IL DUBBIO: MERYL STREEP NEI PANNI DI UNA SUORA SEVERA E CONSERVATRICE ALLE PRESE CON IL DUBBIO DI PEDOFILIA A CARICO DI PADRE FLYNN/PHILIP SEYMOUR HOFFMAN
'CELLULOID PORTRAITS' rende Omaggio alla Memoria di PHILIP SEYMOUR HOFFMAN - 5 Nomination all'OSCAR 2009: 'Miglior Attrice' (Meryl Streep), 'Miglior Attore' (Philip Seymour Hoffman, 'Miglior Attrice Non Protagonista' (Viola Davis e Amy Adams)
Soggetto: John Patrick Shanley porta sullo schermo la sua opera teatrale IL DUBBIO, in una storia sulla ricerca della verità , le forze del cambiamento e le devastanti conseguenze della giustizia cieca in un’epoca definita dalle condanne morali.
Cast: Meryl Streep (Sorella Aloysius Beauvier) Philip Seymour Hoffman (Padre Brendan Flynn) Amy Adams (Sorella James) Viola Davis (Signora Miller) Alice Drummond (Sorella Veronica) Paulie Litt (Tommy Conroy) Lydia Jordan (Alice) Lloyd Clay Brown (Jimmy Hurley) Bridget Megan Clark (Noreen Horan) Joseph Foster (Donald Miller) Matthew Bradley Marvin (Raymond Germain) Evan Lewis (Parrocchiano John)
Musica: Howard Shore
Costumi: Ann Roth
Scenografia: David Gropman
Fotografia: Roger Deakins
Montaggio: Dylan Tichenor
Effetti Speciali: Steven Kirshoff (supervisore)
Makeup: J. Roy Helland (per Meryl Streep)
Casting: Ellen Chenoweth
Scheda film aggiornata al:
27 Dicembre 2024
Sinossi:
IN BREVE:
La storia - che è ambientata negli anni Sessanta in una scuola cattolica del Bronx - abbraccia un tema scottante e alquanto spinoso quale quello della pedofilia negli ambienti religiosi. Una severissima Preside suora (Streep) accusa un sacerdote che tiene lezione in alcune classi dell'istituto (Seymour Hoffman) di violenza su un ragazzino di colore.
IN DETTAGLIO:
E’ il 1964, a St. Nicholas nel Bronx. Un deciso e carismatico prete, Padre Flynn (Philip Seymour Hoffman), sta cercando di allentare i rigidi costumi della scuola, che vengono custoditi gelosamente da Sorella Aloysius Beauvier (Meryl Streep), la Preside con il pugno di ferro che crede nel potere della paura e della disciplina. I venti del cambiamento politico stanno soffiando all’interno della comunità e in effetti la scuola ha accettato il suo primo studente di colore, Donald Miller. Ma quando Sorella James (Amy Adams), un’innocente piena di speranza, condivide con Sorella Aloysius il suo sospetto che Padre Flynn stia prestando troppa attenzione a Donald, Sorella Aloysius è felice di iniziare una crociata sia per svelare la verità che allontanare Flynn dalla scuola. Ora, senza uno straccio di prova se non la sua sicurezza morale, Sorella Aloysius lancia una battaglia contro Padre Flynn, uno scontro che minaccia di sconvolgere la chiesa e la scuola con conseguenze devastanti.
Dal >Press-Book< de Il dubbio
Nota: Si ringrazia Annalisa Di Corato (Ufficio Stampa 'Walt Disney Studios Motion Pictures, Italia')
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
I primi fotogrammi aprono sull’ambiente, con edifici alquanto ‘dimessi’ e ‘malinconici’, un po’ lo specchio della gente che vi abita. Siamo nel Bronx anni Sessanta. Un dettaglio focale per capire le ragioni delle svariate problematiche illuminate da John Patrick Shanley con Il dubbio. Di lì a poco verrà fuori che la scelta di una scuola privata sotto la direzione di una gerarchia ecclesiastica di tutto rigore è stata dettata dalla necessità di evitare percosse certe al proprio figlio ad una scuola pubblica. Siamo in un’epoca e in un territorio dove le discriminazioni razziali sono nel vivo del loro massimo respiro, là dove una chance di protezione può costituire comunque la salvezza, persino la sopravvivenza. Senza questo fondamento non avremmo mai potuto comprendere fino in fondo la natura e le ragioni di un dubbio che diventa l’elettivo protagonista del film, incentrato sulle cause e gli effetti di questo, quanto sui personaggi
di primo piano.
Fondamento che però si mostrerà a chiare lettere un po’ più in avanti nel corso di questa storia quasi ‘neorealistica’, nello stile anglosassone alla Peter Mullan. Storia figlia di un’epoca che abbraccia più generazioni, preparandosi a raggiungerne e svelarne, ma solo in parte, cuore e anima, con una delle sue sequenze climax. Stiamo parlando del momento in cui la Preside della scuola, un conglomerato di eccessi per autoritarismo, intransigenza e intolleranza minimaliste, sull’onda lunga di un atroce sospetto, parla con la madre dell’unico ragazzo nero di tutta la sua scuola. E’ Suor Aloysius, cui dà volto e anima una Meryl Streep che, come sappiamo, non sbaglia un colpo. Ma non è lei la prima ad entrare in campo, anche se sarà lei a dominarlo di lì a poco. Lo è invece il sermone del sospettato, il carismatico e ‘progressista’ Padre Flynn (Philip Seymour Hoffman in un inedito ruolo
che tiene ben testa alla sua ‘rivale’). Il primo suo sermone che si appunta proprio sul ‘dubbio’, quale trappola di falso conforto quanto la certezza. Uno tra i suoi sermoni successivi sarà invece sull’intolleranza, ispirato peraltro proprio dall’esasperante comportamento di Sorella Alysius. E i ruoli sono chiari fin dall’inizio, come avverte lo stesso Padre Flynn, fuori con i ragazzi prima di entrare in classe, scorgendo Sorella Aloysius riflessa al vetro della finestra al piano superiore: “Il mastino è affamatoâ€. Se ci sono sermoni ci sono Sante Messe, se ci sono Sante Messe ci sono un prete officiante ma anche dei chierichetti. E per il ragazzo nero la fascinazione di tale ruolo accanto ad un suo compagno è implicita, talmente rassicurante da sfociare in una, forse prematura, vocazione al sacerdozio. E quando la socializzazione con i compagni, condizionati dalla mentalità imperante socialmente all’epoca, sembra al momento una conquista irraggiungibile, viene spontaneo
cercare conforto e protezione da chi è naturalmente disponibile e versato a farlo: lo stesso Padre Flynn. L’atroce dubbio - prima insinuato un po’ subdolamente, poi apertamente e fin troppo aggressivamente dichiarato - di Sorella Aloysius riguardo ad un caso di pedofilia nella sua scuola - presunta dato che non avrà mai le prove anche se riuscirà nella punizione con l’allontanamento del sacerdote - prende spunto da circostanze ambigue e fatti che diventano facile preda di fraintendimenti.
Come già precisato dallo stesso regista, di tutta questa ‘losca’ faccenda, perennemente in bilico tra verità e menzogna, innocenza e corruzione, nessuno alla fine avrà mai una risposta chiara. Nessuno arriverà mai a sciogliere quell’atroce dubbio che, tutt’altro che aereo eppur mai comprovato, resterà ben radicato in Sorella Aloysius, personaggio di cui Meryl Streep, non mancherà di lasciarci intravedere anche l’altra sua faccia, espressione cangiante di una certa fragilità e vulnerabilità radicate in
un passato che l’ha vista prima sposata e poi vedova, e chissà che altro. Uno dei confronti più drammatici con Padre Flynn si muove difatti sul filo di ‘chi è senza peccato scagli la prima pietra’. E sarà comunque l’altra faccia a prendere il sopravvento con il suo disperato pianto finale, epilogo con cui si congeda, consegnandoci indirettamente un’unica verità : il dubbio, privato dell’approdo ad una verità autentica, non solo non appaga ma resta ancorato all’anima come un virus, dilaniando lentamente la propria vittima, fino a distruggere quel che resta del nostra umanità più misericordiosa.
Commenti del regista
"Io conoscevo queste persone. Sorella Aloysius è sicuramente basata sulle suore che ho incontrato personalmente ed è anche una persona con cui mi posso identificare. C’è una certa tristezza che condivido con lei sulle cose che stanno scomparendo nel mondo, come il silenzio, le penne a sfera e gli studenti che leggono Platone... Questa era un’epoca fondamentale per passare da una fede assoluta nell’establishment e nelle gerarchie a mettere in discussione, per esempio, l’esercito o la religione organizzata... Io volevo catturare qualcosa di questo momento perduto. Andando in giro nel Bronx nel 1964, vedevi le suore nei loro abiti e nelle cuffie, ma non sapevi che in pochi anni non li avrebbero più indossati e che quel periodo sarebbe finito per sempre. Credo anche che Padre Flynn sia decisamente un prodotto dei primi anni sessanta per come mette in discussioni le istituzioni, anche se lavora all’interno del sistema. Lui vuole rendere la chiesa che ama più adatta a un mondo in cambiamento... Quando hai soltanto uno studente di colore a scuola, inizi a notarlo e ti chiedi come si senta. Mi ha portato a vedere me stesso e il mio contesto sociale in maniera più complessa e mi ha spinto a pormi delle domande più approfondite".
Dal Teatro al Cinema:
"Questa storia ha avuto inizio con i ricordi di quando crescevo nel Bronx e poi questi ricordi sono diventati un’opera teatrale, così ho sfruttato il palcoscenico e tutti i materiali che aveva da offrire per raccontare la storia in quel modo. Ora, come film, ha delle caratteristiche decisamente diverse. Il tipo di specificità che deriva dal mezzo cinematografico, dall’atmosfera, gli edifici e le cose reali che ti circondano fornisce una verità alla storia che gli attori utilizzano per trovare un livello diverso nella loro performance. Il teatro è decisamente organizzato, mentre la vita reale non lo è, quindi una parte di questo processo consisteva nel dividere la storia in vari pezzi e renderla più simile ai ricordi originali... C’era qualcosa di dissonante che sembrava avvenire per via di tutte le diverse reazioni che la gente provava contemporaneamente ogni notte a teatro e questo dava origine a un potere condiviso. Sembra che molte persone si appassionassero al tema delle certezza e alle sue conseguenze, come se fosse qualcosa di cui dovevano parlare. Ed è stato allora che ho capito che mi sarebbe piaciuto trasformarlo in un film".
"The considerable integrity and strength of John Patrick Shanley’s play prevail despite a questionable central performance in 'Doubt'. Stepping back behind the camera for the first time since his misguided 'Joe Versus the Volcano' in 1990, Shanley capably retains the power of his study of unsubstantiated moral convictions gone tragically awry, and the extensive opening up of his four-character, 90-minute 2005 Pulitzer and Tony Award winner adds in social context what it loses in sharply focused intensity. Miramax has plenty here to build this intelligent, absorbing drama into a strong B.O. performer with a discerning public looking for movies that are actually about something".
CHARLES ISHERWOOD, ("New York Times"):
"Avere dei dubbi non è piacevole, come può testimoniare chiunque abbia mai atteso dei risultati di laboratorio, sia stato agitato per un esame o rimasto di fronte a un telefono muto aspettando una chiamata. E’ un tormento psicologico che si vuole trasformare in certezza. Ma spesso è il primo passo in un percorso che porta a una saggezza maggiore dal punto di vista spirituale o morale, una compassione più profonda, una liberazione da dei dogmi limitanti. La crisi che Sorella Aloysius affronta negli ultimi strazianti momenti del testo teatrale è quella che tutti viviamo prima o poi: la sconfortante rivelazione che il mondo non funziona come pensiamo".