RECENSIONE - Dal 36. TFF - 3 Nomination agli Oscar 2019 'Miglior Attrice' (Melissa McCarthy); 'Miglior Attore Non Protagonista' (Richard E. Grant) e 'Miglior Sceneggiatura' (Nicole Holofcener e Jeff Whitty) - Dal 21 Febbraio
(Can You Ever Forgive Me?; USA 2015; Biopic dramedy; 106'; Produz.: Archer Gray, Fox Searchlight Pictures; Distribuz.: 20th Century Fox)
Titolo in lingua originale:
Can You Ever Forgive Me?
Anno di produzione:
2015
Anno di uscita:
2019
Regia: Marielle Heller
Sceneggiatura:
Nicole Holofcener e Jeff Whitty
Soggetto: Trasposizione cinematografica delle memorie di Lee Israel, edite nel 2008.
PRELIMINARIA - Il personaggio Lee Israel e la sua storia
La Israel era una rispettata biografa che cadde in disgrazia, tanto da iniziare nei primi anni '90 a contraffarre lettere di scrittori e celebrità decedute per pagare l'affitto. Falsificò scritti di Lillian Hellman, Noël Coward o Dorothy Parker, da vendere poi a cifre folli. Il tutto per tirare avanti. Una criminale per 'necessità '. Non contenta rubò lettere reali e carte autografate da archivi e biblioteche di New York, sostituendole con dei falsi. Per poi rivenderle. Quando queste contraffazioni iniziarono a destare sospetti, arrivò a farne circa 400, vebbe beccata dall'FBI. Nel 1993 venne condannata a sei mesi agli arresti domiciliari e a cinque anni di libertà vigilata. E' poi morta il 24 Dicembre del 2014, da sola a New York per un mieloma. Aveva 75 anni.
Cast: Melissa McCarthy (Lee Israel) Richard E. Grant (Jack Hock) Dolly Wells (Anna) Ben Falcone (Alan Schmidt) Gregory Korostishevsky (Andre) Jane Curtin (Marjorie) Stephen Spinella (Paul) Christian Navarro (Kurt) Pun Bandhu (Agente Doyle) Erik LaRay Harvey (Agente Solonas) Brandon Scott Jones (Glen) Shae D'lyn (Nell) Rosal Colon (Rachel) Anna Deavere Smith (Elaine) Marc Evan Jackson (Lloyd)
Musica: Nate Heller
Costumi: Arjun Bhasin
Scenografia: Stephen H. Carter
Fotografia: Brandon Trost
Montaggio: Anne McCabe
Makeup: Ma Kalaadevi Ananda (direzione)
Casting: Jennifer Euston
Scheda film aggiornata al:
27 Marzo 2019
Sinossi:
In breve:
Un film biografico sulla vita Lee Israel che, dopo essere caduta in disgrazia, decise di contraffare delle lettere di scrittori e celebrità decedute per pagare l'affitto. Quando le falsificazioni cominciarono a sollevare dei sospetti, decise di rubare le vere lettere dagli archivi delle biblioteche e di venderle attraverso un ex detenuto incontrato in un bar, mentre l'FBI era in procinto di fermare la truffa.
In altre parole:
New York, 1991. Lee Israel ha un grande talento e un pessimo carattere. L'alcolismo e la misantropia, le alienano qualsiasi possibilità di carriera. Licenziata per un bicchiere e un insulto di troppo, deve trovare un altro modo, e deve trovarlo presto, per sbarcare il lunario e curare il suo adorato gatto. Due lettere di Fanny Brice, rinvenute per caso in un libro della biblioteca e vendute a 75 dollari, le forniscono l'idea che cercava. Biografa talentuosa, mette a frutto la sua conoscenza della materia e il suo talento di scrittrice. Seduta alla macchina da scrivere compone finte lettere di grandi autori scomparsi. Affiancata da Jack Hock, spirito libero col vizio del sesso, Lee riesce nell'impresa. Almeno fino a quando l'FBI non si mette sulle sue tracce.
Short Synopsis:
When Lee Israel falls out of step with current tastes, she turns her art form to deception. An adaptation of the memoir Can You Ever Forgive Me?, the true story of best-selling celebrity biographer Lee Israel
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Che personaggio questa Lee Israel! Già il titolo stesso del suo romanzo autobiografico Can you ever forgive me (Potrai mai perdonarmi?) riecheggia nel tempo come un beffardo grido di pentimento e di scuse ma anche, tra le righe, di sfida. Sfida e rivendicazione di tutta la considerazione e l’affermazione professionali di cui non ha certo goduto in vita, fatta eccezione per i suoi inizi. La vera Lee Israel da cui è stato tratto il film Copia originale di Marielle Heller (giovane attrice, regista e sceneggiatrice), è deceduta nel 2014 ma, alla fine, si direbbe aver ottenuto il suo scopo: riuscire a fare in modo di essere si perdonata, ma anche di non essere dimenticata! Peccato che la trasposizione cinematografica delle sue memorie, edite nel 2008, non brilli di baldanza. La formula è fiacca - forse le 3 Nominations agli Oscar sono un eccesso di benevolenza! - e dà spesso l’impressione
di adagiarsi, sia pure con tutta probabilità , con le migliori intenzioni, sulle nebbiose tinte di un ritratto dipinto in soggettiva sul senso di vuoto, di oppressione e frustrazione della protagonista: da rispettata biografa a donna sola e caduta in disgrazia, ridotta in miseria. Ad un certo punto, il suo percorso si riduce ad un trascinarsi qua e là , in una sorta di strascicato bivacco, tra un bar e l’altro, una bevuta e l’altra, per dimenticarsi, almeno solo per qualche momento, dei debiti incombenti e dell’assoluta mancanza di risorse per sopravvivere e curare la sua gatta.
Diciamolo pure! Lee Israel non era esattamente il tipo che si faceva amare, e non solo non faceva nulla per nasconderlo, ma lo esibiva volentieri in siparietti non graditi, ad esempio, dal proprio datore di lavoro. Fu proprio uno dei suoi alterchi sguaiati ed offensivi, tra un bicchiere e l’altro, urlati dalla sua scrivania a farla
pagare e la sua povera gatta che sceglie proprio quel periodo per smettere di mangiare imponendo cure veterinarie urgenti, il caso che le fa trovare in biblioteca la lettera originale di una celebrità letteraria, del tipo Dorothy Parker, ecco, tutto questo, favorisce l’idea che le si innesca nella mente come unica possibilità per sfangarla: la falsaria autodidatta che è in lei emerge come per incanto e, lettera dopo lettera, venduta al miglior acquirente tra i collezionisti, le frutta parecchio. Il modo perfetto di come sbarcare il lunario e di curare l’adorata micetta, ma anche di esercitare finalmente, la creatività intellettiva personale, attraverso l’imitazione dei precisi stili - non mancando di integrare a modo suo dettagli privati che avrebbero pagato meglio - di svariate celebrità : alla stessa Dorothy Parker faranno seguito Louise Brooks, Margaret Mitchell, Noël Coward, Edna Ferber, Lillian Hellman ed altre ancora.
modo di fare arte, per essere notato e giudicato dal livello di talento. Beh! E’ così che va avanti la vita cara Lee Israel, ancora oggi! Comunque dobbiamo ammettere che a fare di necessità virtù alla tua maniera non tutti sarebbero stati in grado di farlo. Un qualche numero devi davvero averlo avuto e no, non ci dimenticheremo di te, come della tua dimensione privata che, per uno scrittore - ma non solo - è davvero un classico: c’è sempre un gatto al suo fianco e di solito, è lecito condividere l’idea che sia cento volte meglio di tante persone, soprattutto se si tratta di agenti letterari che amano contare il denaro e il successo assicurati, prima di ricordarsi di essere umani e di farne buon uso.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale:
intervista video a Richard E. Grant 'Jack Hock' (sub ITA):