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MOON: SAM ROCKWELL E KEVIN SPACEY IN UN CAPITOLO DI FANTASCIENZA TARGATO DUNCAN JONES
I ‘RECUPERATI’ di ‘CelluloidPortraits’
"There is a reason why 'indie' and 'science fiction' are rarely seen together in the same sentence. Sci-fi by its very nature often demands the biggest production values, and, as you can imagine, that’s the hardest thing to achieve with an indie budget. So putting MOON together was an intricate puzzle: we wanted to tell a story that was both intimately human but universal in appeal; we wanted to keep our cast small and our shooting environment completely controllable; and we wanted to get every last drop of screen value out of our visual effects. It was hugely ambitious, but it paid off—we made an honest-to-goodness science fiction film, with an intense story, an amazing performance by an extraordinary actor, chock-full of gorgeous special effects, and we did it in 33 days and on a small budget... 'Alien', 'Silent Running', 'Outland', and '2001: A Space Odyssey' — the golden era sci-fi films I grew up with. If Gerty [the computer voiced by Kevin Spacey], the Sarang [the moon station], the rovers and harvesters have a retro aesthetic to their design, it’s no accident. We were creating an homage to that golden era".
Director Duncan Jones
(Moon REGNO UNITO 2009; Thriller di fantascienza; 97'; Produz.: Liberty Films UK/Lunar Industries/Xingu Films; Distribuz.: Sony Pictures Releasing Italia)
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Titolo in italiano: Moon
Titolo in lingua originale:
Moon
Anno di produzione:
2009
Anno di uscita:
2009
Regia: Duncan Jones
Sceneggiatura:
Nathan Parker
Soggetto: Storia di Duncan Jones
Cast: Sam Rockwell (Sam Bell) Kevin Spacey (Gerty) Matt Berry (Overmeyers) Robin Chalk (Sam) Dominique McElligott (Tess Bell) Kaya Scodelario (Eve Bell) Malcom Stewart (il tecnico) Benedict Wong (Thompson)
Musica: Clint Mansell
Costumi: Jane Petrie
Scenografia: Tony Noble
Fotografia: Gary Shaw
Montaggio: Nicolas Gaster
Makeup: Karen Bryan Dawson
Casting: Jeremy Zimmermann e Manuel Puro
Scheda film aggiornata al:
21 Gennaio 2022
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Sinossi:
E’ il prossimo futuro. L’astronauta Sam Bell vive su un remoto angolo della Luna per portare a termine il contratto triennale con le industrie lunari specializzate nell’estrazione della primaria fonte di energia della Terra, l’Elio-3. E’ un lavoro solitario, reso ancor più pesante da un satellite rotto che non permette alcuna comunicazione diretta con l’esterno. I messaggi registrati sono tutto ciò che Sam può inviare e ricevere. Fortunatamente il suo periodo di permanenza sulla Luna sta volgendo al termine, e Sam, tempo poche settimane, potrà riabbracciare sua moglie Tess e la loro figlioletta Eve, di appena tre anni. Finalmente potrà abbandonare l’isolamento di ‘Sarang’ (Selene), la base lunare che per questo lungo periodo è stata la sua casa, e potrà avere qualcun altro con cui parlare oltre a ‘Gerty’, un robot fondamentalmente ben congegnato e d’altra parte fin troppo semplice.
Ma all’improvviso la salute di Sam inizia un imprevisto processo di deterioramento. Dolorosi mal di testa, allucinazioni e mancanza di lucidità mentale lo portano a commettere un errore fatale nel corso del consueto tour di ricognizione lunare. Durante il viaggio di ritorno alla base (affetto da un vuoto di memoria su come sia arrivato fin là ), Sam incontra la versione più giovane e più aggressiva di se stesso che afferma di essere là per portare a termine lo stesso contratto triennale iniziato da Sam il triennio precedente.
Confinato con quello che appare essere un clone di se stesso da giovane, e con un ‘equipaggio di supporto’ che lo segue per aiutarlo nel viaggio di ritorno alla base a causa del guasto, Sam combatte la sua battaglia contro il tempo per scoprire in quale direzione stanno andando e dove la compagnia ha pianificato di approdare.
(Traduzione dalla versione inglese del >Press-Book< di Moon a cura di Patrizia Ferretti)
SYNOPSIS:
It is the near future. Astronaut Sam Bell is living on the far side of the moon, completing a three-year contract with Lunar Industries to mine Earth’s primary source of energy, Helium-3. It is a lonely job, made harder by a broken satellite that allows no live communications home. Taped messages are all Sam can send and receive.
Thankfully, his time on the moon is nearly over, and Sam will be reunited with his wife, Tess, and their three-year-old daughter, Eve, in only a few short weeks. Finally, he will leave the isolation of “Sarang,†the moon base that has been his home for so long, and he will finally have someone to talk to beyond “Gerty,†the base’s well-intentioned, but rather uncomplicated computer.
Suddenly, Sam’s health starts to deteriorate. Painful headaches, hallucinations and a lack of focus lead to an almost fatal accident on a routine drive on the moon in a lunar rover. While recuperating back at the base (with no memory of how he got there), Sam meets a younger, angrier version of himself, who claims to be there to fulfill the same three year contract Sam started all those years ago.
Confined with what appears to be a clone of his earlier self, and with a “support crew†on its way to help put the base back into productive order, Sam is fighting the clock to discover what’s going on and where he fits into company plans.
From: >English Press-Book< Moon
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
HO VISTO COSE...!!!
Sono ormai lontani i tempi in cui si avvicendavano pellicole irrorate dalla fluida anima fantascientifica al punto da risplendere di una luce propria inestinguibile! Da tempo imperversano invece film che tradiscono il genere, non disdegnando però di abusare del termine, adescando lo spettatore con l’ennesimo tranello del marchio ‘sci-fi’, salvo poi coniugarlo miseramente, con le minimali varianti del caso, sulle inflazionate coordinate di azione ed effetti speciali o svariati giochi di guerre stellari più idonei alla play station che alla celluloide. Perciò ci si può sorprendere nel respirare di nuovo oggi un’aria ossigenata dal riverbero di quei classici intramontabili, imprescindibili lezioni anche per i cineasti contemporanei che per lo più, ahimé, dimostrano di non essere in grado di raccogliere una così preziosa, e forse anche inimitabile, eredità . E questa nuova brezza ossigenata ci giunge dal neofita regista britannico Duncan Jones - figlio del genio creativo David Bowie - |
che con Moon approda al suo primo lungometraggio di fantascienza dopo Whistle (2002), il corto sul genere virato in thriller. E se questa è la partenza c’è da tenerlo d’occhio per il futuro: il suo prossimo film in cantiere Escape from the Deep sembra peraltro tradire l’intenzione di proseguire sulle iniziali orme del genere sci-fi, e se il buon giorno si vede dal mattino c’è da ben sperare sul risultato finale. Del resto Duncan Jones si è già ampiamente autodichiarato un fan dell’età aurea del cinema di fantascienza: vale a dire quello degli anni Settanta-Ottanta che ha visto nascere astri in celluloide come Silent Running, Alien, Outland e, soprattutto, Blade Runner e 2001: Odissea nello spazio, le due pellicole cui Moon rende omaggio con particolare generosità .
A dominare le essenziali scenografie di Moon, ridotte all’asettico habitat di un’astronave e ad esterni cinerei esaltati da una fotografia monocroma affine al bianco |
e nero, sono la desolata e solitaria introspezione dell’unico protagonista: l’astronauta Sam Bell, triplicato da uno straordinario Sam Rockwell (Il miglio verde, Charlie’s Angles, Guida galattica per autostoppisti, Soffocare, Frost/Nixon). Un’interiorità sofferente delle tipiche allucinazioni di chi, per tre lunghi anni - mancano solo due settimane allo scadere del contratto per l’agognato ritorno sulla terra - si è trovato giocoforza depauperato di ogni altro contatto umano al di fuori delle video registrazioni di moglie e figlia (presunte) e della voce (Kevin Spacey) del computer di bordo Gerty. Una realtà che il nostro protagonista scoprirà solo apparente, e da cui scaturiranno pesanti e inaccettabili crisi di identità , soprattutto a seguito di un incidente (reale o fittizio?) del fortuito incontro del suo doppio (anche A.I. Intelligenza Artificiale aveva fatto strada in tal senso): è sintomatico che uno dei due Sam, osservando la fabbrica dei cloni, se ne esca con la considerazione: “… |
ma quanti sono!?†e non con “… ma quanti siamo!?â€.
Tutto, agli occhi del protagonista e del suo ‘alter ego’, è in bilico tra ciò che sembra reale e quel che potrebbe esser frutto di allucinazioni: “Parlo con me stesso da troppo tempoâ€. E le reazioni di ciascuno per la riappropriazione della propria identità , dopo un’iniziale apparente tolleranza, esplodono in attriti incontrollabili, prima di sfociare in un’imprevista, reciproca, corsa di solidarietà e di mutuo soccorso che riafferma il trionfo di un’umanità semmai sopita ma mai perduta: “Gerty, non siamo programmi, siamo personeâ€. Le opposte reazioni dei due Sam ne confermano l’assunto di individualità distinte con impronte caratteriali differenziate.
Così, tra innesti di memoria, umani replicati da un originale perduto nella notte dei tempi, istinti di sopravvivenza e di sopraffazione, fino al sacrificio di un individuo, copia od originale poco importa, a vantaggio di un altro, nello scenario della più desolata solitudine, interiore |
prima che ambientale, Blade Runner occhieggia e traspare da Moon, dominando le altre fonti classiche del genere che alitano in sottofondo. Ma l’atmosfera, il respiro generale della pellicola, gli altisonanti silenzi delle interrogazioni interiori del personaggio e delle ambientazioni esterne, cui la m. d. p. non lesina metafisiche panoramiche, restano kubrickiani.
Ne esce fuori un nuovo - non nel senso di inedito - raffinato capitolo fantascientico ricreato non per puro intrattenimento bensì per far riflettere ancora una volta con un certo grado di profondità su un’umanità negata e rivendicata nelle particolari circostanze di un futuro possibile.
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Pressbook:
PRESSBOOK Completo in INGLESE di MOON
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Galleria Fotografica:
1
Moon - trailer.flv
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