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    Home Page > Movies & DVD > La verità è che non gli piaci abbastanza

    LA VERITA' E' CHE NON GLI PIACI ABBASTANZA: NOVE PERSONAGGI (CINQUE DONNE E QUATTRO UOMINI) IN CERCA DELLA PROPRIA ANIMA GEMELLA ALLE PRESE CON GLI ENIGMATICI E TRUFFALDINI SEGNALI DI CUPIDO

    ANTEPRIMA a LIVORNO, Medusa Multicinema

    "Forse questo è il primo film ispirato da una battuta del dialogo di un programma televisivo... Il motivo per cui il libro è diventato così popolare è che ognuno può trovarci qualcosa di sé. E la stessa cosa succede con la sceneggiatura, quando l’ho letta mi è piaciuta da impazzire. Sono stato colpito dal fatto che mi sentivo vicino a ognuno dei nove personaggi, alle cinque donne e ai quattro uomini, in maniera equa. E poi tutto quello che c’è di comico in questa storia deriva da comportamenti veri, reali, anche se spesso imbarazzanti… Cose che ho fatto io stesso e credo che anche il pubblico dirà, ‘Oh, ma quello sono io!’... Ho compiuto tante ricerche per preparare questo film, molto prima di sapere che l’avrei diretto - (scherza) - Ho avuto il mio primo appuntamento a 16 anni e mi sono sposato che ne avevo 30. Tra il primo appuntamento e il matrimonio - anche dopo il matrimonio - ho commesso tutti gli errori possibili nel cercare di incontrare l’anima gemella... Il film parla di persone che fraintendono i segnali che ricevono uno dall’altro. Ci sono uomini innamorati che vengono respinti, come ci sono donne innamorate che vengono respinte. Nel film sia gli uomini che le donne sono ugualmente confusi, gli uomini commettono tanti errori quanti ne commettono le donne, è straordinariamente imparziale".
    Il regista Ken Kwapis

    "Ci siamo concentrati sui titoli dei vari capitoli: 'La verità è che non gli piaci abbastanza' se non ti telefona, … se va a letto con qualcun altro, … se non ti sposa, e così via. E questa è stata l’ispirazione maggiore che abbiamo preso dal libro, che non ha veri personaggi o un intreccio, e ogni titolo è stato sviluppato in una storia individuale. E il tutto è diventato il nostro film corale".
    La co-sceneggiatrice Abby Kohn

    (He's Just Not That Into You USA 2009; commedia; 155'; Produz.: Flower Films/Internationale Filmproduktion Blackswan; Distribuz.: 01 Distribution)

    Locandina italiana La verità è che non gli piaci abbastanza

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    Celluloid Portraits:




    Titolo in italiano: La verità è che non gli piaci abbastanza

    Titolo in lingua originale: He's Just Not That Into You

    Anno di produzione: 2009

    Anno di uscita: 2009

    Regia: Ken Kwapis

    Sceneggiatura: Abby Kohn e Marc Silverstein

    Soggetto: Tratto dal libro He's just that into you di Greg Behrendt e Liz Tuccillo (La verità è che non gli piaci abbastanza, Salani Editore).

    Cast: Ben Affleck (Neil)
    Jennifer Aniston (Beth)
    Drew Barrymore (Mary)
    Jennifer Connelly (Janine)
    Kevin Connolly (Conor)
    Bradley Cooper (Ben)
    Ginnifer Goodwin (Gigi)
    Scarlett Johansson (Anna)
    Kris Kristofferson (Ken)
    Justin Long (Alex)
    Busy Philipps (Kelli Ann)

    Musica: Cliff Eidelman

    Costumi: Shay Cunliffe

    Scenografia: Gae Buckley

    Fotografia: John Bailey (ASC)

    Scheda film aggiornata al: 25 Novembre 2012

    Sinossi:

    IN BREVE:

    Tratto dal popolare bestseller degli sceneggiatori di Sex and the City, Greg Behrendt e Liz Tuccillo, La verità è che non gli piaci abbastanza racconta la storia di un gruppo di ventenni-trentenni di Baltimora e delle loro peripezie sentimentali, incentrate su fraintendimenti ed equivoci tra i protagonisti in cerca di segnali dal sesso opposto…
    La speranza è di essere l’eccezione alla regola del “non esistono eccezioni”.

    Commento critico (a cura di PATRIZIA FERRETTI)

    LA VERITA’ E’ CHE CI E’ PIACIUTA ABBASTANZA

    In che cosa consiste l’onestà di un film? Nel non tradire mai il proprio obiettivo. E in questo caso l’obiettivo si direbbe non solo raggiunto ma anche ben centrato. Il regista Ken Kwapis, cui il piccolo schermo serba forte gratitudine per il suo focale contributo al lancio di un sostanzioso novero di commedie tra le più innovative tra cui le serie The Office e Freeks and Geeks per la NBC, aveva ben espresso le sue intenzioni fin dall’inizio e dichiarato apertamente la sua fonte ispiratrice, l’idea di partenza che, per l’appunto, muove da una battuta del dialogo di un programma televisivo. E la cosa ad una prima impressione poteva anche risultare riduttiva. Sembra esprimere una certa sorpresa al riguardo lo stesso Kwapis nel constatare che “Forse questo è il primo film ispirato da una battuta del dialogo di un programma televisivo...".

    Se lui non

    ti chiama, se lui non ti sposa, se non dice mai ti amo, non farti illusioni…’La verità è che non gli piaci abbastanza’”.

    Immaginate di considerare la questione frazionandola nelle singole specifiche circostanze sopra elencate, e ne usciranno, proprio parafrasando la struttura tipica delle serie televisive, o se preferite, dei capitoli del libro che ha ispirato lo stesso film - tratto dal popolare best seller degli sceneggiatori di Sex and the City Greg Behrendt e Liz Tuccillo - tanti episodi quanti ne servono per raggiungere il traguardo, confluendo tutti, inevitabilmente, nell’unica, scomoda e lapidaria quanto si voglia, ma autentica, conclusione: ‘la verità è che non gli piaci abbastanza’.

    L’equivoco come è ben noto è spesso l’anima della comicità. Basta pensare a Il mostro o al Johnny Stecchino di Roberto Benigni, per restare nel made in Italy, ma lo è anche sul piano internazionale. La verità è che non gli piaci abbastanza

    non fa eccezione, nel senso che proprio del fraintendimento e dell’equivoco, qui più realistico che metaforico e di gran lunga meno comico di quel ci si poteva aspettare, fa la colonna portante della sua storia. Una storia giocata sul filo dell’intreccio delle peripezie sentimentali di un gruppo di giovani tra i venti e i trent’anni, americano doc - sullo scenario ‘intimista-provinciale’ di Baltimora però, che questa volta va a soppiantare la dimensione metropolitana amplificata di New York e Los Angeles - alle prese con una freccia di Cupido alquanto truffaldin-ballerina, che va e che viene a suo piacimento senza chiedere licenza alcuna. Quello stesso Cupido che nel corso dei secoli l’arte ha variamente bendato per ricordarci quanto l’amore possa essere cieco, alle volte, e non portarci sempre sui binari giusti. Anzi, è proprio nel tentativo di correggere il tiro, assestandolo secondo le nostre aspettative, che spesso e volentieri si commettono

    i passi più falsi o ci prendiamo le scottature che fanno più male.

    Per dirci tutto questo è stato chiamato in causa il fior fiore della corale giovanile di sex symbol a stelle e strisce: dalla regina di Friends e della commedia brillante Jennifer Aniston, qui languidamente velata di malinconica frustrazione cui non mancherà l’occasione per uno splendido romanticissimo riscatto, alla sensuale musa del grande schermo Scarlett Johansson, che si mantiene ben stretto il target monroesco della lolita ‘sciupamaschi’, dalla seraficamente fin troppo inquadrata mogliettina Jennifer Connelly, che di lì a poco avrà motivo di farsi iraconda come non mai, pronta a far esplodere tanta rabbia repressa, fino all’immancabile spruzzata di ironica simpatia di chi non si prende mai troppo sul serio come Drew Barrymore. Ben Affleck ed altri fanno il resto, in una sorta di ‘sliding doors’ sull’amore, fatto di scelte, buone o cattive che siano, scivolando naturalmente

    nel canonico processo di ‘causa ed effetto’.

    Ma in tutto questo guazzabuglio affettivo non è difficile trovare il bandolo della matassa. E ai nastri di partenza di ‘Se lui non ti chiama…’, c’è Gigi, il personaggio di Ginnifer Goodwin (Mona Lisa Smile, Appuntamento da sogno) che funge da polo catalizzatore per l’insieme di questi episodi carichi di aree emotive tanto sfumate quanto i nove personaggi che li abitano.

    A chi comunque si aspetta una commedia brillante sugli equivoci e fraintendimenti in materia amorosa dovrà ricredersi. Ci si ritrova piuttosto di fronte ad uno struggente, a tratti persino malinconico e commovente affresco corale in cui le certezze che fanno la regola e l’eccezione potranno rivelare qualche sorpresa, e in primo luogo agli stessi personaggi. Tanto che, chi crede di sapere in materia d’amore tanto da impartire lezioni per esperienza diretta, si ritrova poi, suo malgrado, a vestire di nuovo i panni dell’allievo.

    Si direbbe una ‘fiction’ che non scorda la realtà, anche se solo fino a un certo punto. La considerazione sorge spontanea: ma a Baltimora è così che si lavora? Vivisezionando i rapporti sentimentali di se stessi e degli altri? La vediamo dura e soprattutto realistica a metà! Beh, comunque, La verità è che non gli piaci abbastanza mantiene i toni di una ‘fiction’ per il grande schermo con il retrogusto asprigno di una riflessione a cuore aperto e ad alta voce, da condividere con gli spettatori. Simpatica la formula per cui, a seguire ogni didascalia che ci anticipa le varie circostanze all’insegna del ‘se lui non…’, subentrano personaggi spalla, diversi per età, sesso ed estrazione sociale, chiamati in causa, in una sorta di tavola rotonda immaginaria, per esprimere opinioni personali in merito alla tematica centrale che ruota intorno alla corretta comprensione dei fatidici segnali, scintille o frecce di Cupido che

    dir si voglia. Personaggi che subentrano dunque a snocciolare le loro ‘pillole di una saggezza’, fittizia fin dall’origine, trattandosi di amore e non di matematica. Bocche della verità solo per metà, perché come nei castelli di carte, basta un soffio emozionale che spira di traverso all’improvviso, un segnale frainteso o che altro, ed ecco che, tutte le più legittime aspettative crollano e collassato su se stesse in un baleno.

    Riflessione a tratti, va detto, anche un po’ folleggiante ed esasperata: chiunque si comportasse nella realtà come Gigi - personaggio dominante da cui traspare l’effervescente talento rivelazione di Ginnifer Goldwin - non vi è dubbio che si ritroverebbe a fronteggiare guai e amare delusioni. Ma è pur vero che ‘ad amor non si comanda’. Non è un caso che non pochi poeti divenuti pilastri della letteratura classica abbiano ‘cantato’ nei rispettivi poemi la ‘perdita di senno’ per amore. Quando l’amore diventa un’idea

    ossessiva, la razionalità si dilegua come neve al sole. Pescando nella contemporaneità a noi più vicina, tanto per restare ancorati alla celluloide, ci viene in mente Massimo Ceccherini in veste dell’‘anonimo’ innamorato della collega di Leonardo Pieraccioni in Fuochi d’artificio. Ma in quel caso il personaggio di Ceccherini era stato colpito da un fulmine e fuori di testa lui c’era davvero.
    Scherzi a parte, anche nel finale de La verità è che non gli piaci abbastanza, che non si fa mancare la sua brava finestra aperta sulla speranza, si mantengono toni sufficientemente realistici in virtù del fatto che ognuno troverà la sua strada, magari inaspettatamente, ma non tutti, almeno non subito. Per alcuni di loro, l’happy ending della serie ‘e vissero felici e contenti’ dovrà attendere. Per il momento resta un miraggio, una meta cui aspirare dopo un prioritario ‘restauro’ su se stessi. Sono loro stessi a rivelarcelo con brevi

    invasioni di campo tra un titolo di coda e l’altro, accomiatandosi in prima persona da noi spettatori. Sguardo in macchina e buoni propositi per una presa di coscienza diretta finalmente senza maschera. Vale sempre il vecchio adagio ‘conosci prima te stesso’.

    Beh, che dire, non si tratta certo di un mosaico sull’amore di sconvolgente bellezza o di particolare intensità e spessore. Si direbbe piuttosto una commedia contemporanea che, concedendosi qualche rara gag, flirta di buon grado con i piccoli drammi quotidiani delle nostre miserie personali in affari di cuore, che, senza avanzare pretese o risposte preconfezionate, ha voluto essere quello che è: non una lezione comportamental-sentimentale ma un poliedrico affresco in cui ognuno può pescare la propria presa di coscienza, per sé stesso quanto della realtà delle cose, con il sotteso messaggio di un caloroso invito all’autostima che per qualcuno potrebbe anche suonare qualunquista o leggero quanto lo stesso target della

    commedia di per sé. Comunque la si pensi, la battuta che dà il titolo al film istiga a non stare con qualcuno per forza se per questo qualcuno non si rappresenta ‘l’eccezione alla regola’, perché non è detto che là fuori non ci sia qualcun altro per cui invece sarebbe esattamente così. Troppo elementare o scontato? Forse, ma fedele all’obiettivo prefissato e perciò, una ‘fiction’ da grande schermo davvero onesta e, grazie anche ad un cast compatto per cui l’unione fa la forza, il risultato è gradevolmente appagante. ‘La verità è che ci è piaciuta abbastanza’.

    Commenti del regista

    "... volevamo realizzare un film in cui non ci fossero buoni e cattivi, ma semplicemente delle persone che fanno delle scelte. Sentivamo che avrebbe suscitato discussioni sulle scelte che vengono fatte, su cui gli spettatori potevano non essere d’accordo, ma che avrebbero capito benissimo. Il nostro compito era presentare i personaggi in modo da disorientare il pubblico e la sua capacità di giudicarli... Il personaggio A esce con il personaggio B, il personaggio B è molto interessato al personaggio A, ma il personaggio A è interessato al personaggio C. Il personaggio C esce con il personaggio D. Il personaggio D è sposato con il personaggio E. Il personaggio E lavora con il personaggio F. E così via. La storia parla di questo... In una normale commedia romantica, l’obiettivo principale è scegliere due persone che insieme fanno scattare quella particolare chimica. In questo caso abbiamo dovuto scegliere tante buone chimiche diverse. E’ un magnifico test di orchestrazione. In realtà variazioni sul tema. Serve tanta varietà ma, nello stesso tempo, c’è bisogno di coerenza tra i personaggi e le storie".

    Altre voci dal set:

    Il co-sceneggiatore MARC SILVERSTEIN:

    "Se un uomo si comporta come se non gli piacessi abbastanza, vuol dire che è proprio così. E’ semplicemente concretizzare quello che è ovvio. Il consiglio di Greg nel libro è che non importa perché, è così e basta... Abbiamo realizzato un diagramma, a partire da Gigi e Conor".

    La co-sceneggiatrice ABBY KOHN:

    "Tendiamo sempre a analizzare troppo quello che succede in una relazione e così, anche quando la conversazione che hai avuto con quell’uomo è durata forse 45 secondi, l’analisi che ne segue può durare quattro o cinque ore. E così è per Gigi, Janine e Beth - l’idea è che queste donne, che dovrebbero lavorare insieme in un ufficio, in realtà pensano solo a dissezionare un messaggio telefonico o a decidere come interpretare il prossimo messaggio. Mi sembra piuttosto realistico".

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    La verità è che non gli piaci abbastanza (versione originale).mov

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