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    CALMA PIATTA SU 'IL CODICE DA VINCI': ASPETTATIVE DELUSE

    "Questa storia contiene tutti gli elementi di suspense che rendono un film avvincente. Lo spettatore è convinto che le cose si svolgeranno in un certo modo ma viene colto di sorpresa in diverse occasioni. E' esattamente per questa ragione che il romanzo creato da Dan Brown ha catturato l'attenzione dei lettori. In un primo momento sembra rispondere agli schemi tradizionali del giallo, ma poi presenta svolte inaspettate e appassionanti".
    Il regista Ron Howard

    Locandina italiana Il Codice Da Vinci

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: Il Codice Da Vinci

    Titolo in lingua originale: The Da Vinci Code

    Anno di produzione: 2006

    Anno di uscita: 2006

    Regia: Ron Howard

    Sceneggiatura: Akiva Goldsman

    Soggetto: Dal romanzo omonimo di Dan Brown.

    Cast: Tom Hanks (Robert Langdon)
    Audrey Tautou (Sophie Neveu)
    Ian Mckellen (Sir Leigh Teabing)
    Paul Bettany (Silas)
    Jean Reno (Bezu Fache)
    Etienne Chicot (tenente Collet)
    Alfred Molina (Vescovo Aringarosa)
    Clive Carter (Capitano Biggin Hill)
    Seth Gabel (Cleric)
    Marie Francoise Audollent (Suor Sandrine)
    Jean Yves Berteloot (Remy)
    Daisy Doidge Hill (Sophie all'età di otto anni)
    Christopher Fosh (Poliziotto)
    Jean Pierre Marielle (Jacques Sauniere)
    Jürgen Prochnow (Vernet)
    Cast completo

    Musica: James Horner

    Costumi: Daniel Orlandi

    Scenografia: Allan Cameron Escoffier

    Fotografia: Salvatore Totino Shore

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    "Il professor Robert Langdon (Tom Hanks), famoso esperto di simbologia, viene chiamato in piena notte al Museo del Louvre, dove uno dei curatori è stato assassinato lasciando dietro di sé una misteriosa scia di simboli e indizi. Con l'aiuto della crittologa Sophie Neveu (Audrey Tautou), Langdon, rischiando a sua volta la morte, scopre attraverso i quadri di Leonardo da Vinci una serie di incredibili indizi che conducono tutti a una setta, detentrice di un segreto rimasto nell'ombra per 2000 anni.
    Lanciandosi in un'appassionante indagine che li porterà a viaggiare tra Parigi, Londra e la Scozia, Langdon e la crittologa cercheranno con tutti i mezzi a loro disposizione di decifrare il codice, portando alla luce segreti che scuoteranno le fondamenta stesse dell'umanità".

    Dal >Press-Book< di 'The Da Vinci Code' (Il Codice da Vinci)

    Commento critico (a cura di Patrizia Ferretti)

    PRELIMINARIA IN ANTEPRIMA:
    L'uragano 'Da Vinci' si preannuncia particolarmente turbolento. Frattanto, numerose schegge hanno già centrato l'obiettivo facendo il loro rumoroso ingresso da più fronti: quello storico, teologico, letterario ecc. ecc. Tanto tuonò che piovve! Ma, quanto rumore per nulla! Basta porsi nell'ottica giusta. Così come quando si ascolta una barzelletta 'audace'. O non si ascolta per nulla, o la si prende per quello che è: una goliardata. Chi si sogna di prendere come verità un thriller, su qualsiasi sfondo sia esso collocato? Mai errore fu più grande di quello che ambisce a prendere sul serio il tracciato di una storia che resta di pura fantasia, per quanto ispirata ad un caleidoscopio di fonti più o meno reali, più o meno riviste e corrette a proprio uso e consumo. Se c'è scrupolo di moralità o blasfemia sarà questione che interesserà soprattutto gli autori, sia dei testi scritti che della trasposizione cinematografica.

    Bisognerebbe tener sempre presente che il cinema è innanzitutto spettacolo, non catechismo. E' finzione, non realtà. E' certo che, quando il soggetto ha anche uno sfondo spiccatamente religioso, la responsabilità nel porgere allo spettatore quel genere di storia cresce in maniera esponenziale. E, per gli autori, diventa fondamentale il senso del rispetto e... anche di un certo stile: Roberto Benigni docet. Quale migliore autore di lui, maestro dell'ironia applicata proprio sulla religione, si può chiamare in causa? Benigni è stato capace di scherzare, pur rifuggendo l'offesa, sul segno della Croce e di rivolgersi a Dio, chiamandolo affettuosamente e ruffianamente Guido, per non farlo arrabbiare! Questione di stile e di un tocco artistico che - quello no - non si può comprare!

    COMMENTO CRITICO:

    LA CACCIA AL TESORO ARCHITETTATA E DIRETTA DA RON HOWARD HA IL SAPORE STUCCHEVOLMENTE IRRITANTE DI UNA LUNGA, INTERMINABILE, DIDASCALIA CHE, SOPRATTUTTO IN CERTI PASSAGGI, SI AVVICINA MOLTO AD

    UN PRONTUARIO DI ISTRUZIONI. UN PO’ POCO SE SI HA LA PRETESA DI SCARDINARE, SIA PURE IN CHIAVE THRILLER FANTASY-ESOTERICO, I CARDINI DELLE FEDE CATTOLICA. LA TRASPOSIZIONE CINEMATOGRAFICA, FIN TROPPO ASSERVITA AL LABIRINTO DI DETTAGLI DEL ROMANZO DI DAN BROWN, NON SORTISCE IN UNA AUSPICABILE RESA EMOTIVA SUL GRANDE SCHERMO. IL RISULTATO E’ STRAORDINARIAMENTE PIATTO COSI’ COME LA RECITAZIONE DEI PROTAGONISTI TOM HANKS/ROBERT LANGDON E AUDREY TAUTOU/SOPHIE NEVEAU, SURCLASSATI ALLA GRANDE DA UN INQUIETANTE E ASCETICO DEVIATO QUALE SI RIVELA PAUL BETTANY NEI PANNI DEL MONACO SILAS, MA ANCHE DALL’AMBIGUO QUANTO INTENSO IAN MCKELLEN/SIR LEIGH TEABING. E PENSARE CHE IL TRAILER PROMETTEVA COSI’ BENE!.

    Lo avevamo detto noi, e in anteprima: tanto rumore per nulla!. A questo duplice fenomeno mediatico de Il Codice Da Vinci si è data troppa importanza. Molto più di quel che merita. Allora, tanto per porgere un parametro di confronto, che cosa avremmo dovuto fare per

    rendere i dovuti onori pubblicitari (ma non ce n’era bisogno) a Umberto Eco e al suo straordinario romanzo Il nome della rosa? Anche quello era un thriller e aveva a che fare con la religione: era difatti ambientato in un monastero del XIV secolo in cui si annidava un killer misterioso. Quella si che è alta classe! E la trasposizione sul grande schermo di Jean-Jacques Annaud non tradisce certo la portata del testo scritto da Eco, ma ne sfronda, alleggerendo, così come è tecnicamente giusto, i dettagli narrativi, sfumando e valorizzando i nuclei di punta indirizzati sui personaggi e sulla storia in generale. Le interpreatazioni poi, delicate quanto incisive, sono tali da rimanere memorabili perle nella storia del cinema. Chi non ricorda Sean Connery nelle vesti di frate Guglielmo di Baskerville? E il resto del cast non era da meno, non sminuiva di certo la sua portata carismatica. Beh! Questi

    sono un'altra storia e un altro film, accomunati da un filo tensivo di raffinatezza.
    Con Il Codice da Vinci è evidente che siamo su un altro piano! Altro che! E se proprio vogliamo spendere altre due parole - perché di premesse ne abbiamo già fatte parecchie anche prima di vedere il film - non è senz’altro per addentrarci a discutere sui contenuti, su cui non vale neppure la pena di tornarvi sopra. Per questo lasciamo la parola a chi ha ben più autorevolezza teologica o storica per farlo. A questo punto resta solo da considerare l’estetica cinematografica.
    Lo stile e la resa emotiva del romanzo di Dan Brown sul grande schermo. E sta purtroppo proprio qui l’amara sorpresa. Sorpresa perché francamente Ron Howard sa fare di meglio, per non dire di attori come Tom Hanks o Jean Reno e lo sappiamo bene tutti. Gli unici che calzano a pennello i rispettivi

    personaggi, dotandoli di un certo carisma, sono Paul Bettany nelle vesti dell’inquietante monaco Silas, ascetico quanto torvamente perverso e McKellen in quelli dell’ambiguo Sir Leigh Teabing. Ma nel complesso, qualcosa non deve aver funzionato. Eppure, la partenza è molto buona: efficace dal punto di vista cinematografico, tale da enfatizzare ben bene la sequenza, risulta ad esempio l’idea, giocando sull’alternanza di ripresa supportata da primi e primissimi piani, di far seguire la corsa difensiva del direttore del Museo del Louvre all’interno delle sale espositive dagli sguardi dei personaggi di noti quadri di Leonardo da Vinci, eleggendoli a testimoni oculari del tragico ed efferato omicidio che sarà consumato di lì a poco. Nel corso della storia poi, qualche flashback appuntato sui retroscena biografici dei personaggi, scorci in bianco e nero o sovrimpressioni (miracoli del digitale) a sottolineare passato e presente e le loro intricate correlazioni, non sfrondano gli inciampi di un

    percorso narrativo farraginoso e stanco, didascalico così come la sceneggiatura, carica di una verbosità affiancata a immagini cui si affida il raccontino recitato tutto d’un fiato di una verità altra che, al di là della condivisione o meno, viene offerta in una confezione più prossima a quella di un diaporama che di uno spaccato cinematografico.
    Quanto a schegge di presunto humour ve ne sono alcune di inaccettabili perché più che comiche sono irritanti e ridicole. Una per tutte la sequenza in cui la ‘presunta erede di Cristo’ Sophie sfiora l’acqua con il piede, ironizzando sul fatto che non riesce a camminarvi sopra, prima di soggiungere prestamente: ‘Può essere che mi venga meglio col vino’ (o qualcosa di simile).
    Al di là di quelle che possono essere le convinzioni personali di ognuno, francamente questa ci pare una gran bella caduta di stile e neppure troppo motivata.
    Si fa presto a dire

    thriller, ma dal dire al fare…!

    Commenti del regista

    "La faccenda era piuttosto delicata. Quando abbiamo deciso di realizzare il film, il libro stava diventando un fenomeno letterario di portata storica. Io avevo già lavorato a stretto contatto con Akiva (Goldsman, lo sceneggiatore) e insieme avevamo discusso approfonditamente del romanzo. Quando scegli di portare un testo letterario sul grande schermo devi farti molte delle domande che il libro suscita nel lettore. Era la prima volta che partecipavo a un progetto cinematografico che richiedeva una riflessione così approfondita... Dan (Brown, l'autore del romanzo), si è reso conto della difficoltà del nostro compito e si è mostrato estremamente disponibile, pur sapendo che avremmo dovuto in qualche modo snellire il romanzo creando una sceneggiatura che non lo avrebbe rispecchiato in tutto e per tutto. Dan è stato una grande risorsa perchè ci ha dato modo di inserire nella sceneggiatura una serie di elementi che aveva letto o scoperto dopo aver scritto il libro. Si può dire insomma che il film sia una versione aggiornata de 'Il codice Da Vinci'".

    A proposito del personaggio Sophie Neveu (interpretato da Audrey Tautou): "Uno dei temi che più mi ha colpito quando ho letto il romanzo e che volevo porre in primo piano nel film, era l'idea del sacro femminile. Ho tre figlie e sono sposato da trent'anni con una donna di grande personalità, quindi sono molto sensibile all'argomento. Il percorso emotivo di Sophie nel 'Codice Da Vinci' è estremamente appassionante. Seguire questo personaggio femminile così forte man mano che il mistero della sua vita si dipana aggiunge grande pathos al thriller... (inoltre l'interprete) Audrey (Tautou) ha qualcosa di molto speciale che si abbinava perfettamente agli elementi mistici de 'Il Codice Da Vinci'. Ha una personalità enigmatica e al tempo stesso accessibile".

    Commenti dei protagonisti:

    TOM HANKS a proposito del suo personaggio (Robert Langdon): "Langdon è un esperto di simboli. Possiede una sapienza arcana e profonda che in qualche modo è riuscito a trasformare in un mestiere. Langdon è in grado di spiegarti il significato di qualunque segno tracciato sulla parete di una caverna. Ha un senso dell'osservazione estremamente sviluppato e scopre qualsiasi connessione tra le cose".

    PAUL BETTANY a proposito del suo personaggio (il micidiale monaco albino Silas): "Silas è un alienato alla disperata ricerca di una figura paterna. La prima persona che si dimostra gentile con lui è Aringarosa, che però utilizza la sua instabilità mentale come un'arma. Silas è finito in prigione per aver ucciso il padre che lo chiamava sempre 'fantasma'. L'incontro con Aringarosa gli consente di dare finalmente un significato al suo peculiare aspetto fisico".

    JEAN RENO a proposito del suo personaggio (Bézu Fache): "Bézu è innanzitutto un poliziotto e cerca di fare bene il suo lavoro, ma si lascia coinvolgere più del dovuto nella vicenda perchè è un credente, un uomo dai saldi principi. Mi divertiva scoprire come avrebbe reagito al tradimento di un vescovo... Mi sono sentito molto onorato quando ho scoperto che Dan Brown aveva inventato quel personaggio ispirandosi a me. Ciò ha reso ancor più significativa la mia partecipazione al film".

    Altre voci dal set:

    Il co-presidente di 'Imagine Entertainment' BRIAN GRAZER: "Il 'Codice da Vinci è stato una lettura divertente e appassionante, ma a colpire la mia attenzione sono stati soprattutto certi elementi chiave del libro. Uno dei temi più stimplanti che emergono, per esempio, è quello della contrapposizione tra storia reale e storia inventata. Mi pareva valesse la pena di approfondirlo".

    Lo sceneggiatore AKIVA GOLDSMAN: "'Il Codice da Vinci' mi aveva colpito in maniera incredibile: non avevo assolutamente idea di come sceneggiarlo perchè si trattava di un'opera complessa, intricata e labirintica. Ero tentato di lasciar perdere tutto, ma poi mi sono messo a parlare con Ron (Howard, il regista). Lui aveva un'idea così chiara di ciò che voleva realizzare che mi ha fatto cambiare opinione, dandomi il coraggio di tentare".

    A proposito del personaggio protagonista maschile (Robert Langdon/Tom Hanks), ancora lo sceneggiatore AKIVA GOLDSMAN: "Robert Langdon è alla ricerca della chiave per svelare un mistero. Tutta la storia è popolata di personaggi che inseguono la verità e cercano il santo graal. Spesso si tratta di cavalieri, uomini dal cuore puro e dall'animo forte e inflessibile".

    A proposito del personaggio protagonista femminile (Sophie Neveu/Audrey Tautou), ancora lo sceneggiatore AKIVA GOLDSMAN: "Secondo me la storia di questa ragazza che è in cerca della propria identità e scopre di venire da molto più lontano di quanto non potesse immaginare costituisce la parte più interessante de 'Il Codice da Vinci'. Da un punto di vista narrativo, il tema è denso di spunti. Forse non avrà il fascino leggendario di altri aspetti del romanzo, ma a mio avviso ne rappresenta la parte più umana e coinvolgente".

    AKIVA GOLDSMAN, a proposito di Sir Leigh Teabing/Ian McKellen: "Teabing è la 'sfinge della storia: Attorno a lui si addensano mille misteri. Lui funge da motore sia nel libro che nella versione cinematografica e costituisce un elemento chiave per lo svolgimento della trama".

    Lo scenografo ALLAN CAMERON sulla relazione tra il personaggio Sir Leigh Teabing e il suo ambiente di riferimento: "Per ricostruire gli ambienti dello Chateau Villette ci sono ovviamente ci siamo ovviamente basati sull'architettura del castello; abbiamo riprodotto gli intagli, le modanature e le cornici per dare un tocco di maggiore autenticità alla residenza di Teabing. Lo studio e la biblioteca, ovvero i luoghi in cui ama rifugiarsi, rispecchiano molto il suo carattere ed è per questo che abbiamo disegnato gli arredi prendendo come punto di riferimento il personaggio".

    Links:

    • Ron Howard (Regista)

    • Tom Hanks

    • Jean Reno

    • Jürgen Prochnow

    • Paul Bettany

    • Audrey Tautou

    • Ian Mckellen

    • Alfred Molina

    • ANGELI E DEMONI - INTERVISTA al regista RON HOWARD (Interviste)

    • ANGELI E DEMONI - INTERVISTA all'attore TOM HANKS (Interviste)

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    codice da vinci.mov

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