ROMA, MEDFILM FESTIVAL: PROCLAMATI I VINCITORI. UNA RIFLESSIONE A CALDO
La manifestazione prosegue fino al 21 novembre con la proiezione di Cortometraggi presso il Museo di Roma in Trastevere. Un successo le Rassegne dedicate al CINEMA EGIZIANO e l’OMAGGIO a YOUSSEF CHAHINE, uno dei maestri del cinema mondiale
17/11/2004
- Correva l’anno 1995, quando in occasione delle celebrazioni per il Centenario del Cinema e per il Cinquantenario delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Barcellona, nasceva il MedFilm Festival, allo scopo di “favorire il rafforzamento delle relazioni sociali e umane tra i paesi euromediterranei, mirando al potenziamento delle imprese cinematografiche e televisive operanti nell’area”. Con il 2004 il MedFilm Festival è giunto alla sua X edizione, vantando la presentazione di ben 4.000 film provenienti da 40 diversi Paesi intorno a tematiche socio-umanitarie, culturali e religiose, come “Ambiente, Pace, Tolleranza, Sradicamento della Povertà, Libertà dalla fame”, ma anche migrazioni e immigrazioni, dialogo aperto tra civiltà differenti, e questo attraverso la specifica espressività di un veicolo artistico come il cinema. Veicolo che, analogamente alla televisione, per mezzo di immagini e sonoro, così come rilevato dall’attuale Ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri, sviluppa una privilegiata “capacità di raccontare storie di vita quotidiane o avvenimenti che appartengono alla memoria di un popolo e che altrimenti andrebbero dimenticati”, ponendosi peraltro “come insostituibili fonti di conservazione, trasmissione di valori. Valori, che nell’ambito della cultura mediterranea, restano riferimenti comuni intorno ai quali costruire la società del futuro”.
Un confronto del ‘Cinema con le varie Realtà’ dunque, che per l’appunto è il titolo dato all’edizione di quest’anno, dove l’attenzione si focalizza in particolar modo sulla . Come ricordato da Hassen Fodha (Direttore del Runic - Ufficio Regionale di Informazione delle Nazioni Unite per l’Europa Occidentale), la famiglia “è uno dei temi centrali dell’attività e dell’interesse delle Nazioni Unite”, perché, ”in quanto insostituibile nucleo sociale, è uno dei destinatari immediati di molte delle azioni di sviluppo che, su vari fronti, si svolgono in campo nazionale e internazionale”. Si tratta dunque di un soggetto cardine dell’attività delle Nazioni Unite così come di un tema centrale della Rassegna del MedFilm Festival 2004. Ma se la famiglia è uno dei temi principe della rassegna, aleggia madrina su tutti gli argomenti possibili, la Speranza, malgrado tutto l’amaro che si respira quotidianamente con gli attuali fatti di cronaca che immancabilmente ci giungono dal Medio Oriente. E’ Francesco Storace (Presidente Regione Lazio) a lanciare un monito come dovere cittadino: “non abbandonarsi alla disperazione della realtà per costruire il dialogo e la pace, che si alimentano col confronto… Non è un caso che tale incontro avvenga tra i Paesi lambiti dal Mediterraneo, sin dall’antichità crocevia di popoli e culture diverse, che hanno saputo conciliare la propria diversità creando regole comuni”. E’ su questa lunghezza d’onda che si colloca il MedFilm Festival, capace, come sottolineato da Walter Veltroni (Sindaco Comune di Roma), “di mettere in comunicazione tra loro differenti esperienze”, passando in rassegna ben 200 film tra lungometraggi, corti e mediometraggi in rappresentanza di 40 Paesi, “con un particolare interesse per quei Paesi del Medioriente i quali, interessanti da anni da un violento conflitto, si presentano qui come testimoni diretti, attraverso la cultura, delle loro realtà”. Tra queste ‘realtà’ rientra ad esempio il massiccio e complesso fenomeno dell’immigrazione che ha interessato maggiormente le Regioni del Sud Italia e che, come testimonia Giuseppe Silveri (Direttore Generale Immigrazione, Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali), “richiede una costante opera di monitoraggio dei flussi di arrivo e di partenza sin dalle forme che la relazione tra immigrati e cittadini autoctoni assume nella scuola, nel mondo del lavoro, nei servizi o, più in generale, nella società civile”. Per questo il MedFilm Festival ha dedicato, come approfondimento di un tema così attuale, una sezione speciale appuntata su ‘Immigrazione e Sud Italia’. Consapevolezza della propria identità, maggiore conoscenza, comprensione e accettazione dell’’Altro’ e del ‘Diverso’, sono i valori che attraverso il cinema del Mediterraneo il MedFilm Festival salvaguarda e promuove, sostenendo la diffusione di “una cultura della tolleranza, del reciproco rispetto e della pace tra i popoli del mondo”. L’Ambasciatore d’Algeria a Roma Mokhtar Reguieg, nel Cinquantenario della Rivoluzione Algerina, ribadisce l’importanza odierna del cinema in tal senso: “Il ruolo attuale del cinema, in questo mondo globalizzato, diviene più importante nel diffondere una cultura della pace e nell’avvicinare genti di diverse civiltà, religioni e culture” e ricorda come già a seguito dell’Indipendenza del suo Paese, il cinema algerino sia stato “un importante veicolo delle sofferenze del mio popolo”, citando l’esempio concreto del film La battaglia di Algeri per la regia di Gillo Pontecorvo, “ancora considerato come documento storico che ben descrive un difficile periodo della storia contemporanea del mio Paese”.
E’ sullo sfondo di questo nobile caleidoscopio di principi, valori morali e impellenti necessità socio-umanitarie che il MedFilm Festival 2004 ha collocato film come Nata Pa Hene (The Moonless Night) (Premio ‘Amore e Psiche’), con cui il regista albanese Artan Minarolli (Tirana 1958), peraltro anche regista di documentari e film fiction, attore, produttore regista teatrale e scrittore di racconti, intesse la storia di tre persone che intendono migrare dall’Albania, loro madre terra, sospinti da fallimenti e malgrado tutto sogni, per cercare ‘l’isola felice’. Con Sjedoci (Witnesses) (Menzione Speciale) il regista anche teatrale Vinko Bresan (Zagabria 1964), reduce da How the War Started On My Island, il più grande successo cinematografico in Croazia degli ultimi vent’anni, secondo solo a Titanic, torna sul tema della guerra appoggiandosi al registro umano, evidenziando diversi punti di vista prima di arrivare a svelare la verità. E a proposito di punti di vista, Osama Fawzy, già autore della prima commedia underground egiziana, con Baheb el Sima (I Love Cinema) (Menzione Speciale) parte dall’ottica di Na’eem, un bambino di sei anni, innocentemente appassionato di cinema, per affrontare un problema di tolleranza e di compatibilità sul piano religioso ambientato al Cairo negli anni Sessanta: qui Na’eem vive con la propria famiglia di credo cristiano e si trova a vivere un rapporto conflittuale con il padre che vede la sua passione per il cinema come un peccato. Sul piano dei problematici rapporti familiari, sia pure su basi completamente diverse, si colloca anche Un Fils (A Son) (Riconoscimento Speciale), coraggioso soggetto, diretto, sceneggiato e prodotto dall’algerina Amal Bedjaoui, con cui tratteggia la vita ‘off limits’ di un giovane scivolato nella prostituzione e, una volta tornato sui suoi passi, i problemi di incomunicabilità e di mancata corresponsione affettiva con il padre, chiuso in sé stesso, alle prese con il proprio bagaglio di dolore dopo il lutto della moglie. Privi dei genitori, e dunque di affetto e di regole, sono invece Joseph e Chloe, i due bambini, fratello e sorella, di Les Diables (The Devils) (Premio ’Espressione Artistica’ già selezionato al Namur International Festival nel 2002 e al Francophone Film), attraverso i quali il regista francese Christopher Ruggia, dà vita al loro sogno, forse utopico quanto comune e legittima aspirazione di ogni bambino: “vivere insieme in una casa piena d’amore e di alberi, come una vera famiglia”, di contro alla reale vita fatta di stenti e di strada che il destino ha loro riservato. Un genere di espressione artistica che mette il dito nella multipla piaga della tutela legislativa di minori, nonché della comprensione e dell’accoglienza da parte della società adulta.
Ma gettando anche un rapido sguardo, nel pescare solo qualche esempio dal ricco carnet di pellicole disponibile al MedFilm Festival, emerge un altro focus sull’infanzia con Diskoli Apocheretismi: O Babas Mou (Hard Goodbyes: My Father) del regista greco Penny Panayotopoulou, particolarmente sensibile ai contenuti sociali, questa volta con una storia appuntata su Elias, un bambino di dieci anni alle prese con l’accettazione della cruda realtà della morte del padre. Poi le opzioni tematiche spaziano altrove, allargando il raggio d’azione ad esempio su fatti di cronaca che la dicono lunga su un annoso e ben noto conflitto. La cosa curiosa è che a farlo sia un italiano. E’ per l’appunto di marca italiana il film Private, ispirato ad un reale fatto di cronaca scoperto nel corso di un personale viaggio in Israele da parte del regista Saverio Costanzo (Roma 1975). Terre di conflitti, storie di povertà e di ostilità varie, pronte a saltar fuori per infrangere sogni e aspirazioni, così come il caso di A Casablanca les Anges, ne volent pas (Angels Don’t Fly over Casablanca) del regista marocchino Mohamed Asli Asli (Casablanca 1957) o di Kline Freiheit (A Little Bit of Freedom) del turco Yüksel Yavuz (Karakocan-Turchia 1964), approdato in Germania nel 1980, dove un decennio più tardi frequenta l’Accademia di Belle Arti di Amburgo, oggi autore pluripremiato di documentari e corti con un solo precedente nel lungometraggio, April Children (1998), ritratto di una famiglia curda tra tradizione e modernità.
PREMI E RAGIONI DELLE LORO RISPETTIVE ASSEGNAZIONI DA PARTE DELLE VARIE GURIE:
La Giuria Internazionale del MedFilm Festival in Concorso (presieduta dall’egiziano Mohammed Salmawy e composta dalla regista italiana Lina Wertmuller, dal giornalista spagnolo Roberto Olla e dal regista francese Eric Guirado) ha consegnato i seguenti Premi con le relative motivazioni:
Premio ‘AMORE E PSICHE’: NATA PA HENE (The Moonless Night) del regista ARTAN MINAROLLI (ALBANIA), perché “riesce a convogliare in maniera artistica e leggera, senza per questo trascendere la realtà odierna, uno dei principali problemi della comunità mediterranea e cioè il percorso verso la democrazia e la libertà”.
Premio ‘ESPRESSIONE ARTISTICA’: LES DIABLES di CHRISTOPHE RUGGIA (FRANCIA), perché “il film riflette lo spirito del festival mostrando che la mancanza di amore genera violenza”.
MENZIONE SPECIALE: SVJEDOCI (Witnesses) di VINKO BRESAN (CROAZIA), perché “è riuscito a indirizzare il tema della Guerra in termini più umani che militari, e mischia una situazione quasi documentaristica con un trattamento di alto livello artistico in cui la fotografia e l’illuminazione in particolare sono eccezionali”.
MENZIONE SPECIALE: BAHEB EL SIMA (I Love Cinema) di OSAMA FAWZY (EGITTO), “per la sua ammirabile capacità di presentare un problema molto serio attraverso gli occhi innocenti di un bambino”.
RICONOSCIMENTO SPECIALE: UN FILS di AMAL BEDJAOUI, “per il coraggio del soggetto e per il talento del regista”.
La Giuria del Premio Italia nel Cinema (composta da 4 giornalisti stranieri in rappresentanza di Egitto, Francia, Spagna, Ungheria e Algeria, oltre a 30 studenti del Dipartimento di Sociologia e Comunicazione dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”) ha consegnato il seguente Premio con la seguente motivazione:
PREMIO ITALIA NEL CINEMA 2004: Lavorare con lentezza. Radio Alice 100.6 Mhz di GUIDO CHIESA, “per la freschezza dell’approccio, per l’originalità della sceneggiatura e la capacità di esprimere la complessità del pensiero dei giovani; è una fedele riproduzione di una generazione degli anni 70”
PREMIO AMA L’AMBIENTE 2004 è stato inoltre assegnato a Le Vilain petit poussin di RACHID BOUCHAREB, “per la migliore opera breve, che ha saputo dare rilievo al tema della Salvaguardia Ambientale attraverso un Corretto Utilizzo delle Risorse e nella Corretta Gestione dei Rifiuti”.
PREMIO METEXIS (Giuria Internazionale della Sezione Corti in Concorso composta da studenti provenienti dalle Scuole Nazionali di Cinema Europee e Mediterranee e da 30 detenute della “Casa Circondariale di Rebibbia Femminile”) a A Different War di NADAR GAL, storia di un ragazzino alla ricerca della propria identità durante l’intifada in Israele, in un ambiente violento dove non è facile far rispettare la propria diversità. “Il film lascia allo spettatore la speranza che ci sia una soluzione pacifica per tutte le guerre, sia personali che nazionali”.
MENZIONE SPECIALE a Beginners di NICOLAS WACKERBARTH, in quanto “ritratto di differenti personaggi che affrontano i propri sensi di colpa. Il pubblico li segue in una zona vuota di una grande città nella loro ricerca di qualcosa che non è più lì”.
(Articolo a cura di PATRIZIA FERRETTI)
Nota di ringraziamento: Si ringrazia Raffaella Spizzichino dell’Ufficio Stampa MedFilm Festival per i materiali informativi e illustrativi forniti alla Redazione di “Celluloid Portraits”
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