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    STEVE JOBS: NEI PANNI DI UN PERSONAGGIO DALLE PROPORZIONI SHAKESPEARIANE, TORNITO DALLA PENNA DELLO SCENEGGIATORE AARON SORKIN E DIRETTO DA DANNY BOYLE (SUNSHINE, THE MILLIONAIRE, 127 ORE, IN TRANCE), L'ATTORE MICHAEL FASSBENDER. NELL'ORBITA GRAVITAZIONALE DI QUESTO STRAORDINARIO 'PIANETA', TRA GLI ALTRI, KATE WINSLET, SETH ROGEN, JEFF DANIELS E MICHAEL STUHLBARG

    Tra i piĂš attesi!!! - Dal London Film Festival 2015 - New York Film Festival 2015 - Dal 21 GENNAIO - RECENSIONE ITALIANA in ANTEPRIMA - PREVIEW in ENGLISH by JUSTIN CHANG (www.variety.com)

    "Ho letto la sceneggiatura e ho pensato che sarei stato un pazzo a non fare il film. Mi ha lasciato senza fiato. Ho pensato che non avevo mai fatto nulla di simile prima. Le sfide che presentava – il suo essere completa e autosufficiente, il suo meraviglioso esercizio linguistico—mi intrigavano immensamente. Anche il personaggio di Steve Jobs che Aaron aveva creato – lo Steve che esiste nel copione che, per certi versi, combacia con quello storico e per altri no —mi affascinava enormemente. E’ un personaggio di proporzioni shakespeariane. E’ ipnotizzante, violento e divertente. Ho visto nella sceneggiatura di Sorkin molte persone orbitanti intorno a questo pianeta straordinario, che è il personaggio di Steve Jobs. Nella vita esistono persone come lui intorno alle quali finiamo per orbitare; le nostre vite sono vissute per certi versi nel loro riflesso e spesso siamo incapaci di staccarci da loro. Hanno una grande forza gravitazionale. Sono persone che ispirano devozione. Come personaggi sono affascinanti da esaminare. Ci sono persone nella vita di Jobs che gli sono chiaramente e profondamente devote. Altri personaggi lo ritengono un mostro. E, in un certo senso, lui è un mostro reso bello dalla lingua … e da due donne".
    Il regista Danny Boyle

    (Steve Jobs; USA 2015; Biopic; 121'; Produz.: Universal Pictures/Legendary Pictures/Scott Rudin Productions/The Mark Gordon Company/Management 360/Decibel Films/Cloud Eight Films; Distribuz.: Universal Pictures International Italy)

    Locandina italiana Steve Jobs

    Rating by
    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Steve Jobs

    Titolo in lingua originale: Steve Jobs

    Anno di produzione: 2015

    Anno di uscita: 2016

    Regia: Danny Boyle

    Sceneggiatura: Aaron Sorkin

    Soggetto: Dal romanzo di Walter Isaacson.

    PRELIMINARIA - La SCENEGGIATURA:

    Aaron Sorkin ha dichiarato che il film è costituito da tre parti che narrano i tre eventi piÚ importanti della Apple: il lancio di Apple Macintosh nel 1984, la società NeXT nel 1988 e l'iMac nel 1998, e si intrecciano con alcuni flashback della vita di Jobs. Il tema portante del film, secondo lo sceneggiatore Sorkin, è il rapporto tra Jobs ed altri sette personaggi del film.

    PERSONAGGI E INTERPRETI:

    Michael Fassbender è Steve Jobs, co-fondatore della Apple.

    Kate Winslet è Joanna Hoffman, membro del team della Macintosh e della NeXT.

    Seth Rogen è Steve Wozniak, co-fondatore della Apple e creatore dell'Apple I e della serie Apple II.

    Jeff Daniels è John Sculley, amministratore delegato della Apple dal 1983 al 1993 e presidente della Pepsi Cola.

    Michael Stuhlbarg è Andy Hertzfeld, membro del team della Macintosh.

    Perla Haney-Jardine, Ripley Sobo e Makenzie Moss sono Lisa Brennan-Jobs (in etĂ  differenti), prima figlia di Jobs.

    Katherine Waterston è Chrisann Brennan, madre di Lisa, fidanzata di Jobs al liceo e impiegata della Apple.

    John Ortiz è Joel Pforzheimer, un giornalista di GQ che intervista Jobs ad ogni lancio.

    Sarah Snook è Andrea Cunningham, imprenditrice e collaboratrice di Jobs per molti progetti della Apple.

    Scotty Wood è Larry Tesler, informatico ed esperto di computer alla Apple.

    Tyson Wheeler è Bruce Horn, membro del team della Macintosh.

    Chris Amato è Steve Capps, membro del team della Macintosh.

    Mike Siemsen è Larry Kenyon, membro del team della Macintosh.

    Cristina Swift è Rony Sebok, membro del team della Macintosh.

    Adam Shapiro è Avie Tevanian, informatico e programmatore della Apple dal 1997 al 2003.

    Cast: Michael Fassbender (Steve Jobs)
    Kate Winslet (Joanna Hoffman)
    Seth Rogen (Steve Wozniak)
    Sarah Snook (Andrea Cunningham)
    Katherine Waterston (Chrisann Brennan)
    Jeff Daniels (John Sculley)
    Vanessa Ross (Elizabeth Ramos)
    Michael Stuhlbarg (Andy Hertzfeld)
    Perla Haney-Jardine (Lisa Jobs all'etĂ  di 19 anni)
    John Ortiz (Joel Pforzheimer)
    Adam Shapiro (Avie Tevanian)
    Jackie Dallas (Flint Stage Manager)
    Steven Wiig (Bill Martin)
    AnnaCorey (Jordan IMAC marketing team)
    Makenzie Moss (Lisa Brennan a 5 anni)

    Musica: Daniel Pemberton

    Costumi: Suttirat Anne Larlarb

    Scenografia: Guy Hendrix Dyas

    Fotografia: Alwin H. KĂźchler

    Montaggio: Elliot Graham

    Casting: Francine Maisler

    Scheda film aggiornata al: 08 Febbraio 2016

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Ambientato nel backstage del lancio di tre prodotti iconici culminato nel 1998 con l'inaugurazione dell'iMac, Steve Jobs ci porta dietro le quinte della rivoluzione digitale per dipingere il ritratto intimo di un uomo geniale.

    IN DETTAGLIO:

    Steve Jobs si svolge nei backstage pochi minuti prima dei lanci dei tre prodotti più rappresentativi nell’arco della carriera di Jobs – partendo con il Macintosh nel 1984 e finendo con la presentazione dell’iMac nel 1998 – portandoci, appunto, dietro le quinte della rivoluzione digitale, per tratteggiare un ritratto intimo dell’uomo geniale che è stato il suo epicentro.

    Michael Fassbender interpreta Steve Jobs, il pionieristico fondatore della Apple, con l’attrice premio Oscar® Kate Winslet nella parte di Joanna Hoffman, l’ex direttrice marketing della Macintosh. Steve Wozniak, co-fondatore della Apple, è interpretato da Seth Rogen, e Jeff Daniels veste i panni dell’ex CEO della Apple, John Sculley. Il film è interpretato anche da Katherine Waterston nel ruolo di Chrisann Brennan, l’ex fidanzata di Jobs, e da Michael Stuhlbarg nei panni di Andy Hertzfeld, uno dei membri della squadra di sviluppo della Apple Macintosh originaria.

    SHORT SYNOPSIS:

    Follows the life and legacy of Steve Jobs.

    His passion and ingenuity have been the driving force behind the digital age. However his drive to revolutionize technology was sacrificial. Ultimately it affected his family life and possibly his health. In this revealing film we explore the trials and triumphs of a modern day genius, the late CEO of Apple inc. Steven Paul Jobs.

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Aaron Sorkin lo ha scritto, Danny Boyle lo ha diretto, Michael Fassbender e Kate Winslet – due ottimi attori dell’Europa anglosassone che rendono al meglio i rispettivi personaggi, protagonisti di una vicenda che dal canto suo più American dream style non si potrebbe - lo hanno ben interpretato. Steve Jobs. Il biopic ufficiale. Che di fatto però non è un biopic tout-court. Anzi. Molto di più. Dopo il meritato flop del brutto Jobs con Ashton Kutcher ce ne voleva uno bello. E questo lo è.

    Sorkin ha sviluppato la pellicola come fosse una scena teatrale e l’ha incentrata sui tre momenti cardine, alternando qualche brevissimo flashback, della carriera del fondatore della Apple: il lancio di Macintosh nel 1984, la fondazione della società NeXT nel 1988 e l'iMac nel 1998. Tutti e tre i frangenti raccontati precedono la presentazione dei tre progetti relativi e si concentrano sull’incontro/scontro fra Jobs e alcuni

    dei suoi collaboratori, come l’amministratore delegato della Apple John Sculley, Steve Wozniak, co-fondatore della Apple e creatore dell'Apple I e della serie Apple II, Andy Hertzfeld, membro del team della Macintosh, e soprattutto la fedelissima Joanna Hoffman, elemento centrale del team prima della succitata Macintosh e poi della già nominata NeXT, e sul rapporto con la figlia Lisa e la di lei madre, Chrisann Brennan.

    Sorkin in particolare si concentra sulla tormentata relazione – un po’ il fil rouge dell’intera vicenda – proprio con la figlia che inizialmente Steve Jobs non volle riconoscere (storia raccontata anche dalla sua sorella biologica, Mona Simpson, premiata scrittrice e docente universitaria, nel romanzo A Regular Guy del 1996), passa brevemente anche sulla sua infanzia e accenna al fatto che il futuro inventore dell’iPhone, che in seguito pronuncerà a una folta platea di studenti in ascolto una frase poi diventata slogan, sprone e motto –

    stay hungry, stay foolish: siate affamati, siate folli - sia stato adottato.

    L’impianto teatrale, si direbbe addirittura connotato, grazie a Boyle, con un mood shakespeariano, è volutamente messo in evidenza, e al tempo stesso costruito in maniera tale da non sembrarlo. Così il film ha scene molto lunghe, perfettamente riuscite e sviluppate attraverso un pathos di sapiente impatto. A dare lustro al film sono soprattutto le prove degli interpreti, in particolar modo di Michael Fassbender, che abbandona la canonica interpretazione mimetica, tipicamente americana, e costruisce un personaggio al tempo stesso personale e fedele, e Kate Winslet, come al solito semplicemente impeccabile. Boyle dal canto suo valorizza la scrittura di Sorkin anche enfatizzando certi meccanismi, in particolare le sequenze più lunghe, del tutto prive di cali di tensione, sull’aspetto lavorativo, e prosciuga altri elementi, in primis la sfera privata.

    Ma Sorkin è fedele al suo stile, scrive dialoghi possenti come nelle

    sue serie televisive migliori – basti pensare a The West Wing, Studio 60 on the Sunset Strip e The Newsroom - o come in The Social Network, su Zuckerberg e la nascita di Facebook, di David Fincher. Il ritratto di Steve Jobs è molto fedele all’idea che si ha di lui: una persona incapace di ammettere di avere torto, un egocentrico, ma anche un sognatore, un rivoluzionario della tecnologia, un leader. In sostanza una persona ammirevole, ma che non vorresti mai e poi mai avere per capo. Centoventidue minuti che non si sentono affatto. Rigoroso, asciutto, bello, racconta i tre momenti essenziali della sua vita, si ferma molto prima della malattia, molto prima dell’ultima fase della sua carriera. Farà molto probabilmente incetta di nomination agli Oscar.


    Secondo commento critico (a cura di JUSTIN CHANG, www.variety.com)

    AN ENTHRALLING PERFORMANCE BY MICHAEL FASSBENDER FUELS THIS BRILLIANT, INFURIATING AND RICHLY UNCONVENTIONAL TAKE ON THE LIFE OF AN AMERICAN VISIONARY.

    For those who subscribe to the generally held view that the late co-founder of Apple was both an iconic visionary and a monster with a silicon chip where his heart should be, rest assured that writer Aaron Sorkin, director Danny Boyle and star Michael Fassbender have given their subject the brilliant, maddening, ingeniously designed and monstrously self-aggrandizing movie he deserves. Blowing away traditional storytelling conventions with the same withering contempt that seems to motivate its characters’ every interaction, “Steve Jobs” is a bravura backstage farce, a wildly creative fantasia in three acts in which every scene plays out as a real-time volley of insults and ideas — insisting, with sometimes gratingly repetitive sound and fury, that Jobs’ gift for innovation was perhaps inextricable from his capacity for

    cruelty. Straining like mad to be the “Citizen Kane” (or at least the “Birdman”) of larger-than-life techno-prophet biopics, this is a film of brash, swaggering artifice and monumental ego, a terrific actors’ showcase and an incorrigibly entertaining ride that looks set to be one of the fall’s early must-see attractions.

    Despite the cinematic cottage industry that has recently sprung up around Jobs’ legacy (including Alex Gibney’s fine documentary “Steve Jobs: The Man in the Machine”), Universal should have little trouble establishing its Oct. 9 release as the only Steve Jobs movie the broader public will really need or want to see; to even compare it to “Jobs,” the Ashton Kutcher-starring indie mediocrity that came and went in 2013, would be as unfair as likening the Star Child to one of those apes wandering around at the beginning of “2001.” Indeed, it’s a measure of the film’s chutzpah that “Steve Jobs” at

    times seems to be channeling Kubrick’s science-fiction touchstone (which is duly mentioned here) by developing its own sophisticated, multi-part structure — one where every new chapter marks a major evolutionary leap forward, and where Jobs himself is the cold, towering obelisk dictating humanity’s steady onward march toward technological supremacy.

    Inspired, in the loosest possible sense of the word, by Walter Isaacson’s massive and authoritative Jobs biography, Sorkin’s screenplay has mastered the art of conveying a character’s essence — not by delivering the most comprehensive account possible (Pixar, Xerox and cancer are just a few topics that go unmentioned), but by compressing the most relevant data into one significant time frame. Or rather, three significant time frames, each one centered around the public launch of a Jobs-created product that would change the course of his career and thus the course of global technology. It’s a most appropriate conceit for a man who,

    by most unflattering accounts, lavished more love and care on his signature creations than on any of the people in his inner circle. At the same time, the picture’s surreal backstage-farce approach ensures that those people are very much in Jobs’ face mere minutes before showtime, always choosing the worst possible moment to take him to task.

    Act one is set in 1984 at De Anza Community College in Cupertino, Calif., where Jobs (Fassbender, not quite looking 29) is about to unveil the first-ever Macintosh, for which a recent Super Bowl ad has stoked massive anticipation. Everyone is in crisis mode: System-software developer Andy Hertzfeld (Michael Stuhlbarg) is desperately trying to get the computer to say “hello” to the audience, something Jobs insists on with typical stubbornness. He’s already fuming because he’s lost the Time magazine cover he was promised, possibly due to the recently aired scandal involving his ex-girlfriend Chrisann

    Brennan (Katherine Waterston, “Inherent Vice”) and her 5-year-old daughter, Lisa (Makenzie Moss), whose paternity he has publicly denied. Making matters worse, Chrisann herself shows up with Lisa in tow and demands money, asking him how it feels to be worth $441 million while the mother of his child is on welfare.

    If Jobs is the master of this three-ring circus, then his long-suffering mediator is Joanna Hoffman (Kate Winslet), his most trusted friend and consort, who tries to manage his moods and demands over the course of the film while urging him to treat those around him fairly. Certainly few deserve such consideration more than Steve “Woz” Wozniak (Seth Rogen, exceptional), the friendly, long-suffering Apple co-founder and programming genius who knows he deserves more credit for their success than his partner has given him over the years (the film includes a few judicious flashbacks to the two men building their future

    empire in Jobs’ garage). But such consideration is not forthcoming from Jobs, who rebuffs Woz’s request that he publicly acknowledge the team behind the Apple II computer — still the company’s biggest moneymaker, and one for which Jobs doesn’t bother to hide his dislike.

    In this first act alone, Sorkin’s script establishes core aspects of Jobs’ personal and professional identities that will be further advanced and imaginatively embellished in the next two segments. We witness firsthand his impossible perfectionism and refusal to take no for an answer; his withering criticism of his colleagues and employees, all in the name of eliciting their very best work; his ridiculously high opinion of himself, complete with self-flattering comparisons to Stravinsky and Caesar; his insistence that his computers reflect his exquisite design sense and remain incompatible with non-Apple products; his ongoing hang-ups about his adoption as a child, and what it says about his inability

    to control his destiny; and above all, his startling callousness toward his own child, who begins to interest him only when she shows flashes of her father’s brainpower.

    Things have shifted considerably when act two picks up in 1988: The Macintosh has tanked, Jobs has been fired from Apple, and he’s now preparing to stage a comeback via his new company, NeXT, which is about to release a computer model notable for its “black cube” design and impractical $6,500 retail price. The setting is the San Francisco Opera House, and Daniel Pemberton’s music adroitly shifts from percussive beats to classical orchestrations — all the better to underscore Jobs’ sense of himself as not a lowly musician, but a master conductor. Even now, kicked out of his empire, he seems to be firmly in control of each situation as he goes another few rounds with Woz, discusses the uncertain future of both

    NeXT and Apple with Joanna, and grudgingly spends time with the now 9-year-old Lisa (Ripley Sobo), who’s clearly warmed to the dad who once disowned her.

    But Jobs’ chief sparring partner this time around is John Sculley (Jeff Daniels), the Apple CEO who fired him three years earlier under mysterious circumstances that are revisited here in a boardroom flashback. As editor Elliot Graham cuts swiftly between past and present, overlapping Sorkin’s already rapid-fire dialogue, the formal showmanship dazzles even if the corporate backbiting isn’t especially easy to follow. But with Sculley on his way out at Apple, which has foundered in Jobs’ absence, the latter seems all the more triumphant in his conviction that personal vision will always prevail over groupthink: “Artists lead,” he snarls, “and hacks ask for a show of hands.”

    By act three, set in 1998 at San Francisco’s Davies Symphony Hall, the now 43-year-old Jobs has been restored

    to his full glory at Apple, where he’s about to launch the iMac to unprecedented anticipation; the Internet is about to explode and the iPod is just three years away. Even now, sporting the graying hair, glasses and black turtleneck that will constitute his signature look in years to come, he’s as obstinate and nasty as ever, finding yet another reason to quarrel with the now 19-year-old Lisa (Perla Haney-Jardine), to the ongoing chagrin of both Joanna and Hertzfeld. And he has one more harsh confrontation with Woz, in which Jobs once again digs in his heels and refuses to admit any wrongdoing, prompting his old frenemy to declare his own philosophy of life: “You can be decent and gifted at the same time.” It’s here, however, that after roughly two hours of nonstop bitchery and antagonism, Sorkin and Fassbender allow the faintest flicker of compassion to emerge; we’re left

    pondering that this ruthless conqueror may have been capable of love after all, albeit a love that he was willing to define only on his deeply distorted terms.

    Indeed, all but Jobs’ most violent detractors may take issue with a picture that can be read on one level as a form of high-end character assassination, and on another as a live-action cartoon. Sorkin’s warts-and-all approach is so thorough that it seems to discover warts on top of warts; you’d have to go back to “There Will Be Blood” to find another Hollywood antihero so willing to isolate himself from others, and to pursue his dreams with such vicious single-mindedness. This isn’t, of course, the first time Sorkin has turned an unflattering eye on a tech-world revolutionary, and those viewers who thought “The Social Network” was a bit too show-offy will find this even more brazenly written picture truly insufferable by comparison.

    The virtues of Sorkin’s style are as self-evident as the vices; his work here is by turns ferociously inventive and cloddishly on-the-nose — a high-wire achievement that’s easy to admire even when it’s nearly impossible to like.

    And something similar could surely be said of Steve Jobs himself, whose profound disinterest in soliciting anyone’s affection is what ultimately lends Boyle and Sorkin’s film its underlying integrity, despite the outrageous factual, dramatic and aesthetic liberties they’ve taken with the material. In this unabashedly fictionalized context, Fassbender overcomes the obvious casting hurdle (he looks nothing like Jobs, whose Arab-American lineage is briefly referenced) and delivers a performance as enthralling and fully sustained as any on his estimable resume. That the actor is onscreen at every minute makes it all the better that it’s impossible to take your eyes off him, or your ears: This is an actor who knows exactly how to toss

    off Sorkin’s dialogue, emphasizing rhythm and inflection over volume, while embodying confidence and authority in his every atom. It’s a performance that sets the tone for equally fine work all around: Rogen delivers a lovable, downright huggable spin on Wozniak; Stuhlbarg mines layers of wry wisdom from Hertzfeld; and as Jobs’ right-hand woman, Winslet overcomes a wobbly Polish accent to provide the audience with an essential lifeline to reason and sanity.

    Working with d.p. Alwin Kutchler, Boyle sometimes sends the camera hurtling after the characters in lengthy, down-the-corridor tracking shots; elsewhere, the brief transitional snippets between acts feature some fairly aggressive stylization, in line with his usual m.o. But for the most part, this is the filmmaker’s most reined-in picture in some time, as if a too-kinetic approach would interfere with the verbal energy of Sorkin’s script. Besides Guy Hendrix Dyas’ unobtrusively excellent production design, the picture’s major visual coup is

    the decision to shoot the three acts on three different formats: grainy 16mm film for 1984, lustrous 35mm for 1988, and sleek, high-definition digital for 1998. The distinctions may well be lost on the vast majority of viewers, but it’s just the sort of nicely understated aesthetic flourish that Steve Jobs himself would have surely appreciated.

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano Universal Pictures International Italy e Silvia Saba (SwService)

    Pressbook:

    PRESSBOOK COMPLETO in ITALIANO di STEVE JOBS

    Links:

    • Danny Boyle (Regista)

    • Kate Winslet

    • Michael Stuhlbarg

    • Seth Rogen

    • Jeff Daniels

    • Michael Fassbender

    • Katherine Waterston

    • Sarah Snook

    • STEVE JOBS - INTERVISTA al regista DANNY BOYLE (Interviste)

    • 'STEVE JOBS' di DANNY BOYLE. Dal 21 GENNAIO al cinema (Anteprime)

    • Steve Jobs (BLU-RAY + DVD)

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    Steve Jobs - trailer 2

    Steve Jobs - trailer

    Steve Jobs - trailer (versione originale)

    Steve Jobs - spot 'Il ritorno di una superstar'

    Steve Jobs - spot 'La tua parte migliore'

    Steve Jobs - clip 'Non avere il controllo'

    Steve Jobs - clip 'Sistemala'

    Steve Jobs - clip 'Io suono l'orchestra'

    Steve Jobs - clip 'Quest'uomo è fuori controllo'

    Steve Jobs - clip 'Stavo solo usando un algoritmo'

    Steve Jobs - intervista video al regista Danny Boyle (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Michael Fassbender 'Steve Jobs' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Seth Rogen 'Steve Wozniak' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Jeff Daniels 'John Sculley' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Kate Winslet 'Joanna Hoffman' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Michael Stuhlbarg 'Andy Hertzfeld' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video a Katherine Waterston 'Chrisann Brennan' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - intervista video allo sceneggiatore Aaron Sorkin (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - featurette 'First Look' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - featurette 'Uno sguardo in anteprima' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - featurette 'Il co-fondatore della Apple Computers Steve Wozniak ci parla di Jobs' (versione originale sottotitolata)

    Steve Jobs - featurette 'Roundtable con cast, regista e sceneggiatore' (versione originale sottotitolata)

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