THE PROGRAM: DOPO IL SUCCESSO DI 'PHILOMENA' STEPHEN FREARS PORTA SUL GRANDE SCHERMO IL PIÙ CONVINCENTE ED ELETTRIZZANTE IMBROGLIO SPORTIVO DEI NOSTRI TEMPI, QUELLO DI LANCE ARMSTRONG
Tra i più attesi!!! - Dal 40. Toronto Film Festival - RECENSIONE - Dall'8 OTTOBRE
Effetti Speciali: Neil Toddy Todd (supervisore effetti speciali); Adam Gascoyne (supervisore effetti visivi)
Casting: Kathleen Chopin, Leo Davis e Lissy Holm
Scheda film aggiornata al:
02 Novembre 2015
Sinossi:
E' la vera storia della ascesa e della caduta di uno dei più celebri e controversi uomini della storia: Lance Armstrong, campione di fama mondiale del Tour de France. Il mondo ha bisogno di eroi e Lance Armstrong è stato uno dei massimi eroi sportivi. Dopo una lunga ed estenuante battaglia contro il cancro, nel 1999 Lance tornò alla sua carriera ciclistica più determinato che mai a vincere il Tour de France. Con l'aiuto del famigerato medico italiano Michele Ferrari e del capo squadra Johan Bruyneel, sviluppò il programma di doping più sofisticato della storia di questo sport. Questo programma permise a Lance e ai suoi compagni di squadra americani di dominare il mondo del ciclismo, vincendo, senza precedenti, il Tour de France per ben sette volte.
Tuttavia, non tutti credettero alla “favolaâ€. Il giornalista del "Sunday Times" David Walsh, che in un primo momento fu affascinato dal carisma e dal talento di Lance, cominciò presto a chiedersi se “il più grande atleta del mondo†fosse “pulitoâ€. Walsh cercò di scoprire la verità e intraprese una guerra con Armstrong che mise a rischio la sua carriera giornalistica, mettendogli contro l’intera comunità ciclistica. La battaglia costò al "Sunday Times", la sua testata, centinaia di migliaia di dollari in spese legali. L'infaticabile Walsh finalmente riuscì a scoprire la verità e sebbene allora poche persone erano pronte a farsi avanti per parlare rivelò al mondo uno dei più grandi inganni dei nostri tempi.
An Irish sports journalist becomes convinced that Lance Armstrong's performances during the Tour de France victories are fueled by banned substances. With this conviction, he starts hunting for evidence that will expose Armstrong.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
STEPHEN FREARS SI CIMENTA NELLA CINE-CRONACA DI UNA DELLE TANTE PARABOLE DELLA VERGOGNA IN SENO AD UN CAPITOLO EPOCALE DI SPORT: IL CICLISMO MACCHIATO DALLO SCANDALO DOPING ALL'ALTEZZA DEL CAMPIONE LANCE ARMSTRONG, QUI MAGNIFICAMENTE POSTO SOTTO I RIFLETTORI DA BEN FOSTER. UNA VERA E PROPRIA 'CULTURA', UN SISTEMICO MODO DI ESSERE PER INDOSSARE, AD OGNI COSTO, IL SOLARE COLORE DELLA VITTORIA
in questione: quel Lance Armstrong dalla personalità a dir poco complessa, non troppo dissimile da chi è affetto da bipolarità . Personalità che non poteva trovare miglior illuminazione per l'infinita gamma di quei congeniti chiaroscuri lampeggianti dal personaggio se non nel cangiantismo introspettivo che è riuscito ad infondergli l'attore Ben Foster. Si direbbe una vicenda dai risvolti machiavellici che vede un grande campione cambiar veste, prestanza, colore e umore come un bruco in stagione di muta. Un'ossessione alla radice del tutto. Vincere ad ogni costo. Già vittorioso in America, l'orgoglio degli States, quando approda al Tour de France le cose cambiano, sia sul piano professionale che su quello privato. La malattia, un cancro in stato avanzato ad un testicolo con metastasi al cervello, arresta la sua scalata, ma, incredibile a dirsi, solo temporaneamente. Frears ne traccia le coordinate per rigor di cronaca, accenna ai dettagli del dramma ma stoppa con
The Program Frears sembra più interessato all'anamnesi del fenomeno del doping in seno al ciclismo di alto rango cui appartiene il Tour de France e anche lo humour è centellinato per non oltraggiare l'operazione chirurgica che qui si adopera sul protagonista, legato a maglia stretta a quel 'campo minato', nella realtà , così come nella finzione. Finzione ultra scomoda. Tanto scomoda da far saltare su tutte le furie il vero Dr. Michele Ferrari (nel film interpretato dall'attore francese Guillaume Canet), all'epoca medico sportivo che prese sotto l'ala protettiva Armstrong, arrivando a farlo, non solo decollare, ma letteralmente volare, sulle due ruote. A quanto pare, i suoi avvocati non sembrano esser riusciti nell'intento di bloccare la distribuzione del film nelle sale cinematografiche, come era nelle intenzioni, e se imponessero un blocco di programmazione sarebbe ormai troppo tardi e forse persino controproducente. Ci si chiede, d'altra parte: a che scopo poi? Se lo
stesso Armstrong ha ammesso in seno al talk show di Oprah Winfrey che le sue sette vittorie al Tour de France, che il suo calibro di campione, sono stati da sempre legati a maglia stretta al doping?
Dal canto suo Frears riesce a dare un'idea piuttosto precisa di come andassero le cose allora. Le dinamiche di squadra, i protagonisti del cosiddetto 'programma' del titolo, della facilità con cui andando in una farmacia in Svizzera, ci si potesse procurare la famosa sostanza dopante, e per di più, senza limite di quantità . Della 'cultura' del doping e delle contrastanti opinioni al riguardo: un fatto accettabile, normale o amorale e disonesto? Frears tiene al rigor di cronaca snocciolando per l'intera pellicola, come le molliche di pane dispensate sul sentiero nella favola di Pollicino, inserti documentaristici in bianco e nero, spine nel fianco di una messa al bando sul palcoscenico di una memoria dei fatti
tutta a colori. Una memoria a cui, con il protagonista e tutti i gregari che gli hanno retto mano sullo stesso percorso, legati allo stesso carro trainante un temerario e pericoloso 'gioco di squadra', va ad intrecciarsi il ruolo della stampa, in particolare dell'amico giornalista del "Sunday Times" David Walsh (Chris O'Dowd) - oltre alle conferenze a grappolo che punteggiano il film - che diventerà la sua nemesi personale dal dire al fare, in un'approssimazione narrativa, come dire, un pò affrettata. La stessa fretta con cui compare e scompare il personaggio Bob Hamman del povero Dustin Hoffman, immolato in sacrificio sul palo di un cameo a dir poco striminzito e insignificante, francamente non si sa bene per quale ragione.
Ad ogni modo, l'obiettivo in The Program, è puntato in un'unica direzione: sull'immagine di copertina, quella mediatica del vincente, del campione inarrestabile e inattaccabile, in rotta di collisione con la dimensione
reale della persona, entrambe in corsa sulla ruota della fortuna, del successo, in ambito sportivo ciclistico. Un ambito in cui la fiaccola della prestazione ha un immenso, complicato dietro le quinte, fatto dei molti risvolti che per la verità già sapevamo ancor prima di rileggere sul grande schermo una vicenda come quella di Lance Armstrong. Una delle tante facce di questo dietro le quinte si mostra ad esempio quando Lance/Foster indossa i panni del leader di discorsi pubblici, di testimonial pubblicitari di vario genere - tutto il business che normalmente sta dietro lo sport, del genere che lega da anni e anni ad esempio Del Piero al tormentone dell'uccellino e dell'acqua Uliveto - e quando, ad un certo punto, fuori dalla vista del pubblico, ammette "dici alla gente quello che la gente vuole sentirsi dire", sottintende chiaramente, anche se nella realtà le cose stanno diversamente. Ma Frears, com'è noto,
E allora, quel respiro affannoso in salita che apre e chiude il The Program di Stephen Frears, ci piace leggerlo come l'aspirazione all'unico sogno legittimo, onesto, moralmente corretto che dovrebbe regnare incontrastato: raggiungere un obiettivo nella vita 'deve' costare, sofferenza e sacrificio. Quando la strada è sempre in discesa qualcosa
non quadra: o non è reale o è rivista e corretta con mezzi altri. Ma a vincere in questo modo che gusto c'è? Alla lunga non appaga più neppure chi sale sull'agognato podio.
Perle di sceneggiatura
Voce fuori campo: "... E vinci se hai il cuore, non il fisico, vinci se hai il cuore, l'anima e il coraggio..."
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano VIDEA e Samanta Dalla Longa (QuattroZeroQuattro)