HANNA: LA PRIMA VOLTA DI SAOIRSE RONAN NELLE VESTI DI SPIETATA KILLER... IN CELLULOIDE, NATURALMENTE. NEL CAST ANCHE CATE BLANCHETT ED ERIC BANA
Dal 12 AGOSTO
"Hänsel e Gretel, figli di un povero taglialegna che non riesce più a sfamare la famiglia, sono stati condotti nel bosco: lì, i due bambini vengono abbandonati. Vagando per la foresta, i fratellini trovano finalmente una radura, dove vedono una piccola casa. Si avvicinano e, con stupore, scoprono che la casetta è tutta fatta di dolci che loro, per la fame, si mettono a mangiare. Mentre stanno sgranocchiando le pareti di marzapane, dall'interno della casa spunta una vecchietta. Molto affabile, questa si offre di ospitare i due fratelli. I bambini, non sapendo dove andare, accettano grati la sua ospitalità ... Ma, ben presto, Gretel e il fratello si rendono conto di non essere più liberi...".
Da Hansel e Gretel (Fratelli Grimm)
(Hanna; USA/REGNO UNITO/GERMANIA 2011; Thriller d'azione avventurosa; 111'; Produz.: Ardustry Entertainment/Marty Adelstein Productions/Studio Babelsberg; Distribuz.: Sony Pictures Releasing Italia)
Cast: Saoirse Ronan (Hanna) Eric Bana (Erik) Cate Blanchett (Marissa) Tom Hollander (Isaacs) Vicky Krieps (Johanna Zadek) Paris Arrowsmith (CIA) John MacMillan (Lewis) Tim Beckmann (Walt) Christian Malcolm (Head of Ops) Jamie Beamish (Burton) Tom Hodgkins (Monitor) Vincent Montuel (Camp G Doctor 1) Nathan Nolan (Camp G Doctor 2) Michelle Dockery (False Marissa) Jessica Barden (Sophie) Cast completo
Aldo Maland (Miles)
Musica: Tom Rowlands e Ed Simons ('The Chemical Brothers')
Costumi: Lucie Bates
Scenografia: Sarah Greenwood
Fotografia: Alwin H. Kuchler
Montaggio: Paul Tothill
Effetti Speciali: Gerd Feuchter (supervisore)
Makeup: Nana Fischer
Casting: Jina Jay
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Una quattordicenne originaria dell'Europa dell'Est, Hanna (Saoirse Ronan) cresciuta dal padre (Eric Bana) per diventare una spietata killer, entra in contatto con una famiglia francese, stringe amicizia con la figlia, sua coetanea, e sperimenta per la prima volta l'adolescenza spensierata. Ma quando la ragazza viene nuovamente risucchiata nel mondo del padre e scopre di essere stata addestrata per diventare una macchina di morrte in una prigione della CIA, deciderà di combattere per ottenere finalmente la libertà .
SYNOPSIS:
Hanna (Ronan) is a teenage girl. Uniquely, she has the strength, the stamina, and the smarts of a soldier; these come from being raised by her father (Bana), an ex-CIA man, in the wilds of Finland. Living a life unlike any other teenager, her upbringing and training have been one and the same, all geared to making her the perfect assassin. The turning point in her adolescence is a sharp one; sent into the world by her father on a mission, Hanna journeys stealthily across Europe while eluding agents dispatched after her by a ruthless intelligence operative with secrets of her own (Ms. Blanchett). As she nears her ultimate target, Hanna faces startling revelations about her existence and unexpected questions about her humanity.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
PER LA SUA 'FAVOLA-METAFORA' HANNA JOE WRIGHT SCEGLIE I FRATELLI GRIMM MA AFFIANCA LORO I 'CHEMICAL BROTHERS' SUL PIANO MUSICALE: NE SCATURISCE UN SUGGESTIVO SPOSALIZIO TRA ANTICO E MODERNO PER QUEL CHE PUO' DEFINIRSI IL RUOLO PIU' MATURO DI SAOIRSE RONAN
A colpire in questa Hanna di Joe Wright (Orgoglio e pregiudizio, Espiazione, The Soloist) non è tanto l'originalità del nervo portante che sceglie inevitabilmente le movenze del thriller d'azione, quanto la scelta vincente della protagonista Saoirse Ronan (Amabili resti, già diretta dallo stesso Joe Wright in Espiazione) che, seppur ancora molto giovane, nel ruolo di Hanna, complesso personaggio ambiguo ed inquietante dall'alto della sua personalità 'dissociata', dimostra la crescita professionale già raggiunta, evidentemente interprete ben più consapevole rispetto ai suoi già apprezzabili trascorsi in celluloide. A Cate Blanchett ed Eric Bana sono stati affidati due 'ruoli-spalla' per così dire, al servizio della storia di questa inconsueta ragazzina, istruita in
lungo e in largo sia sul piano intellettivo che su quello fisico, dalle imprevedibili risorse, davvero sopra le righe, in particolare su un autocontrollo vagamente 'mecca', da cui lascia trasparire qua e là schegge di quell'umana adolescenza negatale da circostanze straordinarie. La fisionomia di Saoirse Ronan calata nella parte più glaciale dell'indole di Hanna si accompagna peraltro con il paesaggio profondamente nordico della foresta innevata in cui ha vissuto e si è formata all'ombra del padre (Eric Bana), come il burro con il miele. La regia sfrutta appieno il suo asso nella manica e ruota la macchina da presa come un giocoliere alle prese con il suo numero di punta, facendo risaltare al massimo, giocando talora su effetti 'psichedelico-avvolgenti', l'evidente contrasto tra l'innocenza dell'età della protagonista, l'inquietante celestialità del suo sguardo, la sconvolgente determinazione e la capacità di uccidere a sangue freddo come il più implacabile dei predatori, ma anche
l'arrivare a preoccuparsi dell'incolumità di una ragazzina incontrata per caso che non le ha lesinato amicizia, il provare paura per un effetto di estraniamento una volta fuori dell'alcova-foresta o il piangere per il mancato affetto e un disperato bisogno di amore. Sentimenti che travalicano gli addestramenti più spietati fino al disumano, così come l'ardente desiderio di ascoltare musica e mostrare la delicatezza di coglierne l'esaltante bellezza. Un personaggio ambivalente questo di Hanna, che la regia ci lascia scoprire poco alla volta per un ritratto pieno il cui finale d'altra parte, per quanto i conti risultino accuratamente conclusi, non può dirsi del tutto immune dal pericolo 'sequel'.
Così Wright assesta su Hanna la sua apprezzabile cifra stilistica per ossigenarsi e sopravvivere dalla coltre delle numerose citazioni in celluloide di cui si nutre e che onestamente dichiara sullo schermo: da Species a Il quinto elemento o, se vogliamo, The Island o, ancor meglio,
lo stesso Blade Runner, il padre di tutte le ibridazioni e sperimentazioni, per la comune anima concettuale che corre sul filo della strenua difesa della propria identità , dell'esigenza primaria di conoscere le proprie origini, per quell'irrinunciabile desiderio di senso di appartenenza (come famiglia ma anche come amicizia) e il sacrosanto diritto alla sopravvivenza dalle altrui velleità di 'terminare', al di là delle variabili accordate sulle motivazioni, il corso della inviolabile esistenza di ciascuno. Di tutte queste tematiche si nutre lo script di Hanna, straordinariamente intessuto sui diversi registri musicali dall'anima profondamente 'Techno', con virate su altri svariati motivi, tra cui gli orientaleggianti che ricordano il teatro giapponese del bunraku. Sono i registri creati con il preciso intento di scandire pulsazioni emotive di azione e personaggi quanto di rendere palpabile l'alito del respiro tensivo protagonista assoluto della maggior parte delle adrenaliniche sequenze che compongono questa dignitosa pellicola. Sono i
di Matrix quando si vedono quelle sui containers in Hanna? Per non dire delle numerose colluttazioni con un debito importante nei confronti delle arti marziali (Nio docet). Ma la rivisitazione di corde già toccate firmata Wright con Hanna non dispiace e si fregia persino di raffinatezze artistico-metaforiche come l'inserto di brandelli di pitture di Hieronymus Bosch a parafrasare il 'fantastico' nella sfera dell'ibrido-genetico o la scelta dell'incontro a Berlino nell'edificio creato a immagine e somiglianza della casetta di marzapane propria della favola Hansel e Gretel dei Fratelli Grimm. La cosa piacerà sicuramente un sacco al regista Terry Gilliam (I fratelli Grimm e l'incantevole strega).