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    67. Mostra del Cinema di Venezia (1-11 Settembre 2010) - SIGNORE E SIGNORI... LE GIURIE!!!

    Shirin Neshat (presidente) affiancata da Raja Amari, Lav Diaz, Alexander Horwath, Pietro Marcello nella Giuria di Orizzonti. Fatih Akin (presidente) affiancato da Stanley Kwan, Samuel Maoz, Jasmine Trinca, Nina Lath Gupta nella Giuria del Premio 'Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis'


    22/07/2010 - Venezia, 21 luglio 2010 - Sono stati definiti i componenti della Giuria della rinnovata sezione Orizzonti della 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1-11 settembre 2010), presieduta – come già annunciato in precedenza - dall’artista e regista iraniana Shirin Neshat, Leone d’Argento per la 'Miglior Regia' alla 66. Mostra 2009 col suo primo lungometraggio DONNE SENZA UOMINI (Zanan bedoone mardan) e Leone d’oro alla 48. Biennale Arte 1999.

    Affiancheranno Shirin Neshat nella Giuria di Orizzonti: la regista e sceneggiatrice tunisina Raja Amari, presente nel 2009 a Venezia in Orizzonti con Dohawa (Buried Secrets), e in precedenza pluripremiata ai festival internazionali per la sua opera prima Satin Rouge; il regista filippino Lav Diaz, uno dei cineasti più importanti del Sud-Est asiatico, premiato due volte a Orizzonti con Kagadanan sa banwaan ning mga engkanto (Death in the Land of Encantos, Menzione Speciale 2007) e con Melancholia (Premio Orizzonti 2008); il critico cinematografico austriaco Alexander Horwath, dal 2002 direttore del Museo del Cinema di Vienna, dal 1992 al 1997 direttore della Viennale, collaboratore delle più prestigiose riviste internazionali; il regista italiano Pietro Marcello, scoperto a Venezia nel 2007 con il documentario d’esordio Il passaggio della linea presentato in Orizzonti, e vincitore di numerosi riconoscimenti quest’anno con LA BOCCA DEL LUPO.

    La 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (1-11 settembre 2010) è diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta. La sezione Orizzonti da quest’anno si apre a tutte le opere “fuori formato”, con un più ampio e dinamico sguardo verso le vie nuove dei linguaggi espressivi che confluiscono nel cinema.

    La Giuria internazionale della sezione Orizzonti assegnerà – senza possibilità di ex aequo - quattro nuovi Premi: Premio Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Speciale della Giuria Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Orizzonti Cortometraggio, Premio Orizzonti Mediometraggio. Nella rinnovata sezione Orizzonti sono stati assorbiti la sezione CortoCortissimo, e tutti gli Eventi Speciali, in una linea di programma senza distinzioni di genere e durata, che rappresenta un “laboratorio” dei diversi linguaggi artistici del visivo, all’interno del più grande “laboratorio” della Biennale di Venezia, in collegamento sempre più stretto con gli altri settori.

    NOTE BIOGRAFICHE:

    Shirin Neshat (artista, regista - Iran)
    Nata a Qazvin (Iran) nel 1957, è una fotografa e video artista iraniana che nelle sue opere affronta le complesse forze sociali e religiose che forgiano l'identità delle donne musulmane. Cresciuta in una famiglia borghese che vive all'occidentale, nel 1974 si è trasferita a Los Angeles per studiare arte all'università di Berkeley. Nel 1979 la rivoluzione islamica degli Ayatollah scoppiata in Iran le impedisce di tornare in patria fino al 1990. La nascita artistica di Shirin avviene attraverso la fotografia con Women of Allah, il ciclo realizzato tra il 1993 e il 1997 con il quale ha ricevuto numerosi riconoscimenti. Negli ultimi 12 anni, l'artista iraniana Shirin Neshat ha prodotto una serie di video installazioni liriche che trattano temi come la politica di genere, l'autodeterminazione culturale e l'autorità della religione. Attingendo alle proprie esperienze di emigrata mediorientale e a concetti universali quali l'identità, il desiderio e l'isolamento sociale, queste opere sono state insignite di numerosi riconoscimenti, tra cui il Leone d’oro alla 48. Biennale Arte di Venezia. Le sue personali sono state esposte, tra gli altri, alla Tate Gallery di Londra, al Guggenheim Museum di New York, al Museo d'Arte Contemporanea di Atene, alla Serpentine Gallery di Londra, alla Kunsthalle di Vienna e al Museo d'Arte Contemporanea di Hiroshima. Dal 2003, Shirin Neshat si è impegnata in un ambizioso progetto video/cinematografico in due parti basato sul romanzo, pubblicato nel 1989, "Donne senza uomini" della scrittrice iraniana Shahrnush Parsipur. I cinque singoli video del progetto – Mahdokht (2004), Zarin (2005), Munis (2008), Faezeh (2008) e Farokh Legha (2008) – ognuno dei quali incentrato su una delle protagoniste femminili del romanzo, sono stati recentemente assemblati in un'unica installazione in più stanze. Dopo il primo allestimento nel 2008 in Danimarca, al ARoS Aarhus Kunstmuseum, la complessa opera ha fatto tappa alla Galleria Faurschou di Pechino, e al Museo Nazionale di Arte Contemporanea di Atene. In autunno sarà esposta al Kulturhuset di Stoccolma e in altre sedi da confermare. Inoltre, quattro dei video sono stati proiettati alla Biennale d'Arte Contemporanea “Prospect. 1 New Orleans” lo scorso anno. Mentre realizzava i video (finanziati in gran parte dalla Gladstone Gallery di New York e dalla Galerie Jérôme de Noirmont di Parigi), Shirin Neshat ha anche lavorato al lungometraggio Donne senza uomini (Zanan bedoone mardan). Il film, che trae spunto sia dal romanzo che dai video, è caratterizzato da una narrazione onirica che intreccia le vicende personali delle protagoniste con le sollevazioni politiche nella Teheran del 1953, periodo in cui è ambientato il romanzo della Parsipur. Per realizzare i video e il film, Shirin Neshat ha lavorato a stretto contatto con la sua collaboratrice di sempre, Shoja Azari, che firma con lei la sceneggiatura finale. Il lungometraggio, girato a Casablanca, è interpretato prevalentemente da attori iraniani che vivono in Europa e comprende anche una narrazione fuori campo scritta dal poeta e critico d'arte Steven Henry Madoff. Presentato in anteprima mondiale alla 66. Mostra del Cinema di Venezia 2009, il film ha ottenuto il Leone d’Argento dalla giuria presieduta da Ang Lee.

    Raja Amari (regista - Tunisia)
    Nasce a Tunisi dove si laurea in letteratura francese prima di andare a Parigi a studiare sceneggiatura al Femis (Ecole nationale supérieure des métiers de l'image et du son). Dopo aver concluso gli studi, dirige due corti: Avril e Un soir de Juilliet che ottengono diversi premi in festival internazionali. Il suo primo lungometraggio è Satin Rouge che viene selezionato al Festival di Berlino nella sezione Forum, e vince il Best New Director Award al Festival di Seattle e il premio come miglior film al Torino Film Festival. Nel film, la storia di una donna che riesce a vivere con consapevolezza e in maniera piena la sua età adulta, diventa per Raja Amari l’occasione per raccontare l’evoluzione della società in Tunisia, attraverso un’analisi sociale lucida e ironica. Nel 2004 gira il documentario Seekers of Oblivion, ritratto di Isabelle Eberhardt, esploratrice e scrittrice svizzera che visse e viaggiò in Nord Africa. Nel 2009 partecipa alla 66. Mostra di Venezia, nella sezione Orizzonti, con il suo secondo lungometraggio Dohawa (Buried Secrets), opera innovativa che oltrepassando i confini imposti dai cliché culturali, con cui la regista racconta ancora una volta il piacere della scoperta e del desiderio come forma di emancipazione. Ma questa volta Raja Amari sceglie un soggetto fortemente simbolico (due ragazza e la loro madre vivono, segregate dal mondo, nell’alloggio per domestici di una casa abbandonata) e atmosfere in bilico tra il thriller e l’horror, per affrontare temi classici nella cinematografia maghrebina, come il contrasto tra modernità e tradizione e la condizione della donna, ma anche per approfondire con coraggio e intensità gli abissi della psicologia femminile e umana.

    Lav Diaz (regista - Filippine)
    E’ nato nel 1958 a Datu Paglas, Maguindanao, nell’isola di Mindanao, nelle Filippine ed è conosciuto come il padre ideologico del Nuovissimo Cinema Filippino. La sua monumentale trilogia, Batang West Side (West Side Kid, 2002), Ebolusyon ng isang pamilyang pilipino (Evolution of a Filipino Family, 2005) e Ikalawang aklat: ang alamat ng prinsesang bayawak (Heremias, 2006), è l’archetipo di un cinema privo di compromessi ed esteticamente rigoroso e omogeneo. I tre film sono considerati capolavori moderni del cinema filippino. Ostinato e indipendente, autore dalla messa in scena radicalmente anti-holliwoodiana, Lav Diaz ha studiato cinematografia al Mowelfund Film Institute (Filippine), dopo una formazione in economia (Ateneo de Manila, Ateneo de Davao, Notre Dame University). Tra le sue opere si ricordano Serafin Geronimo: kriminal ng Baryo Concepcion (The Criminal of Barrio Concepcion, 1998), Burger Boys (1999), Hubad sa ilalim ng buwan (Naked Under the Moon, 1999), Hesus rebolusyunaryo (Jesus Revolutionary, 2002). Lav Diaz, che ora vive tra Manila e New York, ha sempre ricercato la coerenza stilistica e contenutistica nel proprio lavoro, facendosi cantore della lotta dell’umanità e del popolo filippino per la redenzione. Ha vinto numerosi premi internazionali come quelli per il miglior film ai Festival di Bruxelles e di Singapore e quello come Miglior Film dal premio della critica Gawad Urian, con il suo film d’esordio, di oltre 5 ore, Batang West Side (West Side Kid, 2002). Anche il successivo Ebolusyon ng isang pamilyang pilipino (Evolution of a Filipino Family, 2005) riceve il premio della critica Gawad Urian, mentre e Ikalawang aklat: ang alamat ng prinsesang bayawak (Heremias, 2006) ottiene il premio speciale della giuria al Festival di Friburgo. Entrambi gli ultimi due suo lavori sono stati presentati e premiati alla Mostra del Cinema di Venezia: Kagadanan sa banwaan ning mga engkanto (Death in the Land of Encantos), 540 minuti di montato sulle conseguenze apocalittiche del tifone Reming, che il 30 novembre 2006 si è abbattuto sulle Filippine, ha ottenuto la Menzione Speciale Orizzonti 2007), mentre il successivo Melancholia, nuova impresa titanica di 450 minuti in cui Diaz si interroga sull’essenza della felicità, arrivando a definire la vita stessa come un modo per misurare il dolore dell’uomo, ha vinto il Premio Orizzonti 2008.

    Pietro Marcello (regista – Italia)
    Nato a Caserta nel 1976, è autore giovane e consapevole, osservatore attento della realtà che lo circonda. Nel 2000 è assistente alla regia del documentario Gennarino di Leonardo Di Costanzo, e aiuto regista del film Il ladro di Sergio Vitolo nel 2002. Sempre nel 2002 realizza il radiodocumentario "Il Tempo dei Magliari" trasmesso da Radio 3 nel contenitore "Centolire". Nel 2003 realizza i corti Carta e Scampia. Nel 2004 ha realizzato il film documentario Il cantiere, vincitore dell'11a edizione del festival Libero Bizzarri. L’anno seguente ha portato a termine il film documentario La baracca, che ottiene il premio del pubblico al Videopolis 2005. Nel 2005 ha collaborato come volontario per una ONG in Costa d’Avorio per la realizzazione di un docu-film dal titolo Grand Bassan. Nel 2007 ha firmato la regia de Il passaggio della linea, un documentario girato interamente sui treni espressi che attraversano l’Italia. Il film è stato presentato alla 64. edizione del Mostra del Cinema di Venezia all’interno della sezione Orizzonti e si è aggiudicato il Premio Pasinetti Doc e la Menzione speciale premio Doc/it. Il documentario ha, inoltre, partecipato a numerosi festival internazionali riscuotendo l’apprezzamento della critica. Tra gli altri premi possiamo ricordare il Premio Doc it Visioni Italiane 2008 ed il premio Casa Rossa doc al Festival di Bellaria. Candidato come Miglior Documentario di Lungometraggio ai premi David di Donatello 2008, il film è andato in onda su Rai 3 all’interno di DOC3 ed è uscito in edicola con la rivista “Internazionale”. A seguito dell'incontro con Enzo Motta, il futuro protagonista del suo film, grazie anche alla Fondazione gesuita San Marcellino di Genova, realizza il documentario drammatico La bocca del lupo, film poetico che contrappone immagini d’archivio a immagini girate oggi a Genova e racconta la vera storia d’amore tra due ex-detenuti in quel di Genova, l’emigrato Enzo e il travestito Mary. Il film presentato in oltre 20 festival internazionali ha ottenuto quest’anno innumerevoli riconoscimenti importanti al Torino Film Festival, al Festival Cinéma du Réel di Parigi, al Festival di Berlino e al Festival di Buones Aires. In Italia ha vinto il Nastro d’Argento e il David di Donatello per il miglior documentario dell’anno. Il film è da poco uscito anche nei cinema francesi; "La bocca del Lupo orchestra una sinfonia di immagini e suoni che si impongono con la forza di un poema", così ha scritto Le Monde, che al film ha dedicato un’intera pagina.

    Alexander Horwath (critico cinematografico - Austria)
    Nato nel 1964 a Vienna, è un critico cinematografico austriaco e dal 2002 direttore del Museo del Cinema Austriaco di Vienna. Horwath ha studiato teatro presso l'Università di Vienna. Nel 1985 ha iniziato la sua attività giornalistica, collaborando con riviste austriache e internazionali, tra cui Wiener Stadtzeitschrift Falter (dove ha anche lavorato come critico cinematografico), Die Zeit, Sueddeutsche Zeitung, Meteor, Film Comment, Die Presse, Der Standard. E’ co-fondatore della rivista Filmlogbuch (1985-89). Dal 1992 al 1997 è stato direttore della Viennale - Vienna International Film Festival. Ha collaborato in qualità di consulente per il Torino Film Festival (1997-98) e per la Biennale di Venezia (1999-2001). Ha curato la programmazione di diversi festival cinematografici, retrospettive ed esposizioni, tra cui il programma di film documenta 12 nel 2007. Ha tenuto lezioni sul cinema in diverse università e in altre istituzioni culturali, in Austria e all’estero. Ha scritto articoli e libri sul cinema, tra cui diverse pubblicazioni su Michael Haneke (tra cui Michael Haneke, 1998), sul cinema austriaco d'avanguardia (Avantgardefilm Osterreich, 1950 bis heute) e il film americano degli anni ‘60 e ‘70 (The Last Great American Picture Show. New Hollywood 1967-76, 1995). Ha pubblicato anche Cool. Pop, Politics, Hollywood 1960-68 (1994), Peter Tscherkassky (2005), Josef von Sternberg. The Case of Lena Smith (2007) e Film Curatorship. Archives, Museums, and the Digital Marketplace (2008).

    GIURIA del PREMIO 'Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis'

    Sono stati definiti i componenti della Giuria internazionale del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” della 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (1–11 settembre 2010), presieduta – come già annunciato in precedenza – dal regista tedesco di origine turca Fatih Akin, vincitore con SOUL KITCHEN del Premio Speciale della Giuria alla 66. Mostra 2009.

    Affiancheranno Fatih Akin nella Giuria Opera Prima: il regista Stanley Kwan, uno dei principali esponenti della nouvelle vague hongkonghese, in Concorso nel 2005 a Venezia con Changhen ge; il regista israeliano Samuel Maoz, Leone d’Oro a Venezia l’anno scorso con la sua opera prima Lebanon; l’attrice Jasmine Trinca, una delle interpreti più acclamate del cinema italiano, vincitrice l’anno scorso a Venezia del Premio Marcello Mastroianni per Il grande sogno; l’indiana Nina Lath Gupta, vero e proprio "motore" delle nuove forme di produzione e distribuzione del cinema indipendente.

    La 67. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (1-11 settembre 2010) è diretta da Marco Mueller e organizzata dalla Biennale di Venezia, presieduta da Paolo Baratta.

    La Giuria internazionale del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni autonome e parallele), il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, e 100.000 USD messi a disposizione da Filmauro di Aurelio e Luigi De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

    Negli ultimi anni si sono aggiudicati il Premio Opera Prima: Viaggio alla Mecca (Le grand voyage) di Ismael Ferroukhi (2004), 13 - Tzameti di Gela Babluani (2005), Khadak di Peter Brosens e Jessica Woodworth (2006), La zona di Rodrigo Plá (2007), Pranzo di Ferragosto di Gianni Di Gregorio (2008), Engkwentro di Pepe Diokno (2009).

    NOTE BIOGRAFICHE:

    Fatih Akin (regista- Germania)
    Nato ad Amburgo nel 1973 da famiglia di origine turca), è uno dei più importanti talenti della cinematografia europea, già affermatosi nei principali festival internazionali. Akin ha studiato comunicazione visiva all'Accademia di Belle arti di Amburgo, dal 1994 al 2000. Con il primo corto Sensin – Du bist es! (1995) ha vinto il premio del pubblico al Hamburg International Short Film Festival. Nel 1998 a ventiquattro anni diventa l'astro nascente del cinema tedesco con il suo lungometraggio d'esordio Kurz und Schmerzlos, in cui, narrando la vita ad Amburgo di tre amici di nazionalità turca, greca e serba, affronta il tema del confronto internazionale che riprenderà anche in seguito. Il film vince il Leopardo di bronzo al Festival di Locarno nel 1998. Due anni dopo, ha realizzato il road movie Im Juli e il documentario Wir haben vergessen zurüeckzukehren, in cui ha esaminato la storia della sua famiglia emigrata. Nel 2002, ha realizzato Solino, cronaca di una famiglia di immigrati italiani a Duisburg. Nel 2003 con i soci Andreas Thiel e Klaus Maeck fonda la sua società di produzione “corazón international” che produce non solo i progetti di Akin, ma anche quelli di altri autori e registi di talento.
    La svolta internazionale della sua carriera avviene nel 2004 con La sposa turca (Gegen die Wand), rappresentazione della cultura turca e delle difficoltà di integrazione nella realtà tedesca che ha ottenuto l'Orso d'oro al Festival di Berlino e il premio per la Migliore Regia ai German Film Awards e agli European Film Awards. Nel 2005 ha presentato a Cannes il documentario Crossing the bridge – The sound of Istanbul, sulla sfaccettata scena musicale turca di oggi. Nel 2007 ha realizzato il suo quinto lungometraggio, Ai confini del paradiso (Auf der Anderei Seite), anch'esso insignito di numerosi premi, tra cui quello per la Migliore Sceneggiatura al Festival di Cannes e agli European Film Awards. Nel ha girato un episodio per il film collettivo New York, I Love You e l’anno seguente ha partecipato ad un altro progetto simile: Deutchland 09, tredici corti per raccontare la Germania di oggi. Akin per il suo corto, Der Name Murat Kurnaz, ha scelto la storia di un musulmano tedesco reduce da Guantanamo. Nel 2009 vince il Premio Speciale della Giuria alla 66. Mostra di Venezia con la commedia Soul Kitchen. Scritto assieme all’attore feticcio Adam Bousdoukos, Soul Kitchen ripropone altri attori che hanno già lavorato con Akin, come Moritz Bleibtreu, già in Im Juli e Solino, e Birol Ünel, anche lui in Im Juli e protagonista de La sposa turca (Gegen die Wand). Attualmente sta lavorando al documentario Garbage in the Garden of Eden (titolo provvisorio) sulla lotta intrapresa dagli abitanti di Camburnu, un villaggio sulle montagne della Turchia, contro il progetto di costruzione di una discarica nel bel mezzo delle piantagioni di tè della loro idilliaca regione.

    Samuel Maoz (regista - Israele)
    Regista israeliano vincitore del Leone d’Oro alla 66. Mostra del Cinema di Venezia con la sua opera prima Lebanon, è nato a Tel Aviv nel 1962. Innamorato dei film western americani, a 13 anni riceve in dono una cinepresa a 8mm e quattro minuti di pellicola, ma, nel tentativo di ricreare una scena di una sparatoria che aveva visto in un western, fissa la cinepresa a una traversina dei binari dove viene centrata in pieno da un treno in corsa. Nonostante questo sfortunato episodio Maoz non si dà per vinto e all’età di 18 anni può contare già la realizzazione di decine di cortometraggi. A 18 anni, entra nei Corpi corrazzati dell'esercito israeliano; esperienza che egli ricorda così «Fui addestrato come artigliere, ma non colsi il vero significato dell'incarico. Sparavamo a dei barili pieni di benzina che esplodevano come giganteschi fuochi d'artificio. Sembrava un parco di divertimenti per ragazzi cresciuti. La gente pensava che fosse “figo”».Nel giugno 1982 prende parte alla Guerra del Libano, esperienza che lo segna per sempre «Quando tornai a casa, mia madre mi abbracciò piangendo ed esprimendo la sua gratitudine al mio defunto padre, a Dio e a tutti coloro che mi avevano protetto e fatto tornare a casa sano e salvo. In quel momento non si rese conto che non ero tornato a casa sano e salvo. Anzi, che non ero affatto tornato a casa. Non sospettava minimamente che suo figlio fosse morto in Libano e che stava abbracciando un guscio vuoto». Nel 1987 completa gli studi di cinema alla Beit Zvi Academy of the Arts. Realizza successivamente diversi cortometraggi, spot e documentari, tra cui Total Eclipse (2000) che è stato proiettato anche al Moma di New York. Ma l’incubo della guerra a cui aveva preso parte non lo lascia libero «ho vissuto sull'onda dell'inerzia del tempo che passa, ma mi ci sono voluti 20 anni per “tornare finalmente a casa” realizzando Lebanon». Con il suo primo lungometraggio, Lebanon (2009), il regista rielabora il trauma della sua esperienza nella guerra e mostra le conseguenze della guerra, le devastazioni che provoca nella psiche e nell’animo degli uomini. Il film su quattro ragazzi chiusi in un carroarmato che non avevano mai vissuto una situazione di violenza e che si ritrovano a uccidere degli esseri umani, viene presentato in anteprima mondiale alla Mostra di Venezia 2009, convince e fa discutere pubblico e critica, e si aggiudica il Leone d’oro. Dopo la presentazione venezia, il film è stato presentato in moltissimi festival internazionali (Toronto, New York, Vancuver, Pusan, San Paolo, Londra, Salonicco, Goteborg, Rotterdam, Glasgow, Hong Kong, San Francisco, Mosca, Los Angeles).

    Stanley Kwan (regista - Cina/Hong Kong)
    Nato a Hong Kong nel 1957, si è diplomato in Scienze della Comunicazione presso il Baptist College. Le sue prime apparizioni nel mondo dello spettacolo avvengono nel campo televisivo presso la Television Broadcasts Limited, rete commerciale nota anche come TVB. Ben presto inizia ad operare come produttore cinematografico, dapprima come collaboratore di alcuni registi della New wave di Hong Kong, movimento cinematografico guidato da Tsui Hark. La sua produzione traccia un percorso unico e fondamentale nella cinematografia di Hong Kong nei due decenni a cavallo dell’annessione alla Cina Popolare. Debutta alla regia nel 1985 con Nu ren xin (Women) con Chow Yun-Fat, una sorta di remake dell’omonimo film di G. Cukor. Il suo secondo film Dei ha ching (Love unto Waste) è stato presentato l’anno dopo al festival di Locarno, ma ha ottenuto la fama internazionale con Yin ji kau (Rouge, 1987), ghost-story sul ritorno a Hong Kong di un fantasma alla ricerca del suo antico amore. Nel 1991 Maggie Cheung vince come migliore attrice al festival di Berlino con il film di Kwan Yuen Ling-yuk (Actress) , biografia di R. Ling Yu, prima stella del cinema cinese e riuscito ritratto di donna determinata a resistere alle pressioni e ai pregiudizi anche a costo della vita. Nel 1994 dirige Hong mei gui bai mei gui Red (Rose White Rose) tratto da un romanzo di Eileen Chang. Nel 1996 realizza realizzato Yang ± Yin, un documentario in lingua cinese a tematica LGBT. In tal modo diviene uno dei rari registi asiatici ad essersi dichiarato omosessuale e ad aver realizzato pellicole di sul tema dell'omosessualità. Il successivo Yue kuai le, yue duo luo (To Hold You Tight, 1997), che racconta la storia di quattro personaggi in cerca d’amore, vince a Berlino il premio Alfred Bauer per l’innovazione e il Teddy per il miglior film a tematica omosessuale. Nel 2001 ha girato Lan Yu un film drammatico, interpretato da Hu Jun, Liu Ye e Li Huatong e tratto da “Beijing Story”, un romanzo di Tongzhi che racconta la complessa storia d'amore tra un giovane industriale pechinese e Lan Yu un adolescente che si prostituisce per necessità economica. La pellicola viene selezionata al Festival di Cannes del 2001 nella sezione Un Certain Regard. Alla 62. Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia del 2005 ha presentato in concorso il lungometraggio Changhen ge, basato sul pluripremiato romanzo di Wang Anyi “Everlasting Regret”, scrittrice tra le più innovative della Cina, anche co-sceneggiatrice di Chen Kaige. Oltre ai lungometraggi, ha diretto cortometraggi, documentari e una rappresentazione teatrale messa in scena ad Hong Kong e Londra. come altri esponenti della nouvelle vague hongkonghese predilige i toni melodrammatici per raccontare la storia in chiave intima ed il disagio del mondo contemporaneo.

    Jasmine Trinca (attrice - Italia)
    Nata a Roma nel 1981, è una delle attrici italiane più rappresentative del cinema italiano degli ultimi anni. Ha dato vita a personaggi intensi e convincenti già dal suo esordio sul grande schermo nel ruolo di Irene, la ragazza la cui vita viene stravolta – come quella dei genitori – dall’improvvisa morte del fratello in La stanza del figlio (2001) di Nanni Moretti, Palma d’oro a Cannes 2001. Per lo stesso film è stata candidata al David di Donatello e ai Nastri d’Argento come attrice non protagonista. Ha vinto il Premio Biraghi, il Globo d’Oro della stampa estera come migliore esordiente e il Ciak d’Oro come Migliore attrice non protagonista. Nonostante l'impegno cinematografico, continua gli studi al Liceo Virgilio di Roma e nel 2000 consegue la maturità classica con il massimo dei voti. Torna davanti alla macchina da presa per La meglio gioventù (2003), che le vale il Nastro d'Argento 2004, come migliore attrice protagonista assieme al cast femminile del film. Nel 2004 è protagonista del film tv La fuga degli Innocenti di Leone Pompucci e l’anno seguente è in Cefalonia di Riccardo Milani. Sempre nel 2005 escono in sala Manuale d’amore di Giovanni Veronesi un'altra pellicola importante: Romanzo criminale, diretto da Michele Placido, film che si ispira all'omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo sulla Banda della Magliana, in cui recita nella parte di Roberta, la fidanzata del Freddo, personaggio interpretato da Kim Rossi Stuart. Nel 2006 interpreta il ruolo di una giovane regista nel film Il caimano, regia di Nanni Moretti e prende parte al primo cortometraggio di Valerio Mastandrea 3,87, presentato alla Mostra di Venezia, che ha ottenuto il Nastro d’Argento 2006. Nel 2007 partecipa al film Piano, solo, regia di Riccardo Milani, con Kim Rossi Stuart, Michele Placido e Paola Cortellesi. Nel 2009 torna al grande schermo con il film Il grande sogno, per la regia di Michele Placido, con cui vince il Premio Marcello Mastroianni come interprete emergente alla 66. Mostra di Venezia.

    Nina Lath Gupta
    Nina Lath Gupta, dal 2006 Direttore Generale del National Film Development Corporation Ltd. (NFDC), l'ente di stato per il cinema indiano, ha cambiato radicalmente le politiche di quella venerabile istituzione, rendendola agile e sposando le istanze dei produttori indipendenti. Precedentemente ha lavorato per l’Indian Revenue Service (IRS) ed ha ottenuto la carica di Additional Commissioner of Income Tax a Nuova Delhi. Durante la sua carriera nel servizio civile, ha lavorato per il Ministero dell’informazione e della comunicazione dal 1998 al 2002 come vice-segretario, periodo nel quale si è occupata di problematiche legate all’industria cinematografica e alle organizzazioni cinematografiche sotto il controllo amministrativo del Ministero, incluso l’NFDC. Dal 1999 al 2000 è stata direttrice nel consiglio dell’NFDC. Si è successivamente dimessa dalla carica nell’IRS e ha continuto la sua attività all’interno dell’NFDC. Nel 2009 promuove con la NFDC un ambizioso programma di restauro delle pellicole prodotte dall’ente in analogia con progetti analoghi a livello globale tra cui la World Cinema Foundation di Martin Scorsese. Il programma, inaugurato con la filmografia di Satyajit Ray (con titoli come Ghare Baire, Ganashatru, Agantuk e il classico Aparajito, secondo film della celebre ‘trilogia di Apu’ acquisita dalla NFDC) si pone l’obiettivo di restaurare e digitalizzare un centinaio di classici della filmografia indiana in collaborazione con i Pixion Studios di Mumbai. Tra le produzioni recenti della NFDC, vi sono il thriller psicologico in Hindi Via Darjeeling (2008) di Arindam Nandy, Lucky Red Seeds (Manjadikkuru) di Anjali Menon, The Man Beyond the Bridge (2009) di Laxmikant Shetgaonkar e The Weekly Bazaar (Haat, 2010) di Jay Weissebrg, pellicola ambientata nel Rajasthan rurale e focalizzata sul tema dell’umiliazione femminile rituale. Nel 2007 ha creato inoltre il Film Bazaar presso l'IFFI (International Film Festival of India) di Goa, straordinario laboratorio-mercato di progetti provenienti da tutte le regioni e tutti i modi di produzione dell'India. Sta attualmente lavorando alla creazione di un circuito di sale d'essai (una realtà scomparsa in India da più di un ventennio).

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia l'Ufficio Stampa 'La Biennale di Venezia'

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    25/04/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - IL PROGRAMMA COMPLETO DI OGNI SEZIONE: Le varie sezioni: In Concorso; Fuori Concorso; Un Certain Regard; Cannes Premiere; Special Screenings; Midnight Screenings. [continua...]

    20/04/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - Il POSTER ufficiale è 'Rapsodia in Agosto' di Akira Kurosawa: Un manifesto di pacifismo. [continua...]

    11/04/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - Il programma completo: Sorrentino in concorso con Parthenope [continua...]

    09/04/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - Kevin Costner and Horizon, An American Saga at the 77th Festival de Cannes - Kevin Costner, An American Saga al 77 festival di Cannes, con ANTEPRIMA MONDIALE domenica 19 Maggio: The Festival de Cannes is delighted to welcome Kevin Costner to present his latest film Horizon, An American Saga which will be screened on Sunday, May 19, 2024. [continua...]

    04/04/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - Annunciato il film d'apertura: è 'The Second Act' con Léa Seydoux e Louis Garrel: La pellicola del regista e sceneggiatore francese Quentin Dupieux debutterà il 14 maggio nella sezione Fuori Concorso della 77ª edizione della kermesse cinematografica [continua...]

    17/03/2024 - 77. Cannes (14-25 Maggio 2024) - Prime indiscrezioni: Giurie, Madrina e annuncio Selezione Ufficiale: La regista e attrice americana Greta Gerwig sarà presidente della giuria del concorso principale. Camille Cottin la madrina, mentre la selezione ufficiale sarà annunciata l'11 Aprile [continua...]

    27/02/2024 - OSCAR 2024 - And the WINNERS are... OPPENHEIMER SBANCA!!! Con 7 statuette!!!: 'Miglior Film Internazionale' e 'Miglior Sonoro' La zona di interesse; 'Miglior Sceneggiatura Originale' a Justine Triet e Arthur Harari per Anatomia di una caduta [continua...]

    24/02/2024 - Berlinale 2024 - Orso d'Oro a Dahomedy di Mati Diop. Tutti i Vincitori!: Dahomey di Mati Diop ha vinto l’Orso d’oro alla 74esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Premiati Matthias Glarner per la miglior interpretazione da protagonista ed Emily Watson per quella da non protagonista. L’orso d’argento per la miglior regia è andato a Nelson Carlos De Los Santos Arias per il film Pepe. [continua...]

    21/02/2024 - Berlinale 2024 - Orso d'Oro alla carriera a Martin Scorsese: 'Il suo sguardo ci aiuta a capire chi siamo': Il suo ultimo film, Killers of the Flower Moon, è una testimonianza vivida e avvincente del potere del cinema di trasformarsi in quella che il critico Roger Ebert ha definito una 'macchina dell’empatia', un canale telepatico tra regista e pubblico. [continua...]

    19/02/2024 - Bafta 2024 - OPPENHEIMER TRIONFA con 7 PREMI, EMMA STONE MIGLIOR ATTRICE. TUTTI I VINCITORI: Il film di Cristopher Nolan fa incetta di statuette anche alla cerimonia della British Academy of Film and Television Arts e si porta a casa il titolo di miglior pellicola. Nolan è il miglior regista, Murphy il miglior attore protagonista. Niente premi per Barbie [continua...]

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