I CORPI ESTRANEI: UNA STORIA DI DOLORE PER FILIPPO TIMI DIRETTO DA MIRKO LOCATELLI
Dall'VIII. Festival internazionale del film di Roma - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 3 APRILE
"Abbiamo chiuso il dolore in un cassetto... era facile lo scivolone patetico, per questo abbiamo lavorato sul trattenere".
Il regista e co-sceneggiatore Mirko Locatelli
"Se affronti un tema del genere è impossibile e moralmente ingiusto rappresentarlo: se apri la porta a questo dolore cade il mondo, si rovescia il Paradiso".
L'attore Filippo Timi
(I corpi estranei; ITALIA 2013; Drammatico; 102'; Produz.: Strani Film; Distribuz.: Strani Film in collaborazione con Mariposa Cinematografica)
Sceneggiatura:
Giuditta Tarantelli e Mirko Locatelli
Cast: Filippo Timi (Antonio) Jaouher Brahim (Jaber) Dragos Toma (Eugeniu) Naim Chalbi (Rachid) Gabriel e Tijey De Glaudi (Pietro) El Farouk Abd Alla (Youssef)
Musica: Baustelle
Fotografia: Ugo Carlevaro
Montaggio: Fabio Bobbio e Mirko Locatelli
Scheda film aggiornata al:
10 Aprile 2014
Sinossi:
Antonio (Filippo Timi) e Pietro, un uomo e il suo bambino, soli a Milano per guarire da una malattia. Pietro ha un tumore al cervello, la migrazione al nord rappresenta lo spiraglio, la salvezza. Jaber (l'esordiente Jaouher Brahim), quindici anni, vive a Milano con un gruppo di connazionali. E' arrivato in Europa da poco, con gli immigrati in fuga dal Nord Africa, in seguito agli scontri e alle agitazioni scoppiate con la primavera araba. L'ospedale, una città nella città, dove tutti sono costretti a sostare: Antonio per guarire Pietro, Jaber per assistere Youssef, suo amico fraterno. La malattia è il pretesto per un incontro, tra Antonio e Jaber, due anime sole e impaurite, due "corpi estranei" alle prese con il dolore e la precarietà.
Commento critico (a cura di ELISABETTA VILLAGGIO)
Primo film italiano in concorso I corpi estranei è un'opera seconda di Mirko Locatelli con Filippo Timi. Una storia di dolore, il film si svolge nel reparto di oncologia infantile di un ospedale milanese, e differenze mal sopportate. Antonio e' andato al nord perche deve far operare suo figlio, un bambinetto che non cammina neanche, ma che ha un tumore in testa. La moglie e' rimasta a casa con gli altri figli piccoli. E qui c'è già un'incongruenza: quale madre non seguirebbe il figlio poco più che neonato in una situazione del genere? In ogni caso Antonio e' un padre attento che si preoccupa del suo bambino, telefona regolarmente alla moglie per tenerla al corrente di quello che accade ma nascondendole piccoli particolari per non farla preoccupare. In ospedale ci sono vari arabi, assistono un ragazzo adolescente malato. Un giovane amico cerca di avvicinare Antonio che però rimane sulle sue,
e' infastidito dalle continue preghiere rumorose di quelle persone che sente diverse. Le giornate scorrono lente e noiose in ospedale e finalmente arriva il giorno dell'operazione. Tutto sembra andare per il meglio tranne per una febbre che non se ne vuole andare. Antonio e' preoccupato, lo nasconde alla moglie e rifiuta le attenzioni dolci e disinteressate del giovane tunisino che tenta, inutilmente, di stabilire un dialogo con lui.
Insomma, il film vuole essere un incontro tra due persone diverse in un momento doloroso. Il regista, che è tetraplegico da oltre vent'anni, e ha scritto e prodotto il film con la moglie Giuditta Tarantelli, non sa se la sua condizione abbia influito questo suo lavoro e racconta: “Per me è un onore essere qui. Siamo partiti da un'immagine che mia moglie mi ha sottoposto. Un uomo solo con in braccio un bambino in un reparto di oncologia pediatrica. Siamo partiti da
li è abbiamo costruito una storia intorno a quest'uomo perché spostava l'attenzione dal bambino all'uomo. Il bambino era in un buone mani mentre l'uomo era solo nel suo dolore. Infatti i genitori vengono chiamati malati invisibili. Dal dolore della malattia abbiamo spostato l'attenzione sulla fragilità umana”.
Molto bravo Filippo Timi in un ruolo difficile dove il suo rapporto principale era con un bambino piccolo distratto da mille cose con il quale era duro entrare in relazione. “Io credo alla magia e nel film succede una magia. Il mio personaggio è un umbro, chiuso, grezzo, costretto ad accettare l'altro, ad aprire gli occhi, a superare i pregiudizi”.
Lunghi piani sequenze, la nuca di Timi inquadrata più che il suo viso per un film lento, concentrato ossessivamente su piccoli dettagli. I corpi estranei è comunque un film sulla fragilità umana e sul terrore dell’altro, del diverso, dello sconosciuto del quale diffidiamo senza