NON BUTTIAMOCI GIU': NELLA STORIA DI NICK HORNBY TRADOTTA SULLA CELLULOIDE DA PASCAL CHAUMEIL UNO SGUARDO IRIDESCENTE SULLE SECONDE POSSIBILITÀ DELLA VITA E SUL RITROVARE SE STESSI PRIMA DI CADERE
"È una commedia drammatica sul suicidio. Non vuoi sembrare pedante sulla questione e allo stesso tempo devi fare un film che le persone considerino godibile. Quello che mi era piaciuto del libro è che si districava brillantemente tra dramma e commedia. Il mio compito era quello di fare lo stesso".
Lo sceneggiatore Jack Thorne
(A Long Way Down; REGNO UNITO/GERMANIA 2013; Commedia; 110'; Produz.: Wildgaze Films/Finola Dwyer in associazione con Hanway Films ; Distribuz.: Notorious Pictures)
E' la storia di quattro sconosciuti che, durante la notte di Capodanno, si incontrano in cima al grattacielo più alto di Londra con lo stesso intento, ovvero quello di saltare giù. Questa coincidenza è talmente grottesca da farli desistere temporaneamente e stringere un patto: nessuno dei quattro si suiciderà per almeno 6 settimane ma, la notte di San Valentino, si ritroveranno sullo stesso grattacielo per fare il punto della situazione delle loro vite. Una commedia sull'amore, sull'amicizia e sull'importanza di avere qualcuno con cui condividere qualsiasi
cosa, anche il tetto di un grattacielo...
SHORT SYNOPSIS:
Four people meet on New Year's Eve and form a surrogate family to help one another weather the difficulties of their lives.
che vuole essere di speranza. La speranza di riuscire a far carpire a ciascuno l'attimo fuggente di salvezza ancora possibile che precede il baratro indotto dalla depressione, ognuno per le proprie personali sofferenze, sfociate sulla comune sponda dell'amara solitudine e di un vuoto interiore percepito come intollerabile e senza sbocco.
che, con gli ormai fugati sogni di successo nel mondo musicale, doveva figurare il più 'scialbato' per ritrarre il palpabile senso di vuoto interiore conseguente alla ricerca di un'identità che non ha voluto o potuto manifestarsi. Sui problemi esistenziali di questa assortita combriccola di aspiranti suicidi, si stende l'ombra lunga e minacciosa di una stampa cafona, impropriamente invadente e indelicata (l'insidioso cameo con l'intervistatrice televisiva Penny di Rosamund Pike docet).
Personaggi cui letteralmente viene data loro la parola, uno ad uno, con la voce fuori campo, mentre nel frattempo interagiscono tra loro e la storia va comunque avanti, tratteggiando un percorso che non manca di strapparci qualche sorriso, così come qualche lacrima di commozione, in particolare nel capitolo che riguarda Maureen/Colette: quello che tocca corde drammatiche struggenti e bellissime, sottolineate da una sceneggiatura impeccabile. Da tener presente che l'adattamento cinematografico, in questo caso, ha svolto un ruolo chiave per il