Stasera, 30 Giugno, in TV, su TV 2000, Canale 28, ore 21.23 - Colin Firth veste i panni della discussa per quanto regale personalità di Re Giorgio VI, il padre dell'attuale Regina Elisabetta II, affetto da balbuzie e gravato dal peso di critiche insidiose - Seconde visioni d'Autore - Cinema sotto le stelle - In DVD & BLU-RAY - VINCITORE al TORONTO FILM FESTIVAL 2010 - VINCITORE di 4 PREMI OSCAR nelle principali categorie: 'MIGLIOR FILM', 'MIGLIOR REGIA', 'MIGLIOR SCENEGGIATURA ORIGINALE' e 'MIGLIOR ATTORE' (COLIN FIRTH) - 7 NOMINATION ai GOLDEN GLOBES 2011 ('Miglior Film Drammatico', 'Miglior Attore Non Protagonista' (Geoffrey Rush), 'Migliore Attrice 'Non Protagonista' (Helena Bonham Carter), 'Miglior Regia' (Tom Hooper), 'Miglior Sceneggiatura' (David Seidler), 'Miglior Colonna sonora' (Alexandre Desplat), di cui 1 GOLDEN GLOBEvinto da COLIN FIRTH come 'Miglior Attore Protagonista - 14 NOMINATIONS ai BAFTA 2011 - 12 NOMINATION all'OSCAR 2011 tra cui 'Miglior Film', 'Miglior Regia', 'Miglior Attore Protagonista' (COLIN FIRTH), 'Miglior Attore Non Protagonista' (Geoffrey Rush), 'Miglior Attrice Non Protagonista' (Helena Bonham Carter) - RECENSIONE - Uscito il 28 Gennaio 2011
(The King's Speech REGNO UNITO/AUSTRALIA 2010; storico drammatico; 111'; Produz.: See Saw Films/Bedlam Productions; Distribuz.: Eagle Pictures)
Soggetto: Basato sulla vera storia di Re Giorgio VI, IL DISCORSO DEL RE racconta la vicenda di questo Monarca Reale impegnato nell‟ardua ricerca della sua voce.
Cast: Colin Firth (Re Giorgio VI) Helena Bonham Carter (Regina Elisabetta) Michael Gambon (Re Giorgio V) Geoffrey Rush (Lionel Logue) Timothy Spall (Winston Churchill) Guy Pearce (Edward VIII) Jennifer Ehle (Myrtle Logue) Derek Jacobi (Dr. Cosmo Lang) Anthony Andrews (Stanley Baldwin) Max Callum (Royal Footman) James Currie (Binky) Tim Downie (Duca di Gloucester) Sean Talo (Tecnico BBC/Soldato) Dominic Applewhite (Valentine Logue)
Musica: Alexandre Desplat
Costumi: Jenny Beaven
Scenografia: Eve Stewart
Fotografia: Danny Cohen
Montaggio: Tariq Anwar
Effetti Speciali: Mark Holt (supervisore)
Makeup: Nana Fischer
Casting: Nina Gold
Scheda film aggiornata al:
01 Luglio 2024
Sinossi:
IN BREVE:
Il film narra le vicende di Re Giorgio Bertie VI (Colin Firth), padre dell'attuale regina d'Inghilterra Elisabetta II, affetto da balbuzie e criticato da popolo e regno per la presunta incapacità ad assumere le vesti del Re.
In seguito all'abdicazione di suo fratello Edoardo VIII per sposare la più comune Wallis Simpson, Giorgio VI è costretto a salire al trono: suo arduo impegno sarà quello di superare la sua balbuzie nervosa con l'aiuto del logopedista Lionel Logue, al fine di ritrovare la sua voce ed essere in grado di guidare il paese verso la guerra.
IN DETTAGLIO:
Dopo la morte di suo padre Re Giorgio V (Michael Gambon) e la scandalosa abdicazione di Re Eduardo VIII (Guy Pearce), Bertie (Colin Firth), che soffre da tutta la vita di una forma debilitante di balbuzie, viene improvvisamente incoronato Re Giorgio VI d'Inghilterra. Con il suo paese sull'orlo della guerra e disperatamente bisognoso di un leader, sua moglie, Elisabetta (Helena Bonham Carter), la futura Regina Madre, organizza al marito un incontro con l'eccentrico logopedista Lionel Logue (Geoffrey Rush). Dopo un inizio burrascoso, i due si mettono alla ricerca di un tipo di trattamento non ortodosso, finendo col creare un legame indissolubile. Con l'aiuto di Logue, della sua famiglia, del suo governo e di Winston Churchill (Timothy Spall), il Re riuscirà a superare la sua balbuzie e farà un discorso alla radio che ispirerà il suo popolo e lo unirà in battaglia.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
IL PRIMO DISCORSO IN TEMPO DI GUERRA E’ RESO POSSIBILE DA PICCOLI MIRACOLI DI ‘ORDINARIA’ E PERSONALISSIMA, INTIMISTA, QUOTIDIANITA’, DI QUELLI CHE AFFONDANO LE RADICI IN ESEMPLARI VALORI DI AMORE, RISPETTO SOSTANZIALE AL DI LA’ DELLE APPARENZE E SOLIDALE, GRANDE AMICIZIA. IL TANDEM ‘COLIN FIRTH-GEOFFREY RUSH’ IN ODORE DI OSCAR, DOPO I GOLDEN GLOBE, LASCIA UN SEGNO MEMORABILE MENTRE LA REGIA DI HOOPER SCEGLIE UNA CIFRA STILISTICA DISCRETA, ACCURATA FACENDO PERNO SU VISSUTO E INTERRELAZIONI PERSONALI PER UNA BELLA PAGINA DA ‘DIETRO LE QUINTE’ DELLA STORIA
Ci sono film che travolgono emotivamente come fiumi in piena nell’immediato ma non è detto che lascino al contempo un segno talmente incisivo da durare nel tempo. Il discorso del re del britannico Tom Hooper (Il maledetto United, 2009) è invece uno di quei film che gioca sulla distanza, non propriamente prorompente a caldo ma sinuoso quanto basta per farsi largo nelle nostre riflessioni a
freddo, quale elegante e raffinata cornice di uno dei capitoli più singolarmente intimisti con cui si sia fatta la Storia. Una Storia che deve glorificazioni e ‘grandi gesta’ - le rare che ci possono esser state in una realtà autentica oltre la siepe delle enfatizzazioni che flirtano con la leggenda - a piccoli episodi di umanissimi disagi congiunti ad un non facile processo di crescita personale: piccoli miracoli di una quotidianità gelosamente nascosta, resi possibili dal respirare a pieni polmoni valori preziosamente esemplari come l’amore, l’amicizia, il rispetto e la solidarietà . Là dove la regalità reclamata da contratto e status sociale deve farsi da parte per essere conquistata nei fatti - e meritata a tutti gli effetti - attraverso un durissimo lavoro su se stessi, così che Sua Altezza dovrà accettare di indossare i panni, per dirla con un clichè di moda, dell’uomo della porta accanto. E dovrà anche trovare
il coraggio di voltarsi indietro e scoperchiare pentolini ammuffiti negli anni: gli anni che si sono lasciati indietro un’infanzia, quella del Duca di York Bertie, secondogenito di Re Giorgio V e padre dell’attuale Regina Elisabetta II d’Inghilterra – per un’interpretazione da Oscar annunciato, dopo il già vinto Golden Globe, per Colin Firth, sempre più ‘spiazzante’, intenso e profondo, dopo A Single Man - all’ombra di un padre estremamente esigente ed autoritario, diremmo oggi ‘anaffettivo’, ma forse è questo un modo improprio, o quanto meno semplicistico di interpretare quel sentimento paterno, considerate epoca e circostanze, legate a filo doppio all’etichetta (vedi anche in epoche successive per le quali docet il The Queen di Stephen Frears). E’ anche vero che con entrambe le figliolette e la moglie (una squisita Helena Bonham Carter che ha conferito al suo personaggio un cotè particolarmente frizzante, spiritoso e amorevolmente complice, solidale del marito), lo stesso Duca
di York mostra, all’opposto, un calore ben diverso.
Siamo nell’arco decennale che va approssimativamente dal 1924/25 al 1936, quando l’Inghilterra, sull’orlo di una guerra dichiarata dalla Germania Hitleriana, ha il disperato bisogno di un leader autentico, soprattutto in seguito alla morte del Re (Giorgio V) e alla scandalosa abdicazione al trono da parte del fratello di Bertie, Edoardo VIII, per sposare Wally Simpson, una donna divorziata, incompatibile con la corona di una monarchia insignita anche come capo della Chiesa. Rapporti e condizionamenti di figli con il proprio padre e con i propri fratelli, il disturbo nervoso di una balbuzie sempre disagevole per chiunque ma ovviamente inaccettabile per un Re che ha il dovere di tenere ‘discorsi ufficiali’ alla nazione, sono il nodo che mantiene la tenuta de Il discorso del re, ‘un dietro le quinte’, per così dire, di un focale capitolo di Storia.
luoghi ed epoca sono ricreati alla perfezione, mentre a parlare incisivamente della drammaticità del contesto storico basta e avanza quell’inserto di proiezione filmica che segue il ‘discorso del re’, vale a dire l’esemplare di ‘ars oratoria’ del leader della Germania nazista: Adolph Hitler. La battuta di Bertie/Firth: “Non lo so (che cosa abbia detto o inteso dire) ma sembra che lo dica molto bene†la dice lunga sui metodi di allora (da cui non sembra essersi distanziato più di tanto l’oggi) nell’ingraziarsi i consensi delle masse. Con le dimissioni del I° Ministro, Hooper sottoscrive che c’è sempre chi si accorge della vera sostanziale carenza di principi morali ma è evidente che rappresenta una minoranza.
Ma il cuore de Il discorso del re pulsa all’unisono con quello del balbuziente Bertie (il futuro Re Giorgio VI) e del suo straordinario interprete Colin Firth, sul filo della sua lotta interiore esternata spesso con tutta
la rabbia e il dolore - fino alle lacrime - di sentirsi inadeguato in una regalità da cui vorrebbe fuggire più che volentieri, trovandosi paradossalmente impaurito ancora come un bambino. Un battito auscultato, seguito e condiviso, con metodi alquanto singolari e malgrado l’esasperata ritrosia del ‘capriccioso’ allievo, dal fedele e determinato logopedista Lionel. Un tandem dall’intesa perfetta anche sul piano umoristico dal ‘british touch’, controbilanciato da alcuni intensi momenti di commozione: uno per tutti - a parte il grande finale ‘discorso’ e i passi epilogativi che seguono, ‘alcuni da manuale’ - il deragliamento di Bertie (Firth) sul filo di una delle sue reiterate esplosioni di rabbia, quando riesce a toccare il fondo ferendo nel profondo il povero Lionel (Rush) fino a farlo vacillare nella sua inaffondabile perseveranza, non riuscendo ad evitarsi di mostrare un palpabile spiazzamento. Interessante anche il focale supporto femminile giocato nelle decisioni più importanti (le due consorti
rispettivamente di Bertie e di Lionel). Una lotta congiunta e sofferta - rimarcata a colpi di grandangolo, e non solo, dalla macchina da presa di Hooper - solidale al punto da generare un’amicizia entrata nella Storia che ha finito per diventare alimento indispensabile per fare la Storia.