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    Home Page > Movies & DVD > Christine Cristina

    CHRISTINE CRISTINA: IL DEBUTTO ALLA REGIA PER STEFANIA SANDRELLI SI APPUNTA TRA LA NOTTE DEL MEDIOEVO E L'ALBA DELL'UMANESIMO (1380-1430) ALLA SCOPERTA DI UNA FIGURA FEMMINILE ESEMPLARE

    RECENSIONE - Dal IV. Festival Internazionale del Film di Roma - Dal 7 MAGGIO

    "La sua vita ricca di imprevisti dolorosi, romantici, allegri, la sua forza piena di femminilità e di grazia mi toccò il cuore e provai un senso di vicinanza con una donna così lontana... Nel film ho deciso di partire proprio dal momento in cui Cristina resta sola per narrare la sua forza e la sua grazia, per narrare di un Medioevo femminile, fatto di colori, di intimità, di ninnananne. Siamo abituati ad esaltare di quel momento storico la parte buia fatta di guerre, di morti, di pestilenze e di sporcizia. Nel film ho preferito soffermarmi sul desiderio di pace, di serenità, di dignità che Cristina ha così chiaramente manifestato nella sua vita... Riuscì ad accedere alla scrittura, facendo di necessità virtù. E la sua scrittura innovativa si contrappose a quella accademica per giungere all’umanesimo. Un percorso magico che mi ha conquistata e che sento talmente vicino da aver sentito forte il desiderio di rappresentarlo... Ho pensato a un film ricco di grazia, ritmo, momenti ironici, lievi, colorati, cadenzati anche da musica, versi e mottetti. La mia idea è di dedicarlo a Cristina e con lei, a tutte le donne di ieri e di oggi".
    La regista, co-sceneggiatrice e co-soggettista Stefania Sandrelli

    (Christine Cristina ITALIA 2009; storico; 92'; Produz.: CINEMAUNDICI/DIVA/RAI CINEMA; Distribuz. Internazionale: RAI TRADE; Distribuz. Italiana: 01 Distribution)

    Locandina italiana Christine Cristina

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Christine Cristina

    Titolo in lingua originale: Christine Cristina

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2010

    Regia: Stefania Sandrelli (e Giovanni Soldati)

    Sceneggiatura: Giacomo Scarpelli, Stefania Sandrelli e Marco Tiberi con la supervisione di Furio Scarpelli

    Soggetto: Giacomo Scarpelli, Stefania Sandrelli, Giovanna Carrassi e Roberta Poiani

    Cast: Amanda Sandrelli (Cristina)
    Alessio Boni (Gerson)
    Alessandro Haber (Charleton)
    Paolo Tiziana Cruciani (Thérèse)
    Naomi Marzullo (Maria)
    Blas Roca Rey (Carmaux)
    Nicholas Marzullo (Giovanetto)
    Sara Bertelà (Marguerite)
    Stefano Molinari (Gontier)
    Antonella Attili (Nanà)
    Paolo De Vita (Picpompon)
    Roberto Herlitzka (Sartorius)
    Stefano Gragnani (Vecchio Armagnac)
    Mattia Sbragia (Giudice)
    Tanny Giser (Vecchia cieca)
    Cast completo

    Musica: Pasquale Catalano (Ediz. musicali RAI TRADE); Come Again (E. Karamazov-Sting) cantata da Sting

    Costumi: Nanà Cecchi

    Scenografia: Marco Dentici (A. S. C.)

    Fotografia: Paolo Carnera (A. I. C.)

    Montaggio: Patrizio Marone

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Pochi conoscono il nome di Cristina da Pizzano. Eppure Cristina è stata una figura esemplare nella storia della letteratura. Italiana, vissuta in Francia nel momento del passaggio dalla notte del Medioevo all’alba dell’Umanesimo, fu la prima donna a vivere soltanto grazie alla propria penna, cioè scrivendo e pubblicando opere poetiche. Poeti si nasce o si diventa? Nel caso di Cristina fu precisamente una conquista. Ed è proprio la storia di questa conquista avventurosa che si vuole raccontare. Da un’agiata condizione precipita nella miseria più nera, con due figli piccoli, nell’imperversare delle lotte tra Armagnacchi e Borgognoni. Cristina ha un solo imperativo: sopravvivere. Costretta ad immergersi nella Parigi insidiosa dei derelitti schiacciati da guerre centenarie, Cristina dovrà risorgere dopo aver toccato il fondo, vincendo fame, paura e disperazione. Ci riuscirà per l’appunto grazie alla scoperta di un dono che portava dentro di sé senza saperlo: il talento poetico. Quella di Cristina è una poesia che parla dell’anima semplice delle cose, vicina ai deboli e alle donne, in contrapposizione con la cultura del tempo esclusivamente maschile, che promuoveva una letteratura artificiosa e nominalistica. Peripezie, battaglie intellettuali, palpiti sentimentali, gli elementi e i momenti di questa narrazione che, edificata su basi drammatiche, ha tuttavia i toni della commedia. Il personaggio di Cristina è visto anche con una partecipe ironia che accentua l’umanità della figura. Due mentori, apparentemente antitetici tra loro e in realtà complementari, l’accompagnano nella sua avventura umana e intellettuale. Prima Charleton, un cantastorie da osteria che la aiuta a conoscere quel mondo degli umili che amerà la sua poesia, poi Gerson, teologo sopraffino, combattuto tra l’amore per Cristo e quello per Cristina. Ma Cristina dovrà al dunque percorrere da sola la sua strada e superare gli ostacoli eretti dai rappresentanti della cultura dominante. La ricerca della verità che emerge dall’osservazione della realtà, la compenetrazione nella condizione degli umili e un anelito di pace sono i temi ricorrenti e sorprendentemente moderni della vita di Cristina da Pizzano.

    Dal >Press-Book< di Christine Cristina

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    LE DONNE DELL’ANTICHITA’ ANCORA INSEGNANO IL VALORE DEL CORAGGIO E L’AMORE PER LA CULTURA. UNA TENACIA CHE SEMBRA ESSERSI PERSA NELLA NOTTE DEI TEMPI, QUANDO LA DIGNITA’ FEMMINILE - QUELLA AUTENTICA, CHE NULLA HA A CHE VEDERE CON LO SBANDIERAMENTO AD USO E CONSUMO DI MASSA DELLA DONNA OGGETTO (‘SESSUALE’ PER GIUNTA’) - PER QUANTO DA SEMPRE CALPESTATA, PER ALTRI VERSI ANCORA OGGI, ERA RIVENDICATA CON LE UNGHIE E CON I DENTI PERCHE’ SE NE CONOSCEVA LA REALE PORTATA. STEFANIA SANDRELLI CON ‘CHRISTINE CRISTINA’, COME IN ALTRO MODO ALEJANDRO AMENABAR CON IPAZIA IN ‘AGORA’, CI REGALA UN RITRATTO AL FEMMINILE CHE, SE NON DEL TUTTO PRIVO DI SBAVATURE, BRILLA IN SEMPLICITA’, PER UN CERTO RIGORE STORICO, SCENOGRAFICO E DI COSTUME, NONCHE’ RICCHEZZA NELLO ‘SCRIPT’, FRUTTO DI SFORZI CONGIUNTI TALORA SCREZIATI DELL’IRONIA DI MONICELLIANA MEMORIA. UN RITRATTO CHIAROSCURATO COME SI CONVIENE IN UN’EPOCA IN CUI LA LUCE DEL SOLE POTEVA FAR

    SERIAMENTE MALE, SOPRATTUTTO AD UNA DONNA, E NON SOLO. MA, SOPRATTUTTO, UN RITRATTO UTILE

    Per Alejandro Amenabar è stata l’astronoma filosofa Ipazia (Rachel Weisz) in Agora, per Stefania Sandrelli, al suo debutto come regista, la poetessa Cristina da Pizzano (Amanda Sandrelli), Christine in quel di Francia, giacchè per quanto di origine italiana la madre patria non l’ha neppure vista. Due exempla al femminile ripescati dalle pieghe più nascoste della storia antica che valeva la pena di strappare alle fosche nebbie dell’anonimato, almeno per il grande pubblico contemporaneo. Valeva la pena anche perché entrambe, peraltro opposte - la prima atea non sposata e senza figli, per scelta completamente votata alla scienza, la seconda cristiana, con due figli che adora e che cerca al suo meglio di tirar su da sola in mezzo a tante difficoltà ma che non rinuncia a pensare, scrivere e parlare apertamente a cuor sincero. E a questo punto

    la data non è un’opinione, è cruciale. Siamo nell’Anno Domini 1380 ed essere donna con velleità intellettuali in questo spicchio di storia, popolarmente e non a caso contraddistinto come ‘secolo buio’, com’è ben noto non era uno scherzo. E Stefania Sandrelli, qui discreta cineasta, rigorosa quanto basta a chiedere supporto e consulenza storica del calibro di Villari, offre un affresco intensamente chiaroscurato sul piano scenografico, minimalista ed essenziale, assolutamente serioso nei costumi (a cura di Nanà Cecchi). Affresco appena rischiarato dai fiochi ma caldi lumi di candela.

    Così, i passi incerti mossi nella prima parte sia a livello di recitazione che nell’esasperato incedere e saltellare da un verso all’altro (in cui eccelle il personaggio di squinternato e mediocre poeta perdigiorno interpretato da Alessandro Haber), cedono gradualmente il passo ad una vicenda al femminile che riesce a farsi straordinariamente spazio in mezzo ad aspre ostilità appena mitigate da una stupenda solidarietà

    femminile: l’accoglienza di Thérèse (Paola Tiziana Cruciali) e la memorabile scena in cui Cristina, donna eccezionalmente letterata in mezzo al dominante analfabetismo, prova a comunicare con il massimo del tatto, quanto appreso nella lettera del messo, ne sono un’illuminante, esemplare dimostrazione. E Stefania Sandrelli non manca di ritrarre la donna che ha appreso la terribile notizia in tutto il peso che le è improvvisamente piombato addosso, inquadrandola da tergo, stupendo fotogramma, ahimé subito rinnegato con l’inquadratura frontale successiva prima di tornare di nuovo alle sue spalle. La pellicola pecca infatti per una certa avara predisposizione ad alleggerire alcuni passaggi, quando il ritrarsi poteva addensare il dramma e guadagnar punti in pregnanza stilistica. D’altra parte, flirtando ora con la prosa teatrale, talaltra con la fiction televisiva, non manca l’ironia e la leggera, eppur intensa comicità, qui opportunamente diluita, del miglior cinema di monicelliana memoria (Brancaleone ma non solo).

    Tornando sul piano

    della solidarietà, non può d’altra parte dirsi esclusivamente di marca al femminile: vedi il complesso rapporto con il prelato-tutore Gerson (Alessio Boni), personaggio che la stessa Stefania Sandrelli ha ritratto come “una mente illustre ma priva di arroganza e preconcettiâ€. Solidarietà qui peraltro in grado di porre degli argini atti a contenere un amore evidentemente impossibile. E sempre sull’onda della solidarietà si apre una porta parallela affacciata su un paio di sequenze climax, quando Cristina incontra l’imponente Sartorius (Roberto Herlitzka), esaltando alcuni tra i passi più ricchi e intriganti di una sceneggiatura comunque di una certa levatura (la supervisione del compianto Furio Scarpelli deve aver influito non poco).

    La familiarità - ormai lontana - di Amanda Sandrelli con il Medioevo (Pia in Non ci resta che piangere, 1984 a fianco di Massimo Troisi e Roberto Benigni) talmente innocente e giocosa da servire al meglio la comicità ‘truffaldina’ di un cantautore di

    pura fantasia per convenienza personale (grande Massimo!), torna così adesso in Christine Cristina assolutamente invertita di segno, in cui la donna, o meglio, una donna - particolarmente suggestiva oltre che istruttiva, la decisione della figlia a proposito del suo futuro vedendo come funzionano le cose - dotata di un innato talento poetico, rivendica con coraggio dignità e spazio in una società chiusa e ristretta, almeno al meglio delle possibilità consentite dalle circostanze.

    Così Amanda Sandrelli non sarà Sean Connery (il confronto è ovviamente avanzato sul piano della recitazione) così come Stefania Sandrelli non sarà Jean Jacques Annaud, ma il ritratto di Cristina da Pizzano valeva tela e pennello e l’artefice può andarne comunque orgoglioso.

    Commenti del regista

    "Cercando in occasione del Natale alcuni libri, vidi nella vetrina di Gremese la miniatura di una donna che attirò la mia attenzione. Piccola, quasi eterea, compita e attenta davanti a un mobile scrivania, seduta in posizione di scrittura. La moltitudine dei colori, la sospensione tra cielo e terra di quel luogo misterioso, mi incuriosì. Frugai tra le pagine di quel libro e trovai Cristina da Pizzano. La sua vita ricca di imprevisti dolorosi, romantici, allegri, la sua forza piena di femminilità e di grazia mi toccò il cuore e provai un senso di vicinanza con una donna così lontana. Scoprii che nacque a Venezia nel 1364, ma dopo pochi anni la famiglia si trasferì in Francia perché il padre, considerato un eccellente astronomo, venne convocato da re Carlo V che lo voleva al suo fianco. Cristina visse negli agi dovuti alla sua fortunata condizione, ma quando il re morì, in pochi anni tutto cambiò repentinamente. Da quel momento iniziò la seconda parte della sua vita, piena di lotte e di momenti difficili, ma anche di soddisfazioni personali e di trasporti sentimentali. Rimase sola con tre figli, senza nessun aiuto economico, senza uomini al suo fianco pronti a sostenerla perché le malattie e le guerre le avevano strappato sia il padre che l’amato marito Étienne. Sentivo che il suo modo di rimboccarsi le maniche e di affrontare quello che la vita le offriva, sia nel bene che nel male, mi apparteneva, sentivo empatia per le sue decisioni a volte giuste a volte errate, ma sempre vitali e appassionanti. La sentivo vicina nei momenti in cui la vita le ha offerto delle occasioni e per tutte le volte che le occasioni le sono sfuggite dalle mani. Mi sono sentita trasportata dentro le sue emozioni e le ho fatte mie. Nel film ho deciso di partire proprio dal momento in cui Cristina resta sola per narrare la sua forza e la sua grazia, per narrare di un Medioevo femminile, fatto di colori, di intimità, di ninnananne. Siamo abituati ad esaltare di quel momento storico la parte buia fatta di guerre, di morti, di pestilenze e di sporcizia. Nel film ho preferito soffermarmi sul desiderio di pace, di serenità, di dignità che Cristina ha così chiaramente manifestato nella sua vita. Vorrei che il film ricordasse quella miniatura, sospesa nell’aria, piena di grazia, bellezza e fierezza che mi ha commossa quella sera di dicembre. Cristina non è una donna che si risparmia, si consegna nelle mani di un destino che spesso le sembra ostile, ma che in fondo le ha dato l’occasione per far ammirare al mondo la bellezza e la potenza della sua femminilità. Si dice di lei che fu una scrittrice medievale, credo che Cristina fosse molto meno e molto di più. Entrò nel mondo della scrittura che allora era vietato alle donne. Ci entrò perché aveva grandi capacità, ma anche perché seppe gestire bene i suoi rapporti con gli uomini che la sostennero e a volte l’amarono. E così riuscì ad aprirsi una strada là dove strada non c’era. Riuscì ad accedere alla scrittura, facendo di necessità virtù. E la sua scrittura innovativa si contrappose a quella accademica per giungere all’umanesimo. Un percorso magico che mi ha conquistata e che sento talmente vicino da aver sentito forte il desiderio di rappresentarlo. Ho pensato a un film fatto di interni, di calore, di passione come quella che esplose nel cuore di Cristina quando un giorno incontrò Jean (Jean Gerson). Una mente illustre, ma priva di arroganza e preconcetti. Un uomo che conosceva la fatica di emergere in un mondo chiuso e ristretto come quello del Trecento, ma nello stesso tempo un uomo coraggioso, appassionato e passionale. Tra loro nacque un grande amore, basato sul sostegno, la consapevolezza, la solidarietà. Purtroppo un amore impossibile essendo Gerson uomo di chiesa. Di Cristina questo ho deciso di narrare: si è sempre consegnata alla vita senza paura, vergogna, timore, ma sempre con coraggio, femminilità e fermezza. Ho pensato a un film ricco di grazia, ritmo, momenti ironici, lievi, colorati, cadenzati anche da musica, versi e mottetti. La mia idea è di dedicarlo a Cristina e con lei, a tutte le donne di ieri e di oggi".

    Links:

    • Alessandro Haber

    • Roberto Herlitzka

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    Galleria Video:

    Christine Cristina - trailer.flv

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