvvisazione. Così, per un attimo, non
sappiamo se si tratta di vita reale o di finzione quando l'incantevole inizio apre su una scena di abbandono. Protagonista lo Yuri Pelegatti di Antonio Albanese, per l'appunto attore di teatro che scopriamo di lì a poco alle prese con un'interpretazione cui non riesce a dar voce. Pochi istanti per svelarne la ragione: la finzione è tanto simile alla realtà che per il trauma non solo non riesce a ricordare le battute, ma non sente neppure i suggeritori e non coglie l'imbarazzo e l'irritazione crescenti dei co-protagonisti. E poco se ne fanno delle sue 'scusissime' a spettacolo rovinato. Il licenziamento viene inequivocabilmente issato come un vessillo e il povero Yuri si ritrova fuori dai giochi. La voce fuori campo di Carlo Verdone apre di lì a poco sul suo personaggio, Arturo Merlino, giocando sullo stesso registro di finzione e realtà: quel che udiamo sono i passi di un suo racconto
che sta scrivendo al computer seduto su una panchina, parafrasando le situazioni investigative che da ex carabiniere svolge come lavoro. Un lavoro di misera sussistenza, giacché si vede ridotto al recupero del gatto del vicino per una manciata di euro (le sequenze del recupero sono già uno spasso!). Il dado è tratto per uno squisito equilibrio tra i due personaggi che si dividono equamente le scene iniziali di presentazione individuale prima di far scoccare l'ora x del loro, fatale, incontro. Altra circostanza esilarante! Da quel momento in poi, attenti a quei due... perché ne varrà la pena.
Poteva il finale mancare la chiosa sul dittico finzione-realtà?! Accordandosi con la griglia narrativa più consolidata, quella circolare, L'abbiamo fatta grossa si chiude in teatro così come in teatro si era aperto. Cambia solo la location del teatro. L'effetto sorpresa è un pò annacquato nel senso che, come nella realtà alla fine, non ci
si stupisce neppure più perché nota, ahimé, fin troppo ricorrente: chi ha le mani in pasta e si trova ai posti di potere e comando detiene l'originale brevetto della criminalità... autorizzata. Così alla fine i nostri due nuovi 'criminali da strapazzo' - Woody Allen alita sul tricolore! - ridendo e scherzando, chiuderanno i conteggi di una elementare equazione: a pagare è sempre Pantalone. Ma la fetta più sarcastica della torta mancava della sua ciliegina, così la parola ha voluto la meglio sull'immagine, reclamando l'ultima voce in battuta finale: "i personaggi sono immaginari, è autentica invece la realtà che li produce".
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Filmauro, l'Ufficio Stampa GuidiLoCurcio e Samanta Dalla Longa (QuattroZeroQuattro)