NEL 'X ANNIVERSARIO' DI 'BLADE RUNNER' (1982) RIDLEY SCOTT PROPONE LA SUA PERSONALE VERSIONE
"Queste costruzioni (i robot) non imitano gli umani: per molti aspetti fondamentali esse in realtà sono già umane. Di questi tempi, il maggiore mutamento in atto nel mondo è probabilmente la tendenza del vivente alla reificazione e, allo stesso tempo, la reciproca compenetrazione di animato e meccanico. Non disponiamo più di una definizione pura dl vivente in quanto contrapposto al non-vivente. Forse siamo noi umani le vere macchine."
Lo scrittore PHILIP K. DICK
(Blade Runner: The Director's Cut USA 1992; noir fantascientifico cyberpunk di timbro post-moderno; 112'; Produz. Blade Runner Partnership con la co-produzione di Ladd Company; Distribuz. - Internaz.: Warner Home Video; Distribuz. - Italiana: Warner Home Video Italy)
Kimiko Hiroshige (Donna cambogiana) Ben Astar (Abdul Ben Hassan) Bob Okazaki (Maestro sushi) Dawna Lee Heising (Showgirl) Kelly Hine (Showgirl) Leo Gorcey Jr. (Louie) Carolyn DeMirjian (Commerciante) Marc Smith (Campagna pubblicitaria per le Colonie Extramondo) (Voce)
Musica: Vangelis
Costumi: Jean Giraud, Michael Kaplan, Charles Knode
Scenografia: Lawrence G. Paull
Fotografia: Jordan Cronenweth
Montaggio: Marsha Nakashima e Terry Rawlings
Effetti Speciali: Ian Hunter (supervisore effetti visivi)
Casting: Jane Feinberg, Mike Fenton e Marci Liroff
COME SI E' ARRIVATI A DIECI ANNI DI DISTANZA DALLA PRIMA USCITA UFFICIALE NELLE SALE CINEMATOGRAFICHE DI 'BLADE RUNNER', ALLA FATIDICA 'DIRECTOR'S CUT'? ECCOVI UNA LETTURA CRITICA DI ALCUNI 'SCATTI' FOCALI DI UNO 'STORY BOARD' BIBLIOGRAFICO, SCELTO TRA LE PIU' AUTOREVOLI TESTIMONIANZE INTERNAZIONALI
Molto è stato scritto e molte opinioni sono state espresse sulle varie versioni del ‘cult-movie’ Blade Runner, a partire dalla mitica ‘copia-lavoro’ (la Dallas/Denver Cut) proiettata nelle anteprime ufficiali della Warner il 5 marzo 1982 al Continental Theater di Denver ed il giorno successivo al Northpark Cinema di Dallas e nota per l’esito disastroso che riscosse e che indusse i produttori a far effettuare a Ridley Scott tagli e rimaneggiamenti della pellicola che di lì a poco sarebbe uscita nelle sale di proiezione americane.
Riteniamo tuttavia che una corretta ricostruzione dei fatti e delle circostanze che condussero alla revisione della pellicola fino alla creazione della versione nota come The
Director’s Cut non possa prescindere dalle due fonti più importanti, ossia il volume di Paul M. Sammon Blade Runner - Storia di un mito ed il contributo di Paolo Cherchi Usai, comparso su Segnocinema n. 59, ottobre 1993.
La nuova versione trarrebbe origine da un errore per uno scambio di copia quando, il 6 maggio 1990, il Fairfax Theater di Los Angeles riproietta la ‘copia-lavoro’ del film al posto della versione internazionale che tutti conoscevano.
Riferisce Paul Sammon in proposito: Michael Arick, tecnico specializzato nel restauro di pellicole, lavorando verso la fine degli anni ottanta per la Warner Brothers alla catalogazione ed al recupero di copie stereo di vecchi film, trovò casualmente negli archivi del TODD-AO di Hollywood alcuni contenitori metallici usati per trasportare le bobine di Blade Runner, che lui riteneva fossero la versione International Cut; riuscito ad ottenere la copia 70 mm. - mai vista - per gli archivi della
Kolb è una breve serie di proiezioni di pellicole in 70 mm. che il Los Angeles Cineplex-Odeon Fairfax Theatre effettuava nel maggio di quell’anno. E non appena ricevettero la copia in grande formato della Warner, misero subito in programma una proiezione per il 6 maggio alle 10 del mattino. Nessuno si aspettava una grande affluenza di pubblico a questo spettacolo, men che meno i responsabili, che arrivarono la domenica mattina solo per scoprire che tutti i biglietti erano già stati venduti. Ovviamente Michael Arick non aveva bisogno di un biglietto per assistere alla proiezione. Ma possiamo immaginarci la sua sorpresa quando si accorse che ciò che pensava di vedere - la versione internazionale di Blade Runner - non era per nulla simile a ciò che veniva effettivamente proiettato quella mattina. â€Ci vollero solo un paio di minuti per accorgermi che quella versione di Blade Runner non l’avevo mai vistaâ€, ricorda Arick.
stata proiettata nelle anteprime di Denver e Dallasâ€.
Tra le varianti che si incontrano nella ‘copia-lavoro’ rispetto alle successive versioni uscite fino al 1991 ve ne sono due di una certa importanza per il pubblico: l’inespressiva narrazione di Harrison Ford era del tutto assente nella ‘copia-lavoro’, ad eccezione di brevi ‘voiceover’ e la conclusione con il finale originario preferito da Ridley Scott con le porte dell’ascensore che si chiudono sui volti di Deckard e Rachael; nella ‘copia-lavoro’ non c’è un lieto fine. La ‘copia-lavoro’ che quell’anno continuò ad essere proiettata, senza neppure la supervisione di Scott, non è quella che poi è uscita nota come The Director’s Cut. Infatti Scott si trovò di fronte una copia grezza leggermente diversa per qualche dettaglio dal proprio progetto del film ed abbastanza diversa dalla versione uscita nel 1982 nelle sale cinematografiche. Fu allora che Ridley Scott, pressato dalla produzione per i probabili incassi che
l’operazione avrebbe comportato, visto l’enorme successo riscosso dalla recente proiezione della ‘copia-lavoro’, decise di tentare una nuova versione artistica attraverso i negativi originali, elaborando una versione mista tra le varie via via presentate prima dell’uscita ufficiale, assecondando il suo gusto del 1992.
La versione così elaborata dal regista nel 1992 differisce dalla versione classica, quella cinematografica uscita nel 1982, principalmente per l’assenza della voce fuori campo di Harrison Ford a commento dell’azione, l’eliminazione alla fine del film delle riprese aeree realizzate da David McGillivray per il film Shining di Stanley Kubrick nel controverso finale bonista in cui si svela che Rachael non ha data di termine e pertanto non sa quando morirà , così come i comuni mortali, la sostituzione di alcune musiche originali per orchestra d’archi con brani composti da Vangelis ed il taglio o la riduzione di brevi spezzoni in diverse parti del film probabilmente nell’interesse della narrazione.
Differenze minime quindi
‘dei’ replicanti? Ecco la questione su cui migliaia di fan club hanno discusso per anni: Rick Deckard è un replicante? A seconda della copia che abbiamo tra le mani, la risposta può cambiare, pur rimanendo sufficientemente (e intelligentemente) ambigua da non offrire soluzioni certeâ€.
In particolare nella versione The Director’s Cut del 1992 viene aggiunta una sequenza, inizialmente poco comprensibile, in cui Rick sogna un unicorno che cavalca in un bosco rigoglioso. La scena tuttavia assume una suo significato quando Gaff lascia all’ingresso della casa di Deckard un piccolo origami sotto forma di unicorno e quando Deckard annuisce vedendolo. Tanto è bastato per destare nei fans il dubbio che Deckard sia egli stesso un replicante.
A nostro avviso The Director’s Cut è stata essenzialmente un’operazione commerciale ben condotta che, nell’obiettivo di recuperare a nuova vita la vecchia pellicola a fronte dell’enorme interesse suscitato negli spettatori e nei fans nel corso degli anni,
fin dalla sua uscita nelle sale cinematografiche, ha contribuito a destare nuovo interesse e ad appassionare nuovamente fanatici e cinefili col marchio d’autore ‘director’s cut’, facendoli innamorare ulteriormente di un film che già consideravano perfetto. Concordando ancora ciò con Roy Menarini, di cui riportiamo le conclusioni tratte dal suo studio sopra citato: “... il director’s cut di Blade Runner è stata un’operazione sufficientemente trasparente, salvo alcuni fraintendimenti dovuti alla mitologia metropolitana. Ad esempio: non ha alcun fondamento la notizia secondo la quale Ridley Scott sarebbe stato costretto a inserire la voce ‘over’ da produttori spaventati per l’oscurità deprimente del film; al contrario, pur inserita in tempi piuttosto tardi, l’idea della voce narrante di Rick Deckard è stata avallata e rafforzata dallo stesso Scott, che lo ribadisce in varie interviste. Il ‘director’s cut’ è, quindi, il ‘montaggio finale secondo le volontà del regista’ anche se questi cambia idea nel corso degli anni?
Ecco un’ulteriore picconata al concetto di ‘originale’: il ‘director’s cut’ dei film di registi viventi è una nuova versione commerciale del film secondo le decisioni maturate nel tempo dagli autori stessiâ€.
Perle di sceneggiatura
Prologo: “Agli inizi del XXI secolo, la Tyrell Corporation portava avanti l’evoluzione dei Robot nella fase ‘Nexus’ - un essere virtualmente identico all’umano - conosciuto come ‘Replicante’. I Replicanti Nexus 6 erano superiori per forza e agilità , e almeno uguali in intelligenza agli ingegneri genetici che li avevano creati. I Replicanti erano usati nelle colonie extra-mondo come schiavi di laboratorio, nella rischiosa esplorazione e colonizzazione di altri pianeti. Dopo il sanguinoso ammutinamento di una squadra da combattimento di Nexus 6 in una colonia extra-mondo, i Replicanti furono dichiarati illegali sulla terra - sotto pena di morte. Speciali squadre di polizia - Unità Blade Runner - avevano ordine di sparare, di uccidere, su rivelazione, ogni Replicante che avesse varcato il confine. Questa non era chiamata esecuzione. Era chiamata ‘ritiro’â€.
(...) Rachael: “Sembra che lei non consideri il nostro lavoro vantaggioso per la comunità â€. Deckard: “I replicanti sono come ogni altra macchina, possono essere un vantaggio o un rischio. Se sono un vantaggio non sono un problema mioâ€.
(...) Rachael: “Io non sono nel business. Io sono il businessâ€.
(...) Tyrell: “Il commercio, è il nostro fine qui alla Tyrell. Più umano dell’umano è il nostro slogan. Rachael è un esperimento, niente di più. Cominciamo a riconoscere in loro strane ossessioni, in fondo sono emotivamente senza esperienza. Hanno solo pochi anni in cui accumulare conoscenze che per noi umani sono scontate. Se noi li gratifichiamo di un passato, noi creiamo un cuscino, un supporto per le loro emozioni e di conseguenza li controlliamo meglioâ€. Deckard: “Ricordi, lei sta parlando di ricordiâ€.
(...) Roy: “... se solo potessi vedere quello che ho visto con questi tuoi occhiâ€.
(...) Leon: “Niente è peggiore di avere una vita che non è una vita... su, svegliati. E’ ora di morireâ€.
(...) Roy: “Bella esperienza vivere nel terrore, vero? In questo consiste essere uno schiavoâ€.
(...) Roy: “Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginare. Navi da combattimento in fiamme al largo dei bastioni di Orione. E ho visto i raggi B balenare nel buio vicino alle porte di Tannhäuser. E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo, come lacrime nella pioggia. E’ tempo di morireâ€.
Commenti del regista
“Non ci sono molti film sui quali è bello ritornare, ma credo che BLADE RUNNER sia un film di classe. Conosco gente che vede il film una volta al mese".
“Oggi ci siamo abituati allo stile visivo di BLADE RUNNER, ma quando facemmo le prime proiezioni di prova penso che il pubblico fosse in qualche modo sopraffatto dalla rappresentazione scenica e non riuscisse a seguire l’evolversi della storiaâ€.
Commenti dei protagonisti:
HARRISON FORD (Deckard): “Ero disperatamente scontento del film. Sono stato costretto per contratto a registrare cinque o sei differenti versioni della narrazione, ognuna delle quali si è ritenuto richiedesse una voce narrante. La versione finale fu un qualcosa di cui ero completamente scontento. Il film, ovviamente, ha un forte seguito, ma avrebbe potuto essere più di un ‘cult movie’â€.
HARRISON FORD (Deckard): “Una delle qualità interiori di Deckard è il conflitto con le paure che gli provengono dal proprio lavoro, che lo obbliga ad uccidere; non gli piace sparare alla gente. Perciò anche se potrebbe essere un buon ‘blade runner’, Deckard è anche riluttante a svolgere tale compito. Questo conflitto e questa ambiguità lo rendono un personaggio interessanteâ€.
HARRISON FORD (Deckard): “Il problema maggiore... era... il finale... (Ridley) voleva che il pubblico scoprisse che lui (Deckard) era un replicante. Io rifiutavo questa idea: pensavo che il pubblico dovesse avere un eroe per cui fare il tifoâ€.
RUTGER HAUER (Roy Batty): “Ho scelto di fare questo film dopo un colloquio di tre ore con Ridley in cui parlammo di tutto, tranne che del film. Se ogni mio personaggio è per me un giocattolo, questo è sicuramente il più belloâ€.
Altre voci dal set:
DAVID PEOPLES (co-sceneggiatore): “Harrison è proprio un attore magnifico... diventa Deckard. Voglio dire che non lo vedi recitare la parte di Deckard. E’ Deckard. Harrison è fantastico nel film e ha solo questa enorme dote... può diventare una persona diversa senza adottare uno strano accento o un costume diverso o un diverso manierismo... non ha bisogno di quella sorta di appoggioâ€.
DAVID PEOPLES (co-sceneggiatore): “Ciò che io pensavo era che tutti noi siamo stati creati e tutti noi abbiamo una data di termine. Non possiamo evitarlo. E’ una delle cose in cui somigliamo ai replicanti. Non potevamo andare a cercare un Tyrell, ma lo avevamo sopra le nostre teste. Esisteva per tutti noi indistintamente...â€.
TERRY RAWLINGS (responsabile del montaggio): “Ridley stesso può aver sentito in definitiva che Deckard fosse un replicante, ciononostante, con la fine del film egli ha inteso lasciare allo spettatore la decisione se Deckard lo fosse o noâ€.
Bibliografia:
PAUL M. SAMMON, Blade Runner - Storia di un mito, Ariccia (RM) 2002, pp.396 edito da Fanucci Editore, Tascabili Immaginario.
PAOLO CHERCHI USAI, in Segnocinema n.59, ottobre 1993.
ROY MENARINI, Ridley Scott - Blade Runner, Torino 2000, pp.117 edito da Lindau, Universale Film.
SCOTT BUKATMAN, Is Deckard a Replicant? in Blade Runner, London 1997, pp.80ss. edito da British Film Institute - bfi publishing; vedi anche la traduzione del paragrafo in Effetto Blade Runner: Deckard è un replicante? nella sezione Cinespigolature.
FRANCO LA POLLA, PETER FITTING, CARLO PAGETTI, GABRIELE FRASCA, saggi in Philip K. Dick e il cinema, Ariccia (RM) 2002, pp.96 edito da Fanucci Editore, Saggi.
LIETTA TORNABUONI, 'LA STAMPA': "Il finale non più speranzoso, anzi disperato; il dubbio che l'eroe Harrison Ford, cacciatore di replicanti ribelli, sia a sua volta un replicante: l'eliminazione della voce narrante fuori campo. Sono questi i maggiori cambiamenti, nella nuova versione autentica dal regista, dello straordinario film sul nostro medioevo prossimo venturo".
MASSIMO BERTARELLI, 'IL GIORNALE', 26 settembre 2000: "Affascinante connubio di poliziesco e fantascienza, una Chinatown stellare dove il cinema nero degli anni Quaranta (Deckard sembra Marlowe reincarnato) si amalgama alla perfezione con le battaglie spaziali, tra navicelle volanti e raggi laser. Un film tetro, angoscioso, quasi spettrale, ha il suo punto di forza negli effetti speciali e nella scenografia. E non manca l'encomiabile tocco d'ironia: gli Agnelli del futuro (ormai neppure troppo lontano) che sfrecciano in aeromobile sulla testa della gleba che sgobba".