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    67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - GUIDA ALLA SEZIONE 'ORIZZONTI' n. 2

    Segue da 'GUIDA ALLA SEZIONE ORIZZONTI' n. 1.


    29/07/2010 - SEMICONDUCTOR, Indefatigable (Ecuador)

    Realizzato grazie al “Gulbenkian Galapagos Artists' Residency Programme” che ospita artisti nelle isole Galapagos, il film mostra un team di lavoro che sta sezionando ciò che appare come un comune arbusto. Le immagini si soffermano sui metodi e le tecniche utilizzate durante tale processo. A metà tra il documentario scientifico e il lavoro di fiction, questo film parla dei metodi creati dall’uomo per leggere e interpretare il mondo che lo circonda.

    Semiconductor, fondato nel 1997, è il frutto della collaborazione (video) artistica tra Ruth Jarman e Joe Gerhardt. Il loro lavoro esplora attraverso suono, immagini in movimento e installazioni multimediali, la natura materiale del mondo e l’esperienza che ne traiamo, interrogandosi sul nostro posto nell’universo. È stato esposto presso numerose istituzioni d’arte, tra cui La Biennale di Venezia, la Royal Academy di Londra e l’Hirshhorn Museum di Washington. I loro film sono stati proiettati in molti festival internazionali, tra cui Rotterdam, Edinburgo, San Francisco, Sydney e Clermont-Ferrand. Il DVD World in Flux, uscito nel 2007, raccoglie 5 anni della loro opera.

    Sun Xun, 21 ke (21 G) (Cina)

    21 G è la storia di un mago, l’unica professione al mondo per la quale raccontare bugie non solo è lecito, ma fa parte del “gioco”. Quest’audace allegoria politica (l’animazione sotto i 60’ non deve passare la censura di Pechino) è anche un film sull’esistenza. Un uomo alla ricerca di un valore e di un significato nella vita e di sistemi di riferimento che gli permettano di comprenderla. Ansioso di conoscere la verità, ne “sente” la presenza, ma non riesce mai a raggiungerla, perdendosi in un moto circolare, continuo e senza fine.

    E’ nato il David Lynch cinese? L’enfant prodige dell’animazione cinese, il giovanissimo artista e cineasta Sun Xun (è nato a Fuxin nel 1980) utilizza per le sue complesse animazioni tecniche grafiche tradizionali nella creazione dei disegni di partenza (su tela, seta, carta, o direttamente sulle pareti degli spazi in cui allestisce le sue installazioni), che vengono poi animati con uno stile che richiama quello dell'artista sudafricano William Kentridge. I suoi lavori evocano spesso l'iconografia della Rivoluzione Culturale e del maoismo, riutilizzando materiali grafici originali, illustrazioni d'epoca e vecchi giornali. Vi ricorrono figure inizialmente misteriose, che film dopo film vanno a comporre la sintassi onirica e apocalittica di un discorso complesso sulla storia della Cina, che si spinge a fino a mettere in discussione la recente radicale trasformazione sociale, economica e tecnologica del suo paese. Un nome da non dimenticare: chi produrrà il suo primo lungometraggio cambierà il corso dell’animazione in Asia.

    Elina Talvensaari, Miten marjoja poimitaan (How to Pick Berries) (Finlandia)

    Visitatori provenienti da un posto lontano giungono nelle terre della Finlandia del Nord. Come comunicare con queste persone che raccolgono bacche? E perché queste persone si trovano qua? Il film è uno studio sulla mentalità finnica e sulle assurdità dell’economia globale.

    Elina Talvensaari nasce nel 1978, studia regia di documentari alla Aalto University in Helsinki. How to pick berries è il documentario che ha realizzato in occasione della sua tesi di laurea. Nel 2008 ha diretto i documentari Palmu (Palm tree) e Näkymätön Käsi (Invisible Hand).

    Oleg Tcherny, La linea generale (Francia)

    Un inedito profilo architettonico della città di Venezia, progressivamente elaborato e destrutturato in digitale per assumere una consistenza puramente plastica e pittorica, fa da sfondo alla lettura di un visionario testo di Galileo Galiei, letto dalla voce del filosofo Giorgio Agamben. Due tesori storici della cultura italiana, il paesaggio di Venezia e le parole di Galileo, si sposano grazie ad un uso inedito delle più moderne tecnologie di elaborazione dell'immagine.

    Oleg Tcherny è nato a Minsk, nell'attuale Bielorussia, nel 1971. Ha studiato cinema e arte in Francia e Germania. I suoi video sono una presenza costante negli spazi e festival europei più attenti alle produzioni di ricerca.

    Peter Tscherkassky, Coming Attractions (Austria)

    Il nuovo attesissimo film di uno dei protagonisti del cinema sperimentale contemporaneo guarda indietro nella storia del cinema, fino alle sue origini, a cui si ispira per affrontare il "riciclaggio" e la manipolazione delle pellicole archiviate da una casa di produzione di film pubblicitari, che Tcherkassky ha salvato dal macero. Chiuso per mesi nella sua camera oscura, lavorando esclusivamente con attrezzature ed effetti ottici, senza alcun uso del digitale, il maestro austriaco del found footage ha ribaltato il senso e l'effetto delle immagini originali, trasformando attori, modelli e prodotti negli inconsapevoli protagonisti di un nuovo racconto puramente visivo. Con una commovente sorpresa nel capitoletto finale, pensata e inserita proprio in vista della prima mondiale del film a Venezia.

    I film e i lavori di Peter Tscherkassky fanno il giro del mondo da più di vent’anni. Figura determinante del cinema europeo d’avanguardia, programmatore, insegnante e teorico di arti contemporanee, ha vinto numerosi premi, in particolare per Outer Space (1999) e Dreamwork (2001). La sua serie CinemaScope nonché Instructions for a Light and Sound Machine (re-visione de Il buono, il brutto e il cattivo de Sergio Leone) sono state presentati alla Quinzaine des réalisateurs a Cannes.

    Hannes Vartiainen, Pekka Veikkolainen, Erään Hyönteisen tuho (The Death of an Insect) (Finlandia)

    In un paesaggio senza vita dove il tempo stesso ha fermato il suo lento strisciare, nei vuoti isolati di architetture urbane, tra i resti deformati di altri insetti, inizia un balletto folle. E una farfalla appena uscita dal bozzolo sta per morire.

    Hannes Vartiainen. Nato nel 1980, ha studiato cinema al Polytechnic Stadia di Helsinki

    Pekka Veikkolainen. Nata nel 1982 ha studiato grafica all’Università di Arte e Design di Helsinki. È animatore e illustratore dal 2000.

    Insieme, nel 2009 hanno diretto insieme il loro cortometraggio di esordio Hanasaari A, primo esempio del loro particolarissimo approccio all'animazione e alla grafica digitali, che sposano con riprese dal vero per un effetto profondamente straniante di rappresentazione fantastica della realtà.

    Atsushi Wada, Haru no shikumi (Mechanic of Spring) (Giappone)

    Gli animali ci guardano. Vero o disegnato, il mondo animale si fa certo metafora di quello umano, ma sopratutto presenza che turba e inquieta, con un’ironia a volte crudele ma anche, spesso, divertente. Topolini che ci somigliano fin troppo nei comportamenti, insetti che sembrano sapere che ci sopravvivranno, orsacchiotti e conigli dei cartoni animati... tutti diventano, nelle mani degli artisti, figure del “troppo umano”. Un haiku surreale e poetico, in cui apparentemente infantili disegni a mano su carta diventano un esempio del cinema d'animazione nipponico più originale.

    Atsushi Wada è un giovanissimo disegnatore e regista d'animazione giapponese, formatosi alla Tokyo University of the Arts. I suoi brevi, sorprendenti e personalissimi film sono stati presentati dai più importanti festival di cinema animato (Annecy, Zagabria) e non (Rotterdam, Image Forum).

    Olivier Zabat, Fading (Francia)

    Un istituto dove circolano due giovani guardiani notturni e un uomo, di quelli che s’usa definire « erranti ». Davanti ai nostri occhi come nel cuore dei personaggi, si presentano la paura, le visioni notturne, con l’aggiunta d’emozione e indignazione davanti a tutte le esclusioni.

    Fotografo e cineasta, Olivier Zabat si è fatto conoscere in Europa per il suo lavoro documentario capace di mettere in scena l’incontro tra le problematiche globali e l’enigma dei destini individuali.

    Ishtiaque Zico, 720 Degrees (Bangladesh)

    In un unico piano sequenza e due intere panoramiche circolari, un viaggio dello sguardo che mette in questione i rapporti umani e la nostra percezione della realtà. Un breve sorprendente lavoro che esplora i fondamentali del linguaggio visivo e sonoro, da un paese che per la prima volta avrà un cortometraggio alla Mostra del Cinema.

    Ishtiaque Zico ha 27 anni e vive e lavora nella capitale bengalese Dacca. È diplomato in matematica, amante dei gatti, scrittore, regista, produttore - non necessariamente in quest'ordine.

    http://www.ishtiaquezico.com

    Georgios Zois, Casus Belli (Grecia)

    Il crash economico greco, il passaggio dal sereno consumismo alla crisi, prendono la forma di una strana performance collettiva e raffinato esercizio formale, con protagonista principale un simbolico carrello della spesa colmo di ogni primizia, lanciato a tutta velocità contro le nostre vecchie abitudini.

    I film di Orizzonti Fuori Concorso

    Douglas Gordon, K.364 A Journey by Train (Regno Unito)

    K.364 è un esercizio di ritrattistica, in questo senso seguito ideale di Zidane: A 21st Century Portrait, realizzato in collaborazione tra Gordon e l'artista francese Philippe Parreno. Questa volta oggetto del ritratto non sono un calciatore e un evento sportivo, ma un brano e una performance musicali. Il film segue il viaggio di ritorno di Avri Levitan and Roi Shiloach - musicisti di origine ebrea-polacca - verso la terra da cui i loro genitori fuggirono nel 1939. Accompagniamo i musicisti mentre lasciano Berlino a bordo di un treno, e attraversano la città di Poznan, dove la vecchia sinagoga è diventata una piscina. Il viaggio termina a Varsavia, per l'esecuzione della "Sinfonia concertante K. 364" di Mozart, eseguita da Levitan e Shiloach insieme alla Polish National Chamber Orchestra.

    Douglas Gordon è uno degli artisti contemporanei più noti, esposti e acclamati. Nato nel 1966 a Glasgow, vive e lavora tra New York e Berlino. Attraverso il suo lavoro con il video, la fotografia e la scultura, Gordon affronta da sempre temi e dualità universali: vita e morte, bene e male. Alla sua prima mostra monografica, nel 1986, sono seguite innumerevoli retrospettive nei più importanti musei, tra cui il Van Abbemuseum di Eindhoven, il Musée d'Art Moderne de la Ville de Paris, la Fundació Joan Miró di Barcelona. il Museum of Modern Art di New York e la National Gallery di Edinburgh. Nel 1996 gli è stato attribuito il Turner Pize, e nel 1997 il premio della Biennale d'Arte di Venezia, dove quell'anno rappresentava l'Inghilterra. Nel 2008 è stato uno dei membri della giuria della 65° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

    Ken Jacobs, A Loft (Stati Uniti)

    Uno squarcio in 3-D del grande loft di un artista nella downtown di New York, da cui stanno per essere ricavati altri più piccoli "loft per artisti". Cosa bizzara dato che ad abitarli saranno probabilmente dentisti e piccoli burocrati della finanza. Altrettanto insolita è l’assoluta mancanza totale di tecnologia 3D.

    Ken Jacobs è nato nel 1933 a Brooklyn. Autore di un cinema sperimentale e underground, Jacobs inizia la propria carriera cinematografica verso la metà degli anni ’50, pur proseguendo gli studi d’arte e pittura con Hans Hofman. Nel 1969 realizza il film Tom, Tom the Piper Son, che verrà ammesso al prestigioso National Film Registry nel 2007. Sempre nel 1969 partecipa alla creazione del Dipartimento di Cinema dell'Harpur College (oggi Binghamton University), dove insegnerà cinema per molti anni, fino al 2000, senza mai abbandonare la carriera di regista sperimentale e sempre alla ricerca di nuove forme cinematografiche. È stato insignito di numerosi premi e riconoscimenti in festival importanti tra cui quelli di New York, Rotterdam, Londra e Hong Kong.

    Isaac Julien, The Leopard (Regno Unito)

    Julien alle prese con Tomasi di Lampedusa? No: i “gattopardi” sono qui gli immigrati clandestini dalla Libia che attraversano la Sicilia, l’Italia, l’Europa. Sono “angeli nuovi” della storia presente che ci permettono di vedere gli snodi dove le speranze e i sogni della modernità si sono infranti. La continuazione in cinema di un lavoro di video-installazioni che esploravano l’impatto di luoghi e paesaggi a confronto e in opposizione.

    L'artista e filmmaker inglese Isaac Julien è nato nel 1960 a Londra, dove vive e lavora. In seguito agli studi alla St Martin's School of Art, ha fondato il Sankofa Film and Video Collective, attivo dal 1983 al 1992. Protagonista della nuova scena cine-video britannica (e non solo), nei suoi film e installazioni video Julien manifesta un costante interesse verso le diverse discipline artistiche di cui si nutre la sua pratica: fotografia, danza, cinema, musica, teatro. Nel 1991 ha vinto il premio della Semaine de la Critique al festival di Cannes con Young Soul Rebels, nel 2001 è stato nominato al Turner Prize. Tra le sue opere cinematografiche più celebri (molte hanno potuto godere di una distribuzione internazionale, in sala e in video): Looking for Langston (1989), Frantz Fanon: Black Skin, White Mask (1996), The Long Road to Mazatlán (1999) e Vagabondia (2000). Nel 2008 ha firmato insieme a Tilda Swinton il documentario Derek dedicato alla memoria del cineastea Derek Jarman, di cui è stato amico e sodale. Oltre che a Documenta XI a Kassel, che nel 2002 ha ospitato la sua installazione video Paradise Omeros, ha esposto le sue opere in mostre collettive e retrospettive presso, tra gli altri, Centre Pompidou, MoCA Miami, Tate Modern e Guggenheim Bilbao.

    Carlo Liberatore, Matteo Di Bernardino, Antonio Iacobone, Stefano Ianni, Marco Castellani e altri, Un anno dopo – Progetto Memory Hunters 1 (Italia)

    Sembra un giorno qualunque, ma è quello del primo anniversario del terremoto che il 6 Aprile 2009 ha colpito la città de L'Aquila e i suoi dintorni. Un anno dopo è la prima tappa, supervisionata da Gianfranco Rosi e Stephen Natanson, del progetto Memory Hunters (Cacciatori di memoria) che si propone di seguire negli anni, grazie agli studenti dell'Accademia dell'Immagine e ai loro docenti, la ricostruzione dell’Aquila e della sua identità. I giovani cineasti scelgono le immagini giuste per recuperare la memoria della vita precedente della città e dei suoi abitanti attraverso testimonianze, silenzi e sguardi di una quotidianità sospesa e inesplorata. Sono tante piccole storie di giovani e vecchi, individui e famiglie, micro-analisi di come la vita comunitaria prova a ricomporsi.

    Per un provvisorio decalogo: dieci percorsi possibili di attraversamento dei territori che portano ai nuovi Orizzonti.

    ITINERARIO 1. Fare testo

    Il rapporto tra immagine e testo (voce fuori campo) rappresenta uno dei mezzi espressivi più fervidi del cinema.

    Lontani da ogni volontà esplicativa/illustrativa, mai ridondanti e rifiutando di trasformare l’immagine filmica in volontà di “ autorità “, testo e immagine si possono associare nel cinema contemporaneo per dare origine a nuovi intrecci e nuove relazioni. Fondate sull’ironia, la curiosità, il divertimento, lo stupore.

    Tappe suggerite: Noël BURCH e Allan SEKULA, The Forgotten Space (Olanda); Sasha PIRKER, The Future will not be capitalist (Austria); Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); John AKOMFRAH, The Nine Muses (Regno Unito); Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo).

    ITINERARIO 2. La vita come sceneggiatura

    Le vite non diventanonecessariamente sceneggiature, quando il cineasta le ha sufficientemente ascoltate e capite per farle sue, identificandone linee e movimenti. Che il testo preceda il film oppure che ne discenda, siamo qui all’opposto dello storytelling manageriale: si apre una gamma di modi narrativi molto diversi tra loro.

    Tappe suggerite: Catherine BREILLAT, La Belle Endormie (The Sleeping Beauty) (Francia); Mauro ANDRIZZI, En el futuro (Argentina); Nicolas PEREDA, El verano de Goliat (Messico); Pasquale SCIMECA, Malavoglia (Italia); Gianfranco ROSI, El Sicario, Room 164 (Francia); Vincent Gallo, The Agent (Stati Uniti); Luiz PRETTI, O mundo é belo (Brasile); Arnaud des PELLIERES, Diane Wellington (Francia); Guillermo ARRIAGA, El Pozo (Messico); Jesse McLEAN, Magic for Beginners (Usa); Josh e Ben SAFDIE, John’s Gone (Usa); Nuntanat DUANGTISARN, Woman I (Tailandia).

    ITINERARIO 3. L’immagine disturba il reale

    All’opposto di quanto si immagina, molto spesso il cinema contemporaneo, anche nelle sue relazioni più strette con le arti visive, non si discosta poi così tanto dal reale. Lo movimenta, lo trasfigura, lo elude; lo fa scivolare, insomma, verso dimensioni sconosciute. L’immagine cinematografica, per la sua stessa materialità, rinnova la propria alleanza con pittura e scultura. Il contratto tradizionale tra immagine e suono si spezza: nascono così visioni critiche, fantastiche o di sogno, del mondo che ci circonda.

    Tappe suggerite: SJ RAMIR, Cold Clay... Emptiness (Nuova Zelanda); LÖFFLER e KORPYS, Atom (Germania); FLATFORM, Non si può far nulla contro il vento (Italia); Oleg TCHERNY, La linea generale (Francia); HUANG Wenhai, Qiao (Crust) (Cina); Galina MYZNIKOVA e Sergey PROVOROV, Voodushevlenie (Inspiration) (Russia); Ken Jacobs, A Loft (Stati Uniti); Ishtiaque ZICO, 720 Degrees (Bangladesh); Emily RICHARDSON, The Futurist, (Regno Unito); Martin ARNOLD, Shadow Cuts (Austria).

    ITINERARIO 4. Gli animali ci guardano

    Vero o disegnato, il mondo animale può essere metafora di quello umano, ma soprattutto presenza che turba e accende inquietudine, con un’ironia a volte crudele ma più spesso molto divertente. Topolini che ci somigliano fin troppo nei comportamenti; insetti che sembrano sapere che i loro figli saranno gli eredi di questo pianeta; orsacchiotti e conigli dei cartoni animati che non si comportano come tali. Diventano tutti, nelle mani degli artisti, figure del “troppo umano”.

    Tappe suggerite: HUND & HORN, Mouse Palace (Austria); Hannes VARTIAINEN e Pekka VEIKKOLAINEN, Erään Hyönteisen (The Death of an Insect) (Finlandia); David OREILLY, The External World (Germania); Atsushi WADA, Mechanic of Spring (Giappone).

    ITINERARIO 5. Avete detto documentario?

    Il genere documentario ha ritrovato, negli ultimi anni, la libertà che aveva conosciuto nei primi tempi del cinema, prima che generi e filoni industriali codificassero i limiti, vincolando i cineasti. Lontano dalla retorica televisiva e dalle scritture automatizzate, ci sono ancora cineasti che “documentano” (nel senso del Cineocchio di Dziga Vertov). Che sanno fissare un istante perchè sanno scegliere come inquadrarlo. Che sanno che devono mettere in scena la parola perchè l’ “intervista” non dice niente. Che sanno far inventare alla gente attorno a noi una loro vita di cinema. Che sanno prendere la parola perchè la voce fuori campo può essere anche un pensiero ad alta voce. Che sanno trasfigurare il reale con il risultato che il passato diventa presente.

    Tappe suggerite: Gianfranco ROSI, El Sicario, Room 164 (Francia); Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); Noël BURCH, Allan SEKULA, The Forgotten Space (Olanda); Nicolas PEREDA, El verano de Goliat (Messico); HUANG Wenhai Xifang quci bu yuan (Reconstructin Faith) (Cina); Marianne KHOURY e Mustapha HASNAOUI, Zelal (Egitto); Laila PAKALNINA, Pa Rubika Celu (On Rubiks’ Road) (Lettonia); SEMICONDUCTOR, Indefatigable (Ecuador); Yuri ANCARANI, Il Capo (Italia); Doug AITKEN, House (Usa).

    ITINERARIO 6. L’orrore documentato

    Il materiale documentario – e addirittura l’esperienza stessa del documentario - possono confondersi con le immagini di fiction. Ciò accade nel cinema cosiddetto di genere. In questi casi, il film incorpora forze invisibili: il terrore, il sacro, la premonizione di catastrofi e il ricordo di quelle già accadute. Senza mai tradire il reale, il film mette in scena ciò che un copione non riesce a rappresentare. Così il documentario diventa “film di genere” del quotidiano.

    Tappe suggerite: Olivier ZABAT, Fading (Francia); Nicolas PROVOST, Stardust (Belgio); Giuseppe GAUDINO e Isabella SANDRI, Per questi stretti morire - Cartografia di una passione (Italia).

    ITINERARIO 7. Tante storie dalla Storia

    Sotto l’elegante guida del maestro De Oliveira,

    Orizzonti 2010 riunisce film che trovano il loro punto di partenza nel passato, che sia recente o lontano. Come raccontare ciò che non è più? Come dire che ciò che è ha sempre una storia precedente? I narratori contemporanei lavorano, come degli archeologi, su ciò che ci ha preceduto. Perché la Storia non sia mai museo o mero strumento commemorativo, perché diventi materia viva che anima il presente, è necessaria una Forma.

    Tappe suggerite: Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo); Lluís Galter, Caracremada (Spagna); Arnaud des PALLIERES, Diane Wellington (Francia); Giuseppe GAUDINO e Isabella SANDRI, Per questi stretti morire - Cartografia di una passione (Italia); Maher ABI SAMRA, When we were communists (Libano); John AKOMFRAH, The Nine Muses (Regno Unito); Laura Amelia GUZMAN e Israel CARDENAS, Jean Gentil (Repubblica Domenicana); Marianne KHOURY e Mustapha HASNAOUI, Zelal (Egitto); Pasquale SCIMECA, Malavoglia (Italia); Douglas GORDON, K.364 A Journey by Train (Regno Unito); Guillermo ARRIAGA, El Pozo (Messico); Jean-Gabriel PERIOT, Les Barbares (The Barbarians) (Francia); Georgios ZOIS, Casus Belli (Grecia).

    ITINERARIO 8. Geografie del sogno

    Misurare il mondo e il tempo: il cinema, arte contemporanea della favola e del racconto e anche arte geografica, ignora la cronologia o se ne serve a beneficio del racconto. Come farebbe il Charles Perrault di Catherine Breillat, ridisegna il mondo su misura per i nostri sogni. Sogni talvolta dolorosi, incubi dai quali ci risvegliamo rabbrividendo. “E’ per meglio comprendere il mondo, figlio mio”, direbbe il Lupo di Cappuccetto Rosso.

    Tappe suggerite: João NICOLAU, A Espada e a Rosa (The Sword and the Rose) (Portogallo); F. J. OSSANG, Dharma Guns (Francia); Catherine BREILLAT, La Belle Endormie (The Sleeping Beauty) (Francia); Oleg TCHERNY, La linea generale (Francia); Galina MYZNIKOVA e Sergey PROVOROV, Voodushevlenie (Inspiration) (Russia); Manoel de OLIVEIRA, Painéis de Säo Vicente de Fora, Visäo Poética (The Panels of Säo Vicente de For a, A Poetic Vision (Portogallo); Rafael PALACIO ILLINGWORTH, Man in a Room (Usa); Luiz PRETTI, O mundo é belo (Brasile); SUN Xun, 21g (Cina); Peter TSCHERKASSKY, Coming Attractions (Austria); Chaisiri JIWARANGSAN, Nok Ka Mhin (Four Seasons) (Tailandia); Victor ALIMPIEV, Slabyj Rot Front (Weak Rot Front) (Russia).

    ITINERARIO 9. La crisi c’è (anche nelle immagini)

    La crisi c’è, c’è stata e ci sarà. Tutte le crisi della storia del cinema hanno provocato la crisi delle immagini vecchie e nuove. Un evento globale, uno sconvolgimento dei sistemi non può che sconvolgere le rappresentazioni filmiche. O meglio: stimolare gli artisti a pensare per noi (gli spettatori) nuovi modi di comprensione, nuovi sistemi di reattività, nuovi approcci a ciò che parrebbe illeggibile. Un cinema come alfabeto sensibile, come “gai savoir”.

    Tappe suggerite: Patrick KEILLER, Robinson in Ruins (Regno Unito); Noël Burch, Allan Sekula, The Forgotten Space (Olanda); Elina TALVENSAARI, How to Pick Berries (Finlandia); José Luis Guerin, Guest (Spagna); Laura Amelia GUZMAN e Israel CARDENAS, Jean Gentil (Repubblica Domenicana); Jean-Gabriel PERIOT, Les Barbares (The Barbarians) (Francia); Armin LINKE e Francesco MATTUZZI, Future Archeology (Italia); Roee ROSEN, Tse (Out) (Israele).

    ITINERARIO 10. Animazione

    Il cinema d'animazione, oggi più che mai non un ambito a se stante, bensì un genere trasversale che contamina gli approcci più diversi: film d'artista, film sperimentale, documentario, computer graphic, videoclip.

    I sempre più giovani registi d'animazione mettono alla prova una grande varietà di tecniche, dalle tecnologie più sofisticate al "do it yourself"che riscopre tecniche di base come il disegno manuale su carta, a matita e a carboncino.

    E’ ormai prassi comune allargare la definizione e il concetto di animazione a comprendere anche buona parte del cinema e video “sperimentale”: strategie molto di frequente basate sulla creazione e manipolazione dell'immagine, analogica o digitale, verso un’ancor più radicale reinvenzione del reale attraverso il cinema.

    Tappe suggerite: Martin ARNOLD, Shadow Cuts (Austria); FLATFORM, Non si può far nulla contro il vento (Italia); Atsushi WADA, Mechanic of Spring (Giappone); SUN Xun, 21g (Cina); Hannes VARTIAINEN e Pekka VEIKKOLAINEN, Erään Hyönteisen (The Death of an Insect) (Finlandia).

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia l'Ufficio Stampa de 'La Biennale di Venezia'.

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