'RENDITION - DETENZIONE ILLEGALE': IL VOLTO ESASPERATO DELL'AMERICA POST 11 SETTEMBRE INCASTONATO NEL PROFONDO SPACCATO UMANO E IDEOLOGICO CHE CONDUCE DRITTO VERSO ALCUNE RADICI PORTANTI DEL TERRORISMO ISLAMICO
Dalla Dalla II. Festa del Cinema di Roma
(Rendition USA 2007; Thriller; 122'; Produz.: Anonymous Content/Dune Films/Level 1 Entertainment/MID Foundation/New Line Cinema; Distribuz.: New Line Cinema)
Moa Khouas (Khalid El-Emin) Del Hunter-White (Guardia di sicurezza del carcere femminile) Laila Mrabti (Lina Fawal) Mounir Margoum (Rani) Driss Roukhe (Bahi) MrabtiBoubker Fahmi (Guardia anziana della prigione) Nava Ziv (Samia Fawal) Raymonde Amsalem (Layla Fawal)
Musica: Paul Hepker e Mark Kilian
Costumi: Michael Wilkinson
Scenografia: Barry Robison
Fotografia: Dion Beebe
Montaggio: Megan Gill
Effetti Speciali: Erik Henry (supervisore effetti visivi)
Casting: Bruria Albeck, Kate Dowd, Kathy Driscoll e Francine Maisler
Scheda film aggiornata al:
25 Dicembre 2024
Sinossi:
Come puoi difenderti quando il nemico è il tuo paese?
Un ingegnere egiziano sospettato di terrorismo scompare misteriosamente tornando dal Sud Africa. Sua moglie, Reese Whiterspoon, e un analista della Cia, Jake Gyllenhaal, su fronti diversi cercano di ottenere il suo rilascio dalla cosiddetta 'Rendition'. Con questo termine si intende la 'consegna straordinaria' ossia il provvedimento con cui il governo degli Stati Uniti autorizza il trasferimento dei sospetti terroristi in prigioni al di fuori del territorio nazionale.
Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)
UN GRAN BEL FILM NELLA SUA PLURIMA E SFACCETTATA DRAMMATICITA’, NECESSARIO E IRRINUNCIABILE. ECCO UN ALTRO SPACCATO IN CUI L’AMERICA SI CONFESSA E SI AUTODENUNCIA PER POI RISCATTARSI NELL’ANNOSO SCENARIO DEL TERRORISMO ISLAMICO ALL’INDOMANI DELL’11 SETTEMBRE, QUANDO ANCHE I FANTASMI PIU’ IMPROBABILI PRENDONO CORPO E OGNI MEZZO DIVENTA LEGITTIMO PUR DI AVERE L’ILLUSIONE DI SCONFIGGERE IL NEMICO, ORA VISTO IN OGNI DOVE, CON NOTEVOLE PERDITA DI REALISTICA OBIETTIVITA’. DI CONTRO ‘A PROSPETTIVE PER UN DELITTO’ PERO’, QUI IL RISCATTO STATUNITENSE E’ DEL TUTTO PLAUSIBILE E AFFINE CONCETTUALMENTE A QUELLO INSINUATO IN ‘LEONI PER AGNELLI’ DA ROBERT REDFORD, SULL’ONDA DI UNA MAGGIOR FIDUCIA ACCORDATA AL BUON SENSO DELLE NUOVE GENERAZIONI. CON GLI EFFETTI COLLATERALI DELLA DIVERSITA’ VISTI ANCHE SUL PIANO UMANO, OLTRE CHE POLITICO, ‘RENDITION’ MANTIENE ANCHE UNA COSTANTE E PROFONDA DUALITA’ DI VISIONE: DEL VERSANTE TERRORISTA, MOSSO DA UNA SORTA DI SPIAZZANTE PSEDO-FEDE E QUELLO STATUNITENSE, BIFORCATO NELLA VECCHIA GUARDIA
DI CONTRODIFESA, ASSOLUTAMENTE CONVINTA DEI SUOI METODI ‘FORCAIOLI’ PER RESTITUIRE PAN PER FOCACCIA (DA CUI OCCHIEGGIA UNA SPIETATA QUANTO SUPERLATIVA MERYL STREEP) E NELLA NUOVA, PARADOSSALMENTE MENO AVVENTATA E PIU’ SAGGIA, INTERPRETATA EGREGIAMENTE DAL PROFONDO DEL SUO INTENSO CARICO INTROSPETTIVO, DA JAKE GYLLENHAAL.
Rendition-Detenzione illegale si direbbe un film straordinariamente necessario, oltre che ben fatto, che induce a riflettere a fondo, oltre che istruire su una drammatica realtà vigente, cercando di respirarla da entrambi gli opposti versanti di una secolare contrapposizione etnico-culturale, sfociata da sempre in una guerra che trascende epoche e confini, senza fine e senza tempo, tra Oriente e Occidente. Operazione concettualmente analoga a quanto realizzato da Clint Eastwood con Flags of Our Fathers e Lettere da Iwo Jima (2006), concedendosi il lusso di farne due film distinti. Rendtion-Detenzione illegale conserva invece in un unico contesto un’analoga, costante, dualità di visione: quella dei giovani protagonisti di attentati terroristici
e quella di chi li subisce, non senza rispondere, in eguale violenta misura, e lo fa, così come Eastwood dal canto suo, lasciando camminare in parallela sinergia il lato umano e quello politico militare militante.
Non si sa poi se si tratta di una coincidenza o di un fatto voluto che Prospettive di un delitto di Pete Travis (Omagh, 2004) e Rendition-Detenzione illegale di Gavin Hood (Tsotsi, 2005), già presentato alla IIa edizione di Cinema Festa Internazioale di Roma (2007), abbiano avuto lo stesso giorno di uscita nelle sale cinematografiche italiane. Fatto sta che, pur essendo film completamente diversi, hanno in comune il devastato spirito dell’America di oggi all’indomani dell’11 settembre, alle prese con l’ombra nera del terrorismo di marca islamica, e con gli effetti collaterali di un terrore interno che, se più che giustificato, sortisce inesorabilmente nella drammatica perdita di obiettività , lasciandosi andare ad un’ottica saldamente svincolata da una
suona affine, per certi versi, a quanto pontificato da Robert Redford con il suo recente Lions for Lambs (Leoni per agnelli, 2007). In Rendition-Detenzione illegale è l’analista CIA Douglas Freeman (l’intenso Jake Gyllenhaal dal profondo delle sue introspettive elucubrazioni non di rado in totale silenzio), il nuovo soppraggiunto - quasi per caso, essendo morto il collega che avrebbe dovuto essere al posto suo - all’interno di un ingranaggio di sicurezza di vecchia data. Ingranaggio che, ferito e lacerato a fondo dall’attentato degli attentati dell’11 settembre, preferisce porsi ora barbaramente sulla difensiva, accordando fiducia piena a metodi a dir poco medievali, e dare corpo a visioni ammiccanti a minacce solo potenziali, continuando dunque a compiere errori di valutazione imperdonabili, negando anche l’evidenza. Così capita che restino impuniti i veri ‘colpevoli’ e che si portino sull’orlo del baratro un padre di famiglia di origine egiziana con moglie (Reese Whiterspoon) e figlio a
problema: il discorso del capo di un gruppo di adepti terroristi rende bene l’idea ed è davvero sconfortante. E si scopre così, fino a toccarla con mano, a sentirla palpabile come non mai, la terribile fusione in un unico diktat di motivi politici con quelli strettamente religiosi. Ne nasce un unico assoluto Credo, che assume le ‘sensuali’ e irresistibile sembianze di una Fede oltremodo eroico-salvifica, veicolo elettivo per la salvezza dell’anima e dell’umanità intera: una vera e propria onorevolissima missione cui non ci si può sottrarre. Quale concreta speranza può esistere per uscire fuori da tutto questo? Il film l’appunta sulla genuinità delle nuove generazioni: il temerario coraggio del protagonista Gyllenhaal e il giovane padre egiziano che ha visto contemporaneamente due volti opposti di una stessa America: quella cieca capace di torturare al punto da estorcere qualsiasi confessione, e quella in grado di fermarsi a riflettere e di mettersi in
discussione prima di sferrare il suo colpo mortale. Un gran bel film, necessario e irrinunciabile.