AL CINEMA IN BICICLETTA: Giovedì 6 dicembre h 20:30, ROMA – MILANO – GENOVA - TORINO. In occasione dell’uscita italiana del film 'LA BICICLETTA VERDE' di Haifaa Al Mansour
ACADEMYTWO con il patrocinio di AMNESTY INTERNATIONAL e grazie al supporto di FIAB e BYCICLE FILM FESTIVAL promuove l’iniziativa
01/12/2012
- Giovedì 6 dicembre h 20:30, ROMA – MILANO – GENOVA - TORINO. In occasione dell’uscita italiana del film LA BICICLETTA VERDE di HAIFAA AL MANSOUR
Tutti coloro che si recheranno in bicicletta nei cinema del Circuito Cinema aderenti all’iniziativa e presentando l’invito scaricabile dalla pagina Facebook del film - www.facebook.com/labiciclettaverde - avranno diritto a un biglietto a prezzo ridotto per lo spettacolo delle 20.30.
Nei centri storici delle quattro città in cui si svolgerà l’iniziativa – Roma, Milano, Genova e Torino – verrà organizzato un punto di incontro per raggiungere i cinema per i tutti partecipanti che, assieme agli amici della FIAB e agli attivisti di Amnesty International, potranno prendere parte a una pedalata di gruppo per manifestare la propria solidarietà alle campagne per la difesa dei diritti delle donne in Arabia Saudita e negli altri paesi del Medio Oriente e dell'Africa del Nord promosse da Amnesty International. I volontari distribuiranno materiale informativo e promozionale.
Per partecipare e avere maggiori informazioni sui luoghi di incontro, orari e cinema convenzionati:
www.facebook.com/labiciclettaverde
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SU DUE O QUATTRO RUOTE, VERSO LA LIBERTÀ (Scuole Amnesty)
“La bicicletta verde” è il suggestivo racconto, tra realtà e metafora, del desiderio delle bambine e delle donne dell’Arabia Saudita di conquistare la parità di diritti.
Amnesty International è accanto alle donne dei paesi del Medio Oriente e sostiene le loro aspirazioni a conquistare la parità di genere e a far sì che i loro diritti siano riconosciuti nelle costituzioni, nelle leggi e nelle prassi quotidiane.
Quando sarà grande, l’adesso adolescente Wadjda, che tanto ha lottato con successo per avere una bicicletta, dovrà avere uno dei più importanti diritti: quello di muoversi liberamente. Diritto che, come mostra “La bicicletta verde”, viene negato da una legislazione assurda, che impedisce alle donne di mettersi al volante.
Nel 1990, 40 donne salirono in auto e guidarono lungo una delle strade principali della capitale Riad per sfidare la tradizione che imponeva loro di non guidare. Furono fermate, alcune di loro persero il lavoro e la loro azione venne per anni stigmatizzata nei sermoni religiosi e nei circoli sociali. L’anno successivo il Gran Muftì, la massima autorità religiosa del paese, emise un editto contro le donne al volante, seguito da un provvedimento formale adottato dal ministero degli Interni che vietava alle donne di guidare da sole.
Nel 2011 le attiviste hanno rilanciato via Internet la campagna contro tale divieto invitando le donne in possesso di patente a mettersi alla guida sulle strade. Un gran numero di donne ha aderito alla campagna e si è messa al volante, molte di loro si sono filmate mentre erano alla guida e hanno pubblicato le immagini su YouTube. Alcune sono state arrestate e costrette a sottoscrivere un impegno a desistere dal guidare.
Sempre nel 2011, il re Abdullah ha annunciato che le donne avrebbero avuto, a partire dal 2015, il diritto di votare e di candidarsi alle elezioni municipali, le uniche a suffragio popolare, nonché di essere nominate a far parte del consiglio della Shura, un organismo composto da consiglieri del re. Tuttavia, alle donne è tuttora proibito viaggiare, avere un lavoro retribuito, accedere all'istruzione superiore o sposarsi senza l'autorizzazione di un uomo che ha la potestà su di loro.
Portare nelle scuole la storia di Wadjda è raccontare la storia di migliaia di bambine, ragazze e donne saudite che vedono negati i loro diritti fondamentali. Con questo importante strumento si mettono ragazzi e ragazze nella condizione non solo di conoscere e comprendere aspetti poco noti di un paese ormai a noi molto vicino, ma anche di poter contribuire consapevolmente e fattivamente alla costruzione di una cultura universale dei diritti delle donne in Arabia Saudita e nel mondo. C’è molto infatti che docenti e ragazze e ragazzi possono fare attivandosi con Amnesty International: per maggiori informazioni www.amnesty.it/educazione.
LA REDAZIONE
Nota: Si ringrazia Giulia Alati (Way To Blue)
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