2 NOMINATION agli OSCAR 2015 come 'MIGLIOR FILM' e 'MIGLIOR CANZONE' e 4 NOMINATION ai GOLDEN GLOBE 2015 tra cui 'MIGLIOR FILM' e 'MIGLIOR REGIA' - Dal 12 FEBBRAIO - RECENSIONE IN ANTEPRIMA
"Selma è la storia di una voce; la voce di un grande leader, la voce di una comunità che trionfa nonostante i tumulti e la voce di una nazione che ambisce a diventare una società migliore. Spero che il film ci ricordi che tutte le voci hanno un valore e meritano di essere ascoltate... Trovo alquanto sorprendente e meritevole di discussione che, nei 50 anni dalla morte del Dr. King, non ci sia mai stato un film incentrato su di lui come protagonista. È uno shock. È piuttosto strano e anche spiacevole, ma sono contenta che siamo qui adesso... Siamo portati a pensare a King come a una statua, un discorso o una vacanza, ma lui era un uomo, un uomo che aveva relazioni complicate, che era molto umano; un uomo che è morto all’età di 39 anni combattendo per libertà di cui tutti noi oggi beneficiamo. Penso che se smonti il suo mito, ti rendi conto che la sua forza interiore è qualcosa che tutti noi abbiamo. Se solo fossimo in grado di accederci potremmo fare grandi cose".
La regista Ava DuVernay
Soggetto: PRELIMINARIA - IL PERCHE' DI UNA STORIA COME QUESTA:
Nella primavera del 1965 una serie di eventi drammatici cambiò per sempre la rotta dell’America e il concetto moderno di diritti civili, quando un gruppo di coraggiosi manifestanti, guidati dal Dr. Martin Luther King Jr., per tre volte tentò di portare a termine una marcia pacifica in Alabama, da Selma a Montgomery, con l’obiettivo di ottenere l’imprescindibile diritto umano al voto.
Gli scontri scioccanti, la trionfante marcia finale e il passaggio del Voting Rights Acts del 1965 che seguirono sono ora un’incancellabile parte della storia. Ma la storia assolutamente rilevante e umana di Selma – dalle battaglie politiche negli uffici del potere, alla determinazione e alla fede della gente nelle strade, alla battaglia interiore che il Dr. King ha dovuto affrontare nel privato – non è mai stata raccontata sullo schermo...
PRELIMINARIA - Cronologia: Le Marce di Selma
1964, Dic: Martin Luther King Jr riceve il Premio Nobel per la Pace
1965, Gen: Martin Luther King Jr. e la Southern Christian Leadership Conference pongono la loro attenzione a Selma, in Alabama, dove solo il 2% dei cittadini neri era registrato per votare e dove le registrazioni al voto erano ostacolate da lungo tempo
2 Feb: King è arrestato con centinaia di altre persone durante una protesta per il voto a Selma
5 Feb: Il Governatore George Wallace proibisce le dimostrazioni notturne a Selma e Marion
18 Feb: Agenti di stato attaccano i manifestanti a Marion in Alabama, e il manifestante Jimmie Lee Jackson, un diacono di 26 anni, viene ucciso mentre tenta di proteggere sua madre, Viola Jackson e suo nonno Cager Lee
7 Mar: Il primo tentativo di marciare da Selma a Montgomery, condotto da John Lewis e HoseaWilliams, è bloccato da poliziotti statali e locali al ponte di Edmund Pettus. 600 dimostranti vengono severamente picchiati e respinti con gas lacrimogeni , con il risultato di trasformare questo evento nella giornata conosciuta in tutto il mondo come “Bloody Sunday.”
8 Mar: King chiama i leaders religiosi ad unirsi ai dimostranti di Selma
9 Mar: King conduce una seconda marcia, ma questa volta la folla si ritira al ponte di Edmund Pettus, temendo la violenza degli agenti statali. Questa giornata sarà poi nota come il “Turn Around Tuesday.”
9 Mar. 9: A seguito delle marce, il sacerdote di Boston James Reeb, dopo aver cenato, viene picchiato in maniera orribile da segregazionisti bianchi armati di mazze. Muore due giorni dopo per ferite alla testa.
15 Mar.: Il Presidente Johnson parla al Congresso e agli americani, dicendo “È sbagliato, terribilmente sbagliato negare a qualsiasi dei nostri concittadini americani il diritto di votare in questo paese.” e annuncia che introdurrà molto presto una legislazione sui diritti di voto. Il suo discorso fu poi celebrato come uno dei discorsi Presidenziali più potenti della storia.
17 Mar.: I dimostranti di Selma vincono la loro causa quando il Giudice del Distretto Federale Frank M. Johnson stabilisce che hanno il diritto di poter marciare per difendere le loro idee
18 Mar.: Il Governatore Wallace condanna la sentenza del Giudice davanti alla legislatura dell’Alabama
20 Mar.: Il Presidente Johnson emette un ordine esecutivo che rende federale la Guardia Nazionale dell’Alabama
21 Mar.: Circa 4.000 dimostranti lasciano Selma scortati dalle truppe federali per la marcia di 50 miglia verso Montgomery
25 Mar.: I dimostranti raggiungono Montgomery ma ora il loro numero è sceso a 25.000. King pronuncia un discorso storico sugli scalini dello State Capitol
6 Aug.: Il Presidente Johnson firma lo storico Voting Rights Act del 1965
Ambientato negli Stati Uniti, durante la presidenza Johnson, il film racconta la marcia di protesta che ebbe luogo nel 1965 a Selma, Alabama. Guidata da un agguerrito Martin Luther King, questa contestazione pacifica aveva lo scopo di ribellarsi agli abusi subiti dai cittadini afroamericani negli Stati Uniti e proprio per la sua natura rivoluzionaria venne repressa nel sangue.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Salta subito all’occhio che, escludendo una miniserie del 1978 con Paul Winfield e Cicely Tyson, unica regia dello sceneggiatore premio Oscar di Vincitori e vinti Abby Mann, e un dimenticato e forse dimenticabile film per la tv del 1986 con Howard E. Rollins Jr., mai un intero film era stato realizzato sulla figura del padre dei diritti civili Martin Luther King Jr. È quindi Ava DuVernay, regista donna afroamericana, a compiere il miracolo costruendo, su fine sceneggiatura di Paul Webb, un’ottima prospettiva narrativa sia sulla figura di Martin Luther King, non mitizzato, ma con le sue debolezze, le sue fallibilità, che sul movimento dei diritti civili, nonché sulle marce pacifiste svolte da Selma a Montogomery dai partecipanti. Sullo sfondo di questa storia abbozzati - alcuni più, altri meno - tutti i protagonisti coinvolti, a favore e non, dalle protagoniste femminili della marcia, da Amelia Boynton (tuttora vivente, ha 103 anni),
Annie Lee Cooper (bellissimo cameo di Oprah Winfrey), la stessa moglie di King, Coretta, a quelli maschili, il pastore Ralph Abernathy, il reverendo Hosea Williams, Jimmie Lee Jackson, attivista barbaramente ucciso con un colpo di pistola. Senza dimenticare le figure del potere, a cominciare dall’allora presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson, al discusso governatore dell’Alabama George Wallace. Al centro la dolorosa vicenda per l'ottenimento del diritto di voto. Una storia lunga e complessa, piena di sfaccettature e logiche politiche, meccanismi della storia americana di quel periodo messi in scena su ampi spazi di pubblico e privato e che Ava DuVernay concentra in poco più di due ore con una rara limpidezza di forma e contenuti e attraverso un’opera dal taglio classico, a tratti lirica, a tratti onirica, capace di sfruttare tutti gli elementi migliori del genere biografico e storico e sintetizzarli in un melodramma, retorico il giusto, capace di infiammare
la coscienza dello spettatore pur concentrandosi molto sui dettagli e sull’aspetto visivo, sulla capacità di far comprendere un tempo e una memoria fondamentali per tutti i diritti umani, capace di fornire una lettura più universale dell’evento in sé.
La forza commovente della lotta, il coraggio e la determinazione non vengono definiti sul grande schermo con i soliti meccanismi narrativi, ma fuoriescono da un perfetto apparato storiografico e filologico, ripreso dai file dell'FBI, dai dettagli delle conversazioni trascritte, dagli incontri fra il Dr. King e Johnson, quelli fra quest’ultimo e il governatore dell’Alabama George Wallace. Ava DuVernay riesce a focalizzarsi sui fatti senza mai cadere nelle maglie dell’agiografia, in primis nella figura di Martin Luther King, non raffigurato come il solito “santino”, ma come un uomo politico capace di comprendere i meccanismi più complessi della macchina economica che si nasconde dietro certe scelte di intolleranza, non a caso basta leggere nemmeno troppo
fra le righe del suo noto discorso fatto alla fine della marcia in quell’ormai leggendario 25 marzo 1965.
Un film così, non un capolavoro certo, ma semplicemente un ottimo prodotto, è costruito sulla forza della storia che da sola avrebbe trascinato fior di candidature, stranamente sfumate, tranne in due casi - miglior film e miglior canzone originale, la straordinaria Glory di John Legend – e sulla eccezionalità della forza mimetica dell’attore inglese David Oyelowo che ripercorre la figura di Martin Luther King sotto ogni angolazione, dalla modulazione della voce alla “costruzione” del corpo passando, non ultimo, per la spiritualità della sua figura. Insomma, una prova da Oscar che non ha visto nemmeno una candidatura. E in un anno con un film così, il cinema afro-americano brilla per una quasi totale assenza. Da qui le varie polemiche. Giuste. Relativamente all’importanza che possono avere questi premi, ma fondamentali per ripercorrere ancora una
volta le contraddizioni di un’America ormai multiculturale e differente che ha candidato venti attori caucasici su venti. Polemica ancor più grossa è che Ava DuVernay, che costruisce davvero una regia solida, si è vista fuori dalla cinquina dei migliori registi: sarebbe stata la prima donna afroamericana della storia a riceverne una. Due mancanze gravissime. Indipendentemente dalle polemiche.