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LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI - BIRDWATCHERS: MARCO BECHIS AFFRONTA UNA STORIA 'INDIGENA' NEL PIENO DEI DRAMMATICI CONFLITTI GENERATI DA IMPROPRIE 'COLONIZZAZIONI'. E LO FA PENSANDO AL CINEMA DI SERGIO LEONE E AI SUOI MITICI SILENZI
Dalla 65. Mostra del Cinema di Venezia
“… In ‘Mission’, gli indigeni colombiani Waunana, che nel film interpretavano il ruolo dei Guarani, facevano sempre e solo da ‘sfondo’ alle scene, accanto alle ‘figure’ principali interpretate da Robert De Niro e Jeremy Irons. Nel mio film, volevo rovesciare questo schema attribuendo agli indigeni il ruolo dei protagonisti, delle ‘figure’, relegando gli attori bianchi professionisti sullo ‘sfondo’…â€.
Il regista Marco Bechis
(La terra degli uomini rossi - Birdwatchers ITALIA/BRASILE 2008; drammatico; 108'; Produz.: Classic (Italia) in collaboraz. con Rai Cinema (Italia) e con Karta Film (Italia) e Gullane Filmes (Brasile); Distribuz.: 01 Distribution)
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Titolo in italiano: La terra degli uomini rossi - Birdwatchers
Titolo in lingua originale:
La terra degli uomini rossi - Birdwatchers
Anno di produzione:
2008
Anno di uscita:
2008
Regia: Marco Bechis
Sceneggiatura:
Marco Bechis e Luiz Bolognesi (con la collaboraz. di Lara Fremder)
Soggetto: Marco Bechis
Cast: Abriso Da Silva Pedro (Osvaldo) Alicelia Batista Cabreira (Lia) Ademilson Concianza Verga (Kiki) Ambrosio Vilhalva (Nadio) Claudio Santamaria (Lo spaventapasseri) Mateus Nachtergaele (Dimas) Fabiane Pereira Da Silva (Maria) Chiara Caselli (La Fazendeira) Leonardo Medeiros (Il Fazendeiro) Nelson Concianza (Lo sciamano) Poli Fernandez Souza (Tito) Eliane Juca Da Silva (Mami) Inéia Arce Gonçalves (La cameriera)
Musica: Domenico Zipoli (1688-1726)
Costumi: Caterina Giargia e Valeria Stefani
Scenografia: Clovis Bueno e Caterina Giargia
Fotografia: Helcio Alemao Nagamine
Scheda film aggiornata al:
25 Novembre 2012
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Sinossi:
IN BREVE:
Mato Grosso do Sul (Brasile), oggi. I fazenderos conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi con coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d’occhio e trascorrono le serate in compagnia dei Birdwatchers, i turisti venuti a osservare gli uccelli. Ai limiti delle loro proprietà cresce il disagio degli indios. Costretti in riserve, gli indigeni – un tempo legittimi abitanti di quelle terre – conducono una vita priva di qualsiasi prospettiva; molti di loro, spesso i giovani, si suicidano. È proprio un ulteriore suicidio a scatenare la ribellione. Guidati dal capo Nadio e da uno sciamano, un gruppo di indios si accampa all’esterno di una delle proprietà per reclamare la restituzione delle terre. Due mondi contrapposti vengono così a fronteggiarsi. Lo scontro metaforico diviene presto conflitto reale; anche nell’ostilità i due mondi non cessano di studiarsi. Nonostante la lotta, i giovani – un apprendista sciamano e la figlia di un fazendero – non rinunciano alla curiosità dell'altro e a mettersi in gioco.
Birdwatchers-La terra degli uomini rossi, Catalogo della 65. Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia (2008)
IN ALTRE PAROLE:
Mato Grosso do Sul (Brasile) 2008.
I fazendeiro conducono la loro esistenza ricca e annoiata. Possiedono campi di coltivazioni transgeniche che si perdono a vista d'occhio e trascorrono le serate in compagnia dei turisti venuti a guardare gli uccelli [birdwatchers].
Ai limiti delle loro proprietà , cresce il disagio degli indio che di quelle terre erano i legittimi abitanti.
Costretti in riserve, senza altra prospettiva se non quella di andare a lavorare in condizioni di semi schiavitù nelle piantagioni di canna da zucchero, moltissimi giovani si suicidano.
A scatenare la ribellione è proprio un suicidio. Guidati da un leader, Nadio, e da uno sciamano, un gruppo di Guarani-Kaiowà si accampa ai confini di una proprietà per reclamare la restituzione delle terre. Due mondi contrapposti si fronteggiano. Si fanno una guerra prima metaforica e poi reale. Ma non cessano mai di studiarsi. A provare la “curiosità dell'altro†sono soprattutto i giovani. Una curiosità che avvicinerà il giovane apprendista sciamano Osvaldo alla figlia di un fazendeiro…
Dal >Press-Book< de La terra degli uomini rossi - Birdwatchers
Nota: Si ringrazia Valentina Guidi (Ufficio Stampa Guidi-Locurcio)
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
E’ spiazzante l’impronta che Marco Bechis è riuscito a dare a questo importante film-denuncia, La terra degli uomini rossi-Birdwatchers: un documento importante e prezioso sulla tribù Indios dei ‘Guarani-Kaiowá’ del Brasile, espropriata dalla sua terra con un esasperato abuso di deforestazione e relegata in una riserva senza risorse autonome per la sopravvivenza.
Documento importante e prezioso soprattutto perché non si tratta di un racconto romanzato, bensì di una drammatica realtà assestata solo quanto necessario per un’efficace trasposizione in celluloide. Spiazzante perché nel dare volto e anima a questo dramma è riuscito ad essere delicato pur non nascondendo i registri crudi e crudeli di quella realtà . E’ riuscito a rendere poetico, toccante e coinvolgente un dramma per i diritti umani senza cadere nel tranello delle amplificazioni spettacolari per denunciare il prisma delle infinite sopraffazioni fino al genocidio. Il regista Marco Bechis è riuscito in questo malgrado non ci risparmi di assistere |
a reiterati suicidi giovanili. Anziché esasperare l’inevitabile contrasto tra civiltà diverse, ha preferito puntare sulla reciproca curiosità degli indios nei confronti dei ‘bianchi fazendeiro’ e sulla vicendevole voglia di svelarsi gli uni agli altri. Ha lasciato così che gradualmente scoprissimo l’anima profonda di un popolo che, anch’esso, come il nostro, ha i suoi giovani, con le loro speranze negate. In questo caso negate fino alle estreme conseguenze. Un’anima in cui si è reso palpabile il legame fortissimo tra questo popolo e la sua terra di origine, quella che ha sepolto i suoi antenati, la terra delle loro preghiere, delle loro battute di caccia e di vita a tutto tondo, per quella che ci pare di percepire come un’assimilazione quasi ‘panica’ con la natura. Per questo hanno un senso profondo, oltre che ad essere esteticamente stupendi, i brani musicali di marca tardo-barocca, con i canti indios, praticamente inediti, in quanto scoperti |
solamente tredici anni fa, composti sul posto da un missionario nel XVIII secolo. E’ un legame indissolubile quello che Marco Bechis riesce a stabilire tra i brani paesistici fatti di estensioni di foreste e fiumi, di ampie distese coltivate dai ‘fazendeiro’, ingordi beneficiari della abusata deforestazione per produrre alimenti transgenici, le musiche e i canti, prima ancora di denudare l’anima degli indios stessi, incedendo generosamente sui loro usi e costumi particolari, tra cui i funerali, con il saluto ai congiunti defunti, così inconsueto ai nostri occhi, o il particolare modo di pregare. Un’indagine che assume ancor più una connotazione viscerale quando la macchina da presa si ferma con estrema generosità su primi e primissimi piani, facendo leva su sguardi e silenzi, seguendo, per dichiarata ispirazione, il cinema di Sergio Leone. Quanto basta a renderci partecipi di questo respiro, diverso, lontano, inquietante, affascinante, drammaticamente urgente. Un ‘must’ per il cinema impegnato |
a dare voce sul piano internazionale ad un’altra pagina funesta di storia contemporanea appuntata sulla rivendicazione di diritti umani. |
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Commenti del regista
Agli attori indigeni ho mostrato due sequenze tratte da 'Uccelli' di Alfred Hitchcock e da 'C'era una volta il West' di Sergio Leone in tre diversi modi: la sequenza originale, la stessa sequenza interrotta da due secondi di schermo nero a ogni taglio d'inquadratura e una terza versione muta. Ho mostrato quindi come ogni scena era composta da tanti pezzi e che ognuno di quei pezzi erano le inquadrature che stavamo per girare. Ma la cosa che più mi premeva erano i silenzi. Li ho messi in guardia, spiegando che gli attori protagonisti del film erano loro ma che gli attori secondari erano professionisti che ben sapevano usare quei silenzi in una scena, che ben sapevano prendersi i loro tempi prima di rispondere. Di fronte alle immagini di Leone e Hitchcock hanno capito al volo.
Links:
• 65 Mostra: Lido di Venezia 1 settembre 2008 PRESS CONFERENCE & DINTORNI: LA TERRA DEGLI UOMINI ROSSI - BIRDWATCHERS di MARCO BECHIS (Il film esce al cinema il 2 settembre) (Interviste)
Galleria Fotografica:
1
terra_uomini_rossi.mov
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