“Ho pensato fosse il momento buono per spedire ‘La guerra dei mondi’ a fare un po’ di baccano fra la gente… E’ una storia molto semplice, una storia che parla di sopravvivenza, di un padre che cerca di portare al sicuro i propri figli. Una storia che inquadra le particolarità fondamentali della natura umana messa di fronte a un evento assolutamente innaturale. Steven Spielberg
(War of the Worlds, USA 2005; fantascienza; 116’; Produz.: Paramount Pictures/DreamWorks/Amblin Entertainment/Cruise Wagner Productions; Distribuz.: United International Pictures (UIP))
Cast: Tom Cruise (Ray Ferrier) Dakota Fanning (Rachel Ferrier) Justin Chatwin (Robbie Ferrier) Miranda Otto (Mary Ann Ferrier) Tim Robbins (Harlan Ogilvy) Rick Gonzalez (Vincent) Yul Vazquez (Julio) Lenny Venito (Manny il meccanico) Lisa Ann Walter (Cheryl) Ann Robinson (Nonna) Gene Barry (Nonno) David Alan Basche (Tim) Roz Abrams (Se stessa) Camillia Monet (Reporter) Amy Ryan (Vicina di casa di Ray) Cast completo
Danny Hoch (Poliziotto) James DuMont (Padre ben intenzionato) Daniel Franzese (Guardia Nazionale)
Musica: John Williams
Costumi: Joanna Johnston
Scenografia: Rick Carter
Fotografia: Janusz Kaminski
Montaggio: Michael Kahn
Effetti Speciali: David Blitstein e Gintar Repecka (supervisori)
Nella rivisitazione contemporanea dell’omonimo classico di H. G. Wells - in cui la straordinaria battaglia ingaggiata per salvaguardare il futuro dell’umanità viene vista attraverso gli occhi di una famiglia americana che lotta per la sopravvivenza - Tom Cruise interpreta Ray Ferrier, “un operaio portuale divorziato, che non ha gran fortuna nemmeno come padre. Il figlio (Justin Chatwin) e la figlia Rachel, ancora bambina (Dakota Fanning), vanno a trovarlo di rado, nei weekend. E proprio durante una di queste rare visite, poco dopo che l’ex moglie di Ray (Miranda Otto) e il suo nuovo marito sono andati via, scoppia una strana e violenta tempesta elettrica. Qualche istante più tardi, a un incrocio vicino casa sua, Ray assiste a un avvenimento inaudito che cambierà per sempre la loro vita: una gigantesca macchina da guerra a tre zampe affiora dalle viscere della Terra e prima che qualcuno riesca a reagire incenerisce tutto ciò che ha intorno. Quello che era cominciato come un giorno qualunque diventa così il giorno più incredibile della loro esistenza: è il primo attacco di una catastrofica offensiva aliena contro il pianeta. Ray si impegna con tutto se stesso per salvare i figlibda questo nuovo e spietato nemico e si imbarca in un viaggio attraverso le campagne devastate, nella quale si riversa una marea di disperati fuggiaschi che tentano di sottrarsi all’esercito dei Tripodi extraterrestri. Ma dovunque cerchino riparo, non trovano rifugio, non trovano scampo… L’unica certezza incrollabile è la determinazione di Ray a proteggere i suoi cariâ€.
Dal Press-Book di La guerra dei mondi (per il quale si ringrazia lo Staff Ufficio Stampa UIP)
Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)
CENTOSETTE ANNI DOPO IL GRANDE ROMANZO DI H. G. WELLS E QUARANTADUE DALLA PRIMA TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA, NASCE LA VERSIONE SPIELBERGHIANA DE 'LA GUERRA DEI MONDI'. SPIELBERG VESTE DI DIGNITOSA SPETTACOLARITA’, A TRATTI UN PO’ BAROCCHEGGIANTE, LA SUA VERSIONE DE 'LA GUERRA DEI MONDI', METAFORA DEL DIFFUSO STATO DI ANSIA DEL NOSTRO TEMPO. UN CALEIDOSCOPIO DI EFFETTI SPECIALI BEN SCELTI E CALIBRATI ASSICURANO ALLO SPETTATORE UN ALTO LIVELLO DI TENSIONE EMOTIVA. E MALGRADO IL CAMBIO DI GUARDIA A SORPRESA DEL DOPPIATORE ITALIANO, TOM CRUISE RIESCE A COINVOLGERCI NEL SOLCO DELLA ‘DIMESSA’ QUOTIDIANITA’ DI UN INEDITO PERSONAGGIO CHE SPINGE FINO AL PIANTO, CUI QUASI RUBA LA SCENA LA PICCOLA E PUR SORPRENDENTE DAKOTA FANNING.
A quanto pare sembrano esserci stati “… dei problemi con la nuova società di rilevazione degli incassi, subentrata il 1° luglio e al momento – ci comunica con preghiera di pubblicazione il Direttore Generale della UIP Italia
Richard Borg (4 luglio 2005) – non siamo ancora in grado di divulgare il dato ufficiale degli incassi di “La guerra dei mondiâ€. Dato che stanno circolando dati inesatti, vogliamo comunque divulgare la nostra stima che è di 5 milioni di Euro dal giorno di uscita mercoledì 29 giugno a domenica 3 luglioâ€. Se queste sono preoccupazioni legittime e del tutto comprensibili per la produzione, per il critico che ha visto il film e si accinge a recensirlo, le priorità sono altre e si appuntano senz’altro più sulle peculiarità stilistiche del prodotto cinematografico che sulle cifre raccolte al box office. A dire il vero, un altro motivo di preoccupazione da parte della produzione per questo film ci sarebbe (o almeno ci sarebbe dovuto essere, a meno che non si sia trattato del classico elemento per causa di forza maggiore). E ahimè! Ad esser cucinato a dovere sulla graticola delle critiche
è ancora una volta il doppiaggio italiano, di grande e onorata tradizione, uno dei piatti forti per il cinema importato dall’estero, in quanto talora in grado di infondere un fondamentale tocco di stile ad un’opera cinematografica straniera, in questo caso, di marca statunitense. Fermo restando che, senza nulla togliere alla qualità del doppiaggio italiano tra i migliori al mondo, siamo da sempre dell’avviso che un’opera cinematografica che si rispetti per non scadere all’unico livello di marketing andrebbe anche divulgata in lingua originale con sottotitoli, si ignorano le ragioni che hanno evidentemente indotto la produzione ad effettuare un cambio di guardia, sostituendo Roberto Chevalier, veterano doppiatore italiano di Tom Cruise, proprio a cominciare da un film di una certa importanza come La guerra dei mondi. Il che non poteva certo passare inosservato e lo spettatore, viziato negli anni ad un altro timbro di voce, si trova costretto a seguire il film
in compagnia di un elemento, come dire, ‘distorto’, deviante, a tutto svantaggio dell’impatto emozionale nei confronti della stessa opera cinematografica. Pazienza!
Arrivando al film, malgrado l’inquinamento di critiche persino devastanti anche da voci autorevoli come nel caso di Roger Ebert sul “Chicago Sun-Timesâ€, ci pare che nel complesso Steven Spielberg abbia offerto una versione dignitosa di questa ‘Guerra’, più che coinvolgente sul filo tagliente di una tensione in cui la ‘spettacolarità ’ si sposa armonicamente, e con una certa originalità d’inventiva nell’orchestrazione scenografica, con chiari messaggi di contenuto, il tutto coniugato all’insegna di una ricercata cura estetica dell’immagine: a cominciare dall’inizio del film, quando la sequenza che muove dai microrganismi evolve in una successione di passaggi che includono il globo terrestre prima di approdare al disco rosso dello stop di un semaforo. E si prosegue con altri numerosi momenti, tra i quali, di sicuro e indimenticabile effetto, troneggia il treno
infuocato che sfreccia al passaggio a livello davanti ad una folla di astanti stremata dalla paura e dallo sbigottimento di tanto inaspettati accadimenti, catastrofici a 360°. Ma anche i variegati scenari simili ad apocalittiche ‘barriere coralline’, costruite sul sangue degli umani succhiato dagli alieni, non sono certo da meno.
E non può passare inosservato il fatto che con questa personale rivisitazione di La guerra dei mondi, Steven Spielberg affondi le radici più del suo solito in un caleidoscopio di effetti speciali ben scelti e calibrati allo scopo di mantenere alto il livello tensivo dello spettatore, pur non dimenticando - questo mai! - la prospettiva del primo punto di vista: quel microcosmo umano qui appuntato su un piccolo uomo divorziato, carico di mancanze e difetti come l’operaio portuale Ray Ferrier, personaggio che spinge l’interprete Tom Cruise verso un inedito registro di recitazione, sempre intensa, qui fino alle lacrime - e quando
è un uomo a piangere sul grande schermo non è cosa di poco conto – ma, in un certo qual modo, più rozza e dimessa del solito, tale da calzare a pennello la dimensione umana di una persona un po’ disorientata e dai modi alquanto impacciati e non sempre appropriati anche nella gestione dei rapporti con i figli, che per l’appunto vede raramente. Il figlio maschio, adolescente con velleità eroiche punteggiate di spiccata generosità , e la bambina, apparentemente fragile, affetta da crisi di panico, cui l’interpretazione di una sempre più sorprendente Dakota Fanning (Man on Fire-il fuoco della vendetta) quasi ruba la scena allo stesso Cruise.
Un film denso e intenso dunque, dove Spielberg ‘virtuoseggia’ citando persino se stesso: certe connotazioni anatomiche per l’elaborazione visuale degli alieni (ad es. le mani dalle dita estremamente affusolate) non possono non far venire in mente E.T. o, per altri versi (le note assordanti
associate alle presenze aliene), Incontri Ravvicinati del III tipo, oppure A.I. (la caccia ai mecca con mezzi spaziali dotati di gabbie a cestello per la fiera della carne). Persino Schlinder’s List sembra essere stato chiamato in causa con le schiere di persone smarrite e raggelate dal terrore che avanzano lentamente animate da un senso di impotenza, ciò che ha fatto guardare a La guerra dei mondi come a una metafora della situazione attuale, con ansie talora sfociate in paranoia con il crollo delle torri gemelle dell’11 settembre. Metafora che sorge spontanea nella mente dello spettatore guardando in particolar modo alla sequenza in cui Spielberg inserisce cartelloni corredati di foto e dati anagrafici di persone su cui si appunta la disperata ricerca da parte dei sopravvissuti dei propri familiari dispersi.
Una storia nota, questa guerra dei mondi raccolta da Spielberg dopo il punto di partenza lanciato dal romanzo di Wells nel 1898
squarcio di speranza, mediante un’appropriata giustificazione di positività , appuntata sul sacrosanto valore della vita ‘umana’, con il pieno diritto a farcela quand’anche travolta dalla peggiore delle catastrofi su scala planetaria.