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    30. TFF (Torino Film Festival 23 Novembre-1° Dicembre 2012) - AI NASTRI DI PARTENZA: IL PROGRAMMA di 'TORINO 30' e 'FESTA MOBILE'

    223 i titoli, di cui 70 lungometraggi opere prime e seconde, 43 anteprime mondiali, 11 anteprime internazionali, 13 anteprime europee e 81 anteprime italiane. GRAN PREMIO TORINO a Ken Loach ed Ettore Scola. Apre DUSTIN HOFFMAN con l'esordio alla regia QUARTET


    21/11/2012 - TORINO 30

    È riservata ad autori alla prima, seconda o terza opera la principale sezione competitiva del festival, che presenterà sedici film di nuova produzione, inediti in Italia. Come sempre incentrato sul cinema “giovane”, il concorso si rivolge principalmente alla ricerca e alla scoperta di talenti innovativi, che esprimano le migliori tendenze contemporanee del cinema indipendente internazionale. Nel corso degli anni sono stati premiati ai loro inizi autori come Tsai Ming-liang, David Gordon Green, Chen Kaige, Lisandro Alonso, Pietro Marcello, Debra Granik. Un cinema “del futuro”, rappresentativo di generi, linguaggi e tendenze. Nel 2011, Á Annan Veg di Hafsteinn Gunnar Sigurdsson (Islanda) ha vinto come Miglior film, 17 Filles di Delphine e Muriel Coulin (Francia) e Tayeb, Khalas, Yalla di Rania Attieh e Daniel Garcia (UAE/Libano) hanno ottenuto ex æquo il Premio speciale della giuria, Renate Krössner per Vergiss dein Ende di Andreas Kannengliesser (Germania) ha vinto il Premio per la migliore attrice, Martin Compston il Premio per il miglior attore per il film Ghosted di Craig Viveiros (UK).

    AM HIMMEL DER TAG / BREAKING HORIZON di Pola Beck (Germania, 2012, DCP, 86’)
    Lara ha ventisei anni, è inquieta e insoddisfatta e passa le notti in giro per locali con la sua amica Nora. Ma un giorno si accorge di essere rimasta incinta, dopo un incontro occasionale, e deve decidere se tenere o no il bambino. Dramma tutto al femminile, dai toni asciutti e misurati, che racconta di solitudine, maturità e maternità senza sottrarsi al dubbio, al dolore, alla tenerezza.

    ARTHUR NEWMAN di Dante Ariola (USA, 2012, DCP, 101’)
    Insoddisfatto, divorziato, con il figlio adolescente che non vuole nemmeno incontrarlo, un uomo decide di cambiare vita, di botto. Compra una falsa identità e scompare. Sulla strada, incontra una ragazza con un sacco di problemi. Colin Firth ed Emily Blunt nella storia amara, pietosa e a tratti divertita di un'avventura esistenziale che tutti abbiamo avuto la tentazione di vivere. Dirige l'esordiente Dante Ariola.

    AZ DO MESTA AS / MADE IN ASH di Iveta Grófová (Repubblica Ceca/Slovacchia, 2012, DCP, 84’)
    per Premio Cipputi
    Dorota vive in un paesino della Slovacchia con la famiglia e fa progetti con il fidanzato. La mancanza di lavoro la costringe a cercare fortuna in Repubblica Ceca, dove la attendono i turni in una fabbrica tessile e la rinuncia a tutti i suoi sogni. Sospesa tra ostinazione a non mollare, rassegnazione e qualche speranza, l’opera prima della documentarista Iveta Grófová affronta senza sconti un tema di stringente attualità.

    CALL GIRL di Mikael Marcimain (Svezia/Irlanda/Norvegia/Finlandia, 2012, DCP, 140’)
    Stoccolma, 1976: due quattordicenni ospiti di un istituto per minori vengono reclutate in un giro di prostituzione frequentato da politici e diplomatici. Ispirato a uno scandalo realmente accaduto, un film che è insieme dramma personale e thriller politico, e che guarda all’estetica vintage di La talpa e al rigore morale di Tutti gli uomini del presidente. Pernilla August scatenata nella parte della maîtresse.

    I.D. di Kamal K.M (India, 2012, DCP, 90’)
    per Premio Cipputi
    Una donna parla al telefono mentre un operaio le tinteggia il salotto. L’uomo ha un malore. La donna ignora la sua identità e decide di scoprirla per restituire dignità a un volto senza nome. Viaggio affannoso nella megalopoli indiana e riflessione morale sull’immigrazione clandestina e sul dramma dei lavoratori anonimi e dimenticati che popolano strade e cantieri, vittime di una modernità senz’anima.

    THE LIABILITY di Craig Viveiros (UK, 2012, DCP, 92’)
    Un diciannovenne viene spedito dal patrigno malavitoso a far da autista a un sicario silenzioso e meticoloso, per imparare i rudimenti del mestiere: ma le cose non vanno lisce. Noir-pulp laconico e crepuscolare, venato da un black humor tutto british, e con finale aperto a una paradossale speranza. Enormi Tim Roth (l’imperturbabile killer) e Peter Mullan (il perfido patrigno). Dal regista di Ghosted, in concorso nel 2011.

    UNA NOCHE di Lucy Mulloy (Cuba/UK/USA, 2012, DCP, 90’)
    Lila si veste come un ragazzino ed è scontrosa, Elio è pieno di vita: sono fratelli, legatissimi, e vivono all’Avana. Quando Elio diventa amico di Raul, comincia a progettare la fuga; insieme vogliono raggiungere Miami attraverso l’oceano. Una storia di formazione ostinata e dolorosa, segnata dalla voglia di libertà e girata in una Cuba sensuale, che oscilla tra morbosità e vitalità, dall’esordiente Lucy Mulloy.

    NOI NON SIAMO COME JAMES BOND di Mario Balsamo (Italia, 2012, HDCam, 73’)
    Due amici e un viaggio che è rimasto indelebile nei loro ricordi: natura, gioventù, il mito di James Bond. Ora, dopo molti anni e una malattia che entrambi si sono lasciati alle spalle, è giunto il momento di fare i conti con il presente: quindi, telefonano a Sean Connery. Con ironia e senza compiacimento, scritto e interpretato da Mario Balsamo con Guido Gabrielli, un film che è un romanzo autobiografico, un gesto rabbioso di rivolta, una pubblica confessione.

    PAVILION di Tim Sutton (USA, 2012, HDCam, 72’)
    Frammenti di vita di teenager americani, tra i boschi lussureggianti dello stato di New York e le desolazioni lunari dell’Arizona, skate e primi amori, gite al lago e corse in BMX. Semplice e imponente, ipnotico e impressionista, un’opera prima ultraindipendente girata da Tim Sutton con una consapevolezza, una spontaneità e una libertà non comuni. Echi di Gus Van Sant in una vera ode all’adolescenza.

    PRESENT TENSE di Belmin Söylemez (Turchia, 2012, DCP, 100’)
    per Premio Cipputi
    Giovane donna sola, divorziata e senza lavoro si finge esperta nella lettura dei fondi di caffè e viene assunta in un locale. Predicendo il futuro alle clienti darà voce alle proprie frustrazioni, in un toccante incrocio di solitudini al femminile. Elegia silenziosa che racconta per indizi il sogno di riscatto della donna turca e lo sforzo di dare una direzione precisa al proprio nebuloso destino.

    SHELL di Scott Graham (UK, 2012, DCP, 87’)
    Padre e figlia gestiscono una pompa di benzina in un posto remoto delle Highlands scozzesi. Pochi incontri, molti silenzi, sguardi impietriti dal passare del tempo, attrazioni inconfessate. La ragazza sogna la fuga ma anche questo semplice desiderio sembra irrealizzabile. Un film doloroso e lieve, concentrato sui personaggi. Con una protagonista che non si dimentica e un paesaggio capace di ipnotizzare.

    SMETTERE DI FUMARE FUMANDO di GIPI (Italia, 2012, HDCam, 68’)
    Devo pensare alle cose che mi piacciono. Non devo pensare al cinema”. Questo sembra essere il mantra di Gianni Pacinotti, in arte Gipi, dopo le fatiche del suo esordio cinematografico, L’ultimo terrestre. Da quaranta sigarette a zero, in un acido, ironico, anarchico diario pubblico, pensato come una scommessa e girato come un combattimento. Indefinibile e vulcanico, proprio come il suo autore.

    SU RE di Giovanni Columbu (Italia, 2012, 35mm, 87’)
    La Passione di Gesù, dall’Ultima Cena alla Crocifissione, raccontata attraverso una lettura sinottica dei quattro Vangeli. L’opera seconda di Giovanni Columbu, autore di Arcipelaghi, rielabora la storia sacra per dargli un nuovo senso, individuale e collettivo. Un film schietto, duro e coinvolgente, sospeso tra digressioni teologiche e spirito popolare, tra sincera compassione e infuocata pietà.

    SUN DON’T SHINE di Amy Seimetz (USA, 2012, HDCam, 82’)
    Lui, lei, un’auto e una corsa contro il tempo. La fuga ansiogena di una giovane coppia che si deve liberare del fardello fisico e metaforico della colpa prima che sia troppo tardi. Nel paesaggio selvaggio della Florida, un noir on the road che guarda a Malick e Cassavetes, nervoso e tagliente, allucinato e onirico, scritto e diretto dall’attrice indie Amy Seimetz, esordiente nella regia.

    TABUN MAHABUDA / THE FIRST AGGREGATE di Emyr ap Richard e Darhad Erdenibulag (Mongolia,
    2012, DCP, 90’)
    per Premio Cipputi
    Uno stuntman torna in città appena guarito da una brutta ferita alla testa e tramite una donna ottiene finalmente una parte da protagonista in un film incentrato su un attore. Laconica storia di corpi come involucri da abitare, spiriti e contatti umani insondabili, osservati con sguardo straniato ma anche benevolo, con rigore e intensità secondo la lezione del taiwanese Tsai Mingliang.

    TERRADOS di Demian Sabini (Spagna, 2011, DCP, 76’)
    per Premio Cipputi
    Una Spagna inedita, tutta vista dall’alto delle terrazze sui tetti dove Leo, un avvocato disoccupato da cinque mesi, passa le giornate insieme ad altri amici che hanno perso il lavoro. Fumano, chiacchierano, scherzano, sempre più disorientati e sconnessi dal mondo. Demian Sabini, regista e protagonista, racconta la situazione terribile in cui versa la Spagna con un tono solo apparentemente scanzonato.

    FESTA MOBILE

    Personaggi stravaganti o eccessivi, figure umanissime o stilizzate, idee di generi e linguaggi si rincorrono e si alternano nella Festa mobile 2012, come sempre una carrellata libera sulle invenzioni, gli autori, le cinematografie che ci hanno colpito durante l’anno e che, speriamo, colpiscano anche gli spettatori. Davanti a tutti, i magnifici istrioni che bisticciano, si vogliono bene o si detestano nella casa di riposo per cantanti lirici che fa da sfondo all’opera prima dell’esordiente fuoriclasse che apre il festival: Quartet, diretto da Dustin Hoffman e interpretato, tra gli altri, da Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly e Pauline Collins. Intorno a loro, alla rinfusa, Anna Karenina e i suoi amori nella versione pop del romanzo di Tolstoi diretta da Joe Wright e scritta da Tom Stoppard, i mille volti di Graham Chapman e degli altri Python nella biografia bugiarda creata dai disegni di 15 diversi studi di animazione in A Liar’s Autobiography, Amleto che divaga, irridente e insanguinato, nella rilettura shakespeariana scritta e interpretata da Filippo Timi e girata in 3D da Felice Cappa, Biancaneve e i nani toreador nella fiaba trasformata in mélo (muto e in bianco e nero) da Pablo Berger in Blancanieves, la disarmante Ruby Sparks, ragazza ideale inventata da uno scrittore in crisi, nel nuovo film dei registi di Miss Little Sunshine, il sornione accademico sloveno Slavoj Žižek che in The Pervert’s Guide to Ideology ci racconta tutto su cinema e ideologia, le due famiglie (una israeliana e una palestinese) che si studiano e si sfidano per tentare di amarsi e comprendersi in Les fils de l’autre di Loraine Levy, Iggy Pop che in Etoile du jour di Sophie Blondy fa l’angelo custode in moto e il vero pastore che a Natale porta le pecore in Piazza Duomo a Milano (L’ultimo pastore di Marco Bonfanti). Temi ostici, come il desiderio sessuale di un paraplegico, vengono trattati con la tenerezza della commedia (The Sessions di Ben Lewin, con Helen Hunt) e banali fatti di cronaca si trasformano in viaggi oscuri nelle nostre realtà parallele (i rom di Dimmi che destino avrò di Peter Marcias); il coreano Jong–Bin Yoon fa un gangster film alla Scorsese (Nameless Gangster) e gli indie Shari Berman e Robert Pulcini dirigono Kristen Wiig e Annette Bening in una slapstick comedy al femminile (Imogene); e mentre a Londra negli anni Sessanta Ginger & Rosa crescono discutendo di marce antinucleari e tagli di capelli (nel film di Sally Potter), nell’Irlanda del nord lo sfaccendato Terry Hooley inventa quasi per caso l’etichetta discografica del punk (in Good Vibrations di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa) e una donna oscilla tra Ira e servizi segreti (in Shadow Dancer di James Marsh, il regista di Man on Wire). Il mondo in un pugno di film, con il segmento classics, dove si riparla di Sorpasso e Furio Scarpelli, di Rossellini/Bergman e Una voce umana, di Francesco Pasinetti e, soprattutto, di una persona cui vogliamo tutti bene, Morando Morandini, che si racconta in Morando’s Music di Luigi Faccini.

    28 HOTEL ROOMS di Matt Ross (USA, 2012, HDCam, 82’)
    Lui e lei si conoscono in un hotel. Passano la notte insieme: il primo di 28 appuntamenti adulteri e clandestini, che vedranno crescere le complicazioni, montare le gelosie, complicarsi i legami. L’impossibilità del sesso senza implicazioni e le ipocrisie dei sentimenti raccontate attraverso un flusso di parole leggere e pesanti, in una serie di non-luoghi algidi. Esordio nella regia dell’attore Matt Ross.

    AMLETO2 di Felice Cappa (Italia, 2012, DCP, 90’)
    Irridente e istrionico, Amleto siede sul trono in abiti femminili. Con lui, un ragazzo e una ragazza, che il principe tocca e accarezza, abbandonandosi a un flusso verbale travolgente. Monologo o non monologo? Uffa! Shakespeare e Petrolini, sangue sulla scena, la regina a gambe larghe, Ofelia e Lucio Battisti. In 3D, lo spettacolo cult scritto e interpretato da Filippo Timi.

    ANNA KARENINA di JOE WRIGHT (UK, 2012, DCP, 130’)
    Sontuoso, folle, supremamente kitsch, l'adattamento letterario che non ci si aspetta: la storia tragica dell'eroina di Tolstoi chiusa nello spazio di un palcoscenico che si allarga e deforma a dismisura inglobando strade di Mosca e balli a palazzo. Tra Baz Luhrmann e Ken Russell, un'operazione pop diretta da Joe Wright e scritta da Tom Stoppard (Shakespeare in Love), con Keira Knightley, Jude Law e Aaron Johnson.

    THE ANGELS’ SHARE/LA PARTE DEGLI ANGELI di KEN LOACH (UK/Francia, 2012, 35mm, 106’) per:
    GRAN PREMIO TORINO KEN LOACH

    Robbie aspetta un figlio dalla sua compagna ed evita il carcere grazie alla lungimiranza di un giudice che lo assegna ai servizi sociali. Il suo supervisore lo educa ai piaceri del whisky e scopre in Robbie un assaggiatore particolarmente dotato. L’ultimo film di Ken Loach, scritto da Paul Laverty, è una commedia proletaria vitale e irrefrenabile costruita come un action ad alto tasso alcolico.

    BEOM-JOE-WA-EUI-JEON-JAENG/NAMELESS GANGSTER: RULES OF THE TIME di Jong-Bin Yoon
    (Corea del Sud, 2012, DCP, 133’)
    Costruita con uno stringente andirivieni temporale, un'epopea gangster con un grande ruolo non scontato per la star coreana Choi Min-sik (da applauso) nei panni di un doganiere corrotto nel mondo della malavita degli anni 80. Dal regista di The Unforgiven, un successo enorme in patria, dove l’hanno paragonato ai gangster movie di Martin Scorsese (primo fra tutti Quei bravi ragazzi). Non a torto.

    BLANCANIEVES di Pablo Berger (Spagna/Francia, 2012, DCP, 104’)
    In Spagna, negli anni Venti, Carmen è la figlia di un ex torero, che si è risposato con l'ambiziosa Encarna. Per sottrarsi alla tirannia della matrigna, Carmen fugge con un gruppo di nani toreador. La storia di Biancaneve trasformata in uno spettacolare mélo muto e in bianco e nero da Pablo Berger, che coltivava il progetto da molti anni ma è riuscito a realizzarlo solo dopo il successo di The Artist.

    COMO ESTRELLAS FUGACES / LIKE SHOOTING STARS di Anna Di Francisca (Italia, 2012, DCP, 98’)
    Un compositore, stufo di accettare lavori di cui si vergogna, va in visita da un amico in un villaggio spagnolo dove vorrebbe ritrovare la serenità e inventarsi un’occasione per incontrare la figlia che vede raramente. Ma non riesce a sottrarsi alla richiesta di dirigere un coro di dilettanti. Commedia agrodolce con Miki Manojlovic, Maribel Verdù e Neri Marcorè nel ruolo di un barbiere spagnolo.

    COULEUR DE PEAU: MIEL / APPROVED FOR ADOPTION di Jung e Laurent Boileau (Francia, 2012, 35mm, 75’)
    Il piccolo Jung, coreano, viene adottato a sei anni da una coppia belga che ha già quattro figli. Per lui, dopo l’orfanotrofio, inizia una nuova vita fatta di contraddizioni e ribellioni per arrivare all’accettazione di sé. La vera storia di uno dei due registi diventa film d’animazione con inserti in live action e filmini familiari in Super 8. Premio del pubblico al Festival di Annecy 2012.

    DE JUEVES A DOMINGO / THURSDAY TILL SUNDAY di Dominga Sotomayor (Cile/Olanda, 2012, DCP, 96’)
    Padre, madre e due figli in viaggio in macchina attraverso il paesaggio maestoso del Cile settentrionale. Le dinamiche familiari viste dal punto di vista dei ragazzi, narrate mettendo la macchina da presa alla loro altezza, osservando il mondo degli adulti dalla loro prospettiva. Un’opera prima che sotto una superficie placida nasconde sottili increspature e psicologie essenziali e precise.

    DIMMI CHE DESTINO AVRÒ di Peter Marcias (Italia, 2012, DCP, 80’)
    Un commissario di polizia disilluso, una comunità rom ai margini della società: il presunto rapimento di una donna fa avvicinare due mondi distanti. Dalla Sardegna, un dramma di volti e di corpi inconsueto nel panorama italiano, con una capacità di raccontare che si apre a squarci documentaristici imprevedibili. Il commissario interpretato da Salvatore Cantalupo (Gomorra, Corpo celeste) è un poliziotto che non si dimentica.

    L’ÉTOILE DU JOUR / THE STAR OF THAT DAY di Sophie Blondy (Francia, 2012, DCP, 80’)
    Invidie, gelosie e meschinità in uno scalcinato circo, popolato da bizzarri personaggi: un romantico clown (Denis Lavant), la sua amata (Natacha Régnier), una zingara visionaria (Béatrice Dalle), un malvagio direttore (Tchéky Karyo). A vegliare su tutto l’angelo custode interpretato da Iggy Pop. Dedicata a Guillaume Depardieu, l’opera seconda di Sophie Blondy omaggia Fellini e rievoca Carax.

    LE FILS DE L’AUTRE / IL FIGLIO DELL’ALTRA di Lorraine Lévy (Francia, 2012, 35mm, 105’)
    Joseph, un giovane israeliano, fa gli esami del sangue per entrare nell’aviazione. Ma c’è qualcosa di strano. La madre, medico, decide di andare a fondo e scopre che la notte della sua nascita Joseph è stato scambiato con Yacine, figlio di una coppia palestinese. I ragazzi s’incontrano, la vita delle due famiglie è scombussolata. Interpretato da Emmanuelle Devos, un intenso squarcio storico e culturale.

    GINGER & ROSA di Sally Potter (UK, 2012, DCP, 89’)
    Londra, 1962. Ginger e Rosa sono nate il giorno della bomba su Hiroshima e sono cresciute inseparabili in un’epoca di grandi cambiamenti. La politica, le marce antinucleari, le discussioni su sesso, religione e moda le uniscono, ma una crisi affettiva minaccia di dividerle. Sally Potter firma un coming of age intenso, ironico e vitale. Con Elle Fanning, Christina Hendricks, Alessandro Nivola, Annette Bening.

    GOOD VIBRATIONS di Glenn Leyburn e Lisa Barros D’Sa (UK, 2012, 35mm, 97’)
    Autentico footage e finzione si mescolano per raccontare la vera storia di un'icona della musica nordirlandese degli anni 70: Terry Hooley. Il suo piccolo negozio di dischi diventa quasi casualmente la culla del punk in una Belfast devastata dalla guerra civile. La sua etichetta discografica è lo spiraglio di luce capace di regalare speranza in tempi bui. Il potere della musica emerge con leggerezza e ironia.

    IMOGENE di Robert Pulcini e Shari Springer Berman (USA, 2012, DCP, 103’)
    Il fidanzato upper class la lascia, e Imogene, convinta di aver fatto strada a Manhattan, capisce di non aver concluso niente e tenta il suicidio. Presa in custodia dalla mamma, si ritrova nella provincia cheap da cui viene. Dai registi di American Splendor, una slapstick commedy al femminile, con Kristen Wiig (Bridesmaids), Annette Bening e Matt Dillon (che, come il vino buono, migliorano sempre).

    A LIAR'S AUTOBIOGRAPHY - THE UNTRUE STORY OF MONTHY PYTHON'S GRAHAM CHAPMAN 3D
    di Bill Jones, Jeff Simpson e Ben Timlett (UK, 2012, DCP, 85’)
    Basata sulla falsa autobiografia del Python Graham Chapman (morto nel 1989), ecco la storia, delirante, della sua vita, ricostruita attraverso il lavoro di quindici diversi gruppi di animatori in un collage surreale e irresistibile: dalla scuola di medicina, al coming out, al suo rapimento da parte degli alieni. Partecipano Cleese, Gilliam, Jones e Palin, nella parte di se stessi e di molti altri.

    THE PERVERT’S GUIDE TO IDEOLOGY di Sophie Fiennes (UK, 2012, DCP, 134’)
    Tra gli zombie di Essi vivono di Carpenter, con Julie Andrews nei prati di Tutti insieme appassionatamente, nel Korova Milk Bar di Arancia meccanica: Slavoj Žižek, accademico istrionico e controverso e appassionato di cinema, torna sei anni dopo A Pervert's Guide to Cinema, per raccontarci il messaggio ideologico esplicito e, spesso, implicito di film insospettabili. Con spezzoni magnifici. È già cult.

    QUARTET di DUSTIN HOFFMAN (UK, 2012, DCP, 95’)
    In Inghilterra, in una casa di riposo per cantanti lirici e musicisti, si ritrovano amici, ex colleghi, ex rivali, ex coniugi. Dustin Hoffman esordisce nella regia con una commedia piena di humor, rimpianti, battibecchi, eccentricità, scritta da Ronald Harwood (Il servo di scena, Il pianista, Lo scafandro e la farfalla). Guidano il concerto quattro istrioni strepitosi: Maggie Smith, Tom Courtenay, Billy Connelly e Pauline Collins.

    RUBY SPARKS di Jonathan Dayton e Valerie Faris (USA, 2012, DCP, 104’)
    Ha avuto successo al primo romanzo, ma ora Calvin è bloccato. Finchè un giorno, finalmente, crea un personaggio: la ragazza dei suoi sogni, Ruby Sparks, che una mattina, all'improvviso, diventa viva. Con lo scatenato Paul Dano e l'imprevedibile Zoe Kazan (nipote di Elia, anche sceneggiatrice), una commedia acutissima sui rapporti tra i sessi, diretta dalla coppia Dayton&Faris di Little Miss Sunshine.

    RUFUS STONE di Josh Appignanesi (UK, 2012, HDCam, 30’)
    Un uomo torna in un villaggio dell'Inghilterra meridionale per vendere una casa. Adolescente, fuggì a Londra a causa del perbenismo gretto e dell'intolleranza degli abitanti, lasciandosi dietro un caro amico. Diretta da Josh Appignanesi (il regista di The Infidel) e realizzata nell'ambito di un progetto di ricerca sulla vecchiaia nelle comunità rurali, una storia di affetti, sogni spezzati e solidarietà.

    THE SESSIONS di Ben Lewin (USA, 2012, DCP, 95’)
    A causa della poliomelite, un uomo ha passato quasi tutta la vita in un polmone d'acciaio. E' diventato poeta e giornalista, ma ha un desiderio: perdere la verginità. Con l'aiuto di un prete non bigotto, si rivolge a una terapista sessuale. Ispirati a una storia vera, gli incontri tenerissimi di due corpi e due sensibilità, orchestrati da Ben Lewin, scrittore e regista, e interpretati da John Hawkes e Helen Hunt.

    SHADOW DANCER di James Marsh (UK, 2012, 35mm, 100’)
    La sorella di un bambino ucciso dall’esercito inglese durante una manifestazione in Irlanda del Nord entra nell’Ira ma si fa catturare. Un ufficiale dei servizi segreti le offre protezione in cambio del tradimento dei suoi ideali. Ruvida e tesa spy-story, è il primo film di finzione del documentarista James Marsh, autore di Man on Wire e Project Nim, con Clive Owen e Andrea Riseborough.

    SILENT YOUTH di Diemo Kemmesies (Germania, 2012, HDCam, 73’)
    Due ragazzi s’incontrano e si piacciono, ma sono imbarazzati, si guardano e non sanno cosa dire. L’inizio di una storia d’amore? Facce spigolose poco stereotipate per un coming (out) of age che cresce a poco a poco, fra silenzi e timori, incertezze e paure con tenerezza e sincerità. Quando il cinema queer è bello perché non strepita e non proclama, ma racconta una vicenda semplice e quotidiana.

    L’ULTIMO PASTORE di Marco Bonfanti (Italia, 2012, DCP, 73’)
    per Premio Cipputi
    Renato Zucchelli fa il pastore per passione e vocazione. La vita solitaria sugli alpeggi, i prati di periferia, la bizzarra famiglia che vive ai margini della città. Quando gli chiedono di far vedere le pecore ai bambini di una scuola elementare, il ciclopico pastore scende con il suo gregge a Milano e si presenta in piazza Duomo. La realtà supera la finzione nel ritratto di un mondo sospeso tra modernità e tradizione.

    WHISKY GALORE! / WHISKY A VOLONTÀ di Alexander Mackendrick (UK, 1949, 35mm, 82’)
    Gran Premio Torino_Ken Loach
    Alla fine della guerra, in pieno razionamento, una nave diretta in America con un carico di whisky si incaglia al largo delle coste scozzesi. A corto di "acqua della vita", gli abitanti decidono di recuperare con ogni mezzo (e illegalmente) il prezioso nettare. Commedia Ealing autarchica ed esilarante, diretta da Alexander Mackendrick, uno degli "inventori" del genere, ideale antenata di The Angels' Share.

    Festa Mobile Classics

    VIVA LA MUERTE di Fernando Arrabal (Francia, 1971, DigiBeta, 90’)

    ARRABAL di Humberto Lopez Y Guerra (Svezia, 1979, DigiBeta, 61’)
    L’esordio del co-fondatore del cosiddetto “cinema pánico” è un delirio di Franchismo e di Edipo (per stomaci forti, e sconsigliato agli animalisti), racconto di un’infanzia fra immaginazione e realtà, surrealismo e scatologia contro ogni dittatura. I disegni dei titoli di testa sono di Roland Topor. Al film è abbinato il raro ritratto documentaristico del 1979 che Humberto López y Guerra dedicò all’artista.

    L’ESTATE DI BRUNO CORTONA di Gloria De Antoni (Italia, 2012, DigiBeta, 45’)
    Le spiagge di Castiglioncello a cinquant’anni da Il sorpasso. Malinconico documentario della coppia di autori e conduttori televisivi De Antoni-De Fornari (già fiori all’occhiello dell’innovativa Rai3 di Guglielmi): un pellegrinaggio sui luoghi culto del film, con interviste alle comparse e dietro le quinte amatoriali in 8mm. Bagliori lontani di una stagione gloriosa e di un paese dissolto nell’aria.

    MORANDO’S MUSIC di Luigi Faccini (Italia, 2012, DigiBeta, 42’)
    Nella sua bella casa viva e vissuta, all'edicola e al bar all'angolo, intento a scrivere sulla sua fidata Everest (rigorosamente manuale) o a chiacchierare con la faccia tragica e comica di Buster Keaton, Morando Morandini ci racconta la sua giornata, la sua storia, le sue delusioni e i suoi amori. Cortese, ironico, franco e appassionato, in un ritratto senza ombre né reticenze diretto da Luigi Faccini.

    PASINETTI AVREBBE CENT’ANNI
    Omaggio a Francesco Pasinetti, il primo critico italiano a considerare il cinema un'arte. Attivo in Italia fra le due guerre, fu anche regista di raffinati documentari per lo più dedicati alla sua Venezia. Come le elegie urbane Città bianca, Lumiei e Latte per la città, sulle professioni in laguna, e Il canale degli angeli, inventivo nell'intersecare due immagini di Venezia, una reale e una sognata.

    FURIO SCARPELLI: IL RACCONTO PRIMA DI TUTTO di Francesco Ranieri Martinotti (Italia, 2012,
    DigiBeta, 65’)
    Il lascito umano e professionale di un gigante del cinema italiano, lo storico sceneggiatore (in coppia con Age) di oltre cento film chiave della commedia all’italiana, da I soliti ignoti a L’armata Brancaleone, da I mostri a La famiglia. Il figlio Giacomo dischiude il retrobottega del padre (il disegno, lo studio del dettaglio), con la testimonianza degli allievi Paolo Virzì e Francesca Archibugi.

    MANILA PALOMA BLANCA di Daniele Segre (Italia, 1992, 35mm, 90’)
    per Premio Maria Adriana Prolo alla Carriera 2012
    Carlo (Carlo Colnaghi) ha alle spalle una carriera d’attore e vari ricoveri in ospedali psichiatrici. Vive di espedienti, frequentando balordi e ripensando alle occasioni perdute. Intanto conosce Sara, benestante, che lo spinge a lavorare a un testo teatrale. Ma non c’è salvezza per un uomo alla deriva e senza pelle. Un cortocircuito tra realtà e finzione nel secondo lungometraggio di Daniele Segre.

    VIAGGIO IN ITALIA di Roberto Rossellini (Italia, 1954, 35mm, 97’)
    Coniugi inglesi in profonda crisi di coppia arrivano a Napoli e la visitano in solitudine, ma alla fine del viaggio si sentono cambiati e forse pronti a riavvicinarsi. Rovine e scorci etnografici tanto vividi ed esatti quanto simbolici e interiori, la potenza del documento e l’astrazione dello sguardo. Rossellini in stato di grazia, forse il suo capolavoro (in una copia restaurata). Allora solo la critica francese lo riconobbe.

    O QUE ARDE CURA/AS THE FLAMES ROSE di João Rui Guerra da Mata (Portogallo, 2012, HDCam, 27’)
    Interpretata da João Pedro Rodrigues (il regista di O fantasma e Morrer como um homem) e diretta da João Rui Guerra de Mata, una rilettura del monologo di Cocteau: un uomo parla al telefono con l'amante che l'ha lasciato mentre in tv e alla radio scorrono le immagini e la cronaca dell'incendio che nel 1988 devastò interi quartieri di Lisbona.

    UNA VOCE UMANA di Roberto Rossellini (Italia, 1948, 35mm, 30’)

    THE HUMAN VOICE di Ted Kotcheff (USA, 1966, video, 50’)
    Una donna al telefono con l’uomo che la sta abbandonando tocca il fondo della disperazione. Le pene d’amore anatomizzate senza pietà nel famoso monologo one woman show scritto da Jean Cocteau nel 1930, qui prova di talento per due attrici straordinarie: a confronto Anna Magnani diretta da Roberto Rossellini (L’amore, 1948) e Ingrid Bergman in una versione televisiva del 1966.

    LA LUNGA ESTATE DI HERMANN HESSE di Werner Weick (Svizzera, 1986, video, 52’)
    per Premio Gli occhiali di Gandhi
    Nel 1919 Hermann Hesse attraversa una profonda crisi personale e artistica. Trova pace nel Canton Ticino, a Montagnola, dove si trasferisce e dove rimarrà fino alla fine dei suoi giorni. Il documentarista Werner Weick firma un ritratto del grande autore tedesco utilizzando inedite foto d’epoca, i ricordi dei figli Bruno e Heiner e le testimonianze di amici, ma soprattutto dando voce alle sue pagine.

    LA REDAZIONE

    Nota: Si ringrazia lo Studio Sottocorno.

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