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    BARBAROSSA: RUTGER HAUER VESTE I PANNI DEL PROTAGONISTA BARBAROSSA NEL FILM STORICO IN COSTUME DI RENZO MARTINELLI

    "L’avventura vissuta dalla città di Milano nel dodicesimo secolo rappresenta un unicum nella Storia d’Italia. Un’avventura che il cinema, curiosamente, non ha mai tentato di raccontare... Il film che raccontiamo è stato interamente disegnato. Si è cioè realizzato uno storyboard delle oltre mille inquadrature che hanno richiesto un intervento digitale. Questi interventi sono serviti a dare epicità alle inquadrature e a rendere credibili per lo spettatore paesaggi e architetture non più esistenti. Un utilizzo del digitale non finalizzato a stupire, ma a ricreare sullo schermo eventi e architetture che devono apparire reali. Per la prima volta in Italia, inoltre, è stato utilizzato un sistema di 'crowd replication' (moltiplicazione di folla) in grado di conferire un realismo impressionante alle scene di massa. 'Barbarossa' rappresenta dunque una sfida importantissima nel panorama del cinema italiano: questo film è la prova che si possono realizzare film di grande epicità, girati in lingua inglese e vendibili sui mercati internazionali".

    (Barbarossa ITALIA/ROMANIA 2009; storico; 139'; Produz.: Martinelli Film Company International/Castel Film Romania; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana Barbarossa

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Barbarossa

    Titolo in lingua originale: Barbarossa

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Renzo Martinelli

    Sceneggiatura: Renzo Martinelli, Giorgio Schottler e Anna Samueli

    Soggetto: Renzo Martinelli e Giorgio Schottler.

    Cast: Rutger Hauer (Barbarossa)
    Raz Degan (Alberto da Giussano)
    Kasia Smutniak (Eleonora)
    Cecile Cassel (Beatrice di Borgogna)
    F. Murray Abraham (Siniscalco Barozzi)
    Federica Martinelli (Tessa)
    Christo Shopov (Rainaldo di Dassel)
    Kristo Jivko (Console Negro)
    Antonio Cupo (Console dell'Orto)
    Elena Bouryka (Antonia)
    Angela Molina (Ildegard Von Bingen)
    Maurizio Tabani (Giovanni da Giussano)
    Zoltan Butuc (Otto da Giussano)
    Karl Baker (Rainero da Giussano)
    Vlad Radescu (Mastro Guitelmo)
    Cast completo

    Musica: Pivio & Aldo De Scalzi

    Costumi: Massimo Cantini Parrini

    Scenografia: Rossella Guarna

    Fotografia: Fabio Cianchetti

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Il film racconta le gesta dell'imperatore tedesco nelle terre del Nord Italia e del sogno di conquista del Centro e del Sud per far rivivere l'Impero che fu di Carlo Magno. Sulla sua strada troverà e si scontrerà con Alberto da Giussano, il cui sogno è invece sconfiggere l'imperatore in nome dellaq libertà per la propria terra e per la propria gente.

    IN DETTAGLIO:

    Italia. Dodicesimo Secolo. Le terre del Nord sono governate da un imperatore tedesco: Federico Hohenstaufen detto “Barbarossaâ€. Il suo sogno è di conquistare le terre del Centro e del Sud, così da far rivivere l’Impero che fu di Carlo Magno. Nelle terre del Nord c’è un giovane milanese di nome Alberto da Giussano. Il suo sogno è di sconfiggere l’imperatore e ridare la libertà alla propria gente.

    Campagna intorno a Milano, anno 1158. Un ragazzo salva fortunosamente la vita a uno sconosciuto cavaliere. Si chiama Alberto da Giussano, milanese e figlio di un fabbro, e non crede ai suoi occhi quando capisce che il guerriero imponente che ha di fronte è Federico I di Hohenstaufen, l'Imperatore.
    E' il primo di una serie di fatali incontri tra due personaggi che per origini e condizione sociale non avrebbero mai potuto incontrarsi. Il popolano figlio del Comune più importante del Nord Italia e il sovrano tedesco, che gode fama di uomo giusto. Ma Federico ha un sogno: la realizzazione dell'impero universale. E, insieme, un dubbio che lo tormenta: è davvero lui che Dio ha eletto per quella missione?
    Così, mentre Alberto torna alla famiglia e agli amici - nella Milano florida e vivace di commerci e scambi, di lotte e alleanze con gli altri comuni – Barbarossa, spinto dal suo fedele consigliere Rainaldo di Dassel, cerca una risposta consultando la veggente Ildegard von Bingen. La sentenza è incoraggiante ma termina con un sinistro e misterioso avvertimento: guardati dall’acqua e dalla falce. La falce porta la sconfitta. L’acqua porta la morte.
    Alberto cresce, si innamora di Eleonora, sopravvissuta al fulmine e per questo sospettata di stregoneria e partecipa all'aspirazione di autonomia dei comuni. Federico I sposa Beatrice di Borgogna, che porta bambina all'altare e diventerà la più tenace sostenitrice della sua missione. Ma per diventare l'Imperator mundi, oltre alla supremazia sul papato, gli è indispensabile il controllo sui Comuni ribelli del Nord Italia. Il 10 marzo 1162, dopo un lungo assedio, Milano viene rasa al suolo dalle truppe imperiali, anche grazie alle macchinazioni di Siniscalco Barozzi, milanese corrotto passato al soldo dell’imperatore. Durante l’assedio e la distruzione di Milano, Alberto perde i fratelli e vede andare in pezzi la sua vita e i suoi affetti. Accecato dal dolore, cerca di uccidere l’imperatore che riconoscendo in lui il bambino che lo aveva salvato anni prima, gli risparmia la vita. Un errore fatale. E' infatti il giovane milanese a guidare pochi anni dopo la vendetta contro di lui.
    Esiliato da Milano e costretto a nascondersi nei boschi Alberto riesce finalmente a sposare l’amata Eleonora. Il giovane da Giussano, deciso a proteggere il territorio, convince poco a poco i comuni sottomessi, impoveriti e umiliati, che la loro unica possibilità contro il Barbarossa è unire le forze e trovare il coraggio di combattere per la propria libertà. La testardaggine e la volontà di rivalsa di Alberto porteranno alla formazione della Compagnia della Morte, un piccolo esercito formato da ragazzi di ogni estrazione sociale pronti a tutto pur di difendere la loro terra e i valori in cui credono. Lo spirito di fratellanza e l’unione tra i comuni porteranno attraverso il giuramento di Pontida alla nascita della Lega Lombarda.
    Alla fine, non sono solo due eserciti, a fronteggiarsi sulla pianura di Legnano, ma due inconciliabili concezioni del potere: la grandiosa utopia di un unico regno guidato da un sovrano eletto da Dio, e il nuovo modello mercantile e autonomistico dei Comuni.
    Sulla pianura di Legnano, uno di fronte all’altro, troviamo un popolo oppresso che si batte per conquistare la propria libertà e un sovrano che vuole imporre il proprio potere. E’ Barbarossa in persona a guidare la carica di migliaia di cavalli contro una formazione di strani carri apparentemente vuoti che avanzano verso di lui. All’improvviso sui carri appaiono centinaia di falci. Affilate. Micidiali. Nella mente dell’imperatore risuonano le parole della veggente. L’esito della battaglia vede trionfare la Compagnia della Morte; nonostante la vittoria, Alberto rimane assillato dal dubbio che l’imperatore sia ancora vivo. Sul campo di battaglia sono stati rinvenuti infatti solo il cadavere del suo cavallo e il pugnale, ma di Barbarossa non c’è traccia. Durante la ricerca del corpo dell’imperatore, tuttavia, Alberto ritrova la sua Eleonora che aveva creduta morta per opera di Barozzi e che invece aveva combattuto in vesti maschili nella Compagnia della Morte.

    Federico Barbarossa troverà la morte anni dopo nelle acque del fiume Salef, durante la terza Crociata. La profezia di Ildegard von Bingen è compiuta.

    Dal >Press-Book< di Barbarossa

    Nota: Si ringraziano Valentina Guidi e Mario Locurcio.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    IL TITOLO ‘BARBAROSSA’ NON TRAGGA IN INGANNO. NON E’ LUI - E DISPIACE PER RUTGER HAUER - IL PROTAGONISTA INDISCUSSO. ALBERTO DA GIUSSANO (RAZ DEGAN) E LA SUA ‘COMPAGNIA DELLA MORTE’ - ALIAS LEGA LOMBARDA IN PIENO MEDIOEVO - CON LE GIOVANI DONNE CORAGGIO, TRA CUI SPICCA L’EROINA ELEONORA DI KASIA SMUTNIAK, GLI RUBANO LA SCENA. NON MANCANO GLI SPUNTI FELICI IN UN FILM CHE SI NUTRE DELLA FANTASIOSITA’ DELLA LEGGENDA E DEL SENTIRE POPOLARE DELL’EPOCA PIU’ CHE DELLA STORIA PURA, MA QUESTO NON E’ UN DEMERITO. UNA ‘FAVOLA A SFONDO STORICO’ CIRCOSTANZIATO D’ALTRA PARTE SOSTANZIALMENTE MAL COLLAZIONATA E NON PRIVA DELLE SUE INGENUITA’

    Allora, da che parte si deve cominciare? Ma dal titolo, è ovvio. Un titolo essenziale, ridotto ad una parola, o meglio, ad un nome, tanto roboante e ingombrante da instillare un certo disagio: questo Barbarossa scritto con i caratteri di fuoco sparati letteralmente sullo schermo da

    una delle tante catapulte che in pieno Medioevo erano solite lanciare pietre infuocate quali micidiali dardi in battaglia. Un nome infuocato che così come apre - in un modo effettivamente inconsueto per la storia del cinema in generale - chiude anche questa ‘favola a sfondo storico’ circostanziato in cui paradossalmente tutti sono protagonisti men che il nobile signore del titolo. Così ci piace pensare che il regista Renzo Martinelli (Carnera-The Walking Mountain, 2007) - che purtroppo non ha il respiro ‘epico’ né la poesia di un Ridley Scott - abbia deliberatamente ‘sparato’ di nuovo quel nome alla fine del film cavalcando la metafora della volontà ferrea dei cittadini della Milano dell’epoca di affrancarsi dall’oppressore in nome della irrinunciabile libertà. In quel nome infuocato ci pare di intravedere tutta la rabbia furibonda di coloro che non hanno mancato occasione di mettere a ferro e fuoco l’esercito imperiale e in primis il

    loro nobile condottiero per riappropriarsi di un’identità liberata da dazi e condizioni di sottomissione indegne. Una volontà incrollabile che, d’altra parte, conoscendo la storia, quella vera, e scavalcando dunque i limiti e confini stabiliti dal film che si ferma invece alla vittoria per così dire di un solo match da parte di milanesi e consociati (la ‘Compagnia della morte’ della Lega lombarda dell’epoca) sull’imperatore, dovrà vedersela ancora, e ripetutamente nel tempo, con lo stesso altrettanto ‘ferreo’ nemico. La storia ci insegna inoltre che, quando saranno maturi i tempi, anche l’incrollabile volontà dovrà capitolare sul filo del compromesso. Del resto è questo un film che, anche in senso lato, come respiro generale del racconto, sembra nutrirsi più della fantasiosità della leggenda che non della storia. Ma in questo non crediamo di leggervi una nota di demerito: nella centralità conferita alle premonizioni, ad esempio, ci sembra difatti di poter intravedere la volontà

    del regista di aderire in un certo qual modo, al modo di pensare e sentire popolare tipico dell’epoca.

    Ad ogni modo, tornando al titolo, sembrava piuttosto chiaro - oltretutto a vestire i suoi panni è stato chiamato in causa nientemeno che Rutger Hauer - che Barbarossa dovesse essere il protagonista indiscusso. Invece non è affatto così. Ma è ovvio che se a questo film si fosse dato il titolo di Alberto da Giussano (personaggio dominante interpretato da Raz Degan) non avrebbe di certo attratto l’attenzione catturata in questo modo. Tant’è che lo stesso Rutger Hauer sembra trovarsi in un certo imbarazzo nel gestire questo personaggio più rustico che regale, più incerto e asservito a schiere di consiglieri che dotato dalla ferrea determinazione che ci si aspetterebbe da un imperatore, oltretutto tedesco, come Federico I Hoestaufen detto il Barbarossa. Personaggio che di fatto, stranamente, appare e scompare dallo schermo non certo

    con travolgente incisività, restando per così dire ‘tra le righe’ per tutto il film, mai messo a fuoco con la nitidezza e la profondità che avrebbe meritato.

    Detto questo, così come l’inconsueta cifra stilistica del titolo in ingresso e uscita, anche la storia, nella sua introduzione, incontra i suoi spunti felici, con l’incontro del destino tra Alberto da Giussano bambino e il suo imperatore Barbarossa, lo sguardo sincero e di tutto rispetto rivolto agli usi e costumi dell’epoca - siamo ovviamente in pieno Medioevo - le sue punizioni lapidarie, le schegge di amori in pelle e di affetti fraterni, con i suoi spaccati di quotidianità, di vita familiare e cittadina, là dove si distingue l’accuratezza dei costumi e delle scenografie degli interni. Colpisce anche, per quanto non inedita, la sequenza del tuffo dei due ragazzi dal ponte del diavolo che riemergono dall’acqua ormai adulti. Ma se dunque nel film non mancano

    spunti felici, va anche detto che purtroppo questi mancano del collante giusto per un’adesione senza sbavature all’intera confezione, là dove invece domina l’elementarietà delle scenografie in esterno, con mura fortificate, castelli e centri urbani che danno l’impressione della cartapesta di un presepe paesano (basta ripensare, tanto per fare un solo esempio, alla ben altra levatura de Il nome della rosa di Jean Jacques Annaud, pure imperniato in pieno Medioevo, per rifarsi gli occhi in tal senso). Un’elementarietà che contagia d’altra parte anche la sceneggiatura, fin troppo didascalica, e la messa a fuoco della maggior parte dei personaggi, sui quali dominano quasi incontrastati, appunto, Alberto da Giussano, e Siniscalco Barozzi (F. Murray Abraham). Ingenuità estendibili alle battaglie assolutamente prive di mordente e ridotte alla resa dei conti tra due o tre personaggi chiave. ‘Miracolo’, si fa per dire, di una sintesi cinematografica alquanto esasperata.

    Ma, tanto per non finire in negativo, va

    anche rimarcato, quale motivo felice per eccellenza, la presenza di donne coraggio in pieno Medioevo, eroine d’altra parte verosimili, così come la storia ci insegna. Salta difatti subito agli occhi il ruolo dominante di una forza caratteriale tutta al femminile: la prima ad entrare in campo in tutta la sua determinazione e il suo prorompente coraggio è Tessa - interessante personaggio ridotto nella sua portata dalla recitazione incespicata e incerta di Federica Martinelli - la seconda è sua sorella Eleonora, il personaggio femminile più sviluppato dal copione e ben illuminato da Kasia Smutniak, la terza è la giovane imperatrice Beatrice di Borgogna (Cecil Cassel) che, già fervida consigliera del marito Federico, spinta dalla paura, da lungimiranti sensazioni premonitrici e forse anche da un pizzico di solidarietà femminile, quando il racconto sta ormai volgendo all’epilogo, sarà capace di un atto, condotto dietro le quinte, di fatto molla motrice di una bella

    e inaspettata sorpresa.

    Su tutto aleggia una brezza 'romantica' - e non solo per l'appassionata storia d'amore tra Eleonora e Alberto da Giussano - dal sapore affine a un certo genere di letteratura romanzata ottocentesca, carica di quell'enfasi e di quell'affetto dichiarati ed espressi con orgoglio e compiacimento.

    Commenti del regista

    "L’avventura vissuta dalla città di Milano nel dodicesimo secolo rappresenta un unicum nella Storia d’Italia. Un’avventura che il cinema, curiosamente, non ha mai tentato di raccontare. Forse per le difficoltà tecniche che la produzione di un film sulla sfida tra i milanesi e l’Imperatore Federico Barbarossa inevitabilmente comportano: eserciti tedeschi in marcia attraverso i valichi alpini, l’assedio alla città di Milano e la seguente distruzione con l’abbattimento delle oltre cento torri, la conclusiva battaglia di Legnano che vede in campo migliaia di uomini e cavalli e centinaia di carri falcati, la geniale invenzione di Mastro Guitelmo che si rivelerà decisiva per la vittoria della Lega dei Comuni.
    O, forse, a frenare soggettisti e sceneggiatori, è stata in tutti questi anni la naturale ritrosia del cinema italiano nei confronti di un genere epico che pure negli Stati Uniti ha dato vita a prodotti che hanno ottenuto un successo internazionale.
    Milano, in quegli anni, è una città al massimo del suo splendore. La città ha saputo sfruttare bene la sua posizione geografica: a est c’è Venezia, che importa merci da tutto l’oriente. A sud c’è Genova, centro del commercio del mediterraneo occidentale. A nord ci sono i passi alpini che permettono gli scambi con i paesi del nord.
    E proprio al centro della Pianura Padana c’è Milano.
    Negli anni la città è cresciuta e si è arricchita più degli altri Comuni, mentre gli imperatori tedeschi erano lontani, impegnati nelle lotte interne.
    Non solo: Milano, fatto straordinario per quei tempi, è governata da Consoli eletti direttamente dal popolo.
    Ad un certo punto però, Federico di Svevia è salito al trono e, in poco tempo, è riuscito a riportare l’unità in Germania. Allora Federico detto il Barbarossa ha guardato a sud e ha visto dei Comuni autonomi, intraprendenti, e soprattutto ricchi. E ha deciso che la loro ricchezza sarebbe servita a realizzare il suo grande progetto: far risorgere l'Impero. Unire di nuovo sotto la stessa corona il regno che quattro secoli prima era stato del grande Carlo Magno.
    Ma il sogno di Barbarossa si sgretolerà il 29 Maggio 1176, con la sconfitta subita a Legnano contro le truppe della Lega dei Comuni. Quegli stessi Comuni, che prima erano in lotta quotidiana tra loro sono riusciti, uniti, a sconfiggere un Imperatore.
    Il film che raccontiamo è stato interamente disegnato. Si è cioè realizzato uno storyboard delle oltre mille inquadrature che hanno richiesto un intervento digitale.
    Questi interventi sono serviti a dare epicità alle inquadrature e a rendere credibili per lo spettatore paesaggi e architetture non più esistenti. Un utilizzo del digitale non finalizzato a stupire, ma a ricreare sullo schermo eventi e architetture che devono apparire reali.
    Per la prima volta in Italia, inoltre, è stato utilizzato un sistema di 'crowd replication' (moltiplicazione di folla) in grado di conferire un realismo impressionante alle scene di massa.
    'Barbarossa' rappresenta dunque una sfida importantissima nel panorama del cinema italiano: questo film è la prova che si possono realizzare film di grande epicità, girati in lingua inglese e vendibili sui mercati internazionali
    ".

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