Cast: Bob Marley (se stesso reportage d'archivio) Ziggy Marley (se stesso) Jimmy Cliff (se stesso) Cedella Marley (se stessa) Rita Marley (se stessa) Cindy Breakspeare (se stessa) Danny Sims (se stesso) Chris Blackwell (se stesso) Lee Perry (se stesso) Bunny Wailer (se stesso) Lee Jaffe (se stesso) Constance Marley (se stessa) Neville Garrick (se stesso) The Wailers (loro stessi) Diane Jobson (se stessa)
Fotografia: Alwin Küchler e Mike Eley
Montaggio: Dan Glendenning
Effetti Speciali: Glenn Freemantle (suono)
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
Shangri-La Entertainment e Tuff Gong Pictures hanno prodotto, in associazione con la Cowboy Films, questo film fondamentale su una delle icone del XX° secolo più importanti e più amate: Bob Marley. La sua musica e il suo messaggio di amore e redenzione sono conosciuti in tutto il mondo e la sua storia è stata finalmente riportata in vita grazie al lavoro e al talento di Kevin Macdonald. Il fascino universale di Bob Marley, il suo impatto sulla storia della musica e il suo ruolo di profeta politico e sociale restano ineguagliati. La sua musica e il suo messaggio trascendono le barriere culturali, linguistiche e religiose, echeggiando ancora oggi in tutto il mondo, con la stessa forza di quando lui era ancora in vita. Solo pochissimi musicisti hanno avuto un impatto così forte sulla cultura e Bob Marley, nonostante la breve vita, è tra questi.
SYNOPSIS:
Bob Marley's universal appeal, impact on music history and role as a social and political prophet is both unique and unparalleled. The definitive life story of the musician, revolutionary, and legend, from his early days to his rise to international super-stardom. Made with the support of the Marley family, there is rare footage, incredible performances and revelatory interviews with the people that knew him best.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
In un’annata ricca di documentari sulla musica e i suoi artisti era quasi doveroso un ritratto su Bob Marley, una delle sue figure più importanti del Novecento. Rappresentante per eccellenza della musica raggae, la sua vita e la sua arte viene raccontata dal cineasta Kevin Macdonald, come al solito sempre più interessante come documentarista (un capolavoro La morte sospesa) che come autore di film di fiction (escludendo L’ultimo re di Scozia), con grande cura e attenzione ai particolari, attraverso pregiate e interessanti immagini di repertorio che si coniugano, attraverso un montaggio eccellente di Dan Glendenning, con i racconti di coloro che furono più vicino al musicista, dalla moglie Rita a due dei suoi undici figli, Ziggy e Cedella, dalla compagna Cindy Breakspeare (ex Miss Mondo) a quelli di lavoro. Marley, frutto della relazione fra un inglese avanti con gli anni e una giovanissima e bellissima donna giamaicana, fu segnato sin
contro il cancro e la grande dignità con la quale affrontò la malattia, le cure olistiche in Germania (commovente la testimonianza di un’infermiera tedesca ormai molto anziana che porta alla luce un ritratto anomalo del nostro protagonista), fino alla sua ineluttabile fine l’11 maggio 1981, a soli 36 anni, quando la chemioterapia gli aveva portato via anche i suoi mitici capelli rasta. St. Ann in Giamaica, il luogo che gli diede i Natali fu anche il posto che amò di più e nel film viene ritratto attraverso le immagini del passato e quelle del presente, che si mescolano fra il ritratto di una popolazione ricca di cultura popolare e musicale e quella di un posto devastato dalla povertà eppure di una purezza straordinaria. Luoghi con i quali Marley si identificò e con i quali si scontrò. La politica corrotta di quegli anni Sessanta e Settanta era un limite da abbattere
e l’Africa, la culla che aveva dato i veri Natali ai suoi avi, una meta da raggiungere. Una sorta di liquido amniotico a cui ritornare e che era necessario aiutare a rendere libero, dal dominio bianco e dalle dittature, attraverso la musica e la lotta, storico ad esempio il suo concerto in Zimbabwe all’alba della sua indipendenza. Esce così fuori un film su più linee temporali e narrative, ricco di un’analisi storica e sociologica del periodo, incisivo nel ritrarre la spiritualità del Bob Marley persona e del Bob Marley artista. Senza dimenticare le sue luci e le sue ombre, così come l’indifferenza del pubblico afro-americano, la sue debolezze e il suo rigore, Macdonald compie un ritratto sospeso fra realtà e mito lasciando alla sua musica la vera testimonianza. In fondo cosa più di “Is This Loveâ€, “No Woman, No Cryâ€, “Could You Be Loved†riesce a definirlo?
Bibliografia:
Nota: Si ringraziano Lucky Red e Maria Rosaria Giampaglia (QuattroZeroQuattro).