Makeup: Elisabeth Fry (anche per Aaron Eckhart), Whitney James (per Jennifer Aniston)
Casting: Deborah Aquila, Jennifer L. Smith e Mary Tricia Wood
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
Sinossi:
IN BREVE:
Love happens è la storia di un uomo, Ryan Burke (Aaron Eckhart), vedovo da tre anni, che scrive un libro su come superare il dolore per una grande perdita. Il libro diventa un best seller e lui diviene il nuovo "guru" della società. In un viaggio di lavoro a Seattle, l'uomo si innamora di una donna, Eloise (Jennifer Aniston), conosciuta ad uno dei suoi seminari. Lei gli farà capire che in realtà non ha realmente superato la morte della moglie...
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Schemi narrativi della commedia che si ripetono e si riciclano alla perfezione, ma senza gioia, senza energia, senza carattere. Non c’è anima nel film Qualcosa di speciale di Brandon Camp, ma solo il fardello della noia e della mancanza di idee, che si aggancia a qualcosa di preconfezionato e per di più disperatamente prolisso. Prodotto da Focus Features, il ramo indipendente della Fox, il film di Camp è una pellicola dallo stile apparentemente impeccabile, che ammicca, dandosi un tono, alla commedia amara del cinema indipendente appunto, ma ne tradisce il suo significato essenziale perché rappresenta invece proprio quel cinema dei grandi numeri. Di conseguenza un’operazione ipocrita. Certo corretta: dotata di una sceneggiatura d’acciaio, una regia a tratti asciutta che tende ad interiorizzare la psicologia intima dei personaggi, un montaggio invisibile a regola d’arte, un’estetica e una fotografia dai colori morbidi e tenui, due interpreti che per quanto scialbi e privi
di attrattive sono funzionali al loro ruolo e fanno il loro dovere a sufficienza. Ma si capisce subito che ci si trova di fronte a quella correttezza che scivola nell’anonimato più totale e non attrae, non lascia sentimenti, non lascia emozioni, rimane spenta. Il che forse è anche peggio di un brutto film perché almeno quello avrebbe scatenato nello spettatore una forma di rabbia, un elemento costruttivo e creativo che lo avrebbe portato a qualcosa di utile. Qui non c’è niente di tutto questo e colui che lascia scorrere le immagini su di sé resta come anestetizzato.
Una storia già vista e già sentita, dove il protagonista maschile, diventato un guru impegnato col suo prossimo nel superamento del dolore per la scomparsa di una persona cara, dopo esserci passato lui stesso (ha perso la moglie a causa di un incidente d’auto), organizza seminari ed elargisce consigli stereotipati e ben pagati di
dubbia veridicità ed egli stesso infatti nulla ha superato di quel tragico evento. Incontra lei, fioraia pluritrentenne, e le cose cominciano a cambiare, ma è necessario dire la verità e liberarsi della propria colpa (che lo spettatore capisce dopo cinque minuti dall’inizio del film, ma deve aspettare altre due lenitive ore per farselo raccontare) per poter andare avanti. L’amarezza della vicenda non attecchisce nello spettatore e la cosa davvero tragica che viene fuori, probabilmente inconsapevolmente dalla pellicola, è una società talmente superficiale da poter credere che il dolore per la perdita si possa superare attraverso corsi e seminari che servono solo a spillare soldi e nulla di più. Proprio come si impara ad usare un computer o si segue un corso di scrittura, chiunque può pubblicare un libro idiota intitolato A-Okey con frasi ad effetto e diventare una sorta di terapista del lutto. È una cosa rivoltante ed esecrabile di
cui si macchia il protagonista, che però ne viene fuori positivamente nonostante le sue mancanze. E per di più tutto quel biondo e quei capelli mai scomposti dei due protagonisti è decisamente troppo! Viene il sospetto che la scialberia di Jennifer Aniston contagi i suoi film, la maggior parte dei quali soporiferi. Eppure l’abbiamo tutti così amata in Friends! Una certezza però possiamo elargirla: Martin Sheen dovrebbe seriamente decidere di appendere la sua faccia al chiodo!