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    UN MATRIMONIO ALL'INGLESE

    Festa della Donna 2021 - Dal III. Festival Internazionale del Film di Roma - Dalla piéce teatrale al grande schermo passando per Hitchcock (1928), in compagnia di Kristin Scott Thomas, Jessica Biel e Colin Firth, si approda di nuovo sul grande schermo offrendo un apologo ironico e dissacrante sulla lotta di classe e un incontro ravvicinato tra America e vecchia Inghilterra

    "E’ sconfortante pensare che così tante persone rimangano scioccate dall’onestà e solo così poche dall’inganno".
    Lo scrittore Noel Coward

    (Easy Virtue GRAN BRETAGNA 2008; commedia; 95'; Produz.: Ealing Studios/Endgame Entertainment/Odyssey Entertainment/BBC Films/Fragile Films/Joe Abrams Productions/Prescience; Distribuz.: (Internazionale) Odyssey Entertainment; (Italia) Eagle Pictures)

    Locandina italiana Un matrimonio all'inglese

    Rating by
    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Un matrimonio all'inglese

    Titolo in lingua originale: Easy Virtue

    Anno di produzione: 2008

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Stephan Elliott

    Sceneggiatura: Stephan Elliott e Sheridan Jobbins

    Soggetto: PRELIMINARIA:

    Basato sulla piéce teatrale Easy Virtue scritta da Noel Coward nel 1924, quando aveva solo ventitrè anni.
    Nel 1928, quando era ancora molto giovane, Alfred Hitchcock produsse una versione muta tratta da questa stessa commedia.

    Cast: Jessica Biel (Larita Whittaker)
    Colin Firth (Il signor Whittaker)
    Kristin Scott Thomas (la signora Whittaker)
    Ben Barnes (John Whittaker)
    Kris Marshall (Furber)
    Kimberly Nixon (Hilda Whittaker)
    Katherine Parkinson (Marion Whittaker )
    Pip Torrens (Lord Hurst )
    Christian Brassington (Phillip Hurst )
    Charlotte Riley (Sarah Hurst )
    Jim McManus (Jackson)

    Musica: Marius de Vries

    Costumi: Charlotte Walter

    Scenografia: John Beard

    Fotografia: Martin Kenzie

    Scheda film aggiornata al: 10 Marzo 2021

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Il film, diretto dall'estroso regista di Priscilla, la regina del deserto, è tratto da un testo teatrale di Noel Coward già portato sul grande schermo da Alfred Hitchcock nel 1928. Una giovane divorziata americana sposa in fretta e furia, sull'onda della passione, il rampollo di una facoltosa famiglia inglese per poi ritrovarsi a dover affrontare i suoi impossibili genitori, tradizionalisti e eccentrici signorotti di campagna. Un apologo sulla lotta di classe e le differenze tra America e vecchia Inghilterra, interpretato e diretto con gusto ironico e dissacrante.

    IN DETTAGLIO:

    I ruggenti anni ’20 sono passati... gli anni ’30 sono solo all’inizio. Il giovane inglese John Whittaker s’innamora perdutamente di Larita, una ragazza americana sexy ed affascinante, e i due si sposano immediatamente. Quando la coppia torna a casa, la madre di John, Mrs Whittaker, ha un’immediata reazione allergica nei confronti della neomoglie del figlio. Larita cerca di fare del suo meglio per tentare di adattarsi, ma sfuggire ai tranelli architettati dalla suocera non è una facile impresa. Presto, Larita comincia a capire la tattica messa in atto da Mrs Whittaker e realizza di dover reagire se non vuole rischiare di perdere John. Scoppia una guerra fatta di piccole astuzie e volano le prime scintille. Mrs Whittaker è decisa a sconfiggere la propria rivale e così cerca di manipolare ogni situazione, mentre Larita, con una calma disarmante, architetta sfacciate controffensive. Presto, la tattica manipolatrice di Mrs Whittaker inizia a dare i suoi frutti e John e Larita percepiscono che il loro amore rischia di svanire. In un grandioso finale, in cui i segreti del passato di Larita vengono rivelati, la ragazza riesce finalmente a fuggire dalla soffocante casa….

    Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)

    Gli anni Venti sono stati per eccellenza il decennio del Novecento con la maggior parte di cambiamenti culturali e di costume. È essenziale il rapporto che si instaura fra il declino della società delle classi e la modernità di un mondo fatto di persone sempre più attive e dinamiche. In questo contesto in una altolocata famiglia inglese di campagna impostata sui vecchi canoni conservatori entra una ventata di aria fresca, quando il figlio ed erede dell’intera fortuna John torna a casa, dopo essere stato in Francia, sposato con una giovane vedova americana, la quale porta scompiglio nelle loro vite a causa dei suoi modi schietti, gioiosi e anticonformisti, cosa che coinvolgerà solo il suocero e il maggiordomo. Al contrario la madre e le sorelle del giovane faranno di tutto per lenire e scardinare il matrimonio dei freschi sposi.

    È questa la base da cui parte la commedia Easy Virtue, del

    commediografo Noel Coward, scritta nel 1924 a soli 23 anni proprio quando tutte queste svolte stavano accadendo dal mondo che lui frequentava, conosceva molto bene e su cui ha costruito la sua poetica nel corso della sua lunga e poliedrica carriera (la cui fortuna fu in parte dovuta al selvaggio saccheggiamento dei suoi scritti dal cinema), seppure sotto una modulistica più drammaturgica. I suoi personaggi sono ben calibrati e la loro psicologia traspare in maniera evidente nella commedia originale. La cosa fondamentale della sua opera è la sottolineatura di un mondo che vive di inganni, ipocrisie e menzogne, dove dominano i vecchi canoni del pudore vittoriano e il senso di esistenze morte. Per citare lo stesso Coward: "È sconfortante pensare che così tante persone rimangano scioccate dall’onestà e solo così poche dall’ingannoâ€.

    L'adattamento per il grande schermo fatto da Stephan Elliott è il secondo dopo quello muto realizzato da Alfred Hitchcock

    nel 1928, nel quale il maestro del brivido drammatizza gli eventi ironici raccontati dall’autore dell’opera teatrale, pur essendo, invece, già evidenti alcuni tocchi classici dell’humour dell’allora ancora sconosciuto regista. Questa volta, però, la sceneggiatura riprende quel senso graffiante al vetriolo di cui è dominato tutto il lavoro di Coward. Il film di Elliott si presenta sin dai titoli di testa in maniera spumeggiante, dominato da dinamismi narrativi, dialoghi spumeggianti e spigliati, molto lontani dall'idea di un film in costume. Forse perché il visivo regista australiano, divenuto popolare per l’irriverente Priscilla, regina del deserto, costruisce ambienti e situazioni di forte carica espressiva, dominati da una fotografia studiata in ogni minimo dettaglio, che oscilla tra sgranature di colori vivaci e allegri e toni freddi e luminosi, e un montaggio talmente veloce che non dà respiro allo spettatore. Nonostante si limiti nella sua aggressività mordace, rispetto alla pellicola che gli diede il successo

    nel 1994, è un lavoro di tutto rispetto e ben oleato.

    Buono il cast di supporto, in particolare il maggiordomo che ha il volto del popolare attore comico televisivo britannico Kris Marshall. Le due giovani star del momento Jessica Biel e Ben Barnes fanno appena appena il loro dovere, forse perché dalla patina delle loro interpretazioni non viene fuori l'essenza della psicologia dei loro personaggi e si limitano ad entrare nei costumi e negli ambienti dell’epoca. Specie l’attrice americana avrebbe potuto lavorare di più sull'aspetto anticonformista di una donna complessa e moderna che deve il suo stile di vita non solo ai suoi pensieri progressisti ma anche a causa di una drammatica tragedia accadutale in passato. Al contrario, domina tutta la scena una perfetta Kristin Scott Thomas, che si rivela una vera riscoperta, dopo anni nei quali è rimasta nelle retrovie partecipando spesso a progetti improbabili, e già si parla di

    nomination agli Oscar, non per questo film ma per il francese Il y a longtemps que je t'aime di Philippe Claudel (già passato e apprezzato alla scorsa edizione del festival di Berlino). La sua Mrs Whittaker è tutta giocata su battute velenose e doppi sensi a cui fanno capo sguardi beffardi, ambigui e gelidi lanciati alla giovane nuora Larita, ma anche di inquietante solitudine, passando da un atteggiamento ad un altro nel giro di pochissimi istanti. All'interno del menage famigliare, domina il suo carattere ferreo e austero, che cerca di trattenere verso una vita infelice e convenzionale il suo giovane figlio e governare il suo piccolo mondo che le si sta sgretolando intorno fin troppo velocemente, a partire dal matrimonio con un uomo rimasto schiacciato umanamente dalla violenza della prima guerra mondiale per aver perso tutti i suoi compagni in battaglia e per aver assistito, attraverso quell’infausto attimo della Storia,

    al vero momento cruciale della fine di quel cosmo oltre il quale credeva non esistesse niente altro. La scoperta della verità è stata lacerante, un po’ come per tutti i protagonisti della vicenda.

    Commenti del regista

    "Sciando in Francia, nel 2004, mi sono rotto la schiena, il bacino e le gambe, non ho potuto camminare per quasi tre anni. Ho avuto molto tempo per pensare. Da un po’ meditavo di averne abbastanza dell’industria cinematografica. Quell’esperienza mi ha dato la spinta di cui avevo bisogno. Ero proprio alla ricerca di una buona idea quando Barnaby mi ha fatto conoscere Noel Coward. Il mio primo pensiero è stato ‘perchè mai mi parli di Noel Coward?’ I film in costume non facevano proprio per me, mai nella mia vita avrei pensato di fare un film in costume! Ma Barnaby disse che quella era esattamente la ragione per la quale mi aveva offerto il film, perciò l’ho letto e mi sono chiesto: ‘Cosa c’è in questo film?’ Poi, in quel piccolo senso di ribellione che è insito nel film, in cui una ragazza moderna come Larita sembra essere stata trascinata in un film in costume e lentamente perde la testa… E’ lì che ho trovato me stesso come sceneggiatore. Ho pensato che sarebbe stato divertente. Ovviamente non mi hanno concesso di aggiungere nessuno dei miei tipici scherzi triviali, né di travestire gli uomini da donna, hanno dovuto tenermi a bada... Non volevamo fare un film in costume, volevamo fare un film moderno per un pubblico moderno. Poi sono arrivati anche gli attori e hanno subito adottato lo stile tipico di Coward. Ho dovuto chiedere loro di parlarmi come avrebbero fatto normalmente e alla fine siamo riusciti a trovare una voce comune. E poi siamo impazziti tutti quanti per la musica e stiamo aggiungendo alcuni effetti speciali davvero straordinari, che non si vedono mai nei film in costume".

    A proposito del personaggio Larita di Jessica Biel:

    "Credo che Larita rappresenti tutto ciò che è moderno e nuovo, soprattutto per il fatto di essere americana. A quei tempi, il vecchio mondo considerava l’America come una forza. Credo che la famiglia Whittaker e, in special modo Mrs Whittaker, cerchino disperatamente di aggrapparsi ad un mondo che non esiste più. Posseggono una casa che sta cadendo a pezzi, perché non hanno i soldi per prendersene cura e per tenere lo staff di cui avrebbero bisogno. Mrs Whittaker ha un marito che non sembra essere del tutto tornato dalla Guerra e ripone tutte le proprie speranze sul figlio, sul fatto che possa tornare ad aiutarla a mandare avanti la casa e a mantenere lo status quo. Ma poi arriva questa coraggiosa, bellissima ragazza americana e Mrs. Whittaker capisce che le porterà via il figlio, l’unica luce della sua vita".

    Commenti dei protagonisti:

    JESSICA BIEL (Larita):

    "Quando ho letto la sceneggiatura quello che mi è piaciuto di più sono stati i dialoghi del tipo botta e risposta di Noel Coward. I dialoghi sono arguti, affilati e ironici e molte cose non vengono dette, ma restano lì a ribollire sotto la superficie. Si sentono solo cose gentili quando in realtà quello che vorrebbero fare è staccarsi la testa a vicenda. Come attrice ho trovato questa cosa molto eccitante perchè capivo Larita. Nella realtà non sono così: sono un po’ più dolce, perciò mi è sembrata una bella sfida. Inoltre, apprezzavo l’idea di interpretare un’americana in un mondo che conoscevo poco: quello delle tradizioni e degli usi inglesi. Mi sono dovuta abituare allo ‘slang in rima’ della lingua inglese e ho dovuto fare cose piuttosto inappropriate. E’ stato molto divertente e mi ha aiutato a sconfiggere quel leggero senso di alienazione che provavo... Fondamentalmente è molto diversa da chiunque altro abbiano mai conosciuto ed ha sposato proprio il ragazzo d’oro della famiglia. Anche se all’inizio i membri della famiglia sembrano rimanere affascinati di fronte a questa donna, nella realtà non la comprendono e non gli piace. La prima volta che la incontrano Mrs. Whittaker si comporta in modo glaciale verso di lei, credo ne sia anche intimidita. Sin dall’inizio la tensione tra le due è molto forte. Larita cerca in tutti i modi di dissipare questa tensione e di aiutare la suocera, ma non le riesce".

    Altre voci dal set:

    Il produttore JOE ABRAMS:

    "Ho amato il lavoro di Coward sin da quando ho avuto la fortuna di vedere Maggie Smith nella produzione di 'Vite private', diretta da John Gielgud nel 1974; e sebbene Coward sia meglio conosciuto per lo humour e lo stile sofisticato delle sue commedie, come ad esempio 'Vite private', 'Design for Living' e 'Hay Fever', nella realtà, sono state le sue opere drammatiche a fornire la base per film pluripremiati, basta citare 'Cavalcade', 'In Which we serve' e 'Breve incontro'. Perciò, 'Easy Virtue' mi attraeva in maniera particolare ed ero elettrizzato all’idea di riuscire ad acquisirne i diritti. Ovviamente lo humour dei dialoghi di Coward non poteva essere apprezzato nella versione muta, perciò Hitchcock ha dovuto enfatizzare l’aspetto drammatico insito nel conflitto sociale tra il nuovo e il vecchio mondo nell’Inghilterra degli anni ‘20. Per la versione odierna di 'Easy Virtue', le sfide come le opportunità non erano rappresentate solo dal modo in cui mantenere il tema del conflitto, ma anche da come riuscire a trasporre lo spirito di Coward e la sua capacità di costruirci sopra una commedia. Mi sono rivolto a Barnaby Thompson, perché aveva svolto un lavoro eccezionale in due film di Oscar Wilde. Sono stato felice che abbia condiviso il mio stesso entusiasmo nei confronti di 'Easy Virtue', per ciò che esso avrebbe potuto rappresentare per un pubblico moderno".

    Il produttore BARNABY THOMPSON:

    "E’ una storia molto interessante e universale. E’ la storia di un ragazzo che incontra una bellissima donna, i due s’innamorano, si sposano e lui la porta a casa per farle conoscere la sua famiglia. Fino a qui va tutto bene, penserete voi, ma, sin dall’inizio, la ragazza attira su di sé l’antipatia della madre dello sposo, e tra le due cominciano a volare scintille… tutti sappiamo come vanno le cose con le suocere... Coward tende a giocare pesante: è questa la natura della sua commedia. In fase di adattamento dovevamo avere un occhio di riguardo nei confronti dei personaggi e fare attenzione a rendere il film il più contemporaneo possibile. Quello che dovevamo fare a livello di sceneggiatura era creare l’ambiente emotivo dell’opera. All’inizio del film si è indotti a pensare che vada tutto benissimo, ci sono dei commenti pungenti ben distribuiti in tutto il film, poi, però si capisce che si tratta della storia di un gruppo di persone che lottano per sopravvivere, ed è il risultato finale quello che conta veramente. Se il film riuscirà nel suo intento, sarà grazie alla combinazione dello humour di Noel Coward e dell’abilità di Stephan (Elliott) e Sheridan (Jobbins) di rendere interessanti i personaggi".

    Links:

    • Kristin Scott Thomas

    • Colin Firth

    • Jessica Biel

    • Ben Barnes

    1

    Galleria Video:

    Un matrimonio all'inglese (versione originale).mov

    Il giudizio della critica

    The Best of Review

    International Press

    Come scrisse un noto critico teatrale a proposito della produzione andata in scena in occasione del "Chichester Coward Centenary Festival":

    "’Easy Virtue' è un meraviglioso esempio dell’abilità di Coward di minare dall’interno l’alta società, che molti danno per scontato abbia sempre celebrato.
    Si tratta di un attacco selvaggio contro l’ipocrisia dell’inizio degli anni ’20 e contro il modo in cui essa sfruttava i principi Vittoriani, già resi obsoleti dalla guerra, per distruggere le vite di coloro che non riusciva a tenere sotto il suo controllo. Il risultato è uno studio psicologico della repressione sessuale, del senso di colpa e di vendetta, sul cui sfondo si vedono svanire le vecchie certezze e si intravede avanzare l’era del jazz
    ".

    Italian Press

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