CONTAGIOUS - EPIDEMIA MORTALE: ARNOLD SCHWARZENEGGER ALLE PRESE CON UNA PANDEMIA LETALE, AD EFFETTO 'ZOMBIE', DA CUI DOVRA' SALVARE LA FIGLIA (ABIGAIL BRESLIN)
Stasera, 24 Giugno, in TV, su IRIS, Canale 22, ore 21.10 -RECENSIONE - Uscito il 25 Giugno 2015
(Maggie; USA 2015; Drammatico; 95'; Produz.: Lionsgate/Grindstone Entertainment Group/Gold Star Films; Distribuz.: M2 Pictures)
A teenage girl in the Midwest becomes infected by an outbreak of a disease that slowly turns the infected into cannibalistic zombies. During her transformation, her loving father stays by her side.
After a couple of weeks seeking out his teenage daughter Maggie, Wade finds her in the quarantine wing of a hospital. Maggie has been infected by a lethal outbreak that transforms the victim into a zombie. Wade's friend Dr. Vern Kaplan releases Maggie to spend her last days with Wade and her family. Her stepmother Caroline asks Wade to take their little kids to her sister's house to keep them safe. While Maggie is slowly transformed, Wade stays with her protecting Maggie. But Dr. Vern warns him that the moment that he will have to take an ultimate decision is closer.
Commento critico (a cura di FRANCESCA CARUSO)
In uscita nelle sale italiane il 25 giugno, Contagious segna il debutto alla regia di Henry Hobson, graphic designer e regista di spot pubblicitari. La sceneggiatura originale - dell’esordiente John Scott III – è stata ripescata nella lista delle migliori non prodotte del 2011. Per l’occasione Arnold Schwarzenegger, oltre a recitare, è uno dei produttori del film.
In un futuro apocalittico Maggie Vogel viene contagiata da un virus che lentamente la trasformerà in uno zombie. Il padre Wade Vogel – dopo averla cercata ovunque – la trova in un ospedale e la riporta a casa. Vuole proteggerla e starle a fianco per tutto il tempo, deciso a non mandarla in quarantena con le altre persone infette. Wade si sente impotente di fronte ai cambiamenti della figlia, ma cerca di darle un continuo supporto morale. Maggie – d’altro canto – non sopporta cosa sta diventando.
Si rimane piacevolmente colpiti da questo film
che non ci si aspetta. Per quanto si parli di zombie e quindi da inserire nel genere horror, Contagious non è un film sugli zombie, presenti ma messi in secondo piano. Ciò che conta per lo sceneggiatore e il regista è mostrarne la graduale trasformazione, che si sviluppa nell’arco di più settimane - alla stregua di una qualsiasi grave malattia che colpisce l’organismo umano - mettendo in primo piano i sentimenti dei protagonisti. Maggie è malata, il suo stato non potrà migliorare e questo le corrode l’animo. Unica concessione è una serata con gli amici e il ragazzo prima che tutto cambi.
Il rapporto padre/figlia emerge fin dalle prime sequenze. Viene tratteggiato un padre che ama profondamente sua figlia e farebbe di tutto per lei. È protettivo, ma sa anche che verrà il momento in cui dovrà fare una scelta dura davanti ad una perdita inevitabile. Questo è il centro su
cui ruota il film. Quelli che si trova di fronte lo spettatore sono sentimenti nei quali è facile identificarsi e personaggi con i quali c’è un’immediata empatia, si entra in relazione con loro e non li si abbandona più.
un uomo semplice, un contadino con la sua famiglia, che si farebbe in quattro per ognuno dei suoi componenti, un uomo che ha già perso tanto - la madre di Maggie - e ora si ritrova ad affrontare un dramma altrettanto doloroso. Il volto di Schwarzenegger, in primo piano, racconta tutto il dramma di questo padre.
Abigail Breslin è altrettanto brava nell’esprimere i diversi stati d’animo che Maggie prova. Dalla negazione all’accettazione finale c’è una nutrita gamma emozionale che pervade il suo spirito e lo spettatore ne è partecipe fino all’ultima intensa scena del film.
Molto bella la fotografia di Lukas Ettlin in cui tutto è uniformato al colore della terra, il beige regna sovrano e gli altri colori sono sbiaditi, malati come questo mondo. L’azione latitante lascia spazio ad un evolversi lento, ma inesorabile del destino dei personaggi, creando sapientemente una suspense, che ha il suo punto più alto nell’epilogo.
È un