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    ROMANZO DI UNA STRAGE: MARCO TULLIO GIORDANA (I CENTO PASSI, LA MEGLIO GIOVENTU') SULLA STRAGE DI PIAZZA FONTANA

    RECENSIONI IN ANTEPRIMA (Commento 1 e 2) - Dal 30 MARZO - 16 NOMINATIONS al DAVID DI DONATELLO 2012

    "Affronteremo temi difficili come la morte di Giuseppe Pinelli e del Commissario Luigi Calabresi. L'enorme lavoro d'indagine e giornalistico che è stato svolto in questi quarant'anni ha fatto chiarezza su molti punti oscuri. Con Rulli e Petraglia ci lavoriamo da circa cinque anni. Il nostro intento è raccontare l'indicibile, cioè una di quelle verità fondamentali che in genere in Italia vengono coperte da altro".
    Il produttore Riccardo Tozzi

    (Romanzo di una strage; ITALIA 2012; Drammatico; 129'; Produz.: Cattleya in collaborazione con RAI Cinema; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Romanzo di una strage

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    Celluloid Portraits:



    See SHORT SYNOPSIS

    Titolo in italiano: Romanzo di una strage

    Titolo in lingua originale: Romanzo di una strage

    Anno di produzione: 2012

    Anno di uscita: 2012

    Regia: Marco Tullio Giordana

    Sceneggiatura: Marco Tullio Giordana, Sandro Petraglia e Stefano Rulli

    Soggetto: Dal libro di Paolo Cucchiarelli.

    PRELIMINARIA:

    Il film, basato su una minuziosa ricostruzione dei fatti - anche alla luce di più recenti indagini - narra il contesto e le conseguenze della bomba esplosa alla Banca Nazionale dell’Agricoltura di piazza Fontana a Milano, il 12 dicembre 1969, che causò 17 vittime (alle quali il film è dedicato) e un’ottantina di feriti, inaugurando la cosiddetta “strategia delle tensioneâ€. La bomba, considerata inizialmente di matrice anarchica, fini invece per rivelarsi, tra mille ostacoli e depistaggi, di matrice neofascista.

    Cast: Valerio Mastandrea (Luigi Calabresi)
    Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli)
    Michela Cescon (Licia Pinelli)
    Laura Chiatti (Gemma Calabresi)
    Fabrizio Gifuni (Aldo Moro)
    Luigi Lo Cascio (Giudice Ugo Paolillo)
    Giorgio Colangeli (Federico Umberto D'Amato)
    Omero Antonutti (Presidente Giuseppe Saragat)
    Thomas Trabacchi (Marco Nozza)
    Giorgio Tirabassi (Il Professore)
    Giorgio Marchesi (Franco Freda)
    Denis Fasolo (Giovanni Ventura)
    Stefano Scandaletti (Pietro Valpreda)

    Musica: Franco Piersanti

    Costumi: Francesca Livia Sartori

    Scenografia: Giancarlo Basili

    Fotografia: Roberto Forza

    Montaggio: Francesca Calvelli

    Casting: Barbara Melega

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Milano, 12 Dicembre 1969. Alle ore 16.37 in piazza Fontana un'esplosione devasta la Banca Nazionale dell'Agricoltura, ancora piena di clienti. Muoiono diciassette persone e altre ottantotto rimangono gravemente ferite. Nello stesso momento, scoppiano a Roma altre tre bombe, un altro ordigno viene trovato inesploso a Milano. E' evidente che si tratta di un piano eversivo. La Questura di Milano è convinta della pista anarchica, ci vorranno molti mesi prima che la verità venga a galla rivelando una cospirazione che lega ambienti neonazisti veneti a settori deviati dei servizi segreti.
    La strage di Piazza Fontana inaugura la lunga stagione di attentati e violenze degli anni di piombo.
    Nel corso di 33 anni vari processi si susseguono nelle più varie sedi, concludendosi con sentenze che si smentiscono a vicenda. Alla fine tutti risulteranno assolti, la strage di piazza Fontana per la giustizia italiana non ha colpevoli.

    SHORT SYNOPSIS:

    A chronicle of the 1969 bombing at a major national bank in Milan and the subsequent bombings in other Italian centers over the next three decades.

    Commento critico (a cura di SONIA CINCINELLI)

    Milano 12 dicembre. 1969, l'Italia viene sconvolta dall'esplosione della banca Nazionale dell'Agricoltura di piazza Fontana a Milano. Vittime della strage 17 persone e 88 feriti, mentre la questura orienta le indagini lungo la
    pista anarchica (rossa), viene fermato, appunto, l'anarchico non- violento Giuseppe Pinelli che il commissario Luigi Calabresi stima e per questo non è convinto della sua colpevolezza. In realtà la pista valida è quella nera dei neonazisti che reagiscono ai movimenti sociali del periodo con una serie di azioni distruttive e fortemente
    destabilizzanti.

    La trasposizione storica di Marco Tullio Giordana non brilla a livello di ritmo e suspance, elementi difficili da rintracciare per chi già conosce questa ennesima vicenda di ingiustizia italiana. Le scene che colpiscono al cuore non a caso riguardano Giuseppe Pinelli e la dignità che la sua famiglia esprime davanti l'ennesima vita sfregiata dal nazismo e dal fascismo: come il carrello in avanti che accompagna la

    madre di Pinelli (all'ospedale) verso i medici che in breve le si dissolvono davanti perché senza risposta alle domande che pone la povera donna. Dello stesso tenore di quelle che rimarranno insolute su questa terribile vicenda.

    Bellissimo, e vale tutto il film, il dolce sorriso accennato di Pinelli che rivolge a Calabresi in un sogno/visione del commissario stesso. Infine grande la dignità di Licia Pinelli al funerale del marito con una ottima Michela Cescon.
    Se la versione di Marco Tullio Giordana ha comunque il pregio di gettare una luce ulteriore sulla verità, rimane una trasposizione abbastanza appiattita dei fatti, senza sviluppare troppo il “romanzo†appunto, la “poeticizzazione dei fattiâ€. Soprattutto nei confronti dell'ingiustizia subita dagli anarchici durante lo slancio delle mobilitazioni studentesche e operaie che l'arcaico establishment italiano cerca di soffocare con il pugno duro, violento e reazionario. L'Italia è in un momento di profondo cambiamento e l'avanzare delle sinistre

    viene osteggiato da un quadro geopolitico atto a mantenere lo status quo, ma a colpi di violenza, tessendo una fitta rete di infiltrati di estremismo nero nelle file extraparlamentari rosse.

    Il film di Giordana comunque spezza una lancia nei confronti dei vinti di questa epoca turbolenta, doppiamente vinti dato che nell'immaginario
    massificato ne sono usciti come colpevoli e non come vittime della repressione antica dei fascisti e dei nazisti nei confronti dei più deboli (perché non solo gli ebrei sono stati perseguitati). E ci piace immaginare che il volo di Pinelli(immortalato in modo egregio dal pittore Enrico Baj) non sia il volo della sofferenza ma quello della liberazione di quei nazismi e razzismi di cui la nostra società attuale è ancora intrisa, in modo ancora più subdolo e celato, ma ulteriormente così forte.

    Secondo commento critico (a cura di SARA MESA)

    Il film di Marco Tulio Giordana inizia con una dedica alle vittime della strage di Piazza Fontana, probabilmente con l’auspicio di rendere loro finalmente giustizia raccontando che "la verità esiste" anche se molte cose non sono state provate, anche se gli esecutori della strage sono stati considerati ingiudicabili perché la sentenza della loro colpevolezza è arrivata troppo tardi.

    Esiste un limite di tempo per raccontare la verità su un fatto? Evidentemente no, così il regista per la prima volta analizza e narra un evento che cinematograficamente non è stato mai affrontato. Il problema è che in realtà più che della strage Giordana ci parla delle conseguenze che essa ha avuto su alcuni personaggi che le ruotavano attorno, sui famosi Calabresi e Pinelli, su Moro e Saragat, ma gli altri? Le vittime che hanno perso la vita in quel tragico giorno? E le ripercussioni che quell’attentato ha avuto sulla storia e

    soprattutto la popolazione italiana? La stragrande maggioranza delle scene è ambientata negli interni del commissariato, nei tribunali, nei covi dei terroristi e degli attivisti, ma di ciò che si scatenava in quegli anni fuori da lì si vede ben poco. Nonostante il fatto che l’autore del film abbia vissuto in prima persona gli scontri di quell’epoca, ed abbia persino conosciuto il commissario Calabresi, l’immagine che ce ne restituisce è artificiosa, esteticamente fedele, ma priva dell’atmosfera viva e rabbiosa che si respirava in quel periodo. I salotti governativi in cui si è deciso molto delle sorti della nostra nazione, ma che sono rimasti estranei ai sentimenti che agitavano le folle e agli ideali che muovevano gli attivisti, meritavano uno spazio così ampio? E la figura di Moro che è già stata riproposta infinite volte, nonostante la bravura di Gifuni, meritava un’altra interpretazione?

    Gli unici personaggi esterni a queste dinamiche ad aver

    ottenuto spazio sono Calabresi e Pinelli, i quali vengono mostrati nella loro umanità ed ingenuità, anche attraverso quel rapporto di rispetto e forzata collaborazione che li univa che è sconosciuto ai più. Favino e Mastrandrea approcciano ai loro ruoli con grande rispetto e deferenza, ottenendo però risultati opposti; il primo – che stava lavorando da tempo alla figura di Pinelli per realizzarci uno spettacolo teatrale – è commovente nella sua forte fragilità e ci lascia l’impressione di aver percepito per un attimo l’essenza di quell’anarchico che ha pagato per colpe mai commesse e che ognuno di noi sarebbe potuto essere, il secondo invece è eccessivamente duro e cupo, talmente 'd’un pezzo' che in alcuni passaggi è difficile avvertirne gli stati d’animo. Anche lo stile formale del film è rigido e fumoso, la fotografia è molto buia e i movimenti di macchina piuttosto classici, fatta eccezione per alcune scene, come le

    inquadrature dall’alto all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura distrutta dalla bomba o il carrello che segue la madre di Pinelli alla scoperta del corpo del figlio, che emozionano e riportano alla memoria immagini tristemente conosciute.

    L’espediente della divisione in capitoli della narrazione ne facilita la comprensione (sempre molto difficile in casi come questi in cui si parla di diverse e numerose piste ed esecutori), ma la rende poco organica e rafforza quella percezione di artificiosità di cui si accennava precedentemente. Il titolo poi, pur facendo riferimento al famoso articolo de "Il Corriere della sera" in cui Pasolini affermava "Io so. Ma non ho le prove" rimanda con più facilità a titoli come Romanzo criminale che a scritti di pasoliniana memoria, riuscendo così in un’operazione commerciale di sicuro successo, ma svelando che il proposito del sottotitolo ("la verità esiste") è troppo difficile da raggiungere e non è certo questo film ad essere

    in grado farlo.

    Commenti del regista

    "Il 12 dicembre 1969, alle ore 16,37 p.m. una esplosione al n° 4 di piazza Fontana - nel pieno centro di Milano, a pochi passi dal Duomo - devastò la sede della Banca Nazionale dell’Agricoltura, provocando 17 vittime ed oltre una novantina di feriti. 'Una caldaia' fu la prima sbigottita spiegazione. Ma ai soccorritori che cercavano di farsi largo fra le macerie a soccorrere i superstiti orrendamente dilaniati fu subito chiaro che nessuna caldaia avrebbe mai potuto provocare un disastro del genere. Si trattava invece del primo episodio di quella che si sarebbe chiamata in seguito 'strategia della tensione', l’inizio di uno dei periodi più turbolenti e luttuosi nella storia della Repubblica italiana. Le indagini furono impostate in un’unica direzione. Per la Questura milanese - diretta da Marcello Guida, i responsabili andavano cercati fra gli anarchici, già autori nei mesi precedenti di una lunga serie di attentati dimostrativi . Fu rapidamente trovato il 'colpevole' perfetto: Pietro Valpreda, ballerino senza scrittura, considerato elemento instabile ed esaltato. Nel paese, l’enormità dell’accaduto scatenò una violenta controffensiva. La mattina del 15 dicembre, giorno dei funerali delle vittime, chi contava sulla paura e sull’indifferenza della popolazione, o peggio su reazioni esagitate, fu smentito dalla presenza spontanea di più di un milione di persone, cittadini decisi a contrastare qualsiasi colpo di mano. Anni dopo, si scoprirà che furono proprio i funerali a stroncare sul nascere il tentativo di golpe organizzato dal Principe Junio Valerio Borghese, scoraggiando i suoi protettori in alto loco. La sera del 15 dicembre, durante un interrogatorio che si protraeva ormai da tre giorni, precipitava dal quarto piano della Questura, l’anarchico Giuseppe Pinelli, precipitato dall’ufficio di un brillante funzionario di polizia, il giovane commissario Luigi Calabresi. Pur non essendo presente nella stanza, il suo nome resterà associato alla morte di Pinelli, all’ambiguità delle versioni date, all’atroce sospetto di violenze e torture. Contro di lui iniziò una campagna diffamatoria che lo indicava come il vero responsabile della morte dell'uomo. Tutto questo mentre Calabresi andava convincendosi dell’unilateralità delle indagini e senza dirlo ai superiori, iniziò a indagare per proprio conto, fino a scoprire un traffico di armi ed esplosivi NATO dalla Germania all’Italia, allo scopo di rifornire i movimenti ustascia croati e le cellule eversive neo-naziste italiane. Il 15 maggio 1972 il commissario Calabresi veniva assassinato sotto casa da un commando misterioso, l’azione non sarà mai rivendicata (...) Questo era il quadro dell’Italia di quarant’anni fa, un paese che stava per affrontare importanti riforme trovando continui ostacoli sul suo cammino. Qualche tempo fa alcuni ragazzi, intervistati nel corso di un’inchiesta televisiva, rivelavano nelle loro ingenue risposte la più assoluta ignoranza riguardo piazza Fontana. Qualcuno, un po’ più 'informato', azzardava si trattasse di un episodio di terrorismo, attribuendolo però alle Brigate Rosse, fenomeno effettivamente rilevante, sorto tuttavia nel decennio successivo. La disinformazione su questo capitolo cruciale della storia italiana è totale. Più che da un unico inconfessabile 'segreto', questa disinformazione sembra al contrario nascere da una massa sterminata di dati che finiscono per confondersi e cancellarsi a vicenda. Nel tempo la letteratura sull’argomento si è smisuratamente arricchita, ha continuato ad aggiungere tasselli al mosaico riuscendo a illuminare anche gli aspetti più oscuri di questa vicenda, ma al tempo stesso complicando il quadro, rendendone paradossalmente più difficile la sintesi. Credo però che un film - sia pure attraverso le sue inevitabili necessarie semplificazioni – possa aiutare la ricostruzione di un avvenimento così controverso,fissarlo nella memoria dello spettatore. Per questa ragione, credo sia molto importante affrontare la storia terribile di Piazza Fontana e raccontarla – senza reticenze, senza pregiudizi, senza interpretazioni di comodo – allineandone i fatti salienti, raccontando le cose come sono avvenute, facendo i nomi di tutti i protagonisti".

    Bibliografia:

    Nota: Si ringraziano 01 Distribution e Ilaria D'alesio (SwService)

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di ROMANZO DI UNA STRAGE

    Links:

    • Laura Chiatti

    • Pierfrancesco Favino

    • Michela Cescon

    • Valerio Mastandrea

    • ROMANZO DI UNA STRAGE - INTERVISTA al regista MARCO TULLIO GIORDANA & CO. (A cura dell'inviata SARA MESA) (Interviste)

    1| 2| 3

    Galleria Video:

    Romanzo di una strage - trailer

    Romanzo di una strage - clip 'Il Commissario Calabresi e la moglie Gemma pensano al futuro'

    Romanzo di una strage - clip 'Interrogatorio Pinelli'

    Romanzo di una strage - clip 'La Bomba di Piazza Fontana'

    Romanzo di una strage - clip 'Scontri di Piazza'

    Romanzo di una strage - clip 'Licia Pinelli incontra il Giudice Paolillo'

    Romanzo di una strage - featurette 'Dal set del film la preparazione dell'esplosione'

    Romanzo di una strage - featurette 'Backstage del film'

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