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    34° FANTAFESTIVAL Mostra Internazionale del Film di Fantascienza e del Fantastico (Cinema Barberini Roma - 14/23 Luglio 2014; Cinema Trevi Roma – 5/7 Settembre 2014) - A CONTI FATTI: UNO SGUARDO COMPLESSIVO SULLA KERMESSE CINEMATOGRAFICA CHE CONGIUNGE IN MATRIMONIO FANTASY E SCI-FI (A cura dell'inviato FRANCESCO ADAMI)

    24/07/2014 - La 34° edizione del fantafestival si è aperta con la proiezione del film americano Orc Wars di Kohl Glass, sin dall'inizio non si comprende se si assiste ad un film di prima o seconda categoria, dato che la storia ed alcune interpretazioni lasciano veramente delusi: se non fosse per l'ottima qualità espressa attraverso l'utilizzo di una macchina da presa Red Scarlet X ed il trucco degli orchi veramente efficace, sarebbe un film molto deludente. Per quanto riguarda la sceneggiatura si tratta di un lungometraggio ai confini tra il trash e la commedia, le sequenze di battaglia sembrano a volte ricordare giochi di soft-air, la trama è banale con echi in versione amatoriale del Signore degli Anelli e Space Cowboys od Outlander. Un film semplice ma da un
    budget non poco rilevante data la presenza di effetti visivi, trucchi e materiali tecnici di qualità.

    Si prosegue con la proiezione del secondo film della giornata, I Am a Ghost diretto da H. P. Mendoza che è sicuramente il più interessante sia per la tecnica che per la sceneggiatura. Sembra sin dalla prime immagini rimandare ai soliti film paurosi sui fantasmi e ricordare un po' le saghe come The Ring ed altri film giapponesi, visto che la protagonista è un'attrice dai tratti orientali. Le immagini sono di una cura fotografica attenta e la sua ripetitività ostinata è veramente d'impatto. Ad
    un primo sguardo sembra che ci si stanchi di vedere le solite sequenze della vita della protagonista ma nello stesso tempo c'è curiosità ed interesse perché ogni inquadratura ripetuta presenta qualche dettaglio o spostamento di camera che rendono la sequenza intrigante. Attraverso una forma psicologica e molto elaborata si segue la vita del fantasma all'interno di un'abitazione: il film racchiude il genere horror, psicologico, thriller e giallo nella sua storia, con molte sfumature che lo rendono avvincente ed interessante.

    Terza proiezione della giornata, Chimères, diretto da Olivier Beguin, è una storia di psicopatia e di alter ego maligno che si può catalogare anche nel genere 'vampire'. Nella sua struttura tecnica è ben elaborato anche se il punto forte è incentrato sull'interpretazione dei due protagonisti, Yannick Rosset e Jasna Kohoutova: soprattutto il primo sul quale si basa tutta la narrazione, e che attraverso la sua espressività ed il trucco propone una versione vampiresca e maligna di un artista stravolto dalla solita vita e non tanto felice.

    Il festival per tutta la durata si è svolto con proiezioni contemporanea in due sale, molti spettatori e critici hanno deciso di rimanere a vedere il pubblicizzato Nymph di Milan Todorovic, con Franco Nero
    protagonista, mentre personalmente ho ritenuto opportuno visionare un film diverso, dalla trama interessante, proiettato in contemporanea nell'altra sala, ossia il film Love Eternal diretto da Brendan Muldowney. Il film di Muldowney si concentra sulla tematica della morte e dell'amore: incentrandosi sul protagonista che vive una vita circondata da eventi lugubri sembra che le persone attorno a lui muoiano sempre. Una tematica ed uno svolgimento che sicuramente avrebbe interessato un po' il maestro del genere Ingmar Bergman, dato che il protagonista prova un amore senza tempo per i personaggi femminili, ai quali casualmente si è avvicinato e dei quali ne cura il corpo morto come fossero interlocutori, e con sentimenti inteneriti se ne prende cura prima di lasciarli al loro destino di morte eterna.

    Tralasciando la visione filmica dei lungometraggi, la seconda giornata del festival si è svolta all'insegna della cultura e dell'informazione presentando l'incontro con James Moran, sceneggiatore delle serie televisive americane Torchwood e Doctor Who, mediato dalla semplice, simpatica e
    professionale Sabrina Lugetti che, con la sua associazione Proiezioni Mentali, ha portato un gruppo di ragazzi, fan delle serie suddette e collaboratori della interessante associazione. Dopo la lunga conferenza si è assistito alla proiezione del film Noi siamo quello che mangiamo di Jorge Michel Grau: non
    proprio di genere fantastico, trattando l'argomento del cannibalismo che in alcune società è ancora una realtà. Protagonisti tre giovani attori pienamente integrati nella parte tra cui, soprattutto l'attrice Paulina Gaitan, dimostra una spiccata e semplice interpretazione. Dal punto di vista narrativo il lungometraggio non propone grandi novità e si riduce tutto ad un semplice thriller.

    Dopo una breve ma interessante parentesi appuntata sulla presentazione di due libri, uno sul cinema di Tim Burton scritto da Giulio Muratore e quello su L'Esorcista scritto da Nico Parente e Roberto Giacomelli, si assiste ad una serata un po' fuori dai canoni con la proiezione del film ad episodi Phantasmagoria. Il film è suddiviso da tre episodi diretti da Michael Abbate, Tiziano Martella, Domiziano Cristopharo, tutti episodi completamente diversi, sia per stile che per narrazione ma connessi da un'animazione in stop motion. Narrativamente sono episodi semplici che cercano di incutere paura ma che in realtà non riescono nell'intento: l'ultimo episodio proiettato, oltre allo sfortunato problema tecnico di proiezione, sicuramente provoca una nota comica, per quanto forse non voluta dal regista, nota che d'altra parte avrebbe potuto essere uno spunto serio da elaborare per rendere più accattivante lo stile narrativo. Infine, l'ultimo film proiettato nella giornata, Surrounded, diretto da Laura Girolami e Federico Patrizi, è molto curato dal lato tecnico per la fotografia e la resa delle immagini: interessante storia che mostra di riprendersi in modo sorprendente proprio nel momento in cui sembra rasentare il ridicolo, trasmutato in punto forte in grado di rileggere tutta la storia in modo serio e caratteristico.

    Nella terza giornata del festival, mentre nella sala parallela si sono svolti numerosi film attinenti anche alla presentazione della rivista "Splatter", l'altra si è aperta con il curioso trailer di presentazione del film 2047 Signs of Death diretto da Alessandro Capone, che ha assemblato un cast americano noto cercando di risollevare il film di fantascienza di serie b italiano. Pertanto in seguito è stato proiettato un vecchio film Sci-Fi anni Ottanta, dal titolo i Predatori dell'anno Omega di David Worth, un'opera cinematografica dagli effetti base e low budget per l'epoca, ma l'equivalente di una solida produzione di prima serie per l'era digitale moderna.

    La serie di fantacorti proiettati in sala in questa giornata ha riscosso un grande successo e riempito la sala cinematografica che non è riuscita a contenere i posti a causa della numerosa affluenza di spettatori. Partendo dal corto del Centro Sperimentale di Cinematografica, Land di Andrea Sorini che, tecnicamente ben riuscito, pecca nella storia, carente da tutti i punti di vista, alla stregua di un puro esercizio di stile. Più ironico e divertente il corto estone Curiosity Kills diretto da Sander Maran che, pur essendo quasi muto, mostra un super criceto nel pieno della sua violenta metamorfosi radioattiva ai danni di una famiglia.
    Ben costruiti, Cold Turkey di Thor Arnarsson e Un Homme Bien di Steve De Roover, mentre poco significativo, malgrado il rimando alla tematica dell'origine mitologica degli zombie, si è rivelato il corto brasiliano Encosto diretto da Joel Caetano. Sessualmente depravato invece, ma con una nota seria di dialogo tra la donna mostro ed il morto parlante, si è scoperto il corto I am a monster diretto da Lorry Bowen & Shannon Lark. Per la visione italiana è stata molto gradita la presenza di corti del regista Federico Greco che, in questa edizione propone due corti di genere diverso con Angelika e Nuit Americhen. Infine molto elaborata ed esteticamente efficace la proiezione del corto Desktop di Michele Pastrello con la protagonista Viviana Leoni.
    A seguito dei cortometraggi è stato proiettato il film fantastico sulla tematica della conoscenza anticipata di eventi futuri in stile, il thriller americano Time Lapse di Bradley King, dalla sceneggiatura solida ed effetti visivi volti verso una linea d'ausilio all'aspetto drammaturgico e pertanto volutamente poco sorprendenti.

    La penultima giornata è stata completamente dedicata al tema degli zombie, partendo con la proiezione del film Schoolgirl Apocalypse di John Cairns, un'avventura femminista che si evolve in modo molto lento con inquadrature poco significanti attorniate da alcune immagini sogno elaborate graficamente in pieno stile cartoon. Un film indipendente dal budget limitato che non aggiunge niente di nuovo ad eccetto di una piccola nota mitologica mostruosa. I sell the dead diretto da Glenn McQuaid d'altra parte è un film con un cast importante come Ron Pearlman, Dominic Monaghan e Larry Fessenden. Improntato su una coppia di ladri di cadaveri che si ritrova a dover scontrarsi con ghouls e zombie per sopravvivere ed ottenere una maggiore ricchezza, si sviluppa come un action movie dai lati ironici e che non pretende nulla se non di essere visionato come una fantastica storia di un vecchio tempo
    ottocentesco.

    Dopo l'intermezzo di presentazione del molto interessante libro enciclopedico sui film degli zombie Zombi - oltre 900 titoli per non riposare in pace dell' autore e critico Francesco Lomuscio, e la presentazione della serie web Fuck the zombie che richiedeva fondi per proseguire il progetto, si è assistito, con la presenza reale di persone truccate da zombie, alla proiezione del film Antisocial diretto da Cody Calahan. La visione è stata partecipativa da parte del pubblico e della critica grazie alle reazioni di alcuni che, forse hanno disturbato un poco la sala, ma a buon fine, dato che le reazioni di alcuni hanno evidenziato in modo esilarante molte delle sequenze assurde sia al livello interpretativo che di svolgimento delle azioni stesse. Un evento che ha tolto i veli della sobrietà riportando alla giocosità che a volte il cinema offre in situazioni al di là della verosimiglianza anche nell'ambientazione fantastica.

    Infine, ultimo film molto atteso, è stato Frankenstein Army diretto da Richard Raaprost, ambientato all'epoca della dittatura stanliniana e nazista, nel quale il vero protagonista è la macchina da presa come cineocchio, evidenziata da inquadrature soggettive realizzate attraverso un ampio uso di riprese steadicam e macchina a mano. Un'avventura tra horror e sci-fi con molte sequenze dallo svolgimento molto semplice tramite le quali si vuole far entrare idealmente lo spettatore in una casa
    dell'orrore intesa come attrazione di un parco di divertimenti.

    Nell'ultima giornata del festival prima della giornata conclusiva, si è assistito alla proiezione del film canadese Silent Retreat diretto da Tricia Lee, un thriller improntato sugli esperimenti umani a svantaggio di ragazze emarginate e trattate come cavie per esperimenti psicologici attraverso la riprogrammazione mentale, in luogo isolato nel bosco dove si aggira una strana creatura pronta a divorare esseri umani. E' un film abbastanza semplice che cerca di mettere tensione pur non provocandola, a causa di una struttura alquanto banale che nulla aggiunge in seno allo stuolo di film di genere già esistenti. Quel che si dice, un soggetto interessante mal gestito. Molto elaborato e ben costruito invece, è il film italiano Oltre il guado diretto da Lorenzo Bianchini, considerato come uno dei maggiori esponenti della produzione indipendente made in Italy che, a livello registico, ha stile proprio tale da affermarsi nel segno della notorietà presso il grande pubblico. Il film è incentrato sulla figura di un etologo naturista che si trova a lavorare nei boschi italiani al confine con la Slovenia, in un paese che rivela nascondere un segreto mortale. II soggetto è ridotto a poche righe, l'atmosfera è lenta in stile quasi documentaristico provocando l'ossimoro noia-tensione, attraverso il quale si prosegue per tutto l'arco della narrazione della vita da incubo che il protagonista vive.

    Secondo lungometraggio italiano proiettato è la terza parte della trilogia P.O:E., ossia P.O.E. - Pieces of Eldritch: una serie di cortometraggi uniti da un narratore che è interpretato da Venantino
    Venantini, basata sugli scritti di Edgar Allan Poe. Tutti i sei cortometraggi sono diretti da registi differenti (Domiziano Cristopharo, Edo Travaglini, Alessandro Redaelli, Ricky Caruso, Mirko Virgili, Francesco Campanini) ed hanno un registro espressivo diverso tra loro, sia per stile e per ambientazione, che per storia. Si inizia trattando l'argomento della pedofilia in modo molto intenso dal ritmo sostenuto e ben costruito, si prosegue anche con un'impronta teatrale che diviene molto simile allo stile dell'epoca di Poe e pertanto suscita curiosità ed attenzione, continuando anche con un tocco più intellettuale - forse un po' troppo ripetitivo e metafisico - che provoca un po' di sgomento. Segue un interessante dialogo e tematica tra spettacolarizzazione e show business improntato all'era moderna, ed infine in modo stilisticamente
    interessante, attraverso l'utilizzo di sequenze girate con una action camera e quindi con inquadrature al di fuori della convenzione.

    Dopo un'accesa discussione tra la possibilità offerta dal fantafestival di fare commenti dal vivo del pubblico e il rispetto del lavoro filmico da parte degli autori, durante il quale gli organizzatori hanno cercato di calmare il dibattito, si arriva alla proiezione dell'ultimo film della serata e conclusivo del concorso: il lungometraggio I Rec U scritto, diretto e prodotto da Federico Sfascia. Si rivela quello più fantasy e fantascientifico di tutto il festival, ispirato alle avventure fantastiche anni '80 che vede protagonisti un ragazzo e la sua vita al confine con la realtà. Le inquadrature, i costumi e l'azione riportano sicuramente alle atmosfere dell'epoca d'oro della fantascienza spensierata degli anni '80-'90 con riferimenti anche a figure fumettistiche come He-Man e Le Tartarughe Ninja. Una vera e propria avventura fantastica che non si vedeva da tempo, molto elaborata eppure semplice, con echi di stile alla Terry Gilliam che si presta a recitare un ruolo nel lungometraggio. Gli effetti visivi, anch'essi semplici per quanto frutto di una certa elaborazione, l'interpretazione degli attori e la scelta espressiva registica lo rendono veramente un film notevole, dimostrando che anche gli autori italiani che si autoproducono posso fare film fantastici a cui non manca nulla se non una solida distribuzione.

    Infine la serata conclusiva di premiazione del fantafestival, si svolge con un omaggio a Mario Bava, nella quale viene presentato in anteprima uno spezzone della puntata del programma Wonderland di Rai 4, dedicato allo stesso regista ed esperto di effetti speciali e che andrà in onda il 25 luglio, assieme ad una parte dedicata al festival. Prosegue con la proclamazione dei vincitori, che vede assegnare i seguenti PREMI:

    - il Premio 'Mary Shelley' dedicato alle autrici femminili al lungometraggio Soulmate di Axelle Carolyn;

    - il Premio speciale Mario Bava, dedicato ai film indipendenti a The Perfect Husband di Lucas Pavetto.

    Per le categorie classiche invece il Miglior film straniero a Time Lapse di Bradley King;
    il Miglior corto straniero a Happy Together di Iossif Melamed; il Miglior cortometraggio italiano a Lievito Madre di Fulvio Risuleo ed infine il Pipistrello d'Oro come MIGLIOR FILM ITALIANO a Oltre il guado di Lorenzo Bianchini.

    Dopo la premiazione si assiste alla attesa proiezione in ANTEPRIMA del film APES REVOLUTION- IL PIANETA DELLE SCIMMIE con la quale si conclude la 34° edizione del FANTAFESTIVAL sicuramente riuscita ed interessante, con la speranza che continui in una prossima edizione con lo stesso ritmo ed organizzazione.

    (A cura di FRANCESCO ADAMI)


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