PAN - VIAGGIO SULL'ISOLA CHE NON C'È: ECCO UNA NUOVA RILETTURA DEL PERSONAGGIO SENZA TEMPO DI PETER PAN, IL RAGAZZO CHE NON VUOLE DIVENTARE ADULTO, NATO DALLA PENNA DI J. M. BARRIE
Cast: Levi Miller (Peter Pan) Hugh Jackman (Barbanera) Garrett Hedlund (Uncino) Rooney Mara (Giglio Tigrato) Amanda Seyfried (Mary) Kathy Burke (Madre Barnabas) Adeel Akhtar (Spugna) Cara Delevingne (Sirena) Paul Kaye (Mutti Voosht) Nonso Anozie (Vescovo) Emerald Fennell (Comandante) Anastasia Harrold (Guerriera SPACT) Julian Seager (Livingston) Bronson Webb (Steps) Ruolan Zhang (Ragazza della tribù Pan) Cast completo
Spencer Wilding (Growler)
Musica: John Powell
Costumi: Jacqueline Durran
Scenografia: Aline Bonetto
Fotografia: John Mathieson e Seamus McGarvey
Montaggio: William Hoy e Paul Tothill
Effetti Speciali: Mark Holt (supervisore effetti speciali); Chas Jarrett, Kyle McCulloch, Thomas Schelesny, Marc Varisco e Joseph A. Zaki (supervisori effetti visivi)
Casting: Dixie Chassay e Jina Jay
Scheda film aggiornata al:
09 Dicembre 2015
Sinossi:
IN BREVE:
Peter (Levi Miller) è un dodicenne birichino con una insopprimibile vena ribelle, ma nel triste orfanotrofio di Londra dove ha vissuto tutta la vita queste qualità non sono ben viste. In una notte incredibile Peter viene trasportato dall’orfanotrofio dentro un mondo fantastico, popolato da pirati, guerrieri e fate, chiamato Neverland. E lì si ritrova a vivere straordinarie avventure e a combattere battaglie all’ultimo sangue nel tentativo si svelare l’identità segreta di sua madre, che lo aveva abbandonato tanto tempo prima, ed anche il suo posto in questa terra magica. In una squadra formata dalla guerriera Tiger Lily (Rooney Mara) e dal suo nuovo amico di nome James Hook (Garrett Hedlund), Peter deve sconfiggere lo spietato pirata Blackbeard (Hugh Jackman) per salvare Neverland e scoprire il suo vero destino—diventare l’eroe che sarà conosciuto per sempre con il nome di Peter Pan.
SHORT SYNOPSIS:
The story of an orphan who is spirited away to the magical Neverland. There, he finds both fun and dangers, and ultimately discovers his destiny -- to become the hero who will be forever known as Peter Pan.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Dopo la Anna Karenina con Keira Knightley il suo regista Joe Wright probabilmente verrà ricordato come l’adattatore infedele di capolavori letterari. Compie la stessa operazione con le vicende immortali di Peter Pan, spostando la storia dall’inizio del Novecento alla seconda guerra mondiale, quando il dodicenne Peter vive in un orfanotrofio londinese prima di essere catapultato nel mondo dell’isola che non c’è. Molti gli elementi cambiati: viene per esempio del tutto tagliata la famiglia Darling, facendo di questo Pan, pertanto, una sorta di prequel della storia originale. Ma ogni cambiamento di questo genere, per essere apprezzato, deve avere una sua profonda originalità , che qui ovviamente manca.
Il film si concentra su tanti effetti speciali, che sono di fatto posticci, come tutte le altre idee sviluppate. Sempre che di idee si possa parlare… I dialoghi sono banalissimi, ridicoli, e il cast, Hugh Jackman e Rooney Mara soprattutto, non funziona: nemmeno il piccolo
Levi Miller pare particolarmente ispirato (in genere questi bambini sono bravissimi, questo è così così). Il Peter Pan di James M. Barrie, viceversa, è stato oggetto di straordinari film e adattamenti teatrali: l’ultimo, abbastanza apprezzato, è un live televisivo trasmesso lo scorso anno dalla NBC, con Allison Williams nel ruolo di Peter e Christopher Walken in quello di Capitan Uncino. E il fatto che Peter sia stato interpretato da una donna, per inciso, è cosa che nel passato è accaduta piuttosto di frequente, quasi per convenzione. Pertanto, dopo aver visto questa infelice versione di Wright, tornano alla mente le precedenti, persino quell’Hook – Capitan Uncino di Spielberg con il compianto Robin Williams, altrettanto infedele, ma forse, per via delle reminiscenze d’infanzia di chi scrive, un ricordo cinematografico molto positivo, anche se all’epoca fu abbastanza screditata. Ma quest’ultima rilettura è troppo banale per gli adulti e troppo noiosa per i più
altri bimbi sperduti come lui, racconta il suo passato e la sua storia di infanzia negata. E alla fine sono i Darling a scoprire in quel nuovo mondo l’immutabilità dell’infanzia lontana dalla sfera degli adulti che frenano le loro purezze.
Questa versione cinematografica per la sapiente regia di Brenon è sicuramente, fra tutte quelle realizzate, la più interessante nella sua struttura visiva, ricca di una scenografia e di una fotografia che mettono in evidenza la forma e il mistero di una storia straordinaria con effetti speciali per l’epoca davvero, in quel caso, innovativi, anche se possono apparire teneramente primordiali più che sorprendenti ai nostri occhi postmoderni. La magia in realtà infatti sta tutta nell’impianto visivo e nella ricostruzione fedele di animali interpretati da esseri umani, e scenografie che riprendono i fondali teatrali delle origini. La poesia risiede tutta, in quel caso, nel tocco elegiaco che viene dato alla
americano con i suoi effetti visivi, la condizione ludica e d’intrattenimento, a cui autori come Spielberg e Lucas saranno debitori (e non è certo un caso che il primo, come abbiamo già detto, ha realizzato una sua personale versione della storia del bambino che aveva perso l’ombra con il già citato Hook – Capitan Uncino).
Siamo nel pieno degli anni Venti e le strutture cinematografiche sono già ampiamente definite e armoniche nel loro stile e nelle loro tematiche. Centrale ovviamente è il ritratto della figura materna che si scontra in una visione di reciproca negazione: Wendy e sua madre sono angeliche e positive figure materne, la cui bontà viene raffigurata canonicamente dall’iconografia della bellezza, anche se come ben sappiamo dalla storia la figura della madre è mancante per Peter e i bimbi sperduti che non ce l’hanno e per questo ne vedono una in Wendy. Quel Peter Pan era il
racconto di un mondo elegiaco e fantastico scomparso. La poesia, differente, è connaturata in ciascun fotogramma dalla determinazione dello spettatore attraverso un’esperienza filmica al di là dell’immaginazione. Bellissima. Il Peter Pan di Brenon, insomma, è il Peter Pan come dovrebbe essere. Bellissimo. Ma Wright non deve averlo visto, probabilmente. Il suo Pan, infatti, al contrario, pur con tutte le possibilità del terzo millennio, sin dal titolo è monco. Qui l’esperienza filmica è come l’isola della vicenda. Non c’è.
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Warner Bros. Pictures Italia e Silvia Saba (SwService)