CHE FINE HANNO FATTO I MORGAN?: HUGH GRANT E SARAH JESSICA PARKER, QUEL CHE SI DICE UNA COPPIA NEWYORKESE DI SUCCESSO QUASI PERFETTA, CON L'UNICO DIFETTO DI UN MATRIMONIO IN PROCINTO DI FRANTUMAZIONE. SUL LORO GIA' DISASTRATO PERCORSO, UN KILLER PROFESSIONISTA

Una classica e piacevole commedia dal sapore anni novanta, un gusto che forse avevamo perso nel tempo tra equivoci, pagliacciate maleducate e di istrionica insolenza.
La storia dei Morgan mette da parte l’ironia sguaiata, e se la battuta cade un po’ nello stereotipo e a tratti appare banale, dopo un inizio stentato il tutto non stona affatto e si decolla verso una metaforica kermesse di convenzioni e convinzioni sociali di comfort e vita frenetica di una città come New York che incarna i vizi e le virtù, strizzando l’occhio all’intrigo e spruzzando un po’ la commedia di noir ludico.
Shopping e comodità, paranoie mentali e di routine sono messe al bando da una buffa parodia dei più classici Federali della protezione testimoni che guarda a caso si chiamano tutti “marshall”, non sono troppo svegli e credibili e richiamano alla mente scene alla Chuck Norris.

Decisamente interessante il ritmo che si viene a

creare con la parentesi dei due protagonisti nel Wyoming; con Sarah Jessica Parker nei panni di una eccentrica ma in fondo generosa Meryl Morgan, non si corre il rischio di perdere il ritmo e la battuta è pronta, al bando la noia pure se non si tratta di temi troppo nuovi.
La sfida di riuscire a cogliere e rendere al meglio il tenore di vita di una “coppia scoppiata in riavvicinamento”, fra romanticismi e carriera, sindrome da “pesce fuor d’acqua” in uno stato remoto e desolato, in ritmo e ambientazione psicologica delle location, è vinta, e vincente il contrasto con lo stile country.
Cambiano colori, abiti, le inquadrature da ampie verticali divengono campi lunghi e panoramici, alle macchine si sostituiscono pick-up e cavalli, ai cagnolini da passeggio gli orsi, le battute divengono meno affettate, e i personaggi iniziano ad aprire la loro mente e rivelare piacevoli sorprese con un Hugh Grant mai

così in forma dai tempi di Quattro matrimoni e un funerale, più inglese che in Notting Hill e talmente inglese da apparire simpaticamente ridicolo nei panni di un americano.
Ricetta riuscita perché mai si scade nel macchiettistico, non si abbonda di particolari kitsch e di genere ma il country riesce ad assumere una condizione mentale - decisamente meglio di qualsiasi cura new age per coppie in crisi - psicologica, leggera e vivace