"La maggior parte di noi è cresciuta con una versione 'ripulita' di "Cappuccetto Rosso", ma la favola originale ha elementi oscuri che la rendono molto più intrigante di quanto sia possibile immaginare. L’idea di una bambina che va nel bosco tutta sola e viene seguita da un lupo che poi le parla… C’è talmente tanto mistero in questa immagine da catturare la nostra fantasia a diversi livelli. Quando si è bambini, la storia ha un unico significato, ma ripensandoci da adolescenti o adulti, ha tutt’altro effetto".
La regista Catherine Hardwicke
(Red Riding Hood; USA/CANADA 2011; Thriller fantastico; 99'; Produz.: Appian Way/Random Films/Warner Bros. Pictures; Distribuz.: Warner Bros. Pictures Italia)
Da anni, gli abitanti di Daggerhorn mantengono una difficile alleanza con un lupo mannaro che si risveglia ad ogni luna piena, chiedendo un sacrificio animale al mese per soddisfare il suo appetito. Ma sotto una grande luna rosso-sangue, la bestia ha deciso di fare un passo avanti e sacrificare una vita umana.
La vittima è la sorella maggiore di Valerie (Seyfried), una bellissima giovane che ha appena scoperto che i suoi genitori (Burke and Madsen) hanno combinato il suo matrimonio con Henry (Irons), rampollo della famiglia più benestante del paese. Valerie, peró, è innamorata di Peter, un taglialegna che ama da sempre. Non volendo lasciarsi, i due stanno per fuggire dal paese ma in una sola notte il lupo cambia le loro vite per sempre.
Affamato di vendetta, la gente del posto chiama un celebre cacciatore di lupi mannari, Padre Solomon (Gary Oldman), per uccidere l’animale una volta e per tutte. Ma l’arrivo di Salomon aggiunge scompiglio alla cittadina non appena l’uomo rivela che il feroce lupo mannaro di giorno ha sembianze umane e potrebbe quindi essere chiunque di loro. Nessuno è al di sopra dei sospetti. In paese il panico cresce mentre ogni luna piena porta via qualcuno. Presto Valerie scopre di avere una connessione speciale che la unisce inesorabilmente al lupo, rendendola sia sospettata che... preda.
Commento critico (a cura di ROSS DI GIOIA)
La giovane Valerie (Amanda Seyfried) è innamorata da sempre del solitario Peter (Shiloh Fernandez). Il loro è un grande amore se non fosse per i genitori di lei, che hanno organizzato un matrimonio con il facoltoso Henry (Max Irons). Pronti alla fuga definitiva, la coppia viene però bloccata dalla terribile notizia della morte della sorella maggiore di Valerie, uccisa dal lupo mannaro che si aggira nella foresta che circonda il loro villaggio, Daggerhorn. La “bestiaâ€, tenuta buona per anni grazie al sacrificio mensile di un animale, complice le tre notti della luna di sangue, sembra ora decisa a cambiare bersaglio e punta decisamente ad altre vite umane. Convinti a liberarsi per sempre di quella minaccia perenne, a Daggerhorn viene chiamato un famoso cacciatore di lupi mannari, padre Solomon (Gary Oldman). Il suo arrivo però porta un clima ancora più plumbeo sugli abitanti del villaggio: stando infatti a padre Solomon,
il lupo prende forma sovrumana solo di notte, ma di giorno ha invece le fattezze di una persona qualunque, quindi potrebbe essere chiunque di loro. Mentre il bilancio delle vittime aumenta a ogni luna e Daggerhorn è ormai in balia della psicosi, Valerie scopre che tra lei e il lupo c’è un particolare legame, finendo così per essere preda e sospettata allo stesso tempo...
ed esseri soprannaturali. Alzi la mano chi non ha pensato a Stewart, Pattinson e Lautner. Invece siamo dalle parti dei Fratelli Grimm, e i nomi sono diventati Seyfried, Fernandez ed Irons. Per il resto non manca davvero nulla: la regia patinatissima, riprese panoramiche del villaggio in cui si “entra†letteralmente dall’alto ogni volta che si può, protagonisti pronti allo spasmo d’amore, il gotico allo zucchero filato inframmezzato da quel tanto che basta di dark per far tappezzare di poster le camerette degli adolescenti. Più che un film un compendio di marketing studiato ad hoc, dove però il gioco mostra ben presto la corda.
L’idea nel suo complesso non sarebbe stata neanche delle peggiori (fermo restando che se ne abusa): usare una favola tra le più famose e amate e renderla attuale pur mantenendone l’impianto originario, svecchiandolo poi con quel misto di romanticismo e mistero che al cinema fa sempre presa.
Ma l’unica cosa a funzionare per davvero in Cappuccetto Rosso Sangue - e ci si chiede a questo punto quanto fosse voluto e quanto invece non sia un incidente di percorso - è la sua anima thriller, nel quale viene creato un clima di diffidenza generalizzata da “notte dei lunghi coltelliâ€, dove tutti sospettano di tutti. C’è quasi più Hitchcock insomma che Grimm, cosa che non dispiacerà affatto a chi è incuriosito di capire in che modo la celeberrima frase "nonna, che occhi grandi…" verrà tirata fuori senza che sghignazzi un’intera sala cinematografica. Impresa fallita.