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    Home Page > Movies & DVD > Quando la notte

    QUANDO LA NOTTE: LA MATERNITA' CON LE SUE SPINE NEL FIANCO (NORMALMENTE SOTTACIUTE) NEL NUOVO FILM DI CRISTINA COMENCINI. ANCORA UNA VOLTA TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA DA UN SUO ROMANZO

    Dalla 68. Mostra del Cinema di Venezia - RECENSIONE IN ANTEPRIMA - Dal 28 OTTOBRE

    "Quando scrivo un libro non penso che sarà mai un film, è solo un romanzo. Uno degli aspetti che più mi preoccupava per la trasposizione cinematografica di 'Quando la notte' era lo stile a monologhi interiori del libro: è la storia di un uomo e una donna che non si conoscono e, per capire chi è l'altro, si ascoltano e si pensano. Questo ovviamente al cinema non poteva essere fatto. Con Doriana Leondeff abbiamo paradossalmente ridato l'interiorità del libro con uno stile totalmente oggettivo. Abbiamo usato quello che il cinema può offrire al meglio e cioè la possibilità di restituire il silenzio, gli sguardi o il lento e il reciproco osservarsi e desiderarsi. Un altro aspetto che il film ha permesso di potenziare è la montagna: la forza, la roccia, il freddo, il ghiaccio".
    La regista e co-sceneggiatrice Cristina Comencini

    (Quando la notte; ITALIA 2010; drammatico; 114'; Produz.: Cattleya; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Quando la notte

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Quando la notte

    Titolo in lingua originale: Quando la notte

    Anno di produzione: 2010

    Anno di uscita: 2011

    Regia: Cristina Comencini

    Sceneggiatura: Cristina Comencini e Doriana Leondeff

    Soggetto: Dall'omonimo romanzo di Cristina Comencini (edito da Feltrinelli - Collana 'I Narratori')

    PRELIMINARIA - TRAMA DEL ROMANZO

    È estate, Marina è in montagna con il figlio piccolo, sola di fronte alla propria incapacità di essere la brava madre che dovrebbe, che vorrebbe, essere - una sensazione che si affanna a nascondere alla famiglia e persino a se stessa. Il suo padrone di casa, Manfred, è un montanaro rude e silenzioso, che nasconde con la ruvidezza il trauma di un doppio abbandono: quello della madre e quello della moglie, che gli ha portato via anche i figli. Il figlio di Marina accidentalmente cade dal tavolo, il sangue scorre, lei è incapace di reagire. Manfred salva il bambino e scopre il "segreto" di quella donna che ha continuato a spiare: Marina non è in grado di accudire il suo bambino. Ben presto però anche Manfred viene smascherato come l'uomo traumatizzato e angosciosamente solo che è: lo smascheramento è tanto più doloroso perché avviene dopo un incidente (in montagna, là dove lui dovrebbe sentirsi più sicuro e forte) nel quale rischia di perdere la vita ma viene salvato da Marina. Per un attimo lunghissimo sono stati l'uomo e la donna che si guardano, si sfidano, si desiderano - e forse si vogliono morti, tanto è intollerabile ed estremo il loro desiderare. E invece si separano. Manfred si fa accudire, invalido, dalla ex moglie. Marina torna dal marito, in città - la vacanza è finita. Quindici anni dopo quell'estate Manfred e Marina si ritrovano.

    Cast: Claudia Pandolfi (Marina)
    Filippo Timi (Manfred)
    Thomas Trabacchi (Albert)
    Denis Fasolo (Stefan)
    Michela Cescon (Bianca)
    Manuela Mandracchia (Luna)
    Franco Trevisi (Gustav)

    Musica: Andrea Farri

    Costumi: Francesca Livia Sartori

    Scenografia: Giancarlo Basili

    Fotografia: Italo Petriccione

    Montaggio: Francesca Calvelli

    Casting: Mirta Guarnaschelli

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Protagonisti della storia sono Manfred (Filippo Timi) e Marina (Claudia Pandolfi): l'uomo è un montanaro rude e silenzioso mentre la donna è una madre tormentata. Marina è difatti una donna che combatte con la sua incapacità a risultare una buona madre. La storia si dipana orchestrandosi su tratti temporali diversi e il rapporto tra i due sarà ovviamente al centro del dramma: si scontrano nel corso di un'estate, ma negano ai loro sentimenti profondi di sfociare nell'amore. Manfred tornerà dall'ex moglie, Marina dal marito, ma molti anni dopo si incontreranno di nuovo...

    IN ALTRE PAROLE:

    Tra le montagne un uomo e una donna s'incontrano. Manfred è una guida, chiusa e sprezzante, abbandonato da moglie e figli; Marina una giovane madre in vacanza col suo bambino. Una notte qualcosa succede nell’appartamento di lei e Manfred interviene, portando il bambino ferito in ospedale. Da quel momento l'uomo si metterà sulle tracce di una verità inconfessabile che Marina ha nascosto a tutti, anche al marito, mentre lei intuirà il segreto familiare all'origine dell’odio di Manfred verso tutte le donne. Con una rabbia e un desiderio mai provati prima, i due scopriranno la radice di un legame potente che non riusciranno a controllare né a vivere. Quindici anni dopo quella vacanza, Marina, d'inverno, tornerà al rifugio a cercare Manfred.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    NON ERA FACILE, E LA CELLULOIDE NON RENDE FORSE LA MERITATA GIUSTIZIA ALLA PAGINA SCRITTA, ENTRAMBE A FIRMA DI CRISTINA COMENCINI, MA I CONTENUTI, SIA PURE CON QUALCHE PECCA DI ESPOSIZIONE, RESTANO E SONO FORTI

    C'è da dire che non era facile. Non lo è mai, ma questa volta la trasposizione in celluloide dal romanzo ha presentato evidentemente qualche difficoltà in più, anche ad una scrittrice e cineasta come Cristina Comencini. Basta ricordarsi di come la potenza narrativa de La bestia nel cuore non sia stata affatto sminuita dalla celluloide, anzi, semmai aveva funzionato da cassa di risonanza. Si direbbe quasi una consuetudine per Cristina Comencini scrivere un romanzo cui far seguire un film. Il suo osservatorio si lega a tematiche forti, in cui andar a pescare e sondare in profondità, il lato più oscuro: amore, infanzia, rapporti di coppia e familiari. In tal senso Quando la notte non si dissocia:

    qui si parla di maternità, dell'essere donna, moglie e madre nel sofferto tentativo di evitare il connaturato conflitto tra le parti, o quanto meno di riuscire a mantenerne il precario equilibrio. Vale a dire la incontrovertibile difficoltà a gestire e calarsi in ogni ruolo, reggendo un carico tutt'altro che di poco conto, fatto non solo di tanta responsabilità ma anche di tanta fatica fisica e psichica, cercando disperatamente di non far affondare nave e marinaio e, al contempo, di potersi sentire ancora donna nel senso più pieno ed elevato del termine. Ansie e difficoltà di donna in un certo senso condivise, anticipate proprio qui alla 68. Mostra del Cinema di Venezia, dal personaggio femminile che figura come moglie di Jung in A Dangerous Method di David Cronenberg.

    Quando la notte di Cristina Comencini è un romanzo straordinariamente complice con l'universo donna, a tal punto da riuscire a trovare un contraltare maschile

    per altri versi a sua volta tragicamente tormentato e carico di ombre. La Comencini ha perfettamente ragione quando sostiene che di certi temi scomodi non se ne vuol sentir parlare e personalmente, giurerei che il film omonimo tratto dal suo stesso romanzo, co-sceneggiato con Doriana Leondeff, sarà apprezzato nella profondità dei suoi contenuti più dal pubblico femminile che da quello maschile perché, per quanto se ne dica, una donna lasciata a se stessa, senza i dovuti sostegni psicologici e finanziari in una società come questa, può restarne solo schiacciata, e ben più agevolmente di quanto ci si possa immaginare. Del resto le statistiche di separazioni e divorzi, in particolar modo a seguito della nascita di figli, parlano da sole.

    Dunque nulla da discutere sul versante dei contenuti, di cui grazie a Dio c'è qualcuno che ne vuole e può parlarne, e non per interposta persona ma per esperienza vissuta sulla propria

    pelle o, comunque, da un punto di vista raccolto da un'interiorità prettamente femminile, dunque autentica, vera, piena. La questione che a mio avviso frappone una certa distanza tra libro e celluloide nel caso di Quando la notte, sembra annidarsi nella necessità obbligata e della difficoltà conseguente, di ribaltare la struttura narrativa del romanzo - montata seguendo il filo delle indirette soggettive alternate dei due protagonisti Marina e Manfred - per convertirla di segno nella resa oggettiva richiesta dalla celluloide. E se Claudia Pandolfi è riuscita per lo più, a parte qualche cedimento nella seconda parte, a sostenere il sovraccarico di introspezione ad alto tasso di intensità stratificata richiesto dal soggetto - il crescendo di forte disagio con il bambino piccolo in età 'dei terribili due' (anni) è palpabile quanto il vacillare della dimensione di moglie così come di donna innamorata - ci si chiede perché il personaggio sofferto di Filippo

    Timi sia risultato a tratti 'caricaturale', risultando deficitario nella compensazione fortemente interiore che non manca al personaggio su carta stampata. In altre parole il filo tensivo creato da Cristina Comencini nel suo intenso romanzo sembra allentarsi gradualmente sulla celluloide sull'onda di un dilavamento che, nella volontà di puntare all'essenziale, non intende d'altra parte rinunciare del tutto alla battuta e neppure a situazioni secondarie nate e cresciute nel soggetto originario. Così, alla fine, vengono a ridursi quei vitali spazi di silenzi, di sguardi, di ruminazioni tutte mentali così come la focale distanza da interporre tra certe battute di sceneggiatura, pena il fraintendimento della loro realmente tragica portata: è ad esempio il caso del preparare la merenda ai propri figli da parte della madre prima dell'abbandono, ma non è che un esempio tra altri. Una cosa di per sè estremamente drammatica in effetti, che tutto può muovere, scoprendola nel romanzo, men che

    il sorriso, forse per una sorta di rarefazione narrativa ossigenante che, in qualche modo, soprattutto nella seconda parte, è venuta a mancare invece nel film, pur avviato con intensa incisività: in una manciata di fotogrammi la Comencini affresca difatti un genere di disagio e di solitudine femminili che solo una donna può riuscire a riprodurre e capire fino in fondo. Non mancano inoltre qua e là sequenze forti legate all'allattamento, alla sensibilità, comprensione e solidarietà normalmente femminili che culminano nella confessione dell'inconfessabile, questa volta rivolta da una donna ad un uomo. Uno dei pochi in grado di fronteggiare con ostile ossessione prima di comprendere e condividere come nessun altro, fino alle lacrime.

    Bibliografia:

    Studio Lucherini Pignatelli

    Pressbook:

    PRESSBOOK ITALIANO di QUANDO LA NOTTE

    Links:

    • Cristina Comencini (Regista)

    • Michela Cescon

    • Claudia Pandolfi

    • Filippo Timi

    Altri Links:

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    Galleria Video:

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