UN BOSS IN SALOTTO: SUL BATTUTO CONTRAPPOSTO TRA NORD E SUD UN BOSS DOC COME ROCCO PAPALEO NEI PANNI DI ZIO CIRO E SUA SORELLA IN CELLULOIDE PAOLA CORTELLESI. LUCA ARGENTERO, ANGELA FINOCCHIARO ED ALE, COMPLETANO IL CAST DELLA NUOVA COMMEDIA 'FAMILIARE' DI LUCA MINIERO, PER RIFLETTERE SULLA CAMORRA, SULLA VITA E SU TUTTE LE FAMIGLIE IMPERFETTE, DIVERTENDOSI UN PO' E SCALDANDO I CUORI AL FOCOLARE DEL CALORE UMANO
Seconde visioni - Cinema sotto le stelle: 'Summer 2014' - RECENSIONE - Dal 1° GENNAIO
(Un boss in salotto; ITALIA 2013; Commedia; 102'; Produz.: Warner Bros./Cattleya con il sostegno di BLS–Film Fund & Commission dell’Alto Adige; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
Cast: Rocco Papaleo (Ciro Cimmaruta) Paola Cortellesi (Cristina d'Avola) Luca Argentero (Michele Coso) Saul Nanni (Vittorio Coso) Lavinia De Cocci (Fortuna Coso) Giselda Volodi (Vicina di casa) Ale (Carlo Manetti) Franz (Bidello) Angela Finocchiaro (Doriana Manetti) Marco Marzocca (Poliziotto) Massimo De Lorenzo (Ispettore) Salvatore Misticone (Professore d’inglese) Susanna Giaroli Nancy Gabriele
Musica: Umberto Scipione
Costumi: Eleonora Rella
Scenografia: Monica Vittucci
Fotografia: Federico Angelucci
Montaggio: Valentina Mariani
Scheda film aggiornata al:
12 Agosto 2014
Sinossi:
IN BREVE:
Cristina (Paola Cortellesi) è un’energica meridionale trapiantata in un piccolo centro del Nord dove è finalmente riuscita a costruirsi una vita e una famiglia perfette insieme al marito, Michele Coso (Luca Argentero), e ai loro due splendidi figli. Un giorno Cristina, convocata in Questura, scopre che suo fratello Ciro (Rocco Papaleo) - che non vede da 15 anni – è implicato in un processo di camorra e ha chiesto di poter trascorrere gli arresti domiciliari a casa sua. Cristina suo malgrado accetterà e da quel momento i suoi piani e l’ordinatissima routine dei Coso verranno letteralmente sconvolti dall’arrivo dello zio Ciro, un tipo tutto tatuaggi, catene d’oro e poco abituato alle buone maniere…
C'era una volta Salvatore, che dal profondo Sud era migrato al profondo Nord del Bel (che fu) Paese, e che, tanto per non lasciare traccia delle sue origini, per non farsi riconoscere per quel che era, si era cambiato il nome in Ivo: "con Salvatore qua non ti dan del lavoro, dai!", si giustificava in stretto dialetto milanese il tipo 'mediterraneo' tradotto in "finnico" - così come lo chiamava l'altro fratello rimasto al Sud - per scelta. I fratelli erano tre, tanti quanti ricreati per il grande schermo in tre opposti 'caratteri' da un insuperabile Antonio Albanese in La fame e la sete (1999).
E c'è oggi Luca Miniero che pure si è fatto in tre: con i due precedenti Benvenuti al Sud e Benvenuti al Nord cui ora ha dato seguito con
Un boss in salotto. Solo che il risultato non gode della stessa felicità qualitativa del trittico di Albanese, e questo a dispetto del successo al botteghino sull'onda dell'originale d'oltralpe francese che ha fatto da apripista alla versione italiana regalando a Miniero un benefico effetto 'eco'.
in Cristina da una Paola Cortellesi ormai in grado di reggere una storia quasi interamente sulle proprie spalle e di bucare lo schermo con un fascino felicemente maturato in bellezza e in talento. Con buona complicità di Rocco Papaleo, qui nelle vesti del fratello Ciro dato per morto dalla sorella di fronte alla sua famiglia, per la vergogna di non dover confessare la sua naturale attitudine ad entrare ed uscire dal carcere. La Cristina della Cortellesi si impone all'attenzione e ruba la scena a chiunque quale moglie e madre odiosamente pedante, con un'unica vocazione nella vita: mantenere viva e vegeta l'immagine pubblica della 'famiglia copertina', alimentata ogni santo giorno dai corroboranti input iniettati al marito, aspirante direttore di marketing (lo scarso Michele, qualità pienamente corrisposta dall'interprete Luca Argentero) e ai due figli (Vittorio e Fortuna), obbligati ad eccellere, rispettivamente, a scuola e nella danza, con tanto di rigorosa mise in
tutù, per guadagnarsi l'agognato primo piano.
Il capo ufficio di Michele, Carlo Manetti, e sua moglie Doriana, rispettivamente caratterizzati in opportune macchiette caricaturali da Ale ed Angela Finocchiaro - quest'ultima riprendendo in qualche modo le fila del motivo illustrato di recente da Luciana Littizzetto nell'Aspirante vedovo, già remake dell'originale Il vedovo di Dino Risi con Alberto Sordi e Franca Valeri - completano il quadretto di questa nuova farsa, tra il grottesco e il surreale, eppure indubbiamente in grado di strappare qualche risatina, così come di farci storcere il naso sullo stereotipo del 'gatto morto': già ci eravamo indispettiti di fronte al cattivo gusto dello stesso motivo tirato in ballo nel peggiore dei modi da Ezio Greggio con l'infelice Box Office 3D-Il film dei film, di contro all'elegante garbo proprio dell'equivoco con cui se ne era servito Roberto Benigni ne Il mostro.
Come l'apparizione sulle scene del famigerato fratello Ciro/Papaleo -