Stasera, 19 Giugno, in TV, su Sky Action, Canale Sky, ore 21.00 - Nel nuovo thriller di Paul Haggis e' Russell Crowe l'eroe 'per caso', o, per meglio dire, per forza di disperazione, determinazione e amore - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dall'8 APRILE
"Ho sempre voluto fare un thriller, specie uno di quelli in cui la storia d'amore gioca un ruolo centrale. Qui avevamo uno scenario classico alla Hitchcock, un uomo assolutamente comune che, all'occorrenza, si caccia in situazioni straordinarie. Non può sopportare di vedere la moglie e il figlio soffrire tanto per essere separati l'uno dall'altra. Ma quando scopre ciò che occorre per tirarla fuori di lì deve porsi un difficile quesito: 'salveresti la donna che ami sapendo che nel farlo ti trasformeresti in qualcuno che lei potrebbe non amare più?'. Questo è quello che mi trascina sempre verso un soggetto ‒ una domanda alla quale io stesso non so cosa rispondere. Quando trovo una domanda, so di avere un film. Ma il film tratta anche la natura e il potere della fiducia ‒ qual è il significato di provare una fiducia incondizionata nei confronti di qualcuno anche quando nessun altro ce l'ha, quando i fatti suggeriscono il contrario ‒ quando nemmeno queste persone credono più a loro stesse".
Il regista e sceneggiatore Paul Haggis
(The Next Three Days; USA 2010; Thriller drammatico-romantico; 122'; Produz.: Lionsgate/Fidélité Films/Hwy61; Distribuz.: Medusa Film)
Sceneggiatura:
Paul Haggis, Fred Cavayé e Guillaume Lemans
Soggetto: Il film è un 'instant-remake' del francese Pour Elle (2008), debutto alla regia di Fred Cavayé, interpretato da Vincent Lindon e Diane Kruger. La pellicola originale racconta di un insegnante, la cui moglie viene arrestata per omicidio ma lei sostiene di essere innocente. A quel punto il marito cercherà di farla evadere.
Sean Huze (Barney) Nazanin Boniadi (Elaine) Jeffrey Jones (Ufficiale di polizia di Pittsburgh) James Francis Kelly III (Lab) Remy Nozik (Jenna) Michael Buie (Mick Brennan) Allan Steele (Sergente Harris) Patrick McDade (Capo della sicurezza aeroportuale) Kaitlyn Wylde (Julie) Peter Gannon (Detective) Rachel Deacon (Cherie) Peyton Grace Allen (Carrie) Denise Dal Vera (Eugenie) Patrick Brennan (Agente di sicurezza dell'ospedale)
Musica: Danny Elfman e Alberto Iglesias
Costumi: Abigail Murray
Scenografia: Laurence Bennett
Fotografia: Stéphane Fontaine
Montaggio: Jo Francis
Makeup: Francisco X. Pérez (per Russell Crowe)
Casting: Randi Hiller
Scheda film aggiornata al:
20 Giugno 2024
Sinossi:
IN BREVE:
La vita di una coppia sposata viene messa sottosopra quando la moglie viene accusata di omicidio. Una situazione del tutto inaspettata per lei e per il marito, un professore, che si troverà a compiere gesti estremi pur di liberarla dalla prigione dove è detenuta.
IN DETTAGLIO:
La vita di John Brennan (Russell Crowe) sembra perfetta fino a quando sua moglie, Lara (Elizabeth Banks), viene arrestata e condannata per un omicidio che sostiene di non aver commesso. A tre anni dalla condanna, John continua a battersi per tenere unita la famiglia, a crescere il loro unico figlio, Luke (Ty Simpkins) e a svolgere il suo lavoro di insegnate in un college pubblico, tentando sempre di dimostrare l'innocenza della moglie con ogni mezzo a disposizione. Quando la Corte Suprema respinge il loro ultimo appello, Lara tenta il suicidio e John decide che è rimasta solamente una soluzione possibile: organizzare l'evasione della moglie dalla prigione. Rifiutando di lasciarsi scoraggiare dalle scarse probabilità di successo o dalla sua propria inesperienza, John escogita un elaborato piano di fuga e si immerge in un mondo pericoloso e sconosciuto fino a quel momento, mettendo in gioco veramente tutto quanto per la donna che ama.
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Ennesimo remake americano di un thriller francese. È solo questo The Next Three Days. Né più né meno che un prodotto di media qualità che trae spunto, senza particolare enfasi, da un film francese accattivante e interessante. Il film in questione è Pour Elle dell’esordiente Fred Cavayé, che affronta un tema importante come la solitudine di chi sta accanto a chi viene accusato ingiustamente di aver commesso un crimine efferato come un delitto. Temi come la famiglia e la lotta per essa tornano in auge, ma nel film di Haggis, chiamato ad adattare il lavoro di Cavayé per un pubblico molto diverso da quello d’oltralpe, la struttura narrativa si limita ai soliti cliché dell’eroe solitario che combatte contro tutti, e in particolare contro il tempo, per salvare la moglie da un destino infelice come la prigione a vita. Fuggire via verso un mondo e una vita migliore. E poter alla
fine vedere la giustizia trionfare secondo tutti i canoni dell’happy end, made in USA, o quasi.
Il regista premio Oscar per il mediocre (e ipocrita) Crash ed autore del migliore Nella valle di Elah si concentra su una regia che segue l’intreccio della sceneggiatura. Non fa quindi grande fatica Haggis nel dirigere un lavoro che rispetta, dal principio alla fine, tutti gli schemi del genere, compresa la struttura psicologica (alquanto sempliciotta) di tutti i personaggi. In realtà questo film non è il remake di Pour Elle (da noi uscito solo in dvd col titolo Anything for Her, irritante dare un titolo inglese per una distribuzione italiana di un film francese!) bensì di tutta quella cinematografia americana nella quale “bistecconi” con la casa a schiera, persone della piccola borghesia di grosse città di provincia, si trasformano da occhialuti professori in antieroi alla Charles Bronson perché gli è stato portato via l’'american
dream' e il sesso tre volte a settimana (una delle quali rigorosamente il venerdì quando forse può scapparci una replica).
Prodotti in serie, tutti uguali anche nei dettagli messi a punto, dove per prima cosa manca la sceneggiatura (scritta premendo sui tasti del computer ctrl/c e ctrl/v), la regia tira le file della stentata storia e gli attori si limitano a fare il proprio dovere come fossero impiegati (senza enfasi, ne sentimenti). Quando il cinema 'mainstream' diventa pallida ricerca di se stesso, quando il genere non trascende nulla e si limita a non fare granché. Lo spettatore segue la storia, ma già dopo un paio di scene anche chi non ha letto il plot capisce l’evoluzione e la risoluzione della vicenda. Il guaio così è che il film non diventa solo mediocre, ma ancor peggio noioso, e se la noia supera anche le due ore non c’è speranza. Specie
quando è impreziosita dalla retorica di un Paese che ancora espone le proprie bandiere davanti a casa e poi può comprare le pistole al supermercato con un’assortita scelta di munizioni in offerta speciale. Della serie: uffa!