MIRAL: IL DRAMMATICO RACCONTO IN PRIMA PERSONA DI UNA RAGAZZA CHE A GERUSALEMME VIVE SCONTRANDOSI CON GLI EFFETTI DELL'OCCUPAZIONE E DELLA GUERRA
67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - IN CONCORSO - VINCITORE della 31a Segnalazione Cinema for UNICEF - RECENSIONE - Dal 3 SETTEMBRE
"... Mi sono sentito quasi costretto a raccontare questa vicenda. E’ una storia che parla dell’amore, dell’istruzione, della gente e della speranza. Racconta le storie di 4 donne Arabo-Israeliane sullo sfondo della complessa realtà politica di queste regioni, dalla nascita dello Stato di Israele, nel 1948, agli Accordi di pace di Oslo, nel 1994...".
Il regista Julian Schnabel
"Ognuna delle storie raccontate nel mio libro e in questo film è vera. Ho cambiato i nomi, ho collegato gli eventi, ho mescolato personalità e personaggi differenti, ma è tutto vero. Non esiste spazio per l’immaginazione nel Medio Oriente. Puoi solo raccontare quello che hai visto coi tuoi stessi occhi. Ogni singolo giorno questo luogo ti obbliga a decidere chi devi essere e cosa devi fare. E’ un qualcosa che ti viene imposto...".
La scrittrice e sceneggiatrice Rula Jeabreal
Miral è la storia intensa, raccontata in prima persona, di una giovane ragazza che cresce a Gerusalemme Est e che nel corso della sua esistenza si scontra con gli effetti dell’occupazione e della Guerra. Come fa nei suoi dipinti composti da frammenti, in questo film, Schnabel mette assieme i frammenti che compongono il mondo di Miral - gli anni della sua formazione, le persone che hanno avuto un’influenza su di lei e tutte le esperienze che vive nel corso dei suoi primi tumultuosi anni - creando così un ritratto crudo, commovente e poetico di una donna la cui piccola storia personale è inestricabilmente legata alla storia più grande che si svolge attorno a lei.
Sono trascorsi trent’anni, siamo nel 1978, una bambina di 7 anni arriva nell’Istituto in seguito alla morte della madre. E’ Miral (FREIDA PINTO), che crescerà tra le mura protettrici dell’Istituto, completamente ignara delle problematiche che infiammano il suo paese. Quando Miral compie 17 anni, all’apice della resistenza dell’Intifada, le viene affidato il compito di lavorare come insegnante in un campo profughi; lì, Miral fa esperienza in prima persona dell’odio, della frustrazione e della guerra che sembrano essere un antico retaggio della sua stessa famiglia. Miral si innamora del fervente attivista politico, Hani (Omar Metwally), si ritroverà così a dover affrontare un lacerante conflitto interiore, che rispecchia la situazione che si verifica nel suo paese: dovrà scegliere se combattere come hanno fatto quelli prima di lei, oppure se seguire gli insegnamenti di Mama Hind, secondo la quale l’istruzione è l’unica strada per la pace.
Dal >Press-Book< di Miral
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Le premesse sembravano soddisfare pienamente le aspettative di questa nuova storia che guarda ancora una volta verso quella stessa lacerante spina nel fianco, tanto persistente da non volerne proprio sapere di staccarsi dai fianchi ormai brutalmente dilaniati di Israeliani e Palestinesi, eternamente contrapposti. Ma in effetti si tratta di uno sguardo trasversale, prevalentemente al femminile: Miral, tratto dal libro di Rula Jebreal, palestinese naturalizzata italiana, che ha scritto anche la sceneggiatura del film di Julian Schnabel (Lo scafandro e la farfalla), muove dalla dimensione marcatamente umana di varie donne prima ancora che della stessa protagonista, soprattutto nella prima parte, ma non tarda d’altra parte a riappropriarsi di una connotazione inevitabilmente politica, a tratti unilateralmente filo-palestinese, e, forse, fin troppo elementare e didascalica. Così l’impatto intensamente umano cui si è dato risalto con una cornice ‘poetico-estetizzante’ confezionata ad arte dal regista-pittore (filo ‘espressionista-action painting’) con soggettive e piani sequenza ben assestati
su ricercati effetti - insisitito il ricorso a filtri e lenti speciali che approdano a insolite soluzioni visive intimamente legate ad ogni scheggia di dramma posto in primo piano - gradatamente inizia a disperdersi negli anfratti di insidiosi ‘cronachismi’ cui Schnabel sente di non poter rinunciare e che d’altra parte sembrano rinnegare il primo impatto stilistico.
Abbass), fondatrice della Casa-Istituto Al-Tifl Al-Arabi tuttoggi in piedi, personaggio da cui praticamente muove la storia, inglobando anche i due camei di Vanessa Redgrave e di Willem Dafoe: ‘l’istruzione è l’unica strada per la pace’.
Il percorso della protagonista Miral (Freida Pinto, The Millionaire), al secolo scrittrice in attivo, di fatto, incarna questa verità come una sacra reliquia. E questo resta a nostro avviso peraltro un diktat irrinunciabile per ogni paese, popolo e individuo in qualsiasi circostanza, l’unica base solida che ben risponde al sacrosanto diritto di preservare la propria identità , sia personale che di appartenenza sociale. Così tra i vari ritratti femminili qui tratteggiati nelle diverse tragedie individuali vissute all’ombra degli ‘anni di piombo’ israelo-palestinesi, qui riassunti e documentati con inserti di repertorio a cominciare dal 1948, Miral è semplicemente l’erede di questo focale messaggio che lei stessa potrà raccogliere come sofferta conquista solo a seguito di un iter
che la vede tormentata bambina fino all’età adulta, (straordinaria e commovente la parabola del rapporto padre-figlia), attraversando momenti davvero drammatici sia sul piano personale (la madre) che sociale. Un messaggio universale che Miral ci trasmette a sua volta e che continua ad incarnare rafforzandone ogni giorno il suo immenso valore reale.
Secondo commento critico (a cura di La parola al film)
trailer ufficiale:
Perle di sceneggiatura
“Miral è un fiore rosso. Cresce ai lati della strada. Probabilmente ne avrete visti milioniâ€.