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L'UOMO CHE AMA: PIERFRANCESCO FAVINO E' 'L'UOMO CHE AMO' DUE VOLTE' (SARA/KSENIA RAPPOPORT, E ALBA/MONICA BELLUCCI). UN'OCCASIONE UNICA PER SCOPRIRE SE LA VERITA' SULL'AMORE ESISTE DAVVERO
Dal III. Festival Internazionale del Film di Roma
"Mi interessava da tempo dar vita ad un film d’amore, in grado di analizzare le
diverse specie di questo sentimento attraverso i rapporti e la loro criticità , volevo raccontare la circolarità della vita nei momenti in cui viviamo un relazione di coppia e in particolare puntavo a descrivere un uomo dal mio punto di vista di donna: sono convinta che la sofferenza o la gioia, il modo di stare male o stare bene quando si è innamorati siano identici per chiunque e che non siano catalogabili come qualcosa di tipicamente femminile o maschile...".
La regista Maria Sole Tognazzi
(L'uomo che ama ITALIA 2008; romantico drammatico; 102'; Produz.: Bianca Film/Medusa Film; Distribuz.: Medusa)
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Titolo in italiano: L'uomo che ama
Titolo in lingua originale:
L'uomo che ama
Anno di produzione:
2008
Anno di uscita:
2008
Regia: Maria Sole Tognazzi
Sceneggiatura:
Maria Sole Tognazzi e Ivan Cotroneo
Soggetto: Maria Sole Tognazzi e Ivan Cotroneo
Cast: Pierfrancesco Favino (Roberto) Ksenia Rappoport (Sara) Monica Bellucci (Alba) Marisa Paredes (Dottoressa Campo) Michele Alhaique (Carlo) Glen Blackhall (Yuri) Arnaldo Ninchi (Vittorio)
Musica: Carmen Consoli
Costumi: Antonella Cannarozzi
Scenografia: Tonino Zera
Fotografia: Arnaldo Catinari
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
Torino, oggi.
Roberto (Pierfrancesco Favino) è un uomo non ancora quarantenne che vive due storie d’amore diverse, in due momenti differenti nel tempo. Con Sara (Ksenia Rappoport), vicedirettrice di un albergo del centro, e con Alba (Monica Bellucci), che si occupa di allestimenti in una galleria d’arte contemporanea. Il gioco dell’amore lo porta a ricoprire nelle due storie ruoli opposti, a sperimentare sia la dolcezza sia la crudeltà dell’amore, e sopra ogni altra cosa la forza prepotente di un sentimento a cui nessuno riesce a resistere. Roberto cerca risposte nelle vite e nelle esperienze degli altri, nelle parole di suo fratello (Michele Alaique), nelle vicende della dottoressa con cui lavora (Marisa Paredes), nei racconti dei suoi genitori (Piera degli Esposti, Arnaldo Ninchi). Ma la verità sull’amore, se davvero esiste, è lì, negli occhi delle sue due donne che lo guardano, nelle parole che si ripetono, nei momenti d’amore, negli inevitabili addii. La risposta che Roberto cerca è nel rischio della vita, nell’imprevedibilità degli eventi, nel sapere che tutto può finire, senza per questo rinunciare ad amare.
Dal >Press-Book< de L'uomo che ama
Commento critico (a cura di ERMINIO FISCHETTI)
Una donna che dirige una storia su un uomo uscito a pezzi da una relazione amorosa è una cosa che, credo, difficilmente si sia mai sentita. Sulla carta il secondo lungometraggio di Maria Sole Tognazzi sembrava molto interessante perché andava a sfatare due convenzioni cinematografiche molto logorate: nella storia del cinema, in genere, è quasi sempre stato l’uomo a raccontare sia l’animo femminile che maschile (con tanto di citazione a L’uomo di paglia di Pietro Germi), più che altro perché alle donne il mestiere di regista era loro negato, la seconda è quella della donna vittima di un uomo che la lascia e lei che striscia ai suoi piedi, nonostante l’abbia tradita e umiliata in diverse occasioni (in questo caso è tutto il contrario, è il protagonista maschile, il farmacista Roberto, a subire tutto questo). Ma, al di là di questo, l’opera in sé non risulta riuscita, o perlomeno in |
parte, perché si perde in parametri stilistici e narrativi, paradossalmente, molto convenzionali, per non dire stucchevoli e oltretutto raccontare prima la seconda storia, quella con Sara, e poi la prima, quella con Alba, confonde lo spettatore e la cosa in sé risulta fine a se stessa, buttata lì e basta. La storia dell’uomo che ama, ossia Roberto, non è legata solo alla sue vicende amorose con le due donne (con Alba, alla fine, scopriremo che si è comportato lui stesso come poi farà Sara con lui), ma anche ai suoi affetti famigliari, in particolare nei confronti del fratello omosessuale Carlo, e della sua datrice di lavoro, la dottoressa Campo, una donna di mezz’età con la quale stabilisce un legame affettivo anomalo. Tognazzi, che ha co-sceneggiato il film con Ivan Cotroneo (nel corso della conferenza stampa paragonato a Checkov!), vuole mettere sul tavolo attraverso la macrostoria e le microstorie circostanti un’analisi |
della perdita e l’arricchimento che ogni essere umano acquisisce con essa suo malgrado. Il film è ambientato in una Torino calligrafica, lontana dal realismo di base con cui è necessario raccontare una vicenda ambientata in un contesto contemporaneo. In realtà , la parte più stucchevole, dal punto di vista registico e degli ambienti, risulta quella legata alle visite di Roberto e di Carlo, ai due genitori ritiratisi sulle rive del lago di Como, nel quale il paesaggio assume un ambiente favolistico, quindi irreale. Al contrario, però, queste stesse scene risultano tra le più interessanti grazie allo straordinario ritratto che Piera Degli Esposti e Arnaldo Ninchi (Giulia e Vittorio, la madre e il padre) riescono a fare sui rapporti coniugali di lunga durata con pochissime e fulminanti battute. La cosa vale anche per la musa di più vecchia data di Pedro Almodovar, Marisa Paredes, perfetta nel saper tratteggiare in modo equilibrato i |
tratti comici e malinconici del suo personaggio (la dottoressa Campo, una donna capace di nascondere la verità su tutta la sua intera esistenza), tanto da far apparire in secondo piano Favino nelle scene comuni. Nonostante ciò, però, il film risulta quasi credibile proprio per la prova viscerale e coinvolgente di quest’ultimo, ridando così dignità ad un’opera che senza di lui e della maggior parte del resto del cast non avrebbe avuto valore di alcuna sorta. La pellicola di Maria Sole Tognazzi risulta, quindi, come uno studente mediocre che si salva dall’essere rimandato a settembre in una disciplina perché ha quattro agli scritti e sette agli orali e ha un insegnante che lo trova simpatico. Ed è un vero peccato perché aveva tutte le potenzialità per non risultare banale, ma tocca il fondo di tutti i cliché nel momento in cui a Carlo viene diagnosticata una malformazione alle valvole cardiache e |
molla il suo fidanzato perché lo ama a tal punto da preferire che lo odi piuttosto che farlo soffrire dicendogli la verità . Ma non è tutto, c’è anche una lettera che il ragazzo scrive a se stesso sull’importanza della vita e sulle cose che vorrà fare dopo l’operazione che gli salverà la vita! Per parafrasare il gergo degli insegnanti: Signora, suo figlio si impegna, ma ottiene pessimi risultati. Credo che con questo abbia detto abbastanza.
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Commenti dei protagonisti:
PIERFRANCESCO FAVINO (Roberto):
"Questa storia non racconta lacrime e tradimenti ma ambisce ad essere più sottile. Inoltre vi è la circostanza inedita che vede una donna impegnata a raccontare l’universo maschile di fronte all’amore mentre molto spesso, particolarmente nei giornali cosiddetti ‘femminili’, il mondo emotivo maschile viene rappresentato come arido se non addirittura inesistente… Per questo
lavoro ho deciso di evitare di farmi qualsiasi idea preconcetta del personaggio che andavo a recitare, al punto da non voler preparare nulla in anticipo. La
sfida era anche nel non costruire nessuna rete di sicurezza preventiva ed ho deciso così di affidarmi totalmente a Maria Sole, sapendo benissimo che mi
avrebbe protetto, guidato ed accompagnato nei posti dell’anima di quest’uomo
che lei sorprendentemente conosceva già così bene".
MONICA BELLUCCI (Alba):
"Trovo attuale ed estremamente moderna la volontà di una regista donna che
racconta le sofferenze d’amore dal punto di vista degli uomini, mentre in genere si è sempre parlato dell’infelicità sentimentale delle donne soprattutto da un punto di vista femminile… Alba, il mio personaggio, organizza mostre d’arte, è una donna matura del suo tempo che ha un lavoro che le garantisce indipendenza e sicurezza, ma si confronta anche con le difficoltà e le incertezze quotidiane. Molto spesso una donna può essere assai attraente fisicamente ed
essere sicura e forte nel suo lavoro ma nonostante le apparenze può nascondere anche delle vulnerabilità segrete e questo a prescindere dagli
impegni e da quanto possa sentirsi realizzata nella vita".
KSENIA RAPPOPORT (Sara):
"Il copione era molto semplice, sensuale ed attuale, non c’è tema più attuale dell’amore e delle relazioni amorose… Maria Sole è una persona meravigliosa, ci siamo capite bene subito fin dal primo incontro: è molto professionale e
determinata e sa bene quello che vuole ma è anche molto sensibile, capace non solo di forza ma anche di dolcezza e forse questo nasconde una fragilità ed una vulnerabilità di fondo. Quando giravo avevo la sensazione molto chiara che
nonostante il tono drammatico di fondo il nostro film fosse costantemente attraversato dall’insostenibile leggerezza della vita…".
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