HOTEL TRANSYLVANIA: CLAUDIO BISIO E CRISTIANA CAPOTONDI TRA LE VOCI ITALIANE DEL NUOVO FILM DI ANIMAZIONE DI GENNDY TARTAKOVSKY

L’Hotel Transylvania è un albergo a cinque stelle gestito da Dracula, nel quale vivono tutti i mostri della storia del cinema e della letteratura: ci sono Frankenstein e sua moglie, l’Uomo invisibile, la Mummia, etc. Dracula è un povero vedovo che da oltre cento anni vive solo per l’amore della figlioletta Mavis - che tiene sotto una campana di vetro e che ormai grandicella vorrebbe uscire nel mondo e fare le sue esperienze - e odia gli umani perché hanno causato volontariamente un incendio in cui è morta disgraziatamente la sua amata moglie. Cosa farà papà quando la piccolina si innamorerà del simpatico e buono umano Jonathan?

Una piccola grande sorpresa questo Hotel Transylvania, che riflette in maniera goliardica sul rapporto tra genitori e figli, sulle ansie dei primi e sulla voglia di crescere dei secondi, sulla tolleranza, sulle differenze e sul cambiamento. Ma va da sé che un film

del genere è soprattutto un’opera di citazionismo cinematografico che prende a man bassa dai classici di pellicole entrate a pieno diritto fra i capolavori del cinema del periodo muto e dei primi anni del sonoro attraverso autori come F. W. Murnau e James Whale che di quei primi horror hanno definito estetica e struttura narrativa. Autori, rispettivamente di Nosferatu, il vampiro del 1922, capolavoro dell’espressionismo tedesco e forse uno degli horror più consacrati della storia, analizzato e studiato in tutte le sue sfaccettature tecniche (dalla sua estetica il cinema americano ha creato gli ambienti cupi del noir) e psicologiche (gli addetti ai lavori ci sono andati a nozze a trovargli significati sottotestuali) e di quel Frankenstein del 1931 e il suo sequel di quattro anni dopo La moglie di Frankenstein, capisaldi del cinema americano da sempre. Ma oltre ad una stilizzazione così ricercata, che rimembra sia pure molto alla

lontana, il regista russo naturalizzato americano Genndy Tartakovsky, alla prima regia per il cinema dopo essere stato per anni attivo nella serialità televisiva animata, ha acquisito anche le qualità ironiche e parodistiche fatte già in passato sul genere horror, pensiamo all’esempio per eccellenza che può essere un capolavoro della levatura di Frankenstein Junior, realizzato nel 1974 da quel mostro vivente – di genialità! – che è Mel Brooks, che è ancora molto desto nella memoria collettiva. Non dimenticando ovviamente nemmeno la lezione post-moderna di Tim Burton, che disquisisce ormai da tre decenni sulla sensibilità dei freak e dei mostri attraverso una visualità ricercata e ricca di rimandi voluti. Non a caso poi è brevissima la distanza dall’uscita di quel Frankenweenie (da noi dovrebbe arrivare a gennaio) nel quale il maestro del genere cita in stop motion addirittura se stesso realizzando il remake di un suo cortometraggio cult del 1984. Hotel

Transylvania con molta umiltà, pur non arrivandone all’apice, menziona con doverosa eleganza tutto questo ed è godibilissimo per tutte le età, cinefile e non, ricordando perfettamente il target a cui si sta riferendo.