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    Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale (*Cinema Trevi 19-20 maggio 2010) - PROFESSIONE SCENOGRAFO: OMAGGIO A MARIO GARBUGLIA

    La Cineteca Nazionale dedica un omaggio ad uno dei più celebrati scenografi italiani: MARIO GARBUGLIA recentemente scomparso a 82 anni.

    17/05/2010 - Il suo nome è da sempre associato a quello di LUCHINO VISCONTI, il regista che più di ogni altro ha saputo valorizzare il lavoro sulle scenografie e i costumi curando ogni singolo dettaglio pur di riuscire a restituire la bellezza di un luogo e l’atmosfera di un ambiente che, spesso custodite solo nella memoria, rivivevano magicamente sullo schermo. Ne è la riprova IL GATTOPARDO, punto più alto della loro collaborazione, di cui abbiamo testimonianza non solo vedendo e rivedendo il film, ma anche attraverso i disegni e i progetti di GARBUGLIA, che furono esposti a Palazzo Chigi, ad Ariccia, nella splendida mostra La scena del Principe - Visconti e Il Gattopardo.

    Nel corso della sua lunga carriera, che ha lo visto collaborare con altri grandissimi registi (Emmer, Blasetti, Bolognini, Monicelli, Brusati, De Sica, Vadim per Barbarella), GARBUGLIA ha conseguito 5 Nastri d’argento per Le notti bianche (con Mario Chiari), La grande guerra, Il Gattopardo, Gruppo di famiglia in un interno e La vera storia della signora delle camelie (ex aequo con Fiorenzo Senese per Passione d’amore), film per il quale è stato premiato anche con il David di Donatello. Per Waterloo di Bondarciuk nel 1971 ha vinto il prestigioso Bafta Film Awards.

    Nel 2006 gli è stato conferito il David di Donatello del cinquantenario insieme ad altri storici collaboratori di Visconti come Suso Cecchi d’Amico, Peppino Rotunno, Piero Tosi e Francesco Rosi (oltre a Gina Lollobrigida, Ennio Morricone, Dino De Laurentiis).

    Negli anni Ottanta è stato presidente dell’Asca (Associazione Italiana Scenografi, Costumisti e Arredatori, dal 1991 Asc), a conferma del suo grande attaccamento alla professione, che lo ha portato a dedicarsi all’insegnamento al Centro Sperimentale di Cinematografia e, in età avanzata, a sperimentare le nuove tecnologie digitali con il corto Anno Domini 3000, con il quale ha partecipato al Festival Arcipelago 2004.

    PROGRAMMA DELLE PROIEZIONI:

    mercoledì 19

    ore 17.00

    Le ragazze di Piazza di Spagna (1952)

    Regia: Luciano Emmer; soggetto e sceneggiatura: Sergio Amidei, con la collaborazione di Fausto Tozzi, Karin Valde; fotografia: Rodolfo Lombardi; scenografia: Mario Garbuglia; musica: Carlo Innocenzi; montaggio: Jolanda Benvenuti; interpreti: Lucia Bosè, Cosetta Greco, Marcello Mastroianni, Ave Ninchi, Leda Gloria, Liliana Bonfatti; origine: Italia; produzione: Astoria Film; durata: 100’

    Le vicende amorose di tre ragazze che lavorano in una sartoria di piazza di Spagna, sono narrate in flashback da un professore, che vive vicino a Trinità dei Monti e che le incontra tutti i giorni. «il film, raccontato con sottile ingegno da Sergio Amidei e diretto con estrosa cura da Luciano Emmer, dipana [le storie delle ragazze] poco a poco, alternandole in una serie di episodi minuti che, a volte, vogliono esprimerci i contrasti fra i diversi ambienti in cui le protagoniste vivono, e a volte mirano a ricondurci, con affettuosa ironia, alla loro comune aspirazione sentimentale, al loro eguale mondo interiore. Roma – con i suoi tipi più genuini e giocondi, le sue figure più caratteristiche, i suoi quartieri più significativi, i suoi mestieri, le sue strade, le sue spensierate domeniche e le sue ore di lavoro negli uffici – sfila lietamente nel film, venata di dolce malinconia e di tenera beffa, suscitando ad ogni passo la lieta festa del pubblico e, spesso, la sua più sincera emozione» (Rondi).

    ore 19.00

    Il disordine (1962)

    Regia: Franco Brusati; soggetto: F. Brusati; sceneggiatura: F. Brusati, Francesco Ghedini; fotografia: Leonida Barboni; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Bice Brichetto; musica: Mario Nascimbene; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Samy Fray, Louis Jourdan, Curd Jürgens, Antonella Lualdi, Tomas Milian, Renato Salvatori; origine: Italia/Francia; produzione: Tutanus/S.té Nouvelle Pathé Cinéma; durata: 95’

    «Qual è il male che suscita oggi tra gli uomini il maggior disordine? L’egoismo, ci risponde Franco Brusati, regista di questo film e ci dimostra la sua tesi – polemica fin dal titolo – sottoponendoci con impetuosa, sconcertante violenza taluni aspetti del vivere contemporaneo, dei casi limite che tutti, vuoi quelli vissuti dai ricchi, vuoi quelli vissuti dai poveri, ci tracciano il ritratto allucinante e desolato di uomini e donne preoccupati solo di se stessi, del proprio piacere, delle proprie aspirazioni, dei propri sentimenti e tutti causa – per questa loro connaturata incapacità di guardare in faccia anche gli altri – di un costante, lacerante disordine in quanto li riguarda e li circonda, sentimenti, legami familiari, rapporti sociali» (Rondi).

    Vietato ai minori di anni 16

    ore 20.45

    I compagni (1963)

    Regia: Mario Monicelli; soggetto e sceneggiatura: Age [Agenore Incrocci] & (Furio) Scarpelli, M. Monicelli; fotografia: Giuseppe Rotunno; scenografia e arredamento: Mario Garbuglia; costumi: Piero Tosi; musica: Carlo Rustichelli; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Marcello Mastroianni, Renato Salvatori, Bernard Blier, Annie Girardot, Gabriella Giorgelli, Folco Lulli; origine: Italia/Francia/Yugoslavia; produzione: Vides Cinematografica, Lux Film/Méditerranée Cinéma Prod./Avala Film; durata: 128’

    Fine Ottocento, Torino. In una fabbrica tessile gli operai guidati da un professore socialista entrano in sciopero per ottenere la diminuzione del lungo ed estenuante orario di lavoro. La lotta è, però, molto dura, attraversa alti e bassi, anche a causa della poca coscienza di classe degli operai. Durante uno scontro con la polizia muore un operaio. Il professore è costretto a scappare e a rifugiarsi in casa di una prostituta. «E la cornice? Non sempre è la vera Torino (c’è Cuneo, c’è pensino la Iugoslavia), ma grazie a un gusto di vecchia litografia che tutto eguaglia e livella, ci sfila di fronte una verosimile Torino fine secolo che sembra copiata paro paro dalle ingiallite fotografie dei nostri nonni: con i suoi portici umidi e anneriti, i suoi parchi ingombri di mucchi di neve, la sua periferia squallida e tetra, resa anche più livida da una fotografia volutamente scura e velata, incline agli effetti incerti delle dagherrotipie» (Rondi).

    giovedì 20

    ore 17.00

    Vaghe stelle dell’Orsa (1965)

    Regia: Luchino Visconti; soggetto e sceneggiatura: Suso Cecchi d’Amico, Enrico Medioli, L. Visconti; fotografia: Armando Nannuzzi; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Bice Brichetto; musica: Cesar Franck; montaggio: Mario Serandrei; interpreti: Claudia Cardinale, Jean Sorel, Michael Craig, Renzo Ricci, Fred Williams, Marie Bell; origine: Italia; produzione: Vides Cinematografica; durata: 105’

    «La figlia di uno scienziato ebreo deportato e ucciso dai nazisti torna, col marito americano, a Volterra, dov’è cresciuta. Vi ritrova il fratello, al quale è profondamente e quasi incestuosamente legata; la madre, e l’arrogante amico di essa, a suo tempo sospettato di aver favorito la deportazione del padre» (Dell’Acqua). «La pietas della contemplazione, tanto più dolente quanto più precipitoso, è il decreto del destino. Questo, salvo correzioni dettate da un più riposato giudizio, è il vero, senso del film: un nuovo compianto del divorzio fra natura e ragione, fonte di quiz psicologici destinati, nel mondo di oggi, a soluzioni tragiche, ma dei quali si può prendere coscienza, soffrendone le contraddizioni, nell’evidenza della rappresentazione drammatica. Per questo Visconti ha esasperato, condensando l’azione in due giorni, gli elementi della confusione morale, e si è valso di una famiglia di sangue misto. Tutti e nessuno sono i veri colpevoli in Vaghe stelle dell’Orsa, trascinati nel Preludio, corale e fuga di Franck» (Grazzini).

    Vietato ai minori di anni 14

    ore 19.00

    Gruppo di famiglia in un interno (1974)

    Regia: Luchino Visconti; soggetto: Enrico Medioli; sceneggiatura: Suso Cecchi D’Amico, E. Medioli, L. Visconti; fotografia: Pasqualino De Santis; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Vera Marzot; musica: Franco Mannino; montaggio: Ruggero Mastroianni; interpreti: Burt Lancaster, Helmut Berger, Silvana Mangano, Claudia Marsani, Stefano Patrizi, Elvira Cortese; origine: Italia/Francia: Rusconi Film, Gaumont International; durata: 121’

    Un anziano professore vive nel palazzo di famiglia circondato dai suoi libri e dai suoi ricordi, un equilibrio spezzato dall’arrivo, nell’appartamento sopra il suo, di una donna e della sua “strana” famiglia, l’amante, il figlio e la fidanzata del figlio, della quale alla fine, volente e nolente, entra a far parte. «Gruppo di famiglia in un interno, una delle opere maggiori di Luchino Visconti, forse la sua più sofferta, la più intima. Ancora una volta, come in Senso, come nel Gattopardo, l’individuo e la Storia, l’uomo e la società. […] Una metafora della morte, perciò. Ma anche il “punto” sui vecchi e i giovani, sulla società e la morale, sulla politica e sull’arte. In Italia e dappertutto. Proposti in un film che è “teatro da camera” e che, quasi sulle orme di Lupu-Pick e di Mayer, è, in certi momenti, anche Kammerspielfilm, un dramma fra cinque personaggi, una tragedia in un interno, fra quattro pareti. Affannoso, turbinoso, allucinato, travolgente; duramente realistico nei suoi modi, nelle sue cadenze; angosciosamente simbolico, emblematico, nei suoi significati» (Rondi).

    ore 21.10

    Polvere di stelle (1973)

    Regia: Alberto Sordi; soggetto: Ruggero Maccari; sceneggiatura: R. Maccari, Bernardino Zapponi, A. Sordi; fotografia: Franco Di Giacomo; scenografia: Mario Garbuglia; costumi: Bruna Parmesan; musica: Piero Piccioni; montaggio: Raimondo Crociani; interpreti: Alberto Sordi, Monica Vitti, John Philip Law, Wanda Osiris, Carlo Dapporto, Franco Angrisano; origine: Italia; produzione: Capitolina Produzioni Cinematografiche; durata: 142’

    Mimmo Adami e Dea Dani sono una coppia di attori e capocomici di una sgangherata compagnia d’avanspettacolo al limite della fame. È il 1943 e Mimmo e Dea cercano di sopravvivere in teatri di terz’ordine, quando vengono spediti a Bari già liberata dagli alleati. Qui la compagnia conosce un momento di gloria e successo, ma non durerà. «Un viaggio nella nostalgia, un dolceamaro ritorno alle luci della ribalta, un saluto ai compagni di strada persi per via, un capitolo di storia italiana visto attraverso il costume del “varietà”, e finalmente il gran gioco fra la memoria e il mito. Così Alberto Sordi, venuto dall’avanspettacolo e passato attraverso tutte le sue tappe faticose, ha pensato Polvere di stelle, e così ha sciolto il debito verso l’ambiente che gli dette i primi successi: luogo canonico di rimpianti per la giovinezza perduta e squattrinata, in cui ci si nutriva di sogni e di canzoni» (Grazzini).

    (*) Cinema Trevi, vicolo del Puttarello, 25 – Roma tel. 06-6781206

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringraziano Valentina Contessi e Susanna Zirizzotti (Ufficio Stampa CSC)


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