POETRY: DAL REGISTA DI 'OASIS' E 'SECRET SUNSHINE'
RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 63. Festival del Cinema di Cannes (Premio per la 'Miglior Sceneggiatura') - Asian Fims Award (Oscar orientale di Hong Kong) per 'Miglior Regia' e ' Miglior Sceneggiatura' - Gran Prix LE REGARD D’OR di Friburgo - Premio Fipresci - Dal 1° APRILE
"Viviamo in un’epoca in cui la poesia sta morendo. Alcuni ne sono dispiaciuti, altri dicono: 'Crepi pure la poesia!' Fatto sta che c’è ancora gente che scrive poesie e gente che le legge. Cosa significa ‘scrivere una poesia’ in questi tempi in cui la poesia è in declino? È questa la domanda che volevo porre agli spettatori, e da qui, una domanda che faccio a me stesso: cosa significa ‘fare un film’ in questi tempi in cui il cinema è minacciato?"
Il regista e sceneggiatore Lee Chang-dong
(Shi; COREA DEL SUD 2010; drammatico; 139'; Produz.: Pinehouse Film; Distribuz.: Tucker Film)
Cast: Yun Junghee (Mija) Lee David (Wook ) Kim Hira (Il presidente) Ahn Naesang (Il padre di Kibum)
Musica: Seung-cheol Lee (suono)
Costumi: Lee Choongyeon
Scenografia: Sihn Jeomhui
Fotografia: Kim Hyunseok
Montaggio: Kim Hyun
Makeup: Hwang Hyunkyu
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
Mija è una donna di 66 anni che vive con suo nipote, un ragazzo che frequenta il liceo in una piccola città di provincia attraversata dal fiume Han, nella Corea del Sud. Mija è eccentrica e piena di curiosità . Il caso la porta a frequentare un corso di scrittura poetica e, per la prima volta nella sua vita, a scrivere una poesia. Mija cerca la bellezza anche nel suo ambiente, al quale fino ad allora, non aveva prestato un’attenzione particolare. Ha l’impressione così di scoprire delle cose che erano sempre state davanti ai suoi occhi. Ma il suo sogno di scrivere poesia deve fare i conti con una realtà dolorosa e sordida, a cui si rifiuta di prestare il fianco, che immagina diversa e finisce per trasfigurare – forse per l’Alzheimer che la sta aggredendo. Una realtà a cui si ribella con la ricerca della bellezza.
SHORT SYNOPSIS:
A sixty-something woman, faced with the discovery of a heinous family crime, finds strength and purpose when she enrolls in a poetry class.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Poetry ci mette davanti ad una realtà spietata di indifferenza e di sfruttamento su diversi livelli e sotto punti di vista sottili attraverso un linguaggio fatto di lunghe pause, silenzi di movimenti e di parole che restano sospese in un tempo ed uno spazio enormemente dilatato.
Spazi che pongono l’accento sulla vita quotidiana di moti concentrici e ciclici come l’andamento della trama stessa, guidata da una tumultuosa corrente di sentimenti che pure scorrono come acqua, lenta ma che sembra andare diretta verso un finale sempre aperto, come finale aperto e amaro è quello del film, che riparte da dove il prologo aveva gettato i primi attimi.
Un tema raggelante di solitudine narrato senza paraventi che diviene sintesi perfetta fra suono, azione e sentimento.
Una poesia che non esiste e che pure crea la dimensione alternativa della protagonista, l’anziana e delicata Mija costretta a scontrarsi con una realtà che non le appartiene e alla
quale non si rassegna ma che pure scorre sotto di lei e finisce forse per trasportarla lontano.
Ed è solo quando il sentimento tocca il suo apice che si comprende appieno il legame con le cose e la natura, divenendone forse parte stessa, dopo una vita di appunti presi nella ricerca di comprendere ogni cosa.
Una poesia che non c’è eppure avvolge la visione che si dibatte fra onirico e brutalmente vero e nella quale Mija si trova a camminare, con i suoi ritmi, con il suo sentimento e con la sua visione del mondo, voce guida per lo spettatore che si trova profondamente preso nel dramma di esistenze rovinate che arrivano ad una svolta e al sempre attuale tema del raggiro verso i deboli che si innesta in una spirale che ha un inizio ma non ha più una fine.