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    ITALIAN DREAM: I SOGNI ITALIANI BRILLANO SOLO A META'. A BRILLARE DAVVERO E' INVECE L'INTERPRETAZIONE DEL PROTAGONISTA IVANO MARESCOTTI

    "Credo che, al di là del primo impatto da favola moderna colorata con tinte della commedia-thriller, 'Italian Dream' sia innanzitutto un piccolo apologo sull’inafferrabilità della vita nei nostri tempi ormai già etichettati come post-contemporanei, dove la realtà è scivolosa (non solo quella virtuale) e apparentemente sempre più provvisoria...".

    (Italian Dream ITALIA 2007; commedia; 95'; Produz.: Venerdì Produzione Cinema con il contributo del MiBAC; Distribuz.: Lucky Red)

    Locandina italiana Italian Dream

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    Titolo in italiano: Italian Dream

    Titolo in lingua originale: Italian Dream

    Anno di produzione: 2007

    Anno di uscita: 2007

    Regia: Sandro Baldoni

    Sceneggiatura: Sandro Boldoni e Jo Durden Smith

    Cast: Ivano Marescotti
    Teo Celio
    Silvia Cohen
    Lenka Lanci
    Massimo Foschi
    Carlo Croccolo
    Sergio Bini
    Pietro Biondi
    Sebastiano Filocamo
    Paolo Pierobon
    Mariella Valentini
    Johnny Dell'Orto

    Musica: Carlo Siliotto

    Costumi: Donatella Cianchetti

    Scenografia: Gianni Silvestri

    Fotografia: Daniele Massaccesi

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    Antonio, un uomo con sogni e peccatucci molto normali, viene intercettato da Raniero, un ricchissimo ed eccentrico signore che lo bracca sistematicamente senza motivo apparente, fino al giorno in cui gli rivela che è lui l’uomo che lo ucciderà, permettendogli così di compiere il suo grande e fatale destino. Antonio non prenderebbe sul serio quelle bizzarrie esoteriche ma è incalzato da Raniero, che finisce per impossessarsi della sua vita tenendolo in pugno come una pedina. Antonio allora si spaventa e cerca di sfuggirgli, disposto persino a rinunciare a qualche inatteso beneficio che ricava da quell’assurda relazione. Ma il cerchio si stringe e Raniero implacabile gli sta addosso, e quello che sembra solo un gioco diabolico diventa invece una valanga che travolge in un crescendo tragicomico i nostri personaggi e i loro sogni onnipotenti,

    Commento critico (a cura di MARIA PAOLA FORLANI)

    Antonio Bezzocchi è un uomo qualunque, proprio come uno di quei personaggi gogoliani, tanto amati dal regista Sandro Baldoni (alla terza opera: Strane Storie del 1994 e Consigli per gli acquisti del 1998), che vive in una città dell’Italia contemporanea (non ben identificata). Lavora come portiere di notte in un albergo ma sogna di aprire un ristorante di lusso a Londra, ha una moglie intelligente e concreta che lui tradisce continuamente, ha due figli adolescenti, gioca alle corse dei cavalli e scommette su tutto. Un giorno in quella sua vita molto insipida e normale si affaccia un personaggio oscuro, Raniero (Teco Celio) che, dopo averlo tallonato da vicino per un po’, gli dice che presto, sarà ucciso da lui, che morirà subito dopo perché il suo destino è di trasmigrare in un… maiale, cioè in un “essere superioreâ€. Come in un Faust meno elegiaco ma più popolare, l’anima di Antonio

    si lascia comperare da doni, enormi vincite, denaro facile per acquisire, finalmente, una ricchezza mai avuta e solo sognata…però c’è sempre quell’appuntamento con “due mortiâ€: è il debito da pagare, mentre la follia e la paura sono il primo sintomo di non ritorno. Non tutta la sceneggiatura segue un filo, non sempre controllato, con buchi che rendono difficile entrare in un contesto logico e verosimile. Qualche personaggio secondario resta troppo di sfondo (vedi il padre), alcune situazioni costruite fra il dramma e la commedia non sono compiutamente risolte e nell’epilogo della narrazione cinematografica, restano poco credibili. Lo spettacolo, però, tiene concentrato il pubblico grazie alla brillante interpretazione di Ivano Marescotti che, dopo tante parti di secondo piano, dimostra quanto sappia dominare la scena con carattere e personalità da “protagonistaâ€.

    Commenti del regista

    "Credo che, al di là del primo impatto da favola moderna colorata con tinte della commedia-thriller, 'Italian Dream' sia innanzitutto un piccolo apologo sull’inafferrabilità della vita nei nostri tempi ormai già etichettati come post-contemporanei, dove la realtà è scivolosa (non solo quella virtuale) e apparentemente sempre più provvisoria. Per questo avevo chiesto a Ivano Marescotti, 'eroe' del film di recitare tutte le scene 'come se dovesse tenersi in piedi su una lastra di ghiaccio'. In secondo luogo, il film, o la parabola del suo protagonista principale, è anche metafora della situazione attuale del nostro paese: futile, litigioso, incosciente, giocherellone, instabile, agitato, fragile, narcisista e forse anche destinato a una brutta fine. Tutto ciò è espresso con uno stile che tende a mescolare vari elementi: il thriller con la commedia leggermente sgangherata, il fantastico con il reale, lo stereotipo quotidiano con l’assurdo, il colore gridato. L’alto con il basso, direbbe chi se ne intende. E’ un epilogo dal sapore un po’ gogoliano, con un Antonio /Marescotti / Buster Keaton che viene travolto dalla realtà (assurdità) che lo circonda, nonostante pensi di avere sempre perfettamente la situazione sotto controllo. Il vitalissimo Antonio che.corre-senza-senso è un tipico italiano dei nostri giorni alle prese con un lavoro precario, le rate da pagare, i prestiti delle finanziarie, il Superenalotto, con in più una passione insana per le scommesse. Un uomo di oggi che insegue un sogno per metà antiquato (La Post – Swinging London di quando era ragazzo) e per metà contemporaneo (aprire un ristorante italiano di successo nella scintillante Londra del primo decennio del secolo, come ultimamente vorrebbero fare tutti quelli che sanno qualcosa di cibo e di vini). E che finisce per cadere, assieme al suo supponente avversario, in un gioco molto più grande di lui. Citavo prima Gogol perché mi è sempre piaciuto, e in qualche modo lo considero un narratore dell’eterna, comica disperazione del mondo, per molti versi sempre attuale: le sue ridicole figurine affondavano nel grigiore burocratizzato e vuoto della realtà russa dell’epoca, mentre i protagonisti di Italian Dream galleggiano a stento nel colore gridato, ipercomunicato e vuoto della società d’oggi. Se c’è un filo che lega i miei film, fin da Strane Storie e Consigli per gli Acquisti, credo sia quello dell’analisi stupita di tutti come noi (e noi italiani all’ennesima potenza) ci troviamo a vivere immersi nell’assurdo quotidiano, come in una specie di acquario inquinato dove sguazziamo poco consapevoli di quel che ci circonda. So che non è una strada battuta dal cinema nostrano, e alcuni (soprattutto tra gli addetti ai lavori) mi rimproverano di non avere uno stile ben identificabile nel panorama nazionale, dove prevale la tendenza al realismo (dittatura del realismo?) al massimo elegantemente levigato con elementi di commedia e di melò. Non si capisce se le mie cose sono serie o facete, mi dicono. Non so esattamente cosa rispondere. Di solito per cavarmela dico che faccio cinema Finto-Cretino, antiaccademico e anche un po’ sgangherato, in contrasto col cinema Finto-Intelligente che negli ultimi anni è andato per la maggiore".

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