SENNA: LA STORIA DI UN CAMPIONE, CON LE SUE CONQUISTE FISICHE E SPIRITUALI, LA SUA RICERCA DELLA PERFEZIONE E LO STATUS DI LEGGENDA CHE SI ERA AGGIUDICATO, IN UN FILM-DOCUMENTARIO CHE RACCONTA IL SUO STRAORDINARIO PERCORSO SPORTIVO, ABBANDONANDO LE TECNICHE DOCUMENTARISTICHE IN FAVORE DI UN APPROCCIO PIU' SQUISITAMENTE CINEMATOGRAFICO, CON UNA GRANDE QUANTITA' DI FILMATI DI REPERTORIO INEDITI
RECENSIONE n. 1 e RECENSIONE n. 2 - Dall'11 FEBBRAIO
(Senna GRAN BRETAGNA 2010; biopic documentaristico-sportivo; Produz.: Midfield Films/Working Title Films; Distribuz.: Universal Pictures)
Cast: Ayrton Senna Alain Prost Frank Williams Ron Dennis Viviane Senna Milton da Silva Neide Senna Jackie Stewart Sid Watkins Galvao Bueno Reginaldo Leme Gerhard Berger Nelson Piquet Nigel Mansell Jean-Marie Balestre Cast completo
Michael Schumacher Bussunda Rubens Barrichello Luiz Fernando Lima Damon Hill Riccardo Patrese Bernie Ecclestone
Musica: Antonio Pinto
Montaggio: Chris King e Gregers Sall
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Un documentario sul campione di Formula Uno brasiliano Ayrton Senna che vinse il campionato mondiale per ben tre volte prima della sua scomparsa all'età di 34 anni.
The story of the monumental life and tragic death of legendary Brazilian motor-racing Champion, Ayrton Senna. Spanning the decade from his arrival in Formula One in the mid 80's, the film follows Senna's struggles both on track against his nemesis, French World Champion Alain Prost, and off it, against the politics which infest the sport. Sublime, spiritual yet, on occasion, ruthless - Senna conquers and transcends Formula One to become a global superstar. Privately, he is humble, almost shy, and fiercely patriotic, donating millions to his native Brasil and contemplating a life beyond motor-racing. Yet he is struck down in his prime on the blackest weekend in the history of the sport, watched live on television by 300 million people. Years on he is revered in Formula One as the greatest motor racing driver of all time - and in Brasil as a Saint.
Commento critico (a cura di ENRICA MANES)
Per coloro che hanno vissuto il Senna dal vivo, in uno dei periodi più intensi del mondo delle corse e della Formula1, il documento a lui dedicato è un piacere non solo fatto di ricordo ma di valori veri che ritornano, a distanza di tempo e di una commozione che non si può scacciare anche se il film, il documento, non ha come primo intento quello di muovere emozioni.
La vita di Ayrton non è un dramma ma è qui tratteggiata per momenti, gli istanti che hanno formato un campione e lo raccontano attraverso la sua stessa voce, quella di chi lo ha conosciuto da vicino e quella di chi nella famiglia ha vissuto con lui fino in fondo la sua gioia di correre, quando invece sarebbe stato facile cadere nel pietismo e scegliere soltanto quegli scatti di archivio fatti per suscitare commozione.
Kapadia traccia un ritratto del campione e dell’uomo,
Senna resta un mito ed un esempio attraverso il suo carisma, le sue parole che vanno oltre ogni tempo e generazione, le sue scelte e le sue prese di posizione ed una vita non soltanto vissuta al limite come la vita degli eroi, ma fatta anche di piccole cose e di una ricerca
Secondo commento critico (a cura di JONA CECILIOT)
Il documentario, che negli intenti degli autori prefiggeva di descrivere la carriera del pilota Senna e di far conoscere Ayrton come uomo, provoca alcune perplessità su chi ha seguito, tifato, gioito e pianto per uno dei massimi esponenti della storia dell'automobilismo. Quanto segue non vuole assolutamente criticare o biasimare l'impegno di chi ha profuso energie e denaro nel confezionare questo lavoro, sono solo alcune impressioni personali di chi ha assistito alla proiezione con l'occhio critico dell'appassionato dello sport del motore. La parte iniziale, con le immagini del giovane Ayrton alle prese con i kart e le prime vetture da competizione, è senza dubbio il giusto viatico per addentrare lo spettatore negli aspetti meno conosciuti o semplicemente troppo lontani nel tempo della vita di Ayrton, l'infanzia agiata, le prime corse, la famiglia con mamma Neide, papà Milton, Viviane e Leonardo e il distacco da loro per le prime stagioni in
Inghilterra.
Già in queste prime battute si può notare come la ricostruzione della vita di Ayrton non sia completamente fedele alla realtà , difatti non viene fatta menzione del matrimonio in giovanissima età in terra inglese e della fine di esso, con la conseguente crisi esistenziale di un giovane ragazzo distante migliaia di chilometri dal natìo Brasile. L'epoca della Formula 1 esordisce, quasi in modo scontato, con il Gran Premio di Montecarlo del 1984, fermato dalla bandiera rossa per l'eccessiva quantità d'acqua presente in pista, sottolineando più volte come la vittoria di Prost, a dire il vero a punteggio dimezzato, fosse stata decisa in modo politico dalla direzione gara e dalla Fisa.
Fin qui la storia è nota e ognuno può interpretarla a modo suo, però un cenno all'esito del campionato 1984, con Prost che perse il mondiale proprio per il punteggio dimezzato di quella gara lo potevano fare per onore
di cronaca e rendere in qualche modo giustizia ad Ayrton. Degli anni in Lotus viene descritta la prima vittoria del 1985 sulla pista bagnata dell'Estoril, tralasciando completamente le bellissime e feroci battaglie in pista del triennio dal 1985 al 1987 a bordo delle monoposto Lotus, contro piloti del calibro di Piquet, Mansell, Prost, Rosberg e Alboreto che, con i loro sorpassi, la loro audacia e la loro rivalità con Ayrton contribuirono nel rendere immortali, negli occhi degli appassionati, gli anni dei motori turbo.
Le stagioni del periodo Lotus, esaltate dalle struggenti immagini della livrea JPS e dall'urto dei motori turbo, mancano completamente della descrizione del conflitto umano, pesante e difficile da sopportare, con Nelson Piquet, il quale non riusciva ad accettare l'astro nascente di Ayrton sostituirlo nel cuore dei brasiliani, ferendo più volte con la dialettica e con atteggiamenti di dubbio gusto verso la stampa la sensibiltà di Ayrton e
di chi gli era vicino.
La narrazione, trascurando tutta la triste vicenda umana fra Ayrton e Piquet, si sofferma molto sul controverso rapporto tra Ayrton e Alain Prost, enfatizzando più volte il legame di amicizia fra il pilota transalpino e il Presidente della Fisa Jean Marie Balestre suo connazionale.
Sicuramente dal 1989 alla fine del 1993 i rapporti fra Ayrton ed Alain non furono idilliaci, anzi, resta però un po' l'amaro in bocca per come sono stati ricostruiti gli episodi della crisi fra i compagni alla Mclaren, visti solamente sotto l'aspetto che Ayrton era il 'buono' e Alain il 'cattivo' della situazione assieme al Presidente Balestre.
Con l'occhio del tifoso sennista nulla da obiettare, con l'occhio di chi ama studiare la storia del motorsport qualcosa da dire ci sarebbe, come ad esempio l'aver tralasciato l'antefatto di questa battaglia fra i due alfieri Mclaren, la partenza di Imola '89, o
da parte dal regista, forse per sua scelta, forse per imposizione.
Per chi magari sapeva di Ayrton solo marginalmente, quanto visto oggi può incuriosirlo ad andare a documentarsi per 'conoscere' meglio l'asso paulista, non vorrei però che idealizzassero Ayrton per come è stato descritto in questo lungometraggio, Ayrton non era così. Mancano infatti i risvolti umani con i colleghi piloti, come l'amicizia forte con Gerhard Berger, il rispetto che provava in pista per Nigel Mansell e la rivalità nascente con Michael Schumacher che tanto lo preoccupava nel maledetto 1994, e poi la vicinanza con Jo Ramirez, l'ammirazione estatica verso il culto del lavoro dei giapponesi della Honda, il maniacale perfezionismo nelle riunioni e la voglia enorme di essere il migliore, sempre e ovunque. Le premesse sulla riuscita di questo documentario c'erano tutte, putroppo non ho ritrovato l'Ayrton che ho 'conosciuto' ed interiorizzato negli anni dopo la sua scomparsa, d'altronde
in 90 minuti è francamente difficile riassumere la vita di un uomo complesso, contradditorio e per certi versi quasi mistico, per fortuna ci rimangono le foto, i filmati tv, le cronache dell'epoca ed i tanti libri che ogni giorno ci ricordano della presenza di Ayrton.