MAGIC IN THE MOONLIGHT: NELLA NUOVA COMMEDIA DI WOODY ALLEN UN GRANDE PRESTIGIATORE PROVA A SMASCHERARE UNA SEDICENTE MEDIUM (EMMA STONE)
Dal 32° Torino Film Festival - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 4 DICEMBRE
"A quel tempo (gli anni Venti) (i medium spirituali) erano molto seguiti. Gente molto famosa, come ad esempio Arthur Conan Doyle (creatore di Sherlock Holmes) li prendevano molto seriamente. Succedevano ogni tipo di incidenti, come fotografie spiritiche che lasciavano la gente sbigottita e le sedute spiritiche erano molto comuni... Volevo che nella storia fosse presente anche un qualche scienziato, visto che la comunità scientifica viene sempre disorientata da questo tipo di persone. Magari penserete che questi non lo siano, ma vi assicuro che nella vita reale è proprio l’opposto. George ha frequentato la scuola di medicina ed ha studiato psichiatria e sulle prime non è affatto convinto – ma Sophie è così convincente che anche lui inizia a crederle".
Il regista, soggettista e sceneggiatore Woody Allen
(Magic in the Moonlight; FRANCIA/USA 2014; Commedia romantica; 98'; Produz.: Warner Bros. Pictures in associazione con Gravier Productions, Inc./Dippermouth/Perdido Productions e Ske-Dat-De-Dat Productions; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italy)
Cast: Emma Stone (Sophie Baker) Colin Firth (Stanley Crawford) Marcia Gay Harden (Sig.ra Baker) Hamish Linklater (Brice) Jacki Weaver (Grace) Eileen Atkins (Zia Vanessa) Erica Leerhsen (Caroline) Simon McBurney (Howard Burkan) Catherine McCormack (Olivia) Jeremy Shamos (George) Ute Lemper (Cantante di cabaret) Kenneth Edelson (Gypsy) (Non accreditato)
Costumi: Sonia Grande
Scenografia: Anne Seibel
Fotografia: Darius Khondji
Montaggio: Alisa Lepselter
Effetti Speciali: Andrew Lim (supervisore effetti visivi)
Makeup: Thi Thanh Tu Nguyen (supervisore makeup)
Casting: Patricia Kerrigan DiCerto e Juliet Taylor
Scheda film aggiornata al:
31 Dicembre 2014
Sinossi:
Ambientato nella Riviera del sud della Francia negli anni ‘20, Magic in the Moonlight di Woody Allen è una commedia romantica che narra di un grande prestigiatore (Colin Firth) che prova a smascherare una sedicente medium (Emma Stone).
Già dal suo primo incontro con Sophie, Stanley la taccia di essere una mistificatrice facile da smascherare. Ma, con sua grande sorpresa e disagio, Sophie si esibisce in diversi esercizi di lettura della mente che sfuggono a qualunque comprensione razionale e che lasciano Stanley sbigottito. Dopo qualche tempo, Stanley confessa alla sua adorata zia Vanessa (Eileen Atkins) di aver iniziato a chiedersi se i poteri di Sophie siano reali davvero. Se così fosse, Stanley si renderebbe conto, che tutto sarebbe possibile e le sue convinzioni verrebbero a crollare. Quello che segue è una serie di eventi magici nel vero senso della parola e che sconvolgeranno le vite dei personaggi. Alla fine, il migliore trucco messo in mostra in Magic in the Moonlight è quello che inganna tutti quanti noi.
SHORT SYNOPSIS:
A romantic comedy about an Englishman brought in to help unmask a possible swindle. Personal and professional complications ensue.
Commento critico (a cura di GIULIA CANTARINI)
Raramente un film di Woody Allen ha suscitato in chi scrive reazioni tanto contrastanti. Il vago effetto di divertita soddisfazione immediatamente successivo alla visione del film, è stato inevitabilmente inquinato da una serie di riserve relative alla trama, alla caratterizzazione dei personaggi, all’approfondimento dei temi trattati e ad un paio di scelte di regia non proprio azzeccate.
Cosa rimane? vi chiederete voi. Beh, qualcosa si salva. Innanzi tutto, la splendida ambientazione della Costa Azzurra, sontuosamente fotografata da Darius Khondji con lenti Cinemascope. L’effetto è di valorizzarne gli splendidi colori e conferire una dolcezza e morbidezza alle immagini che ben si adatta alla visione alleniana della Francia degli anni ’20 come un luogo e un’epoca pervasi di nostalgica magia (Khondji aveva già curato la fotografia di Midnight in Paris). Insieme al classico repertorio musicale di Cole Porter/Irving Berlin/Jack Buchanan che è ormai diventato la firma stilistica di Allen, queste immagini creano
misantropo si scopra un animo suscettibile d’amore. Se anche i suoi personaggi principali si avvicinano al grado zero di caratterizzazione (la sarcastica misantropia di Stanley/Colin Firth è talmente scontata ormai per gli spettatori di Allen, che il film sente il bisogno di ribadirla e psicanalizzarla in media ogni cinque minuti), i brillanti dialoghi ci rendono fin troppo facile apprezzare i loro difetti, le loro debolezze e il loro umorismo, e infine simpatizzare con le loro prese di coscienza. Si veda il penultimo, splendido scambio di battute tra Stanley e la zia Vanessa (l’ottima Eileen Atkins).
Ma parliamo di quelli che, negli ultimi vent’anni, sono stati i veri punti forza dei film di Woody Allen: gli attori. Da sempre capace di attrarre nei suoi cast i migliori talenti del cinema anglofono - e a volte non - il regista fa qui affidamento sul versatile talento della brillante Emma Stone, e sulla persona
cinematografica di Colin Firth, che declina in chiave sarcastica il personaggio di altezzoso snob dal cuore nascosto con cui è diventato famoso al grande pubblico, e che ormai potrebbe interpretare nel sonno. I due fanno del loro meglio per trarre il massimo dai rispettivi personaggi, ed alcuni dei loro duetti ricordano piacevolmente qualche vecchia screwball comedy. Firth riesce perfino, in un dialogo, a lasciar intravvedere per un momento tutto il potenziale di profondità del personaggio del cinico razionalista che non chiede altro che di essere smentito; ma basta un piano sequenza come quello del monologo-preghiera per minare a un tempo la già labile credibilità della trama, del personaggio e della regia.
Verrebbe da augurarsi che Allen calcasse più il pedale sull’umorismo surreale e giocoso che lo ha reso celebre dai suoi primi film, e che pochi registi/sceneggiatori sono riusciti ad inserire altrettanto bene in trame romantiche (continuo a pensare che
la suddetta scena del monologo avrebbe tratto enormi benefici da una virata del tono – tanto umoristico quanto registico – in direzione della smaccata parodia di Bergman).
Ad ogni modo, quest’ultimo Allen, seppure diretto con la mano sinistra, resta piacevole e a tratti molto divertente. A voi la scelta.
Perle di sceneggiatura
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Warner Bros. Pictures Italy e lo Studio lucherini Pignatelli.