(Il giovane favoloso; ITALIA 2014; Biopic storico; 137'; Produz.: Palomar in collaborazione con Rai Cinema con il sostegno del Ministero per i Beni e le Attività Culturali (MiBAC), della Regione Marche e delle Marche Film Commission; Distribuz.: 01 Distribution)
Soggetto: Il racconto della breve vita dello scrittore e poeta Giacomo Leopardi dalla Recanati della biblioteca paterna fino alla Napoli del colera e del Vesuvio. Intorno a lui si muovono la sua famiglia, il compagno di vita Antonio Ranieri, gli intellettuali del tempo, Fanny Targioni-Tozzetti (la donna per la quale si accese di passione) e, soprattutto, la sua scrittura fortemente autobiografica. Quello che ne emerge è il ritratto di un uomo libero di pensiero, ironico, socialmente spregiudicato, ribelle e spesso emarginato dalla società ottocentesca in cui vive.
Cast: Elio Germano (Giacomo Leopardi) Michele Riondino (Antonio Ranieri) Massimo Popolizio (Monaldo Leopardi) Anna Mouglalis (Fanny Targioni Tozzetti) Valerio Binasco (Pietro Giordani) Paolo Graziosi (Carlo Antici) Iaia Forte (Signora Rosa, padrona di casa) Isabella Ragonese (Paolina Leopardi) Sandro Lombardi (Don Vincenzo, precettore di casa Leopardi) Raffaella Giordano (Adelaide Antici Leopardi) Edoardo Natoli (Carlo Leopardi) Giovanni Ludeno (Pasquale Ignarra, figlio di casa Ranieri) Federica de Cola (Paolina Ranieri) Giorgia Salari (Maddalena Pelzet) Gloria Ghergo (Teresa Fattorini) (Silvia) Cast completo
Giacomo Leopardi nasce a Recanati nel 1798. È un bambino prodigio che cresce sotto lo sguardo implacabile del padre, uomo che disponeva di una biblioteca da far invidia alle grandi corti europee. La mente di Giacomo spazia, ma la casa è una prigione: legge di tutto, ma l'universo è fuori. In Europa il mondo cambia, scoppiano le rivoluzioni e Giacomo cerca disperatamente contatti con l'esterno. A 24 anni lascia finalmente Recanati. L'alta società italiana gli apre le porte, ma lui non riesce ad adattarsi e vive una vita piena di aspettative e di desideri, ma segnata dalla malinconia.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
L'affresco tracciato da Martone della vita del giovane Leopardi, poeta favoloso ed eterno bambino nel suo sguardo disincantato delle cose e della natura, coglie da un lato la sensibilità e la profondità dell'animo di Giacomo e dall'altro rimane fedelissimo alla tradizione storica che lo vede imprigionato nella magione di Recanati. Un padre severo, possessivo, tradizionalista ma a modo suo anche affettuoso che in questo ritratto filmografico riesce ad apparire anche moderno nel suo stimolare il figlio più amato alla cultura e a riporre in lui fiducia e speranze; un bimbo goffo a volte il Giacomo poeta, ostinato nel ricercare fin da subito nella natura e nel contatto più vivo con il paesaggio circostante le origini della vita e delle cose. Un poeta e un cantore dell'essere, prima del bello e poi del vero ineluttabile e Martone riesce nell'impresa di mostrare allo spettatore i passi della visione del mondo del Leopardi
uomo e autore, dalle origini e dai primi componimenti di bambino, passando per la lunga parentesi di amicizia e stima da parte di Pietro Giordani, il nume tutelare che permetterà al giovane Giacomo di comprendere come tutta la sua arte raffinata e il suo ingegno purissimo siano da volgere al di fuori e non da recludere in mura domestiche o filosofiche. Ed ecco il significato della siepe oltre la quale fruga e spazia lo sguardo sospeso sul colle, nel vento e in tutte le stagioni. Come pure la sceneggiatura cerca con occhio raffinato di accostare a immagini e fotografia "in costume" musica a tratti contemporanea, inserendo le poesie più celebri nell'ambiente e nel luogo che hanno ispirato il poeta: i viaggi per l'Italia e la morte, prematura, che sopraggiunge a Napoli.
Il rischio, in cui purtroppo però tutto crolla, sarebbe stato nel non cadere nello stereotipo del cameo triste e sconsolato,
dimesso e malaticcio del giovane Giacomo che, peraltro, va contro ogni sterile tentativo di far ruggire quella sua anima nuova e avventuriera, avveniristica e a tratti sovversiva: come poter far scatenare le ire di quel giovane favoloso che a Napoli si scaglia contro i detrattori che seduti al Caffè lo accusano di pessimismo, e poi renderlo e ridurlo tanto gobbo e tanto malato da condurre al pietismo e alla visione della sua poesia come specchio della sua infame deformità ?
"Le magnifiche sorti e progressive", il disilluso e verissimo "Dialogo tra la Natura e un Islandese", manifesto dell'antipositivismo e del passaggio dalla contemplazione del "bello" alla consapevolezza del "vero", "La ginestra" che cresce nel deserto delle pendici del vulcano e rinasce anche sommersa e bruciata, inghiottita da ogni colata lavica, ridotte a mere citazioni che nella "vita illustrata" e interpretata di questo "giovane favoloso" finiscono per stridere e soccombere scosse e svilite
da quell'etichetta di quel corpo malato che è scelto per protagonista.